Magdalene

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Magdalene

MAGDALENE
(The Magdalene Sisters - Gran Bretagna, 2002)

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REGIA: Peter Mullan.

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CAST: Geraldine McEwan, Nora Jane Noon, Anne-Marie Duff, Dorothy Duffy, Eileen Walsh.

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DISTRIBUZIONE: Lucky Red.

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DURATA: 119 min.

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STORIA: Irlanda 1964. Le ragazze "colpevoli di avere peccato" venivano mandate dalle famiglie in istituti religiosi, le Magdalene, dove, per "espiare" erano costrette a lavare biancheria per 365 giorni all'anno, non pagate, umiliate e maltrattate. L'ultima di queste Magdalene, apparentemente conventi, in realtà vere e proprie lavanderie industriali, è stata chiusa nel 1996.

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RECENSIONI:
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Da FilmUp: "A volte ci soffermiamo su paesi lontani, ad esempio l'Iran,e critichiamo il loro modi di vivere, ci consideriamo superiori, più evoluti e lontani anni luce da situazioni medioevali. Puntiamo l'indice, giuduchiamo e ci sentiamo meglio. Peccato che spesso non guardiamo nel nostro giardino. Peter Mullan l'ha fatto, con "Magdalene" ha puntato i riflettori su una realta nascosta, scomoda, terribile, che stava fino a qualche anno fa (il 1996) vicino a noi nella tanto evoluta Comunità Europea. Siamo alla fine degli anni sessanta ed in Irlanda le case "Magdalene", dedicate a Maria Maddalena, sono piuttosto diffuse. All'interno delle suore "tengono in riga" delle donne che hanno perso di vista la "luce di Dio", riportandole così sulla retta via. Intento lodevole se non fosse per il fatto che queste giovani, e spesso non più tali, vengo tenute rinchiuse, segregate lontano da qualsiasi contatto umano, con un'atmosfera simile ad un lager. La loro colpa? Aver avuto una relazione prima del matrimonio, un bambino o semplicemnete essere state troppo provocanti. Come espiarla? Dieci ore di lavoro duro (in una lavanderia) per sette giorni alla settimana, senza alcuna retribuzione, con vitto scadente, con l'obbligo del silenzio, ma con tanta preghiera! Peter Mullan (gia' attore di "My Name Is Joe") dirige questa storia dai toni dickensiani dove tre ragazze vengono, per motivi diversi, rinchiuse in una delle case "Magdalene". Bernardette (l'esordiente Nora-Jane Noone) è un'orfana che, secondo la sua direttrice, ha il destino dell'ammaliatrice e per questo deve essere "raddrizzata", Rose (l'irlandese Dorothy Duffy) ha invece avuto un bambino senza però avere un marito, peccato mortale, il padre decide quindi di dare in adozione il piccolo (per evitare che sia un bastardo - sostiene lui) e di seppellire la figlia nell'istituto ed infine Margaret (Anne Marie Duff / "Enigma"), che è stata violentata da un cugino, sarà anche lei destinata alla "correzione". Le ragazze vengono spogliate di ogni identità, a cominciare dai nomi, e costrette ad una serie di soprusi fisici e psicologici che minerebbero anche la volontà più forte. Sotto la sadica e rapace guida della Sorella Bridget (Geraldine Mc Ewan / "Enrico V") percorreranno tutti gli abissi della disperazione e dello sconforto, incapaci di reagire in alcun modo, ormai plagiate dalla volontà delle suore. Di contro l'opulenza della vita di queste dedite all'accumulo di denaro alle spalle delle loro "protette". Alla fine se deve essere fatta una scelta sarà sempre il Dio Denaro a vincere. Risulta chiaro che l'unico modo di uscire da questa prigione di una vita senza speranza può essere solo la morte o, peggio ancora, la presa dei voti che trasformerà le ragazze nel loro peggiore incubo: le suore stesse. Ben diretto e ben giarato, senza gli artifici di effetti particolari e con l'utilizzo della camera a mano o al limite su cavalletto, il film riesce a colpire lo spettatore lasciandolo attonito. Anche la crudezza del commento musicale ben si adatta al clima della pellicola (indimenticabile, però, la musica d'apertura del matrimonio irlandese)".

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La Repubblica - "Esistiamo davvero, noi Maddalene, ci hanno cambiato nome, ma io sono Mary. Ho 70 anni e sono stata la prima a parlare nell'85, chiamavo i giornali, le radio, nessuno mi credeva. Dire male delle suore? Non si poteva, non nella cattolica Irlanda". Mary Norris è nata nel 1932 a Sneem nella contea di Kerry, da Daniel e Brigid Cronin che avevano una piccola fattoria e otto figli. Mary era la figlia più grande. Suo padre morì di cancro che lei aveva undici anni, l'ultima sorellina appena sei mesi. "A 16 anni (…) per 12 cent mungevo le mucche, cucinavo, lavavo e pulivo. Una volta a settimana andavo al cinema, era la mia unica passione. Chiesi il permesso per andarci un'altra volta, ma la padrona disse no. Ci andai lo stesso. (...) Mary nel 1950 smise di esistere. "Venni trasferita al Good Shepard a Cork. (…)Lì dentro persi tutto: dignità, identità, nome. Non potevi parlare, dovevi solo pregare ad alta voce, lavorare e baciare i piedi della statua di Santa Maria Goretti. (…) Il lavoro era duro: era una vera lavanderia. I panni venivano dagli ospedali, sporchi di sangue e noi non avevamo guanti. Le suore facevano una fortuna, noi neanche una lira. Sono stata lì per due anni, senza paga. Mi sono salvata grazie ad una zia che avevo in America e che continuava a chiedere mie notizie. (…) Veramente il Vaticano crede che il film sia esagerato? Preferisco la posizione del vescovo Willy Welsh che parla di necessario ripensamento. (…) Non vado più a messa e nemmeno le mie sorelle. Continuo a credere in Dio, ma non nella chiesa. Non voglio una cerimonia religiosa quando muoio, non l'ho voluta nemmeno quando mi sono sposata. Mi definisco cristiana, non cattolica. Devo credere. Perché chi ci ha rubato la vita non deve trovare il paradiso".

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L'Espresso - Il lavoro vi renderà liberi: era il motto crudele e beffardo vergato sui muri dei lager nazisti. Mentre si assiste al film The Magdalene Sisters ci si aspetta invece che compaia prima o poi la scritta: "Lavare i panni libererà le vostre anime", vero mister Mullan? (…) La domanda lo fa sorridere: «"l paragone mi sembra esagerato", risponde: "Un fatto però è certo: da molti anni il papa è impegnato a chiedere perdono per i crimini commessi dalla Chiesa. Dal genocidio degli indios perpetrato in nome di Dio, allo scandalo dei preti pedofili. Ma finora non ha fatto parola delle Case Magdalene. Chissà che questo film non lo aiuti a ricordare". "In realtà - dice il regista - quei conventi erano delle lavanderie ad alto profitto, gestite con metodi che negavano anche quei pochi diritti umani garantiti dalle prigioni. Punizioni severe, umiliazioni morali e fisiche erano all'ordine del giorno." (…) Il fatto incredibile è che non parliamo del Medioevo. Il film di Mullan si svolge nel 1964, epoca in cui molte donne nel resto del mondo stavano conquistando nuovi spazi di libertà e di emancipazione. Ci si domanda come tutto questo sia potuto sopravvivere per tanto tempo. "È evidente che i conventi delle Magdalene hanno resistito così a lungo grazie alla connivenza fra la Chiesa e le famiglie delle povere ragazze - aggiunge Mullan: "L'oppressione della donna è stata ampiamente tollerata da una società fondata su un'educazione patriarcale violenta e intollerante. (…) L’ultimo istituto è stato chiuso solo nel 1996; l'anno dopo Joni Mitchell scriveva The Magdalene Laundries, canzone diventata in seguito il manifesto di protesta delle sopravvissute". Un destino che con ogni probabilità seguirà anche questo film, molto applaudito a Venezia. 

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Il Messaggero - Ragazze all’inferno nell’Irlanda anni ’60. L’inferno è gestito da suore ed è uno dei molti centri correzionali attivi fino al ’96, le case di Maddalena, riservate a ragazze abbandonate dalla famiglia, in realtà lucrosi lager-lavanderia in funzione 364 giorni l’anno. Umiliazioni, torture fisiche e poche uscivano, nessuno ne parlava. Cast superlativo grazie a un attore-regista che scavalca d’un balzo il film-denuncia. 

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Ciak - Il film è una denuncia delle violenze subite da migliaia di ragazze all’interno di istituti religiosi, realmente esistiti per quasi un secolo (l’ultimo è stato chiuso nel 1996), chiamati Magdalene, dal nome del personaggio biblico della prostituta Maddalena, (…) vere e proprie lavanderie industriali, usate dalla Chiesa Cattolica per ottenere vantaggi economici. Spesso le ragazze che vi erano rinchiuse, considerate "cadute dalla grazia di Dio" (…) rimanevano lì dentro per tutta la vita, con il consenso delle famiglie ossessionate dalla reputazione. (…) Il film nasce dalle testimonianze autentiche di donne vissute in quell’inferno e Mullan ha dichiarato di "aver perseguito una regia tesa alla ricerca della verità". 

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Il  Corriere Della Sera - Essere chiamate Magdalene's girl fino a pochi anni fa, tra Irlanda e Inghilterra, non era certo un complimento. Il termine indicava le «cattive ragazze», quelle che avevano dirottato dalla retta via. Peccati quasi sempre legati al sesso: figli nati fuori dal matrimonio, stupri spesso dentro le mura domestiche, ma anche un’eccessiva avvenenza fisica, indizio sicuro di pericoli morali in vista. Abbastanza per bollarle a vita, farle cacciar di casa, e farle chiudere in un «Magdalene», rifugi per donne che, trasferendo la metafora nella realtà, avevano scelto il lavare panni altrui quale mezzo di redenzione. Da qui il titolo del film dello scozzese Peter Mullan. (…) A fine anni Sessanta in Gran Bretagna ne esistevano ancora una cinquantina, circa la metà nel sud Irlanda - racconta Mullan -. Dentro quelle mura sono passate circa 30 mila donne, molte vi sono rimaste fino alla morte. Trattate come prigioniere, senza poter mai uscire, seviziate e umiliate nel corpo e nell'anima. Mai pagate un cent per un lavoro massacrante, fonte invece di buoni incassi per le religiose. L'ultima "lavanderia Magdalene" è stata chiusa nel 1996. A determinarne la fine, più che un'illuminazione dall'alto è stata l'invenzione e la diffusione della lavatrice, che ha vanificato quel lavoro artigianale". 

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La Stampa - La pellicola, ambientata nell’Irlanda degli Anni Sessanta, racconta la storia di quattro ragazze, rinchiuse nei terribili conventi Magdalene (il nome deriva dalla figura biblica di Maria Maddalena, ex prostituta che si pentì davanti a Cristo), gestiti dalle Sorelle della Misericordia per conto della Chiesa cattolica, per espiare quelli che venivano considerati peccati: essere madre nubile, essere troppo avvenente o troppo brutta, essere vittima di uno stupro. Il film si annuncia come un duro atto di accusa contro la Chiesa. Le suore costringevano le donne a lavorare otto-dieci ore al giorno, sette giorni su sette, senza retribuzione. Molte di loro morivano di stenti.

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