circuiti integrati
Un circuito integrato, acronimo IC (dal corrispondente termine inglese
Integrated Circuit), anche chiamato microchip o semplicemente chip, è un
circuito elettronico miniaturizzato che si presenta come un singolo componente
elettronico.
Il circuito elettronico è realizzato con un substrato di materiale
semiconduttore (in genere silicio ma a volte anche arseniuro di gallio o altro),
il die, ed è costituito da poche unità fino a molte decine di milioni di
componenti elettronici elementari (transistor, diodi, condensatori e resistori).
Il costo di fabbricazione di un circuito integrato varia molto poco (o rimane
costante) al crescere della sua complessità, per cui è molto più economico
sviluppare circuiti complessi, composti di una serie di stadi interni
interconnessi fra loro e con l'esterno, che accentrino tutte le funzioni
necessarie ad una specifica apparecchiatura. Per questo, l'industria
microelettronica offre relativamente pochi tipi di IC generici ma decine di
migliaia di IC specializzati, ognuno progettato per uno scopo specifico.
Il primo circuito integrato venne costruito nel 1958 da Jack St. Clair Kilby ed
era composto da circa dieci componenti elementari.
Tipi di circuiti integrati
I circuiti integrati si dividono principalmente in due grandi categorie:
analogici e digitali. Esistono tipologie di circuito che non rientrano in queste
due: sono funzioni particolari, di uso meno diffuso, come, ad esempio, gli
Active Filter o i sample and hold. I produttori le raggruppano in sottocategorie
specializzate.
Quelli analogici sono concepiti per elaborare segnali analogici (cioè che
possono variare con continuità nel tempo in modo arbitrario), mentre quelli
digitali sono creati per trattare con segnali digitali binari, che possono
assumere soltanto due valori "legittimi" diversi. Un esempio di IC analogico
generico è l'amplificatore operazionale, mentre esempi di IC digitali sono le
porte logiche i multiplexer e i contatori.
Storicamente i primi circuiti integrati furono digitali, sviluppati per i
primi computer. Questi IC adottavano schemi elettrici interni di tipo RTL (da
Resistor Transistor Logic), cioè integravano una serie di resistenze su
semiconduttore per le polarizzazioni interne: successivamente le resistenze
vennero sostituite con diodi, ottenendo schemi DTL (Diode Transistor Logic), e
circa trent'anni fa anche i diodi furono sostituiti con transistor, e oggi la
gran parte degli integrati digitali in commercio sono TTL (Transistor Transistor
Logic).
Esiste una famiglia chiamata ECL (Emitter Coupled Logic) il cui principio di
funzionamento fu realizzato nel 1956 nei laboratori IBM; di impiego meno diffuso
delle altre ma tutt'ora usata, è caratterizzata da una velocità di commutazione
estremamente rapida, a scapito però del consumo di corrente, molto elevato.
A seconda del tipo di transistor utilizzato, i circuiti integrati si dividono
poi ulteriormente in Bipolari se usano transistor bipolari classici o CMOS (Complementary
Metal Oxide Semiconductor) se usano transistor MosFET. Negli anni '90 la Intel
mise a punto una nuova tecnologia ibrida per i suoi microprocessori, detta
BiCMOS, che permette di usare entrambi i tipi di transistor sullo stesso chip.
Scala di integrazione
Il numero di transistor contenuti in un IC definisce la sua scala di
integrazione:
- SSI <10 (acronimo di Small-Scale Integration)
- MSI <100 (acronimo di Medium-Scale Integration)
- LSI <10.000 (acronimo di Large-Scale Integration)
- VLSI <100.000 (acronimo di Very-Large Scale Integration)
- ULSI <10.000.000 (acronimo di Ultra-Large Scale Integration)
Per numeri superiori di transistor presenti, l'integrazione viene definita come
WSI (Wafer-Scale Integration) potendo contenere un intero computer.
Fabbricazione di un circuito integrato
Il materiale di partenza è una fetta circolare di
semiconduttore, detta substrato: questo materiale, in genere già debolmente
drogato, viene drogato ulteriormente per impiantazione ionica o per diffusione
termica per creare le zone attive dei vari dispositivi; poi vengono depositati,
cresciuti per epitassia oppure termicamente, una serie di sottili strati di
materiali diversi:
Strati di semiconduttore policristallino (definito di grado elettronico EGS,
Electronic Grade Silicon, cioè silicio con meno di un'impurità ogni miliardo di
atomi e quindi molto puro);
Strati isolanti sottili;
Strati isolanti di ossido, molto più spessi;
Strati metallici (siliciuri o metalli come ad esempio alluminio, tungsteno o più
raramente rame) per i collegamenti elettrici.
La geometria delle zone che devono ricevere il drogaggio e quella dei vari
strati è impressa sul substrato con un processo di fotolitografia: ogni volta
che il circuito integrato in lavorazione deve ricevere un nuovo strato o una
nuova impiantazione di droganti, viene ricoperto di un sottile film
fotosensibile, che viene impressionato attraverso un negativo fotografico (detto
"maschera") ad altissima definizione.
Le zone del film illuminate divengono solubili e vengono asportate dal lavaggio,
lasciando scoperto il chip sottostante, pronto per la prossima fase di
lavorazione, rimozione selettiva o drogaggio delle aree prive del film
fotosensibile.
Stazione di saldatura manuale dei sottili fili tra le piazzole del die e i pin
del package. Attualmente la procedura è automatizzata
Una volta terminata la creazione dei chip sul substrato, questi vengono testati,
il substrato viene tagliato e i chip incapsulati nei packages con cui verranno
montati sui circuiti stampati.
Selezione
Come avviene per molti componenti elettronici, includendo
diodi e transistor, anche i circuiti integrati vengono commercializzati in due o
più versioni, aventi ciascuna prestazioni elettriche e termiche differenti. Dato
che i chip non hanno tutti caratteristiche elettriche perfettamente identiche,
il produttore opera una selezione, dividendo in due o più fasce prestazionali,
lo stesso circuito. Anche il package può essere diverso.
I parametri sui quali viene fatta la selezione possono essere i più vari:
temperatura di lavoro garantita, percentuale di errore nella conversione nel
caso di un convertitore A/D, grado di linearità di un sensore di temperatura,
tensione di lavoro garantita e tanti altri. Per esempio, l'amplificatore
operazionale LM108 viene commercializzato anche nella versione LM208 e LM308; il
primo ha prestazioni migliori dei secondi, compresa la tensione di lavoro, il
vantaggio di poter alimentare l'operazionale con 18 volt speculari invece di 15,
permette di avere un segnale di uscita con un livello di tensione più alto,
oppure, alimentato con una tensione minore, garantire al circuito in cui è
impiegato, una maggiore affidabilità nel tempo.
In genere, le fasce di temperatura di lavoro che si possono garantire per le più
diffuse famiglie di circuiti integrati sono tre:
la fascia "consumer" (TV, hi-fi, etc.) 0 ÷ 75°C
la fascia "industrial" (robotica, automazione, apparecchiature industriali) -25
÷ 85°C
la fascia "automotive" (applicazioni nel campo automobilistico) -40 ÷ 85°C (che
tende a sostituire la fascia "industrial")
la fascia "military" (apparecchiature mediche, militari, satellitari) -55 ÷
125°C
ovviamente il prezzo del dispositivo varia anche notevolmente da una fascia ad
un'altra. Il package dei dispositivi in fascia military è quasi esclusivamente
ceramico.
In alcuni casi, è il costruttore stesso di un'apparecchiatura elettronica ad
effettuare un'ulteriore selezione, volta ad ottenere il componente con
caratteristiche ancora superiori, necessarie all'impiego previsto nel circuito
in progetto; nei casi estremi, quando nessun circuito in commercio possiede le
caratteristiche necessarie per il progetto in corso, il costruttore progetta e
realizza da sé il componente o affida ad altri la realizzazione. Il componente
porterà una sigla non commerciale e potrà avere caratteristiche non standard:
sarà un custom.
Componenti integrabili
In un circuito integrato si possono integrare facilmente transistor e diodi: è possibile creare nel substrato semiconduttore anche piccole resistenze e condensatori, ma in genere questi ultimi componenti occupano molto spazio sul chip e si tende ad evitarne l'uso, sostituendoli quando possibile con reti di transistor. È possibile integrare anche induttori o trasformatori, ma il valore delle induttanze ottenibili è molto piccolo (nell'ordine dei nano henry (nH)): il loro impiego è molto limitato a causa dell'enorme occupazione di area che richiedono, anche solo per realizzare induttori di piccolissimo valore. Inoltre, la tecnologia realizzativa dei circuiti integrati (non dedicati alle altissime frequenze) e quindi i notevoli effetti parassiti ne limitano sensibilmente le prestazioni, soprattutto se paragonati ai classici induttori non su circuito integrato. Tali induttori integrati vengono solitamente impiegati nei circuiti integrati a radiofrequenze (LNA [1], mixer, ecc), ad esempio a frequenze attorno ai giga hertz (GHz) ([2]. Condensatori di media e grande capacità non sono assolutamente integrabili. Sono disponibili invece varie tipologie di integrati aventi la funzione relè, ovvero dispositivi dotati di ingressi logici, per mezzo dei quali interrompere o deviare segnali analogici anche multipli.