Domenico Letizia
la figura di
Giuseppe Sarno, tra etica hegeliana e anarchismo
Una personalità
meridionale degna di meritevole attenzione culturale è Giuseppe Sarno, avvocato
napoletano, appassionato e culture di filosofia hegeliana, cresciuto come
discepolo della destra hegeliana all’Università di Napoli di Augusto Vera,
politicamente estremo tra gli estremi, anarchico, come ricorda Benedetto Croce
nella prefazione al volume del Sarno L’anarchia
dedotta dal sistema hegeliano. Giuseppe Sarno, sempre nel ricordo di Croce,
fu un uomo onesto, amante del confronto e del dibattito tra uomini di elevate
qualità morali e culturali, al di là delle fedi, dei partiti e dei concetti.
Nel volume citato, la dedica va al maestro, filosofo napoletano di diritto
pensale, Enrico Pessina, senatore, e ministro dell’Agricoltura durante il
governo Depetris, fondatore della rivista giuridica “Il Filangieri” e a sua volta allievo del filosofo Pasquale Galluppi.
Pessina difese il Sarno quando fu accusato di complottare come anarchico.
Sarno fu protagonista di
un dibattito con l’antihegeliano e repubblicano Giovanni Bovio, padre del poeta
Libero Bovio, che riteneva la forma
repubblicana a metà strada fra la monarchia e l'anarchia, vale a dire fra
l'ipertrofia dello Stato e la sua totale anarchica abolizione. Non a caso,
quando l'anarchico Gaetano
Bresci compì
l'attentato contro Umberto
I, il filosofo
repubblicano invitò tutti gli anarchici a desistere dalla violenza. Sarno con L’anarchia dedotta dal sistema hegeliano,
nega dialetticamente la teoria che porgeva allo stato e contemporaneamente respingeva
le formulazioni comuniste, diffuse in quella metà dell’Ottocento. In Germania,
tra gli scolari della sinistra hegeliana, veniva fuori, nel 1845, la imponente
visione di Max Stirner con L’Unico e la
sua proprietà”, della quale poco si era discusso nella stessa Germania,
cosicché il Sarno, come tutti gli altri cultori hegeliani italiani, non ne
sapeva nulla. Tra il 1840 e il 1848, ci ricorda sempre Croce, il sistema
hegeliano era stato tirato a diversi ed opposti sensi in quella
politicizzazione e decadimento della imprimente filosofia idealistica (che
decenni, decenni e decenni dopo l’eretico radicale Ernesto Rossi definì come un
boccale di birra con poca birra e molta schiuma) e il Sarno giunse per via
propria a quella critica deduzione dell’anarchia della filosofia di Hegel.
Il percorso di pensiero del Sarno partiva dall’idea di svolgimento di
Hegel, inteso diversamente dall’evoluzione, concetto molto in voga nelle
scienze ottocentesche, poiché è un processo in cui coincidono svolgimento
storico e svolgimento logico, si concatenano e sorgono, ciascuna al suo posto,
per logica necessità. Il genere umano nel corso della sua storia partendo dal
caos anarchico è passato nel corso dei secoli attraverso le varie forme del
potere statuale, monarchico assoluto e temperato, oligarchico e feudale, ma lo
stato è una forma inadeguata alla pienezza dell’idea, contenendo insoluta la
divisione tra dominanti e dominati, governanti e governati, e secondo la logica
hegeliana, lo stato dopo essersi nutrito delle più svariate forme ed
esperienze, deve rimettere a capo un ritorno all’inizio, all’Anarchia, resa
pura, armonica e razionale dopo la secolare e millenaria esperienza statuale.
La logica che domina tale considerazione è quella, fondamentale, della tesi,
antitesi e sintesi, come similmente elaborò Marx, ritendendo però che la storia
cominciasse con il “comunismo primitivo”.
Furono tali considerazioni, che convinsero Croce, nel 1947, come lui
scrisse nei quaderni della “Critica”,
a ristampare l’opuscolo del Sarno, sebbene in tale narrazione rientrino i figli
del Sarno, seguiti dal Croce, poiché il “buon Sarno” nato nell’avellinese, a
Cesinali, morì poco più che cinquantenne nel 1896 e la sua morte lasciò senza
padre due fanciulli, uno dei quali, Antonio e il minore Giuseppe e quest’ultimo
si rivolse proprio al Croce, dopo il suicidio del fratello maggiore, ma questa
come si suol dire, concludendo con l’apertura di un nuovo capitolo, è un'altra
storia. Il mio invito è semplicemente e
profondamente quello di produrre ulteriore ricerca e materiale sulla figura,
pregevole e dimenticata, di Giuseppe Sarno.
“Fogli di Via”, marzo-luglio 2013