Sicuramente non immaginavate che un semplice salice piangente potesse essere la pianta della morte, ma andiamo con calma a scoprire com'è nata questa storia.
LA PIANTA DELLA MORTE
Una storia vera, raccontata da Stefano Vimercati.
In questa cascina abitava mia nonna, una donna a cui la vita non ha mai riservato nessun favore, ma solo tanta fatica e dispiaceri... già a 41 anni aveva avuto nove figli e col marito mandava avanti la cascina e la coltivazione del campo... poi un giorno accadde una disgrazia.
Uno dei figli più grandi stava tornando a casa con il carro che trasportava una botte e aveva in braccio un fratellino più piccolo (che quel giorno aveva avuto il permesso di stare a casa da scuola) sull'ingresso del portone trovarono un loro vicino di casa, un ragazzino tredicenne che per gioco o per bullismo aveva preso il fucile a pallini del padre.
"Adesso vi sparo" disse... e lo fece veramente. Nessuno capì mai se il gesto era intenzionale o meno, sta di fatto che il fratello più grande morì due giorni dopo in ospedale, mentre quello più piccolo restò cieco.
A causa di questo incidente mio nonno cadde in una forte depressione, perché vedeva il futuro della sua famiglia completamente distrutto.
Il figlio più grande che era quello che poteva portare avanti il lavoro della cascina era morto, mentre tutte le altre figlie erano femmine, tranne il maschietto più piccolo che però era diventato cieco e necessitava delle cure di un istituto milanese.
La crisi di mio nonno fu tale che venne ricoverato in ospedale e poi morì quattro mesi dopo.
Mia nonna quindi si ritrovò sola con una cascina da portare avanti e tutti i figli da mantenere... e come se non bastasse la sua vicina di casa era andata dal proprietario della cascina dicendo che la Candida (mia nonna) non sarebbe riuscita a portare avanti sia la cascina che i campi da coltivare... quindi invitava il padrone di casa a sfrattare mia nonna e i suoi figli per lasciare spazio a lei e al marito.
La vicina di casa però aveva parlato solo con il figlio del proprietario... e quando il padre venne a conoscenza di questo piano andò su tutte le furie.
In effetti rovinare la vita a una donna che ha già perso il marito e un figlio (con un figlio cieco) sarebbe stato davvero una cosa da bastardi... eppure c'era chi ci aveva pensato.
Mia nonna quindi si trovò a dividere la cascina con questi avidi vicini, che non appena potevano gli facevano dei torti o cercavano di fregarla.
Raccontare tutte le cattiverie che hanno fatto questi individui, sarebbe interessante e magari un giorno le scriverò, ma per oggi limitiamoci alla questione della pianta della morte.
A nord della cascina si estendevano coltivazioni di campi di grano, a sinistra c'era il campo di mia nonna mentre a destra c'era il campo dei vicini... inizialmente il confine tra i due campi era l'angolo della cascina, ma ogni volta che il marito della vicina arava il suo campo si spostava sempre un pochino, invadendo sempre di più il campo di mia nonna. Mia nonna si trovava da sola e non aveva un marito a coprirle le spalle e quindi un po' per paura e un po' per non voler litigare, non diceva mai niente. Un giorno però quando era palese che il confine dei campi non era più quello originale, mia nonna prese coraggio e lo disse al vicino di casa... come potete immaginare ci furono non poche proteste da parte del vicino... e sembrava che quella in torto era mia nonna. |
Comunque per risolvere la questione si decise di mettere delle grosse pietre all'inizio del campo, queste pietre avrebbero dovuto segnare la linea di confine dei due campi coltivati, ma purtroppo non fu così.
Il vicino di casa ogni volta che arava il suo campo, si spostava di circa mezzo metro e poi per aggiustare il tiro, spostava anche le pietre (facendo non poca fatica) ma guadagnando così sempre più terreno da coltivare.
Ci furono alcuni anni in cui c'erano continue accuse e sospetti, mio zio (quello più giovane, l'ultimo dei fratelli) rimetteva le pietre al loro posto ogni volta che il vicino di casa le spostava, innescando così sempre nuove polemiche e battibecchi.
Un giorno mia nonna stanca di questi litigi, chiese al vicino di casa di stabilire (a suo parere) il confine giusto... e a sua insaputa piantò un piccolo salice piangente alla fine del campo.
Passarono gli anni... e mentre i sassi (che segnavano il confine tra i campi) venivano spostati in continuazione, il salice piangente (posto alla fine del campo) restava al suo posto... immobile. Mia nonna raccontava questa storia a noi bambini, io e tutti i miei cugini eravamo a conoscenza che quella pianta in quel posto NON era casuale... mia cugina e mio fratello ( che quando erano in cascina si divertivano sempre come matti) avevano soprannominato quel salice "la Pianta della morte" Passarono gli anni, il campo del vicino di casa aumentava sempre di più, mentre la pianta della morte restava sempre più indietro e continuava a crescere. |
Un giorno, nonostante il terreno rubato, il vicino di casa si mise nuovamente a protestare con mio zio e con mia nonna, e a quell'ennesima assurda richiesta di aver ragione, mia nonna gli rivelò il segreto della pianta della morte.
"La vedi quella pianta? Quel salice l'ho piantato alcuni anni fa, quando il confine dei campi lo avevi stabilito TU. Se quindi la pianta non può camminare, come mai il tuo campo è arrivato quasi sei metri più in la? "
Il vicino di casa restò perplesso e ovviamente senza parole... guardò la pianta alla fine del campo e la maledisse, poi se ne andò senza dire una parola.
Ma verso sera all'imbrunire, si armò di ascia e andò in cima al campo intenzionato ad abbattere quella pianta che lo aveva umiliato.
Quando il vicino di casa rubava un po' alla volta il campo coltivabile, sapeva bene che stava rubando il pane a una donna in difficoltà e con tanti figli da sfamare, ma non provava mai rimorsi di coscienza.
L'unica cosa che adesso gli dava fastidio era quella maledetta pianta, che voleva abbattere con tutta la sua rabbia. La leggenda vuole che non appena il primo colpo di ascia colpì la pianta, uscì del sangue dal tronco e il vicino di casa arretrò spaventato. Ma nel frattempo i sottili rami del salice avevano avvolto il suo collo e lo stavano tirando verso l'alto. Che bello sarebbe stato se la giustizia avesse fatto breccia nella sua coscienza di pietra... ma purtroppo questa è una storia vera e alla povera pianta non restò che morire in silenzio sotto i colpi di rabbia del vicino di casa. |
Come potete immaginare ci furono altre discussioni e altre questioni tra mia nonna e i suoi vicini di casa, ma per quello che riguarda questa vicenda, mia nonna fu costretta a chiamare il geometra del comune che misurò i campi in modo corretto... e il nuovo confine venne segnato con una palizzata di legno che divideva per intero i due campi.
Io ero
ancora un ragazzo,
ma ogni volta che andavo in cascina e vedevo quella palizzata era una cosa
davvero triste... sapere che nonostante la sorte avversa di mia nonna, c'era
sempre qualcuno pronto a fregarla e dal quale lei doveva difendersi da sola.
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