La mia guida era stata categorica al proposito:
"...Non si visita la Tanzania per la sua cucina!..."Io, francamente, correggerei un po' il tiro: ...Non si visitano le regioni
interne della Tanzania per la loro cucina tradizionale!
Storicamente le popolazioni dell'interno costituite da
allevatori (come i Maasai) non hanno macellato quasi mai il bestiame il cui possesso
garantiva lo status sociale, ma ne hanno consumano semplicemente il latte o il sangue
salassato. Le popolazioni di agricoltori hanno coltivano pochi prodotti di sussistenza che
non hanno certo creato una cultura del cibo.
E' difficile individuare dei piatti tipici della Tanzania. Come in tutta l'Africa
si usa cucinare una sorta di polenta preparata utilizzando farine di cereali (miglio,
sorgo, mais, grano). In Tanzania tale polenta prende il nome di Ugali ed è
solitamente preparata con farina di mais o eccezionalmente di cassava.
Il pranzo tipico è costituito da una portata unica composta
da Ugali o riso accompagnato da una salsa e da una verdura, ad esempio Mchicha
(una sorta di spinaci praticamente introvabili da noi) o, sulle tavole più ricche, da una
pietanza con carne. Si cucinano anche le banane, in particolare quelle di colore rosa di
una speciale varietà chiamata Ndizi.
Se è vero che le regioni interne non hanno dato luogo ad una
cultura gastronomica; la costa e le isole (vedi: I sapori di Zanzibar), fortemente influenzati dalla
presenza del mare, dal clima e dai contatti con la cultura araba, presentano una
cucina più varia e raffinata.
Oggi nei ristoranti e nei lodge è presente una cucina
internazionale con pochissime o nessuna concessione ai piatti locali.
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