DANIMARCA - Bandiere reali

© Roberto Breschi


Regno di Danimarca, Kongeriget Danmark, c. 1819-1972





Stendardo del re introdotto in questa forma probabilmente nel 1819, allorché fu adottato un nuovo stemma reale. La bandiera è tuttora in uso, ma lo stemma su di essa, ha subito almeno due piccole modifiche nel 1905 e nel 1947, e una terza più consistente nel 1972. Le proporzioni sono identiche a quelle della bandiera da guerra (56/107, con intaglio pari ai 5/12 della lunghezza); il lato del quadrato bianco che contiene lo stemma è 4/7 dell'altezza del drappo.



1819-1905



1905-1947


La versione dello stemma del regno, in uso sullo stendardo dal 1819 al 1905, aveva lo scudo inquartato da una croce dai colori danesi, con le armi di Danimarca nel 1° quarto e quelle dello Schleswig nel 2° (in sostituzione del leone della Norvegia, ceduta alla Svezia nel 1814). Nel 3° le tre corone di Svezia, lo stoccafisso d'Islanda, il montone delle Faeroer e l'orso di Groenlandia; nel 4° Goti e Vendi. Sul tutto, scudetto inquartato con Holstein, Storman, Ditmarzia e Lauenburgo (testa di cavallo, assente prima del 1819). Sul tutto del tutto, Oldemburgo e Delmenhorst. I selvaggi che tengono lo scudo risalgono al regno di Cristiano I (sec. XV). I collari dei due più illustri e antichi Ordini cavallereschi di Danimarca, quello dell'Elefante (XV secolo) e quello di Cristiano V (o del Dannebrog) del 1671, ornano lo scudo. Il 5 gennaio 1905 furono adottati i nuovi stendardi per i vari membri della famiglia reale. Nell'occasione, si provvide anche a sostituire il piuttosto prosaico stoccafisso islandese in campo rosso del 3° quarto dello stemma, con un più nobile falcone d'argento in campo azzurro.

1947-1972

Nel 1944 la repubblica d'Islanda raggiunse la piena indipendenza dal regno di Danimarca. Il mutamento politico si rifletté nel 1947 sullo stemma reale di Federico IX, con l'abolizione del falcone d'argento dal 3° quarto. Da notare che sullo stendardo, lo stemma appare costantemente sotto manto ermellinato e coronato; tendenza che tuttavia era stata seguita anche in precedenza, a partire dagli anni '30 del XX secolo.



Regno di Danimarca, Kongeriget Danmark, dal 1972


       
1972-2024                      dal 2024
  
Stendardo reale adottato il 16 novembre 1972, dopo la salita al trono di Margherita II (gennaio 1972). Stesso modello dei precedenti vessilli, ma lo stemma, approvato il 5 luglio 1972, appare notevolmente semplificato soprattutto per l'eliminazione di diverse armi corrispondenti a titoli ormai obsoleti. La forma dello scudo è più semplice; la croce, ora rettilinea, inquarta nel 1° l'antica arma di Danimarca (sec. XII), con i tre leoni e i nove cuori, ripetuta nel 4°. Invariati Il 2° e il 3° quarto con lo Schleswig e Svezia-Faeroer-Groenlandia rispettivamente. Resta sul tutto il solo scudetto di Oldemburgo che segna l'origine dinastica dei regnanti. Anche il manto ermellinato appare meno elaborato e alleggerito nelle decorazioni.

Con Regio Decreto del 20 dicembre 2024 sono state apportate alcune modifiche allo stemma e, di conseguenza, allo stendardo reale. Lo scudo, inquartato, mostra ancora nel primo quarto ì’arma piccola della Danimarca con i tre leoni azzurri e i cuori rossi in campo d’oro. All’antico stemma delle Isole Fær Øer è dedicato il secondo quarto col montone al naturale in campo azzurro che sostituisce i due leoni dello Schleswig, simbolo dello Jutland meridionale, ora trasferito nel quarto campo. Il terzo quarto è occupato dall’orso polare in campo azzurro che rappresenta la Groenlandia; scomparsi il falcone d’Islanda e le tre corone di Svezia. Alla croce d’argento bordata di rosso che inquarta lo scudo sono stati ripristinati gli estremi curvi verso l’esterno che erano presenti sugli stemmi più antichi. In cuore, è mantenuto lo scudetto con l’arma degli Oldenburgo. Gli ornamenti appaiono più o meno inalterati: in particolare appare ritoccato il padiglione rosso foderato di ermellino.


Bibliografia
Rivista Marittima, Suppl., 12, 1986 - Opere a carattere generale - Internet: dal sito della famiglia reale (www.kongehuset.dk), 2025


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