La grotta della poesia

      Il turista che vuole conoscere le bellezze naturali delle nostre marine, nel visitare Roca, deve fermarsi ad ammirare la bellezza sorprendente delle "Poesie".

     La "Poesia" grande è uno specchio d'acqua limpida e cristallina che incanta per i colori cangianti: vanno dal cobalto intenso nel sotto roccia, all'oltre mare cupo e vellutato frammisto agli smeraldi della vegetazione adagiata sotto tre braccia d'acqua pura di mare.
      Il turista guarda incantato il gioco delicato degli spruzzi d'acqua alzarsi a pinnacoli per poi riadagiarsi con decorativi arabeschi sul pelo d'acqua, mentre, dal fondo della "Poesia" grande, se un attimo tutto è silenzio, sembra alzarsi un anelito marino creato dallo sciabordio delle maree che ha dell'innaturale...

    Sul versante a sud una grotta comunica col mare aperto; frontalmente opposto sul fondo, s'apre un cunicolo sottomarino che congiunge la "Poesia" grande alla "Poesia" piccola: altro paradiso marino, più agreste e selvaggio.

All'interno della "Poesia" grande si accede da terra, utilizzando una gradinata scavata nella roccia viva della parete a sud est. Per le giovani coppie la "Poesia" grande rappresenta un suggello d'amore. Un tempo non vi erano fidanzati che non avessero consacrato il loro amore con un bacio nella "Poesia"; restano a testimonianza le numerose dediche graffite sulle pareti. Possiamo tranquillamente affermare che non c'è luogo più romantico nelle nostre marine ed è naturale pensare, "Poesia", sia il nome più appropriato che si poteva dare. Purtroppo, come per tante altre località, questa etimologia non calza e bisogna cercare in tutt'altra direzione.

Si racconta - ed è tema ripreso nelle tragedie locali sulla distruzione di Roca - un tempo la "Poesia" piccola, molto pescosa, fosse incorporata all'interno delle mura di cinta della città di Roca; Donna Isabella, signora del luogo, vi passava il tempo a pescare. Inoltre i Rocani ritenevano la "Poesia" grande il vigile occhio del mare posto a guardia della città.
Il fato volle, però, che e orde turche utilizzassero quel budello sottomarino che congiunge la "Poesia" grande alla "Poesia" piccola per introdursi oltre le mura di cinta e depredare la città...

Quando i Rocani superstiti fecero ritorno nella città distrutta, maledirono quel luogo e, d'allora, dal greco "prodosia", fu chiamato, appunto, luogo del tradimento. Prevalse poi il concetto della bellezza e quel nome così angusto, da "prodosia", diventò la grande e piccola "poesia".

da: "La Brunese e altri racconti" di A. Nahi.

    Roca li Posti

 

 

 

      La grotta della poesia