LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

CULTURA

LA CASA SAVIGLIANESE CHE OSPITÒ GIUSEPPE SARAGAT

È con piacere che si possono aggiungere alcuni dati inediti riguardanti l'edificio che sorge sulla via di Saluzzo a ridosso della città, all'interno del quale il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, sarebbe stato ospitato un po' di tempo nel corso del secondo conflitto bellico. Sulla facciata rivolta ad Est, al di sopra di un bel bassorilievo religoso in ceramica robbiana (sovrapposto nel dopoguerra ad una scritta di grandi dimensioni «chi si ferma è perduto»), appare un cartiglio dipinto che documenta la costruzione o la riedificazione dell'edificio e che appare evidente al di sotto di una tinta rossastra con la quale l'edificio è stato tinteggiato alcuni decenni or sono. La scritta si svolge su quattro righe. Nella prima, con scrittura elegante, le tre lettere dell'alfabeto I, A e B si sovrappongono dando origine ad un monogramma e proponendo probabilmente le iniziali del proprietario. Nella seconda domina la scritta «anno 1852» ( o «anno 1832», in quanto il 5 od il 3, alla distanza di osservazione, non sono facilmente individuabili). Nella terza appare la data di realizzazione del cartiglio, che nel carattere e nel modo di redazione documentano una scrittura non certamente realizzata in scioltezza: «a di 21 7mbre». Nell'ultima, infine, con le iniziali M. M. F. si tramanda probabilmente il capo mastro che ha realizzato l'edificio. Sulla parete (così come in grande evidenza sulla lunga facciata rivolta a Nord) compaiono evidenti tracce di una scritta realizzata nel periodo fascista, sicuramente a documentare il passaggio lungo la strada di alcuni dei più importanti artefici nazionali del regime.

Il chiabotto, che tanto la tavola Igm quanto i catasti storici fanno rilevare con il nome di «Vernetta» offerto all'intera zona, è di sicuro ottocentesco, realizzato presumibilmente dopo il terzo decennio, successivo comunque all'anno 1825 che, con la costruzione del presente ponte sul Maira, getta le basi per la realizzazione dell'arteria che unisce Savigliano a Saluzzo. L'indagine, per scrupolo, compiuta sul «Catasto Torretta» del 1789 conferma quest'ipotesi. Il terreno altenato, così come appare su questo catasto, appartiene a Giovanni Domenico Alliprandi ma il fabbricato ancora non esiste. Risulta tratteggiato con mano leggera, solo successivamente, insieme al tracciato dell'arteria che gli passa dinnanzi. I documenti urbanistici e catastali d'epoca non aiutano più di tanto nella ricerca. Infatti, se si escludono alcune «scritture» già novecentesche, l'edificio rurale risulta inesistente. La causa è forse da ricercarsi nell'eccessiva frammentazione che impone alla particella 1689 (così appare nel «Catasto Torretta») molti, troppi proprietari, impedendo di seguirne il destino con correttezza formale. Già all'inizio dell'Ottocento l'Alliprandi fraziona l'alteno, che è sottoposto a quattro suddivisioni, una delle quali destinata ad accogliere la strada per Saluzzo. Tra i proprietari, prima e dopo, Giuseppe Giudice, Luigia Barolo vedova Calandra, il notaio Federico Mussa, l'Ospedale dei Cronici e Giovanni Marchisone fu Giuseppe. A quest'ultimo, poco meno di un secolo fa, appare assegnato, non si sa bene in quale forma, l'edificio che è giunto sino a noi.

luigi botta

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