Lindomani,
dopo aver consultato la carta, decidiamo di raggiungere Guadalcazar via Derramaderos,
ignorando le difficoltà che avremmo dovuto affrontare. Infatti, proprio nel tratto di
strada che la carta riportava asfaltato, ci troviamo a dover superare vere e proprie
voragini. Più di una volta uno di noi deve scendere per dirigere laltro rimasto
alla guida dellauto, al fine di limitare al massimo i danni e togliere dei macigni.
Conquistiamo Guadalcazar dopo un vero e
proprio calvario, convinti sempre di più che, se mai avremo occasione di tornare in
Messico alla ricerca di cactus, un fuoristrada è indispensabile. Da Guadalcazar per
fortuna la strada torna asfaltata e questo ci consente di procedere più celermente. Dopo
pochi chilometri ci fermiamo, attratti da milioni di esemplari di Agave stricta. La strada
in quel punto è costeggiata da una fila di basse colline sulle cui pendici si possono
scorgere anche da lontano grossi esemplari di Echinocactus ingens e Ferocactus stainesii
var. pilosus a migliaia. Le piante di questultima specie sono ornate da decine di
piccoli fiori giallo arancio in un bellissimo contrasto cromatico con le spine rosso vivo
e le setole bianche che distinguono questa varietà. Una esplorazione più attenta ci
permette di rintracciare anche Thelocactus hexaedrophorus, Astrophytum myriostigma var.
strongylogonum (solo le piante adulte di questa specie hanno le caratteristiche coste
arrotondate proprie di questa varietà), Mammillaria candida e Gymnocactus knuthianus.
Ci immettiamo nuovamente sulla strada
federale 57 a Charco Blanco, scoprendo che questa località ben evidenziata sulla carta,
altro non è che un minuscolo gruppo di catapecchie pericolanti. Proseguiamo dopo aver
programmato di pernottare a Huizache, il che ci lascia il tempo per una escursione
abbastanza lunga.
Questa si rivela più proficua del
previsto permettendoci di ammirare, in una vasta pianura argillosa ai piedi di alte
colline, Echinocactus ingens, Ferocactus stainesii var. pilosus, Ferocactus
haematacanthus, Echinocereus pectinatus, Lophophora williamsii, Thelocactus
hexaedrophorus, Glandulicactus uncinatus, Coryphantha palmeri, Neolloydia ceratistes,
Astrophytum myriostigma ed un unico grosso esemplare di Leuchtenbergia principis. Ci
sorprende non poco laver incontrato questultima specie il cui areale ci
risulta essere più a nord, negli stati di Coahuila e Zacatecas. I tubercoli più vecchi
dellesemplare che abbiamo trovato sono rosicchiati da qualche animale. E già
quasi buio quando, giunti a Huizache, ci accorgiamo che il paese non offre nessuna
possibilità di alloggio. Proseguiamo quindi per Matehuala dopo aver chiesto informazioni
al posto di polizia a presidio de "Entronque de Huizache".
Al mattino del 5 Aprile lasciamo
Matehuala in direzione Doctor Arroyo, avendo come obiettivo Ariocarpus furfuraceus,
Ariocarpus retusus ed Encephalocarpus strobiliformis. Ci fermiamo per ben tre volte in
posti promettenti, ma non troviamo altro che qualche grosso esemplare di
Echinofossulocactus sp, Echinocactus ingens, Agave stricta, Neolloydia ceratistes ed un
unico esemplare di Echinocactus horizontalonius. Questultimo era profondamente
retratto nel terreno, avendo assunto una forma completamente piatta.
Lindividuazione di questa specie a
questo punto del viaggio ci provoca qualche emozione, ignorando che cosa ci avrebbero
riservato gli habitat visitati successivamente. In noi si fa strada anche un po di
delusione per le notevoli quantità di Ariocarpus retusus e furfuraceus segnalate da BBBBB
e ZZZZZ che ci sembrano sfuggire puntualmente. Ci è inoltre difficile trovare luoghi
adatti per fermarci, in quanto la strada è costeggiata da entrambi i lati da profondi
canali di scolo che mettono a dura prova la resistenza della marmitta della
"nostra" Jetta. Lungi dal demordere ci fermiamo per esplorare una bassa collina
nei pressi della strada. Già prima di cominciare lascesa rinveniamo il primo
esemplare di Ariocarpus furfuraceus. Fatte le prime foto, scopriamo subito alcuni
esemplari di Echinocactus horizontalonius, Thelocactus hexaedrophorus, Echinofossulocactus
sp.
Lungo le pendici cominciamo a vedere i
primi Thelocactus conothelos il cui numero cresce allavvicinarsi dellapice
della collina. Sulla cima di questa ci troviamo letteralmente immersi in una fitta
popolazione di Thelocactus conothelos alcuni dei quali in fiore ed Ariocarpus furfuraceus.
Entrambe le specie sono presenti in questa stazione con esemplari di grosse dimensioni. Un
gruppo di Ariocarpus formato da 14 rosette supera addirittura i 40 cm di diametro!
Notiamo ben presto che di questa specie
mancano esemplari giovani di piccole dimensioni, mentre ci colpisce il notevole numero di
Thelocactus morti, calcificati, sembrerebbe per motivi naturali. Durante lescursione
abbiamo modo di individuare anche Echinocereus pectinatus, Coryphantha sp, Mammillaria
candida, Opuntia tunicata. Quando il sole comincia a calare decidiamo di cambiare posto,
pur non allontanandoci eccessivamente dal precedente. Non ci preoccupiamo troppo di
trovare una sistemazione per dormire, sia perché Matehuala è ancora vicina sia perché
anche Doctor Arroyo offre qualche possibilità di pernottare.
Nella nuova stazione troviamo
Echinocactus horizontalonius, Ariocarpus furfuraceus di ogni taglia, Mammillaria sp,
Echinofossulocactus sp, ma stranamente nessun Thelocactus conothelos anche se ci siamo
allontanati di poco da dove ce ne erano migliaia.
Stiamo quasi per desistere, provati da
una giornata caldissima, quando ci imbattiamo nel primo esemplare di Encephalocarpus
strobiliformis. Come spesso succede in questi casi, lindividuazione della prima
pianta ci permette di trovarne con facilità molte altre, tutte profondamente infossate
nel terreno molto compatto. Solo le piantine molto giovani, fino a mezzo centimetro di
diametro, sono sporgenti ed hanno una forma accentuatamente elongata. Questa
caratteristica tende a scomparire con letà: infatti tutte le piante di più di un
centimetro di diametro sono completamente piatte.
Non è difficile rinvenire esemplari
"doppi" e, più raramente "tripli". La specie comunque non sembra
accestire facilmente, anche se il fenomeno è favorito dalle onnipresenti capre che ne
rosicchiano gli apici.
Il modo in cui questa specie si incunea
nel terreno ricorda da vicino la Pelecyphora aselliformis, che abbiamo avuto la fortuna di
vedere in precedenza.
Abbandoniamo le ricerche in questa
località, dopo aver scattato varie fotografie, quando loscurità non ci permette
più di distinguere le piante nel terreno.
Alloggiamo allHotel Plaza di
Doctor Arroyo, poco più di un ricovero e per giunta senza acqua! Forse sarebbe stato
meglio tornare a Matehuala.
Da Doctor Arroyo ci dirigiamo verso
Aramberri alla ricerca questa volta di Ariocarpus kotschoubeyanus che è riportato in
questa zona insieme ad Ancistrocactus scheerii e Glandulicactus uncinatus in pianure
alluvionali fortemente argillose. Troviamo presto un ambiente che corrisponde alla
descrizione, per cui non ci resta che esplorarlo. In alcuni punti ci imbattiamo in boschi
bassi e molto luminosi i cui alberi, ancora in riposo e privi di foglie, sono
completamente coperti da una minuscola Tillandsia che conferisce loro un aspetto
spettrale. Nei luoghi più aperti il terreno è completamente scoperto e la superficie è
fittamente fessurata per la prolungata siccità. È molto caldo, ma questo non ci
distoglie dalla nostra ricerca durante la quale identifichiamo Ferocactus stainesii,
Ferocactus haematacanthus, Coryphantha palmeri, Thelocactus bicolor, Lophophora
williamsii, Echinocactus horizontalonius, varie Mammillaria, Echinocereus sp e milioni di
Echinofossulocactus sp così infossati nel terreno che il solo ciuffo di spine apicali ne
tradisce la presenza. Molti cespi di Echinocereus sono in boccio ma sono pochissimi i
fiori che riescono ad aprirsi in quanto le capre sembrano includerli con piacere nella
loro dieta. Incontriamo in effetti un gruppo di questi animali che pascolano con i musi
pieni di sangue a causa delle spine. Dopo aver letteralmente setacciato unarea di
circa 1 kmq, un urlo disumano rompe il silenzio spettrale di quella località ideale solo
per i serpenti: <<Lho trovato!>>. Dopo pochi secondi un altro urlo rompe
di nuovo il silenzio <<...lho perso!>>.
Arturo ce laveva tra i piedi e
già non lo vedeva più, perfettamente mimetizzato nel terreno nudo.
Basta infatti distogliere per un attimo
lo sguardo per rischiare di perdere loggetto di tanta affannosa ricerca. Le piante
di Ariocarpus kotschoubeyanus, distribuite uniformemente allinterno di aree di
qualche decina di metri quadrati, sono piccole (non superano i tre centimetri di diametro)
e quasi sempre solitarie (solo due esemplari da noi trovati erano "doppi"). La
pastorizia non sembra nuocere a questa specie in quanto non sporge affatto dal terreno. Ci
sorprende non aver trovato durante lintera escursione alcun esemplare di
Glandulicactus uncinatus né di Ancistrocactus scheerii riportati entrambi in associazione
con Ariocarpus kotschoubeyanus. Comunque soddisfatti proseguiamo verso Aramberri, sperando
di localizzare lhabitat della Neolloydia pseudopectinata, tentativo che risulterà
vano. Raggiungiamo quindi la cittadina posta in una stretta valle molto fertile e ricca di
acque. Troviamo subito alloggio e, visto che cè ancora luce, ci dirigiamo verso
Zaragoza lungo una strada stretta e tortuosa. Una prima sosta nei pressi della cittadina
ci frutta solo Neolloydia ceratistes e Thelocactus hexaedrophorus. Ci fermiamo nuovamente
nei pressi di ripide colline di gesso in parte cristallizzato che ci offrono pochissimi e
precari appigli. Ad un certo punto ci troviamo la strada sbarrata da una dolina larga
circa 50 metri con le pareti verticali. Riusciamo a udire lo scorrere dellacqua sul
fondo, ma non ci sentiamo così sicuri da sporgerci per verificare la profondità.
Lambiente ricorda per qualche verso il "nostro" Carso. Stiamo
riguadagnando il luogo dove abbiamo lasciato lauto quando, quasi casualmente,
scorgiamo un piccolo esemplare di Neolloydia subterranea var. zaragozae perfettamente
mimetizzata nel terreno gessoso e friabile. Questa specie ha come caratteristica
principale un lunghissimo colletto che può raggiungere i 10 centimetri a fronte di un
fusto che raramente supera i 5 centimetri di altezza e i 2 di diametro. I fusti delle
piante allo stato giovanile non hanno spine centrali e non sono altro che il prolungamento
del colletto già completamente sviluppato. Solo nello stadio successivo i fusti assumono
la caratteristica forma a clava e producono le spine centrali. In questo posto troviamo
anche qualche rara rosetta di Echeveria strictiflora di non più di tre centimetri di
diametro. |
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Torniamo
quindi ad Aramberri dove, per la prima volta, possiamo gustare un delizioso arrosto di
capretto.
Lindomani cerchiamo di localizzare
lhabitat della Neolloydia pseudopectinata var. albiflora mancata il giorno
precedente, individuando con certezza il luogo descritto dalle nostre fonti. Purtroppo,
nonostante una lunga ed approfondita ricerca, non riusciamo a trovare alcun esemplare di
questa bellissima ed evidentemente elusiva pianta. Il luogo è oltretutto avaro di altre
specie concedendoci solo Coryphantha georgii, Thelocactus conothelos, Opuntia tunicata,
Glandulicactus uncinatus, Coryphantha palmeri, Echinocactus ingens, Ferocactus stainesii
var. pilosus e un serpente morto. Ci dirigiamo quindi verso Galeana, programmando alcune
soste lungo la strada per cercare Echinocereus pulchellus, Echinocereus knippelianus var.
kruegeri e Neobesseya asperispina. Lambiente in questa parte del Messico è simile a
quello che in Italia si incontra in bassa montagna con boschi di conifere che si alternano
a radure erbose. Non troviamo nessuna delle specie citate dalle nostre fonti, ma solo
Echinocereus enneacanthus, Mammillaria sp ed Echinofossulocactus sp, che, nonostante
cresca nel sottobosco ombroso, produce egualmente spine notevoli. Questo ci sorprende non
poco in quanto, almeno in Italia, il sole diretto è condizione necessaria perché questo
avvenga. A Galeana decidiamo di fermarci due notti avendo come obiettivo lAztekium
ritteri!
Lindomani ci fermiamo lungo la
strada che conduce a Rayones, in prossimità dellinizio di un complicato intreccio
di canyons che, dopo qualche centinaio di metri, diventano profondi centinaia di metri.
Già nel punto dove ci fermiamo è difficile raggiungere il fondo a causa
dellestrema cedevolezza delle pareti. Dopo qualche tentativo senza esito riusciamo
nella nostra impresa, il che ci permette di spostarci più comodamente verso zone
irraggiungibili dallalto. Esploriamo per alcune ore più di un canyon di questo
labirinto, trovando solo una specie non meglio identificata Mammillaria perfettamente
mimetizzata nelle pareti e Thelocactus tulensis i cui esemplari sembrano caduti verso il
basso a causa delle frane. Risaliti in superficie, non senza qualche difficoltà, optiamo
per una ricognizione a largo raggio che frutterà solo Gymnocactus beguinii, una forma
nana molto attraente, Thelocactus tulensis, Thelocactus hexaedrophorus e Thelocactus
bicolor, una forma dalle spine molto rade. Purtroppo dellAztekium ritteri nemmeno
lombra. Abbandoniamo il luogo delle ricerche per dirigerci verso Rayones che dista
sulla carta circa 20 km. In quella località è segnalato lAztekium ritteri e
1Ariocarpus scapharostrus. Purtroppo la strada non è asfaltata e piuttosto
malconcia, decisamente peggiore rispetto alle altre che abbiamo dovuto percorrere. Il
paesaggio è comunque bellissimo con gole molto profonde che ci mettono in apprensione.
Quando la strada si biforca proseguendo verso la città di Montemorelos, (per Rayones ci
sono almeno altri 5 km) ci accorgiamo di aver coperto una distanza di 30 km in due ore!
Siamo così esausti e preoccupati
dallidea di dover affrontare il ritorno al buio, che decidiamo di effettuare una
breve sosta allaltezza del bivio senza nemmeno raggiungere Rayones. Troviamo
comunque Neolloydia ceratistes ed Echinocereus longisetus, una specie molto bella che in
questo posto è presente con una forma dalle spine molto lunghe. Ci colpisce il fatto che
tutti gli esemplari sono singoli. A Galeana chiediamo al proprietario dellhotel dove
alloggiamo qualche dettaglio per facilitarci lindividuazione del habitat
dellAztekium. Gli mostriamo anche un disegno, ma senza successo. Ci rendiamo
immediatamente conto che una foto ci sarebbe stata molto più utile. Otteniamo comunque
lindirizzo di una persona che potrebbe aiutarci, un dottore che ormai non esercita
più, ma che è un profondo
conoscitore della flora locale.
Lindomani, rintracciata labitazione del dottore, riusciamo ad ottenere un
colloquio non senza qualche difficoltà. Il disegno però non è evidentemente dei
migliori, poiché fa scambiare lAztekium per il "Peyote". Scoraggiati per
il fallimento anche di questo tentativo, lasciamo Galeana rimpiangendo di non esserci
dotati di foto almeno delle specie più interessanti.
Lungo la strada che porta a Saltillo ci
fermiamo, attratti da grossi cespi di Ferocactus stainesii var. pilosus concentrati sulle
pendici di una bassa collina calcarea. Oltre questi rinveniamo Mammillaria sp,
Echinofossulocactus sp dalle bianche e lunghissime spine papiracee ed Echinocactus
horizontalonius, che in questa zona è presente con molti esemplari accestiti,
Glandulicactus uncinatus e Neolloydia ceratistes. Più oltre verso nord nei pressi di
Ramos Arizpe, ci fermiamo in una spianata circondata da basse colline, sperando di
individuare nuove specie in corrispondenza del cambio di paesaggio. Infatti, oltre ad
Echinocactus horizontalonius, Lophophora williamsii, Thelocactus bicolor e Neolloydia
ceratistes, rinveniamo Mammillaria pottsi, Echinocereus sp, Astrophytum capricorne var.
minor ed una varietà di Echeveria strictiflora. Ci sorprende il numero straordinario di
Echinocactus horizontalonius che costituiscono talvolta un ostacolo non indifferente per
camminare! Comunque il nostro vero obiettivo in questa zona è la Pelecyphora valdeziana
presente nella sua forma rubriflora. Il cielo nuvoloso e la temperatura piuttosto rigida
non facilitano il nostro compito, che si rivela ben presto più arduo del previsto. Questa
volta le indicazioni in nostro possesso sono molto precise, ma evidentemente
lelusività della valdeziana è superiore alla nostra determinazione. Ci imbattiamo
inoltre in una pattuglia della polizia che, insospettita dalla nostra auto in sosta, ci
chiede delucidazioni sul nostro comportamento.
Ben presto ci accorgiamo di non avere
nulla da temere in quanto quello che cercano è il "Peyote", la cui raccolta è
severamente vietata e perseguita. Una minuta perquisizione alla nostra auto chiarisce
tutto.
Lindomani siamo sullo stesso
posto, di buon ora, ma circondati da un nebbione così fitto da fare invidia alla nostra
Valle Padana. Oltre tutto fa molto freddo, per cui decidiamo di lasciare Saltillo in
direzione Torreon. Quando la nebbia si dirada, poco oltre la periferia, ci fermiamo ma
troviamo solo grossi esemplari di Mammillaria heyderi. Si è alzato un fastidioso vento
che aumenta di intensità man mano che ci avviciniamo al bivio per Hipolito. Quando lo
raggiungiamo il vento è così forte che quasi ci sconsiglia di scendere dallauto.
Il paesaggio è promettente, formato da una pianura alluvionale cosparsa di cespi di
Echinocereus sp, Euphorbia antisyphilitica e strani ciottoli di colore rosso e bruno
scuro. Una lunga sosta ci permette di rintracciare Lophophora williamsii, Ancistrocactus
scheerii, Glandulicactus uncinatus, Coryphantha poselgeriana simile in questa stazione ad
Echinocactus horizontalonius, Mammillaria heyderi, Lepidocoryphantha macromeris e,
finalmente, i primi esemplari di Epithelantha micromeris var. greggii.
Questi sono quasi tutti solitari, spesso
addossati ai ciottoli rossi che ci avevano così colpito dalla strada. Una successiva
visita al paese ci fa scoprire una stazione ferroviaria di fine secolo con intorno poche
case di fango che si oppongono come possono al vento che nel frattempo è diventato
impetuoso.
Unaltra, questa volta breve,
escursione non ci permette di scoprire nessuna specie nuova né tantomeno Ariocarpus
kotschoubeyanus, Leuchtenbergia principis e Wilcoxia kroenleinii riportate in questa zona.
Raggiungiamo Parras nel pomeriggio dove
troviamo una confortevole sistemazione come di rado ci è capitato precedentemente e
troviamo anche il tempo di fare un giro per conoscere la cittadina. Durante la notte si
scatena un lungo temporale che almeno lava via dallauto parte della sabbia
accumulatasi durante i circa 2500 km percorsi fino a questo punto.
Lindomani, non riuscendo a trovare
alle 8 di mattina un solo locale dove fare colazione, decidiamo di dirigerci verso le
colline a sud di Parras, primi contrafforti di quella che è segnata sulla carta come
Sierra di Parras. Dopo aver superato lostacolo di due cani che ci interrompono il
cammino due volte, rinveniamo i primi esemplari di Neolloydia ceratistes (onnipresente).
Qui è presente con una popolazione molto attraente con una lunga spina centrale nera e
spine radiali dal colore bianco candido. Ben presto ci imbattiamo nei primi esemplari
dellonnipresente Echinocactus horizontalonius, di Thelocactus bicolor (che qui
raggiunge dimensioni notevoli) e di Glandulicactus uncinatus nella sua varietà wrightii,
caratterizzata da spine centrali uncinate eccezionalmente lunghe. Avanziamo a fatica fra
un fittissimo intreccio di Agave lechuguilla ed Hechtia sp fino a raggiungere una povera
casa il cui padrone, un vecchietto tutto sommato dai modi gentili, ci chiede che cosa
stiamo cercando. Poiché, ci precisa, "tutto ciò che è commestibile in quella zona
è suo...!" (Siamo in piena zona arida e deserta) prendiamo al volo loccasione
per chiedere del "Chaute", nome sotto il quale è noto da queste parti
lAriocarpus fissuratus var. lloydii. A detta del vecchio si trova un po
dovunque, anche se noi fino a quel momento non eravamo riusciti a localizzarlo.
Tranquillizzati dalle informazioni ottenute, riprendiamo le ricerche e, dopo nemmeno
cinque minuti, troviamo il primo esemplare, piuttosto grosso.
Presto ne individuiamo molti altri,
tutti di grossa taglia, qualcuno accestito e uno dicotomico! Come accaduto precedentemente
per altre specie, notiamo la mancanza di esemplari giovani e ciò rende la popolazione da
noi incontrata minacciata anche se attualmente numerosa. Ci attardiamo ad osservare un
esemplare completamente rosicchiato dalle capre, quando, tra le foglie di un gruppo di
Agave lechuguilla, scopriamo un grosso esemplare di Astrophytum capricorne var. majus.
Solo la parte apicale della pianta è coperta dalla caratteristica peluria bianca e da
lunghe spine papiracee grigie, mentre la parte più vecchia, nuda, è completamente rossa,
quasi legnosa. Come spesso accade in questi casi, la scoperta del primo esemplare ci
permette di individuarne molti altri, in tutte le fasi di sviluppo. |