L'organo i Salve, di sicura ispirazione lombarda ed in
particolare antegnatiana
(divisione in 5 scomparti della facciata, con la
collocazione in alto (2° piano)
dei cosiddetti "organetti morti"), ha compiuto i suoi 350 anni,
senza mai aver subito sostanziali modifiche.
La paternità di questo strumento si deduce da una scritta incisa a mano con
stilo
sulla canna maggiore di facciata: " 1628 Giovane Batista Olgiati di Como
con Tomaso Mauro di Muro".
Con il restauro, effettuato il 1978 con la consulenza tecnico-artistica
del Prof. Luigi Celeghin, lo strumento è stato restituito senza
sofisticazioni al suo splendore
originario; tastiera e pedaliera sono state
ricostruite secondo modelli seicenteschi;
su un totale di 393
canne, appena 13 sono state ricostruite, perché mancanti.
La
lavorazione artigianale delle canne metalliche, tutte martellate a mano,
offre una risultante fonica morbida, trasparente e nel contempo
brillante; dall'esame di alcune
canne è stato
possibile anche dedurre un tipo di temperamento (accordatura)
in vigore nel '600.
Lo strumento, tra i più antichi d'Italia, e sicuramente il più antico in
Puglia,
è stato riportato nella sua fisionomia originale, a testimonianza
di un'arte e di una cultura
ch'era e deve essere nella più schietta autenticità,
orgoglio di noi tutti.
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