LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

CULTURA

LE PRIME INIZIATIVE DI SALVAGUARDIA DELL'IMPORTANTISSIMA COLLEZIONE

È all'inizio degli anni '80, quando da poco tempo la raccolta di grano di Vincenzo Stevano ha lasciato il corridoio del secondo piano del palazzo municipale di Savigliano per essere depositata in un magazzino comunale, che si comincia a parlare della necessità di provvedere ad un suo inderogabile restauro e ad uno studio sistematico del contenuto delle numerosissime vetrine di esposizione con conseguente promozione e conoscenza di tale importante raccolta a livello mondiale. È l'associazione «Natura Nostra», tramite Luigi Botta, a contattare il direttore del Museo etnografico di Cuneo, Augusto Doro, per promuovere concrete iniziative di salvaguardia. Lo stesso Luigi Botta relaziona circa l'iniziativa dalle pagine del mensile «Natura Nostra». L'intervento, che si riporta di seguito, ha il titolo «2000 qualità di grano "da salvare"» e trova spazio sulla prima pagina del periodico n. 8-9 del 1981. Il nome assegnato allo Stevano è quello di Alfonso (che Olmo, invece, attribuisce al padre): a tutt'oggi, nonostante la via sia dedicata a Vincenzo e comunemente questo nome sia stato attribuito all'autore dell'importante raccolta, non si è ancora compreso il perché la tradizione orale assegni invece ad Alfonso il cmplesso lavoro di catalogazione. Sarà necessario fare chiarezza attraverso ad una completa ed articolata ricerca d'archivio.

«All'inizio del secolo il capitano Alfonso Stevano, saviglianese, ha raccolto in ogni nazione del mondo le qualità di grano che comunemente venivano piantate in quei luoghi; Un lavoro paziente, rigoroso, che è costato anni di fatica e non poco denaro. Successivamente il capitano tevano ha provveduto a piantare in Savigliano, nella cascina Baiotta di sua proprietà, tutte le sementi collezionate. A fine raccolto ha annotato con rigorosità le caratteristiche di resa completando la schedatura con le notizie raccolte sui luoghi ove precedentemente era venuto in possesso del grano. 2000, in totale, le qualità schedate. Dagli anni 1922 agli anni 1927 Stevano, con l'aiuto della signora Margherita Brero Mortarotti, ha poi provveduto alla preparazione di ogni singola scheda -documentandola nei particolari- e alla realizzazione degli appositi mobili nei quali tutte le qualità di grano avrebbero dovuto essere contenute. Nel 1927 ha fatto dono di tutto questo raro materiale al Comune. Un materiale -diciamolo pure- unico al mondo. Il Comune per alcuni decenni ha provveduto a tenerlo esposto all'ultimo piano del Municipio, e successivamente, a metà degli anni '70, lo ha trasportato provvisoriamente nei magazzini della chiesa di San Domenico. Ora gli scaffali, le qualità del grano, sono là: alcuni vetri dei contenitori sono già andati distrutti perché malamente accatastati, mentre altri lo saranno certamente in futuro, se non si trova nuova sistemazione a tutto il materiale. Per lo più il grano in buona parte è già stato preso di mira dai tarli e le schede, ingiallite, sono quali illeggibili. Un patrimonio importantissimo che va in rovina. Per cercare di risolvere questa situazione -e soprattutto studiare l'eventualità di una nuova esposizione di tutto il materiale- abbiamo avuto un incontro con Augusto Doro, direttore del Museo etnografico di Cuneo ed esponente del Museo piemontese dell'agricoltura. I nostri precedenti contatti con Doro, soprattutto a titolo personale, sono stati numerosi. Inutile dire ed affermare che lo studioso, da sempre, ha fatto presente l'indispensabilità di un restauro dell'importante collezione ed un aggiornamento, successivo, con le qualità di grano utilizzato dall'inizio del secolo ad oggi. In quest'opera -chi fosse disponibile ad intraprenderla- sarebbe aiutato costantemente tanto dal Museo dell'agricoltura quanto dalla Facoltà di Agraria dell'Università di Torino. Noi, come "Natura Nostra", ci siamo presi l'impegno di gettare un sasso. Siamo disponibili a farci promotori dell'iniziativa, a collaborare attivamente al restauro, e a tale scopo incaricheremo -nel corso del prossimo direttivo- un responsabile a seguire con assiduità questo nuovo impegno. Ma abbiamo ritenuto opportuno allargare l'iniziativa. Non è giusto che del materiale che riguarda l'agricoltura, la nostra campagna, venga rimesso in sesto -e poi esposto in probabile nuovo museo dell'agricoltura- da gente di città, che mai ha avuto a che fare con settori simili. È invece più corretto che, con la nostra collaborazione, ad interessarsene siano proprio gli abitanti della campagna saviglianese, coloro che dall'agricoltura traggono un motivo di vita. A tale scopo abbiamo interpellato il "Gruppo giovani Sanità" (siano in attesa di una risposta) ed abbiamo invitato tutti coloro che fossero interessati -anche appartenenti alla nostra associazione- al problema, a mettersi in contatto con il direttivo. Quando avremo inpostato una linea d'azione interpelleremo le autorità comunali per decidere concretamente quale impostazione dare all'operazione di restauro di questa rara collezione di grano».

I contatti proseguono e, soprattutto, insieme ad Augusto Doro si gettano le basi per iniziative concrete di restauro. Già si parla di alcune Tesi di Laurea che dovrebbero riguardare l'argomento e, nel contempo, si intravvedono ampi spiragli verso un interessamento multiplo nei confronti dell'importante raccolta. Con capifila il Museo etnografico cuneese ed il Museo dell'agricoltura piemontese, numeose Università sembrano occuparsi concretamente del materiale donato da Stevano al Comune di Savigliano. La prematura morte di Augusto Doro, nella seconda metà del 1983 -che sino ad allora aveva svolto una funzione chiave nell'iniziativa ponendosi come cerniera tra «Natura Nostra» e gli enti interessati-, pone purtroppo irrimediabilmente fine ad ogni genere di interessamento.

luigi botta

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