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Luigi Galvani, usando l'elettricità prodotta per strofinamento e accumulata in una bottiglia di Leida per far scoccare una scintilla sul nervo di una gamba di rana si accorse che i muscoli avevano forti contrazioni.
Fin qui tutto bene.
I guai cominciarono quando appese con un gancetto di metallo una gamba di rana alla ringhiera della terrazza e vide che i muscoli si muovevano.
Galvani suppose che l'elettricità fosse presente nei muscoli della rana e si scaricasse nel ferro della terrazza originando le contrazioni.
Galvani scrisse un libretto in cui descriveva l'esperimento ed esponeva le sue idee.
Questo libretto giunse fino ad Alessandro Volta, professore di di fisica all'università di Pavia.
In un primo momento Volta si trovò d'accordo con la teoria di Galvani poi ci ripensò e cominciò a fare gli esperimenti che lo avrebbero condotto alla scoperta della pila.
Galvani si sbagliava, la gamba di rana si contraeva per l'effetto della corrente elettrica prodotta dal contatto del metallo del gancetto con il ferro della ringhiera della terrazza.
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