ENERGIA ELETTRICA E TERRITORIO:
QUALE RUOLO RICOPRE L’ENTE LOCALE?
I Verdi Alternativi di Santarcangelo, in sintonìa con la posizione assunta dai Verdi (Sole che Ride) di Forlì-Cesena, ritengono che la proposta della centrale termoelettrica illustrata ai capigruppo da E.On Energie/Buzzi Unicem debba essere rigorosamente analizzata partendo dalla programmazione pubblica. Nella situazione delineata, infatti, all’Ente locale è riservato un ruolo marginale, mentre dovrebbe spettare a questi la decisione su come deve essere il proprio territorio e come questo debba svilupparsi. La scelta, aggiunta a quella di Amia, contribuisce ad orientare le politiche energetiche di un territorio superiore alla stessa estensione della provincia di Rimini per un periodo di decine di anni.
Nel nostro caso, tuttavia, la produzione di energia non sembra mirare a soddisfare i fabbisogni del territorio.
L’attuale livello amministrativo che governa Santarcangelo sembra voler ridurre la discussione alla sola indagine ambientale, affrontando la questione del nuovo impianto soprattutto tecnicamente: un modo riduttivo e incompleto in quanto, oltre tutto, elude la possibilità di scelta del modello energetico più consono alla nostra realtà.
Al 1° Forum Internazionale dell’Energia di Milano del novembre scorso, al quale hanno partecipato alcuni degli attori più importanti del business dell’energia, svolto negli stessi giorni in cui la Buzzi Unicem siglava l’accordo con la E.On Energie, si è detto, tra l’altro, che “il problema che noi abbiamo in Italia”, sperimentato negli ultimi dieci anni in ordine a problematiche varie, “è rappresentato dalla difficoltà di ottenere una valutazione positiva e il consenso dell’opinione pubblica ogni qualvolta si tratta di realizzare un impianto di produzione di energia elettrica piuttosto che una linea di trasmissione. Questo problema va affrontato; certamente non possiamo immaginare di militarizzare la realizzazione degli impianti”.
In quell’occasione il prof. Clini suggeriva allora di “fare un contratto con le popolazioni locali per, in qualche modo, ripagarle del costo determinato
dall’insediamento”.
E che altro hanno proposto i tecnici dell’E.On Energie/Buzzi Unicem, se non un contratto con l’Ente e la popolazione locale?
Già da mesi si andava delineando la scelta, caduta anche su Santarcangelo, sostenendo che la “comunità ambientale che riceve l’investimento nel caso della produzione dell’energia elettrica ha diritto ad un compenso”... “Dobbiamo cercare di dare risposta a chi ritiene, a torto o a ragione, di essere penalizzato dalla presenza di una certa tipologia di impianti nel suo territorio, e dobbiamo considerare la possibilità di un rimborso. E dovremmo pensare ad accordi volontari, e forse ad una norma di legge [puntualmente concessa], per dare risposte a domande, che possono avere risposta se non sono viziate da pregiudizi o strumentalizzazioni politiche”. Più o meno le stesse parole pronunciate a Santarcangelo dai vertici dell’impresa.
Ma perché pensare ad una compensazione, ad un rimborso se la centrale termoelettrica trasformerà San Michele e il comune confinante in una sorta di Eden?
Nessun dubbio sull’utilizzazione della migliore tecnologia disponibile per questa centrale. Ma se non provocherà alcun danno, perché pensare ad una regalìa terriera di notevole entità? E perché pensare all’acquisto di terreni vicini come si vocifera a San Michele?
L’eccessiva generosità non ha insospettito gli amministratori, oltre che la popolazione, non solo di San Michele e Poggio Berni?
Il Piano Energetico che la nostra regione sta predisponendo ha come obiettivo la riduzione, entro il 2010, di 7 milioni di tonnellate di emissione di anidride carbonica; il 28% dell’energia dovrà essere rinnovabile ed i consumi dovranno diminuire del 10%. Gli stessi obiettivi del Protocollo di Kyoto, infatti, imporrebbero la riduzione dei consumi, mentre la proliferazione delle centrali va nella direzione opposta.
Un impianto quale quello che si vorrebbe localizzare a Santarcangelo (800 Mega Watt) potrebbe rientrare in un piano come quello allo studio della Regione solo se in sostituzione di altre centrali. In regione, viceversa, sono state presentate proposte di 16 centrali, mentre il deficit sarebbe coperto da cinque centrali da 800 Mega Watt, senza considerare il rinnovabile e la riduzione dei consumi che il futuro Piano Energetico Regionale dovrebbe portare avanti.
I Verdi Alternativi di Santarcangelo, come i Verdi del Sole che Ride di Forlì-Cesena e i Comitati sorti nel forlivese, ritengono prioritaria e fondamentale la conclusione del percorso della programmazione pubblica prima che venga concesso il nulla osta a centrali di questo tipo.
Mirella Canini Venturini
Capogruppo consiliare
VERDI ALTERNATIVI |
Preg.mo Ing. Mauro Vannoni
- Sindaco del Comune di
Santarcangelo di Rom. |
In questi giorni di relativa calma ho riflettuto ancora sulla riunione avuta con i tecnici della Società Buzzi Unicem/E.On Energie. Riflessioni che consegno a Lei, che m’è sembrato non meno preoccupato.
L’Amministrazione Comunale si preoccupa anche, tra l’altro, che la prospettata Centrale termoelettrica che dovrebbe essere localizzata nell’area dell’attuale cementificio a San Michele sia ben accolta dalla popolazione locale. Se così è perché non indice un referendum d’ufficio che coinvolga tutti i santarcangiolesi, senza attendere le inevitabili barricate?
Non ci si può rimettere alle decisioni ministeriali, considerato che a questi poco importa di decidere sulla testa dei cittadini, anche in situazioni che nel tempo - s’è visto - hanno lasciato tanti morti “per strada”, vedove e orfani. Oggi men che mai.
Nell’incontro recente con i tecnici dell’Azienda i diretti interessati si sono preoccupati di presentarci una prospettiva da paradiso terrestre, che a me personalmente ha fatto solo aumentare i sospetti. Il fatto stesso di non aver ricevuto noi stessi alcun documento scritto prima della riunione (né dopo), quando, viceversa, si sarebbe imposta la consegna della documentazione per porci in grado di poter fare osservazioni mirate riferite a documenti certi e sottoscritti, non può che deludere.
L’Azienda ci ha illustrato più che ottimisticamente la sua Valutazione di Impatto Ambientale. Fidarci e lasciarci irretire sarebbe come affidare all’assassino le indagini sul delitto!
Personalmente, a differenza di qualche ottimista collega, forse più ferrato di me nelle materie scientifiche, sono rimasta scettica sulle rassicurazioni dateci in ordine alle emissioni, all’impatto acustico, agli impatti indotti, tutt’altro che secondari, tanto più che non ci è stato dato modo di constatare se la VIA “aziendale” sia stata fatta osservando i canoni della direttiva comunitaria che, fra gli altri, prevede la consultazione preventiva della popolazione interessata.
L’Azienda cederebbe “generosamente” aree al Comune. Queste potranno risarcire i danni pregressi apportati al territorio, insieme agli inevitabili danni futuri?
Ho ben compreso quanta cura abbia posto l’Azienda nel riproporci una propria immagine già fortemente compromessa dalla esperienza passata e presente. La stessa “visita guidata” dall’Azienda ad altra centrale mi dice poco. Altra cosa è andare per conto nostro, fermarci sul posto e indagare a tutto campo.
Il vantaggio proposto dalla Buzzi Unicem/E.On Energie dovrebbe rappresentare una sorta di compensazione di tipo socio-economico all’impatto ambientale costituito dalla centrale stessa?
Che dire, poi, delle infelici argomentazioni addotte per distrarre il nostro pensiero dalla vicinanza del Marecchia, secondo il tecnico già deturpato da escavazioni e altro, quindi a suo dire recuperabile solo a fini venatori? Sarebbe come dire che in presenza di una persona rachitica non ci resta che spezzarle le gambe.
Ripeto: la grande generosità non può che generare sospetto.
Mi si dice, ad esempio, che le acque utilizzate in un sistema di raffreddamento mediante il vapore necessitino di un trattamento che comprende quanto meno l’uso di cloro, ipoclorito, biossido di cloro od altro e antincrostanti quali polifosfati, poliacrilati o altro. Al proposto, che io ricordi, non è stato fatto alcun cenno. Quindi, l’informazione dataci di uno scarico non soggetto ad alcun tipo di inquinamento, potrebbe dimostrarsi quanto meno inesatta.
Non ci è stata data alcuna informazione neppure in ordine alla qualità dei terreni da movimentare in occasione delle operazioni di fondazione e realizzazione dell’impianto.
Lei ha fatto bene a riservarsi di incaricare consulenti ad hoc, ma io torno ad insistere sulla proposta di
referendum preventivo, tra l’altro già compreso nello Statuto recentemente adottato.
Probabilmente questa mia farà la fine delle precedenti in ordine alla gestione del canile riminese, datate 22 gennaio e 15 marzo 2002, tuttora senza risposta.
Cordiali saluti
Mirella Canini Venturini
Capogruppo Consiliare
Verdi Alternativi
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