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Manuale HTML (appendice B: pubblicare informazioni su Internet)

Uno degli aspetti innovativi di Internet è la facilità con la quale è possibile non solo reperire, ma anche diffondere informazione. L'utente occasionale della rete tende spesso a limitare questa possibilità ai casi più ovvi: posta elettronica, messaggi a liste e newsgroup. L'universo di World Wide Web è visto solo come oggetto di fruizione: la sua 'costruzione' è considerata appannaggio di un gruppo ristretto di 'esperti' del computer, capaci di dominare le esoteriche istruzioni di HTML, il linguaggio utilizzato attualmente per creare le pagine 'multimediali' della grande ragnatela mondiale.

Le ragioni per le quali la diffusione di informazioni attraverso WWW è talvolta ritenuta fuori dalla portata di un utente ordinario sono fondamentalmente due. Da un lato, HTML è visto come un linguaggio 'informatico' e dunque per definizione complicato. Dall'altro, per pubblicare una (o più) pagine su World Wide Web è necessario disporre dell'accesso a uno dei server collegati permanentemente alla rete. E il termine 'server' tende ad evocare un supercomputer inaccessibile, una macchina circondata da tecnici in camice bianco e lontana anni luce dal personal computer poggiato sulla scrivania di casa.

Come il lettore avrà forse già intuito, entrambi questi pregiudizi sono totalmente infondati. HTML non è un linguaggio di programmazione, ma un assai più semplice linguaggio di marcatura, e se i due termini possono suonare egualmente astrusi alle orecchie di un profano, la realtà alla quale si riferiscono è assai diversa: come si è già accennato nel testo, un linguaggio di marcatura è concettualmente assai vicino, ad esempio, alle convenzioni adottate da un correttore di bozze per 'marcare' del testo da stampare in corsivo o in grassetto; se vogliamo, le stesse sottolineature che molti di noi utilizzano per evidenziare passi e sezioni del testo che stanno leggendo sono una forma di marcatura. Uno degli obiettivi di questa appendice è fornire a chiunque voglia 'vedere dentro la scatola', e provare a preparare documenti 'Internet-ready', gli strumenti di base per farlo: con un minimo di pazienza e di curiosità, si tratta di un compito alla portata di tutti, soprattutto considerando la progressiva moltiplicazione dei programmi di videoscrittura capaci di salvare direttamente un documento in formato HTML.

Quanto ai server, non sono inaccessibili né concettualmente né praticamente; molte delle macchine che sono dietro alle complicate URL della rete sono in tutto analoghe a quelle che abbiamo sulla scrivania - e quand'anche così non fosse, per pubblicare una pagina in rete non c'è alcun bisogno né di possedere, né di saper usare un server: basta disporre di un po' di spazio sul suo disco rigido. Spazio che molti fornitori di connettività saranno felici di affittarci, a prezzi a volte poco più che simbolici o addirittura gratuitamente.

Insomma: mettere informazioni su World Wide Web è facile, economico e - se possiamo permetterci un'osservazione valutativa - anche 'politically correct': perché si contribuisce a rendere la rete patrimonio collettivo, si allarga l'offerta informativa, e si evita di lasciarla unicamente nelle mani della grande industria e (anche questa è in fondo un po' una casta!) dei 'guru' dell'informatica.

Affittare spazio macchina o realizzare un proprio server?

Supponiamo dunque di aver deciso di compiere il grande passo: o perché abbiamo deciso noi stessi di cimentarci con HTML (nella pagine che seguono vedremo che l'operazione è alla portata di tutti), o perché, in qualità di responsabili di una ditta, di una associazione, o semplicemente dell'organizzazione di un convegno, desideriamo una 'vetrina' in rete per la nostra offerta informativa (e magari anche per la nostra offerta di beni e servizi). Da dove cominciare?

Una prima decisione che dobbiamo prendere è se affittare spazio macchina da qualcuno, o realizzare in proprio un nostro server. Vediamo di capire esattamente qual è la differenza concettuale (ed economica) fra le due alternative.

Affittare spazio macchina

Affittare spazio macchina vuol dire, come si è accennato, 'noleggiare' una porzione del disco rigido di una macchina connessa alla rete, per pubblicarvi le nostre pagine HTML. Normalmente, si tratterà della macchina del nostro fornitore di connettività [122], o di uno dei tanti 'Web space provider' sparsi per la rete. Facciamo un esempio pratico, e supponiamo di voler inserire in rete un insieme di pagine, illustrazioni e informazione varia (magari un file sonoro, o un catalogo di prodotti completo di modulo d'ordine). Queste pagine potrebbero essere tranquillamente realizzate da noi sul computer di casa o dell'ufficio: come vedremo, gli strumenti per farlo sono alla portata di chiunque; oppure potrebbero essere realizzate da una società di servizi ingaggiata allo scopo, e capace di assicurare al nostro sito un elevato livello di progettazione informativa e grafica. Naturalmente, sarà importante che il server che ci ospita sia facilmente raggiungibile dagli utenti della rete, disponga cioè di linee-dati sufficientemente ampie in rapporto alla quantità di persone che vi accedono. Non ha invece importanza la sua collocazione fisica: sia che si trovi in Italia, sia che si trovi, ad esempio, negli Stati Uniti, accederemo al server con una connessione via Internet, cioè - come è tipico della rete - a costi indipendenti dalla distanza. I soli problemi possono essere di immagine, dato che se il server è negli Stati Uniti l'indirizzo delle nostre pagine potrà essere riconducibile a un dominio americano (tipicamente, finirà per '.com') anziché italiano ('.it').

Consulteremo dunque le offerte relative al noleggio spazio macchina di un certo numero di fornitori. Tenete conto che alcuni, oltre a far pagare lo spazio su disco rigido, fanno pagare una certa quota anche per il traffico generato (pagheremo cioè di più, quante più persone 'visitano' il nostro sito). In genere, il pagamento a traffico avviene per scaglioni di 50, 100 o 200 Mb mensili di dati e costituisce una buona ragione, assieme alla velocità di trasferimento, per tenere 'leggere' le nostre pagine. Non comporta comunque un aggravio di costi eccessivo - tanto più che corrisponde al nostro 'successo' in rete.

Quanto dobbiamo preventivare di spendere? È difficile fornire cifre esatte. Spesso, un individuo o un'associazione no-profit possono inserire un certo numero di pagine gratis o con forte sconto presso il proprio fornitore di connettività, a patto che il traffico generato non sia eccessivo: in Italia, MC-link (http://www.mclink.it), Tin (http://clubnet.tin.it), Infostrada (http://www.libero.it) e Tiscali (http://www.tiscalinet.it) ad esempio, mettono a disposizione un servizio di questo tipo. Se gli scopi non sono commerciali, prezzi assai bassi sono garantiti anche da alcune società americane: Webcom, una delle più utilizzate (http://www.webcom.com), fa pagare ad esempio pochi dollari anche per servizi sofisticati, come la gestione di liste di discussione e molto altro. Geocities (http://www.geocities.com) è una delle 'comunità telematiche' più note e offre il proprio spazio gratuitamente, a patto di accettare alcune condizioni (es. il logo di Geocities in ogni pagina). Per avere un elenco aggiornato di siti e provider che offrono servizi di questo tipo, basterà ricorrere, al solito, a Yahoo! (http://www.yahoo.com).

I prezzi per servizi commerciali sono naturalmente più alti; tuttavia, con una cifra che parte (a seconda della quantità di materiale inserita in rete, dei servizi offerti, ecc.) dal milione di lire annuo [123] si dovrebbe essere in grado di inserire in rete un sito completo, piuttosto elaborato e con un traffico abbastanza sostenuto. I prezzi di un fornitore italiano sono in media più elevati di quelli praticati sul mercato americano [124], ma il vantaggio di 'trattare' nella nostra lingua (specie se non si ha grande familiarità con l'uso della rete) e di figurare all'esterno come sito italiano possono rendere comunque utile la maggiore spesa.

Oltre ad affittare (e riempire) lo spazio macchina, dobbiamo anche decidere con che tipo di indirizzo renderci 'visibili' all'esterno. Normalmente, se il nostro fornitore di spazio Web ha un indirizzo del tipo 'fornitore.it' e la nostra ditta si chiama, poniamo, 'Pippo S.r.l.', le nostre pagine saranno raggiungibili all'indirizzo 'http://www.fornitore.it/ pippo'. Ma non sarebbe più prestigioso un indirizzo del tipo 'http:// www.pippo.it'? Probabilmente sì - e per averlo non è nemmeno necessario disporre di un proprio server: è sufficiente registrare il dominio (in Italia presso la Registration Authority italiana, http://www.nic.it/) e associarvi, creando un cosiddetto virtual host, la porzione (directory) di disco rigido noleggiata. Due pratiche delle quali si occuperà volentieri (ma non gratis) il nostro fornitore di spazio Web, oppure la società alla quale abbiamo affidato la realizzazione delle pagine.

Realizzare un proprio server

Se affittare spazio macchina è così facile, quand'è che conviene invece 'mettersi in casa' un server? Intuitivamente, in tutti i casi nei quali l'informazione da immettere in rete è davvero molta, e vogliamo controllarla direttamente. Una grande industria, una banca, un ente di ricerca vorranno probabilmente disporre di un server interno per motivi di sicurezza, di prestigio, ma anche e soprattutto di comodità (anche tenendo conto della possibilità di utilizzare tecnologie Internet per collegamenti di rete interni, realizzando una Intranet). Tenete conto, comunque, che la realizzazione e la gestione di un server Internet hanno costi ben superiori a quelli dell'affitto di spazio macchina. E questo non tanto per il costo delle macchine, quanto per la necessità di disporre di personale qualificato per configurarle e farle lavorare: la manutenzione di un server Internet richiede competenze da amministratore di sistema, e si tratta di competenze che hanno il loro prezzo.

Per farsi una idea di massima, si consideri che una connessione diretta a Internet da 64 Kb - il minimo consigliabile - ha un costo annuo di una trentina di milioni, che un computer di potenza sufficiente a gestire un server ha un costo che si aggira attorno ai 7-8 milioni, che il prezzo del software non dovrebbe superare i 4 milioni e che la consulenza di un amministratore di sistema esperto può costare anche un milione al giorno. Doveroso ribadire che queste sono cifre assolutamente indicative e che non tengono conto di numerosi fattori (non si è parlato ad esempio dei gruppi di continuità, che assicurino il funzionamento delle apparecchiature anche in caso di black-out, delle unità di backup per la sicurezza dei dati, ecc.).


Note

[122] La quasi totalità dei provider che vendono abbonamenti a Internet, a richiesta, noleggia (e spesso regala) anche 'spazio macchina' per pagine HTML.

[123] Da queste cifre sono naturalmente esclusi i costi di progettazione e realizzazione grafica del sito, che se ci si affida a professionisti del settore possono essere anche piuttosto alti (ma la qualità delle nostre pagine in genere ne trarrà notevoli benefici).

[124] Questo soprattutto a causa della politica tariffaria Telecom Italia, che offre i suoi servizi agli Internet provider (alcuni dei quali in regime di monopolio) a prezzi anche 8 volte più elevati rispetto a quelli praticati in altri paesi.



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