I lavori, cominciati virtualmente
nell’ultimo trimestre del 1937, si compirono nel dicembre 1938, con
l’impiego di circa 1.000.000 di giornate lavorative. L’importanza dello
sforzo compiuto trova commisurazione nel quantitativo di pietrame impiegato,
pari a circa 250.000 metri cubi.
La zona disagiata, quasi disabitata, lontana
da centri di vita di una certa importanza, rese necessario l’affluire delle
maestranze dal rimanente dell’isola e, in piccola parte, anche dal Continente.
Per l’ingente massa operaia (oltre 3.000 operai edili), si dovettero disporre
baraccamenti, vettovagliamenti, approvvigionamento idrico e cucine. (Queste
informazioni sono state tratte da "L’Economia Nazionale").
L’approvvigionamento idrico del nuovo centro
era assicurato da un acquedotto che captava le sorgenti di Caput Acquas,
sollevandone 14 litri al secondo. Una complessa rete di tubi di ghisa portava
l’acqua in tutti i fabbricati del villaggio attraverso una rete di
distribuzione di oltre 25 km. di tubazioni.
La fognatura convogliava acque piovane,
destinate all’irrigazione, e fanghi, utilizzati come materiali fertilizzanti.
Fin dall’inizio si cercò a Carbonia di fare
la massima economia di ferro perché esso serviva per le armi e per le altre
attrezzature occorrenti per le guerre.
In tutte le case operaie si utilizzò come
elemento base di progetto l’adozione di volte a botte, per le strutture di
solai, di volte laterizie extra – sottili, in parziale sostituzione dei
soffitti. Per gli altri edifici di carattere collettivo e per le case degli
impiegati, lo studio dei progetti eliminò gli elementi architettonici che
implicavano spreco di ferro, richiamandosi ad elementi tradizionali
dell’Architettura italiana e regionale. Anche l’uso del legname venne
contenuto.
Le strutture erano, in linea di massa,
realizzate sfruttando i materiali locali come la pietra ricavata da cave vicine.
Negli edifici del Centro, invece, si fece
largo uso di pavimentazioni e rivestimenti in marmo. Le costruzioni furono
comunque tutte realizzate con criterio di stretta economia, con esclusione di
accessori metallici, di opere decorative e costose e materiali di lusso.
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