LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

CULTURA

COME SI REALIZZÒ PARTE DELLA SINGOLARE RACCOLTA DI CEREALI

Nonostante si sia cercata ripetutamente documentazione relativa alla singolare raccolta di grano di Vincenzo Stevano, nulla ad oggi è emerso. Nè tra le carte comunali -che dovrebbero comunque fare luce circa la donazione dell'intero materiale raccolto e conservato in bacheche- nè tanto meno tra i documenti che tale pioniere dell'agricoltura avrebbe potuto aver lasciato ad eredi o aver abbandonato nelle residenze di sua proprietà. L'unica singolare testimonianza è quella che ci è stata tramandata con modestissimo dettaglio di notizie e riguarda il lavoro di «bella scrittura» effettuato da «Rinuccia» Mortarotti per la stesura delle schede relative ad ogni specie di grano che accompagnano chicchi e spighe nelle articolate bacheche di esposizione (vedasi anche la scheda realtiva alla tutela della raccolta).

«Rinuccia» Mortarotti, all'epoca fanciulla, abitava con la famiglia nel palazzo Cravetta di via Cravetta. Allo stesso pianerottolo si apriva l'ingresso dell'alloggio abitato da Maria Canuli di Tourettar, moglie di Vincenzo Stevano. I due non convivevano: raggiunta l'età della pensione, l'ex ufficiale degli Alpini aveva stabilito la propria residenza presso la cascina Baietta, dove seguiva i lavori di campagna, tornando in Savigliano a far visita alla moglie una sola volta la settimana, nel giorno di festa.

La moglie dello Stevano, seppure non partecipasse attivamente all'attività agricola del marito, condivideva però il suo grande desiderio di sperimentazione, a tal punto da coordinare, per quanto possibie, il lavoro di ricerca e catalogazione di tutte le specie di grano del mondo. È su questo argomento che la donna coinvolse «Rinuccia» Mortarotti, ragazza di buona famiglia, che sin dall'età di 13-14 anni lavorava come impiegata presso la Snos di Savigliano. Siccome sapeva scrivere in bella calligrafia la invitò a trascrivere con grazia, su appositi cartellini, i dati che il marito aveva elencato su apposito registro e che caratterizzavano il grano coltivato alla Baietta. Molte e molte furono le prove. Tanti i foglietti e le schede riciclati per altro o utilizzati per l'accensione della stufa. Sin quando venne raggiunto l'ottimale e, con scrittura elegante, i cartellini presero forma uno dopo l'altro. Siccome era necessario lavorare con la luce naturale e la luce artificiale era stata considerata poco opportuna da Maria Canuli, la giovane Mortarotti compilò tutte le schede nelle giornate di sabato e domenica.

Ci volle molto tempo. Ogni domenica Vincenzo Stevano controllava il lavoro e dava il proprio benestare. Così facendo il lavoro risultò preciso e dettagliato. Nulla venne affidato al caso.

luigi botta

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