GESU' IL CRISTO PAG.3


ALCUNE PRECISAZIONI

Detto quanto sopra e prima di esaminare il contesto nel quale i vangeli canonici (i tre sinottici e quello di Giovanni) sono stati scritti (e collateralmente i cosiddetti vangeli apocrifi e gnostici) occorre fare alcune precisazioni che serviranno a chiarire un po' meglio la situazione politico-religiosa della Palestina.

L'ebraismo, nella sua forma originaria (ed anche in quella attuale), affermava che gli Ebrei sono il popolo eletto e che la Sua terra (Israele) ed il Suo popolo appartengono a "Dio". Israele è, nella sua forma più radicale, una vera e propria Teocrazia, nella quale i kittim (romani) non hanno posto alcuno.

La "proprietà" Divina appare assoluta ed inequivocabile.

Nessuno possiede alcunché a meno che non gli sia stato concesso da Dio e nessun "gentile" può accampare diritto alcuno su quanto è di Dio (terra o popolo che sia).Per questo il censimento ed il pagamento del tributo provocarono la rivolta di Giuda del 6 d.C. e tutte le successive.
Ancora nel 71 d.C. l'ordine di Vespasiano che tutti gli Ebrei, dovunque risiedessero, avessero l'obbligo di pagare un "testatico" di due dracme, destinato al Campidoglio, invece del contributo per il Tempio, provocava discussioni e controversie. E l'ambigua esposizione da parte di Marco relativa alla risposta di Gesù sul tributo a Cesare è da mettere in relazione con questa discussa questione, anche se non ci sono molti dubbi in ordine alla reale posizione di Gesù, vista l'accusa mossagli in Luca, XXIII;2, secondo la quale Gesù aveva incitato il popolo a non versare il tributo a Cesare.

Questo particolare atteggiamento mentale poneva i romani (conquistatori) nella odiosa posizione di un violentatore reo di stuprare e violare la sacralità di Israele ed i sentimenti più profondi e nobili della popolazione Ebraica.

Nemmeno l'abile accorgimento posto in essere dai romani, del permettere (come già fatto in altre consimili occasioni) agli Ebrei di autogovernarsi e di autogiudicarsi (mediante le varie dinastie [tetrarchie, etc.] che si succedettero sul trono di Israele e sulle varie varie regioni della Palestina fino al 70 d.C. e, per quanto attiene al potere giudiziario, limitatamente ai reati comuni e religiosi), riuscì a risolvere il problema che il terrorismo ebraico ha costituito per l'Impero romano.
La presenza di una aristocrazia dominante, costituita dai capi religiosi, che cercava di attuare una politica ragionevolmente "mondana" votata alla sopravvivenza, servì solo a stimolare la reazione di "coloro che erano zelanti nella fede", provocando ulteriormente la reazione delle masse.
Dice S.Brandon nel suo "Gesù e gli zeloti": Nella letteratura apocallittica contemporanea (a Gesù) vi sono molte tracce di un odio intenso contro Roma, non solo perché Roma teneva in schiavitù Israele, ma anche perché essa proclamava orgogliosamente la sua sovranità imperiale su tutto il mondo. In altre parole, il destino di cui godeva Roma formava al tempo stesso un modello esemplare ed un contrasto provocatorio per l'ebreo zelante.

Il sicario (su larga scala) sembra proprio essere un'invenzione ebraica ed ottenne già allora risultati che sarebbero stati considerati più che buoni anche dai nostri moderni terroristi.

Sicario è il "portatore di pugnale (sica)" e, per inciso, anche Giuda Iscariota era probabilmente uno di loro (Giuda il sicario). Peraltro i sicari, insieme agli zeloti, con cui forse possono anche essere identificati (in molte occasioni i due termini risultano interscambiabili), fanno parte di quella matrice irridentista che combatteva duramente i romani dominatori.

Questa particolare condizione e l'originaria dottrina religiosa permettono di cominciare a fare alcune ipotesi sulla figura di Gesù.

Per assumere l'importanza che in effetti la sua corrente religiosa (all'epoca in Giudea ne esistevano diverse dozzine: Nazirei, Sadducei, Esseni, Farisei, Gnostici e Misterici di matrice varia, Zeloti [che sembrano più un gruppo di patrioti trasversale, in considerazione del fatto che il termine zelota ha più il carattere di fedele osservante della tradizione] etc. etc.) raggiunse nel corso del tempo egli

1) non poteva essere sicuramente pro o filoromano (la sua curiosa affermazione "date a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio", nel contesto ebraico dell'epoca è una nettissima affermazione di insofferenza)

2)nella scelta dei suoi discepoli il criterio o l'attegiamento pacifista non sembrano essere prevalenti, visto che tra loro c'erano almeno uno zelota (Simone il Cananeo*) ed un sicario (Giuda Iscariota), mentre Pietro viene esplicitamente soprannominato "Barjona" (una delle cui interpretazioni è "terrorista" - Mt.XVI: 17) e Giacomo e Giovanni erano chiamati "Boanerges" (figli del tuono- vedere anche l'interessante collegamento con i documenti detti "brontologion", a carattere profetico e frequentissimi in quell'epoca).

*)curiosa l'elencazione dei dodici apostoli effettuata da Marco, nella quale Simone viene presentato come "Kananaios", termine che non doveva significare nulla per i lettori di lingua greca cui Marco si rivolgeva. L'appellativo appare insensato ed oscuro, soprattutto considerando che Marco usualmente spiega le parole ebraiche o aramaiche ai cristiani Gentili per cui scrive, salvo che non si consideri che il termine "kananaios" costituisce la traslitterazione del termine aramaico "zelota" e che tale termine Marco avrebbe dovuto utilizzare per farsi capire. La soppressione della circostanza che Gesù avesse scelto come apostolo uno zelota (Brandon ed altri) troverebbe spiegazione nel fatto che al momento della composizione del Vangelo la rivelazione di questo episodio era o troppo pericolosa o troppo imbarazzante. Alcuni, proprio per questo, ritengono che tale vangelo sia stato composto verso il 70 d.C..

3)sembra costante abitudine dei suoi discepoli quella di girare armati (vedi episodio del Getsemani, nel quale qualche discepolo ha addirittura due spade Ed è quindi armato come un "guerriero" ebreo, di spada corta e spada lunga), cosa assolutamente ingiustificata in una popolazione conquistata/controllata, salvo che tra elementi dichiaratamente ribelli.

4)non aveva remora alcuna ad attaccare l'ordine costituito nella sua forma più importante e strutturata (vedi episodio dei mercanti del tempio).

5)Egli doveva probabilmente essere legalmente sposato e con figli (difficilmente qualcuno avrebbe potuto essere chiamato o definito un Rebbi se non fosse stato "completo" e cioè sposato, preferibilmente con figli).

6)Le sue ambizioni (o quelle dei suoi sostenitori) dovevano avere obiettivi ben precisi e di natura politica (ricordiamoci che, nell'ebraismo,l'aspetto religioso non può essere mai separato da quello politico). L'iscrizione posta sulla croce , riportata da tutti e quattro i vangeli, "Re dei giudei" è considerata autentica (Samuel Brandon ed altri) e la corretta traduzione dal testo greco della risposta di Gesù a Pilato (Marco 15:2) alla domanda "Sei tu il Re dei giudei" (che non è "tu lo dici" ma "tu hai parlato giustamente") conferisce una connotazione precisa all'atteggiamento del nostro messia (anche se Giovanni, che forse scrive in epoca assai più tarda, gli fa dire "il mio regno non è di questo mondo").

Un ultima notazione che vale la pena di rilevare è quella che concerne il nome stesso di Gesù, che in ebraico significa "salvatore/salvato", così come Cristo in greco significa "unto" (i re ebraici , così come quelli degli altri popoli antichi, venivano "eletti" e/o "scelti" alla carica dalla Divinità o dal Dio in vigore, per così dire, al momento. A tale cerimonia veniva dato corso mediante un unzione con oli e linimenti preziosi). Quindi Gesù si chiamava oggettivamente "Salvatore", nome in uso anche da noi nel XX° secolo, ed era Cristo in quanto "unto" (eletto) idealmente alla carica di "messia/condottiero/re" dei Giudei. Lo strano è che Gesù parlava probabilmente l'aramaico (utilizzato comunemente in Galilea) e non l'ebraico "classico", mentre portava un nome (aggettivato) ebraico ed un titolo/attributo greco (insieme all'ebraico "messia").

Un nome come "Gesù il Cristo" sembra quasi costruito a tavolino da un pool di aziende di public relations (senza nulla levare alle doti di J, già notevoli nel cosiddetto "Vecchio Testamento").


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