NOTIZIE STORICHE

 


 

ANTICHITA’:

                 Anticamente fu abitata da Enotrii, Coni, Morgeti Bruzi e Itali (popolazioni autoctone)  e fu detta Brettia dai Greci e Brutium dai Romani. Tuttavia è fuori discussione che il nome d’Italia venne dato dapprima ad una parte ristretta dell’odierna Calabria , che da questa si estese a poco a poco a tutta la penisola dal mare Ionio alla cerchia delle Alpi.

                Secondo una tradizione antica rappresentata da Antioco di Siracusa e da Aristotele, l’Italia avrebbe ricevuto il suo nome da Italo, potente sovrano di stirpe enotrica, il quale aveva sottomesso al suo potere la parte estrema della Calabria compresa fra i golfi di Squillace e di Sant’Eufemia a settentrione e lo Stretto di Messina a Sud.

                Al tempo di Antioco era consuetudine ellenica assai diffusa di far derivare i singoli popoli da un eroe eponimo; ma è notevole il fatto che Italo fosse considerato come eponimo di un popolo indigeno, il che prova che i nomi di Italo e degli Itali non erano di origine greca, bensì di origine italica.

 

VIII -VII secolo a. C (colonizzazione greca)

      Tra l’VIII e il VII secolo a.C. giunsero sulle coste della Calabria, i primi colonizzatori greci che fondarono Reggio,

I  BRUZI

Sibari, Crotone e Locri, i quattro grandi centri attraverso i quali la cultura ellenica si estese a tutta la regione. Successivamente si estese anche ad altre città più tardi assurte a potenza politica ed economica propria: Siri, Eraclea, Pandosia, Metaponto, Ipponion (l’attuale Vibo Valentia).

VI – IV secolo a. C. (periodo delle guerre intestine)

               Tra il VI e il IV secolo una serie di lunghe contese insanguinò il suolo calabro: la distruzione di Siri e la guerra tra Crotone e Locri con la distruzione di Sibari furono gli episodi principali.

           Il plurisecolare dominio greco lasciò tracce profonde in Calabria, tanto che questa ancora in età postmedievale, era ritenuta Magna Grecia piuttosto che regione dotata di cultura e civiltà proprie.

III secolo a.C. (avvento di Roma)

               I romani vennero in Calabria nel 282  perché chiamati dai greci di Thurii (la nuova Sibari), in aiuto contro i Lucani che avevano assediato la città.

             I romani, trovandosi, conquistarono la Magna Grecia, una conquista che portò ad una fase di equilibrio interrotta soltanto dalla guerra annibalica.

             Durante l’età imperiale romana, la Calabria, che Augusto aveva amministrativamente unita alla Lucania decadde socialmente ed economicamente mentre nasceva e si andava sempre più diffondendo il latifondo I calabresi parteciparono attivamente alla vicende di Roma prendendo parte alle Guerre

Puniche: Locri ed altre città greche fornirono ai romani le navi per il passaggio dello Stretto; i bruzi cedettero metà della Sila, il che offriva una via militare più protetta e più sicura della litoranea; Vibo rimasta fedele al Campidoglio resistette all’assedio dei cartaginesi finché il console Tito Sempronio inviò una flotta in difesa dei luoghi marittimi esposti.

             I Bruzi combatterono la “guerra italica” (90-87 a.C.) per il riconoscimento della cittadinanza romana ed infine  parteciparono alla  rivolta dei gladiatori (73-71 a.c.) che fu capitanata da Spartaco.

La rivolta dei Gladiatori

             I calabresi furono tra i primi dopo i romani a convertirsi al Cristianesimo allorché Paolo ebbe modo di predicare a Reggio, ove rimase il discepolo Stefano, che convertì alla nuova fede gli abitanti della zona ed ivi morì martire.

V secolo d.C. (Invasioni barbariche)  

            Questo secolo registra la decadenza e poi la fine dell’impero romano d’occidente avvenuta nel 476 d.C. quando l’ultimo imperatore Romolo Augustolo fu cacciato dal trono da Odoacre, capo degli Eruli.

            In questo periodo la Calabria fu percorsa e saccheggiata da visigoti, ostrogoti e vandali. Alarico scese in Calabria in cerca di terre e con la voglia di arrivare in Africa. Morì a Cosenza nel 410, ove fu sepolto nel greto del Busento, il cui corso fu deviato appositamente.

             Nel 457 ad infestare la Calabria furono i Vandali di Genserico e poi quelli di Totila che nel 549 distrussero Reggio Calabria. Dal 488 al 493 sulle rovine dell’impero si stabilì un regno gotico sotto Teodorico.

 

VI secolo d.C. (periodo gotico-bizantino) 

             Morto Teodorico il 30 luglio 526 i goti governarono ancora con la reggente Amalasunta e suo cugino Teotodato fino a quando Belisario, generale di Giustiniano, prese Reggio senza colpo ferire e liberò il Bruzio e la Lucania nonché la penisola fino a Roma. I Bizantini durarono dal 535 al 553.

 

VII –VIII  secolo (dominazione longobarda)  

             Nel 587 Autari re dei Longobardi si spinge fino a Reggio Calabria, dove, secondo la tradizione, lanciata un’asta contro una colonna, afferma essere quello il confine longobardo. Poi in Calabria discese anche Re Liutprando che fondò Longobardi. A Liutprando seguirono Rachis, Astolfo e Desiderio che morì nel 774 e con lui ebbe fine la dominazione longobarda.

Costruzione di un monastero basiliano

 

X SECOLO (ritorno bizantino)

              In questo secolo subentrarono di nuovo i bizantini e la Calabria entrò sempre più nell’orbita di questa civiltà  che si affermo specialmente attraverso la diffusione del “monachesimo basiliano” da San Basilio di Cesarea di Cappadocia. I “basiliani” seguivano le “Regole” di vita monastica. San Basilio fece costruire ospedali e la sua fama di integerrimo custode di regole morali e di grande amico dei poveri lo resero famoso in tutto l’oriente ed è venerato come uno dei padri della Chiesa greca.

 

XI secolo (invasione normanna)

               La conquista dell’Italia meridionale da parte dei Normanni fu lenta ed occupò quasi un secolo e fu una lotta ardua tra l’abilità diplomatica dei Bizantini e  la forza e l’eroismo guerriero di questi audaci avventurieri. Ma i normanni impararono preso a conoscere le condizioni locali, le astuzie dei governi e i cavilli diplomatici dei Greci e finirono con l’avere il sopravvento, tanto da riuscire ad ottenere l’unificazione politica del Mezzogiorno d’Italia. Essi governarono la Calabria con saggezza, ristabilirono l’ordine, costruirono molte belle chiese, favorirono l’agricoltura e il commercio e sotto di essi cominciò ad avere sviluppo la mirabile arte della seta, che poi divenne fiorentissima in Calabria

 

XIII secolo – XVIII secolo ( 1214 -  1734 - Svevi – Angioini – Aragonesi - Spagnoli).

              Ai Normanni successero gli Svevi, i quali ebbero per la Calabria particolari attenzioni specialmente per opera del grande Federico II.

               La Calabria godette di un’amministrazione intelligente, ed ebbe una relativa pace.

Nel 1266 sopraggiunse il dominio degli Angioini francesi  che furono sempre in lotta con gli Aragonesi spagnoli e perciò la regione attraversò un periodo di decadenza causato dalle gravi tasse, che, impoverendo la popolazione, la inducevano spesso a disperati atti di rivolta contro gli oppressori.

              Durante la dominazione aragonese cominciarono a giungere in Calabria numerose colonie di Albanesi (nella prima metà del 400), che abbandonarono la loro terra per non cadere in mano ai Turchi contro i quali avevano eroicamente ma invano combattuto sotto la guida del loro principe Giorgio Castriota Skanderbeg (1403-1468). Stanziatisi in Calabria che divenne la loro seconda Patria si fermarono nel Cosentino intorno alla Valle del Crati fondando parecchi villaggi e conservando gelosamente la lingua,  i riti, le usanze e  i costumi pittoreschi dell’Albania.

             Nel 1533 arrivarono gli spagnoli che governarono fino al 1734. La dominazione spagnola fu triste e dolorosa per tutta l’Italia ma, particolarmente per la Calabria che subì un’infinità di mali e decadde nella più infelice delle condizioni. Alle prepotenze e alle esosità dei governanti, infatti, si aggiunsero i guai delle pestilenze, della malaria, dei terremoti, delle incursioni saracene. Fu durante questi secoli che la regione, un tempo così fiorente, soprattutto lungo le coste, scese a quel livello di miseria e di abbandono dal quale, in seguito dovette tanto faticare per risollevarsi, senza riuscirci del tutto neppure oggi.

XVII -XIX secolo – (Borboni – Napoleone - Risorgimento – Unità d’Italia)

             L’avvento dei Borboni fece iniziare un lento periodo di rinascita, quando nel 1783, la Calabria fu sconvolta da un altro terribile terremoto e dall’invasione dei rivoluzionari francesi che vennero fortemente contrastati dalla popolazione che si dette al brigantaggio. Vere riforme si ebbero soltanto nel periodo napoleonico (1796-1815) quando ci fu l’abolizione della feudalità e l’affermazione della borghesia.

Il catastrofico terremoto del 1783

            La Calabria partecipò attivamente e con tanta passione al Risorgimento. La Carboneria era molto diffusa. Ricordiamo, fra tanti, il carbonaro Michele Morelli, che col collega Silvani ebbe l’iniziativa del moto rivoluzionario del 1820 e pagò con la vita il proprio ardimento;  Giuseppe Poerio e Guglielmo Pepe; l’eroico sacrificio dei fratelli Bandiera (veneziani) , fucilati nel Vallone di Rovito, presso Cosenza ; i moti di Gerace e di Reggio Calabria ed il grande movimento insurrezionale del 1848, 1859,1860.

           In quest’anno Il dominio borbonico cessò con l’avvento di Garibaldi nel 1860, che due anni dopo nel 1862 fu ferito sull’Aspromonte quando stava dirigendosi verso il Nord con la speranza di liberare Roma.

 

Garibaldi ferito sull'Aspromonte (1862)

 

 Dopo il 1861 fino al 1868 la Calabria visse il fenomeno del brigantaggio e dopo quello tristissimo dell’emigrazione in seguito alle delusioni delle speranze che aveva creato l’Unità d’Italia.

            Nel 1905 e nel 1908 ancora due tremendi terremoti che distrussero intere città, fra cui Reggio Calabria. Queste catastrofi arrestarono la ripresa economica delle regione, in via di realizzazione grazie anche alle rimesse degli emigrati. Sopravvenne la prima Guerra Mondiale (1915/1918), cui la Calabria diede un fulgidissimo contributo di eroismo, documentato dall’assegnazione di ben dodici medaglie d’oro.

 

 

   

           In questi ultimi cinquant’anni la Calabria  ha compiuto notevoli progressi per affermarsi come le altre regioni  italiane. Grandiose opere di bonifica, di rimboschimento e la costruzione di molte strade non esclusa un’autostrada hanno favorito la ripresa dell’agricoltura e del commercio.

           Intanto italiani e stranieri hanno imparato a conoscere ed amare le bellezze di questa terra e vi accorrono sempre più numerosi per ammirare gli incantevoli scenari paesaggistici, i suoi tesori d’arte, le testimonianze della sua Storia antichissima e per degustare i prodotti della sua gastronomia quanto mai succulenta e saporita. Il turismo resta l’unica fonte di progresso.

 

(Bibliografia: Storia d’Italia e Dizionario enciclopedico UTET; Storia della Calabria di Mario Felice Marasco; Calabria di Carl Arrnold Willemsen; Enciclopedia delle Regioni - Edizioni Aristea Milano)