Da Repubblica
venerdì 16 giugno |
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Il futuro è l'idrogeno pulito e
inesauribile
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Carlo Rubbia, presidente dell'Enea, considera
positiva la scelta tedesca
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Abbiamo trovato
interessante questo articolo di Repubblica, che riportiamo per intero a fondo pagina.Ora si punta sull'idrogeno e l'Italia sperimenterà
proprio in Cina l'autobus a idrogeno che si sta mettendo a punto a Torino.
"L'arma migliore che abbiamo in mano è l'abbinata celle a combustibile e
idrogeno. Le celle a combustibile sono un sistema che permette di arrivare
all'elettricità senza passare per la combustione, cioè evitando il processo che causa il
disastro delle città e il rischio di mutamento climatico. E l'idrogeno assicura
flessibilità perché si può ottenere da varie fonti: metano, alcol, carbone, acqua".
Rubbia vede nella scelta tedesca di abbandonare il nucleare un netto segnale di svolta
industriale: "
è arrivato il momento di tirarci su le maniche e pulire
le fonti di energia tradizionali". Secondo lui, l'unica soluzione è
quella di trsformare in idrogeno i combustibili fossili, come il metano, intrappolando a
grandi profondità l'anidride carbonica emessa. Tra vent'anni avremo le energie
rinnovabili.
Che cosa pensa Rubbia dei sistemi di abbattimento, filtri o altro usati per catturare le
particelle inquinanti emesse dalla combustione e che dovrebbero rendere le centrali
"pulite" ?
"No, quelli sono pannicelli caldi."
Nostra conclusione: stiamo per costruire una centralona che fra quattro anni, quando
entrerà in funzione, sarà già superata, ma che continuerà a inquinare per altri
vent'anni almeno. Abbiamo proprio bisogno di pannicelli caldi?
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"Il
futuro è l'idrogeno pulito e inesauribile"
Carlo Rubbia, presidente dell'Enea, considera positiva la scelta tedesca
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - La decisione di Berlino sarà l'8 settembre del
nucleare, il trampolino di lancio delle ernergie alternative?
"Veramente mi sembra un compromesso", risponde al telefono Carlo Rubbia, il
presidente dell'Enea appena tornato da un viaggio in Cina per sondare il più importante
mercato asiatico. "È come se uno dicesse che vuole smettere di fumare perché fa
male e aggiungesse che tra vent'anni non comprerà più un pacchetto di sigarette. I
trent'anni di funzionamento concessi alle centrali tedesche rappresentano la loro intera
vita: per quegli impianti non muterà niente".
Ma l'assenza del ricambio blocca la programmazione. Gli investimenti si fermano.
"Corretto. E questo creerà uno spazio industriale maggiore per la reale esigenza
energetica del nostro tempo: una fonte a emissioni zero".
Anche il nucleare ha emissioni zero.
"Diciamo che in questo caso c' è una doppia possibilità: il tutto o il nulla,
niente emissioni o il disastro. La probabilità della catastrofe è estremamente bassa, ma
le conseguenze di un incidente possono essere devastanti. È una tecnologia che non ha
sviluppato garanzie sufficienti per evitare il rischio Cernobyl. E poi, anche in caso di
buon funzionamento degli impianti, resta il problema scorie. Le centrali tedesche
continueranno a produrre rifiuti radioattivi per i quali non è stata messa a punto una
soluzione".
Dunque è critico nei confronti della decisione di Berlino. |
Gli ambientalisti considerano ideale il percorso acqua-idrogeno che azzera le emissioni.
"È vero, ma richiede un forte consumo di elettricità. Tra vent' anni, quando le
rinnovabili saranno convenienti, può essere una soluzione. Oggi è un modo per spostare
l'inquinamento".
Allora con cosa accendiamo la luce?
"Usando in maniera pulita i combustibili fossili. Cioè utilizzandoli solo come
sorgente di idrogeno. In Italia la soluzione ideale è il metano: è facilmente
disponibile e si può trasformare in idrogeno evitando tutte le emissioni con l'eccezione
dell'anidride carbonica, che è un gas serra.
Ma si può risolvere il problema intrappolando questo gas a grandi profondità".
Come ha reagito Pechino alla proposta di una collaborazione basata sull'idrogeno?
"L'accoglienza è stata molto buona: abbiamo gettato le basi per un proficuo rapporto
di collaborazione. E voglio sottolineare un punto importante. La Cina è un mercato enorme
che cresce a velocità impressionante. Per alimentare questo gigante ci sono solo due
possibilità: il nucleare, su cui per la verità Pechino insiste ancora, e il carbone, che
da solo basterebbe per tre secoli. È evidente che dal punto di vista della sicurezza
planetaria la scelta migliore è il carbone, ma bruciarlo vuol dire riempire il cielo di
gas serra".
Si può scegliere solo tra un rischio e l'altro?
"No. La nostra proposta è prendere il carbone dalle miniere, trasformarlo in
idrogeno e portarlo in città sotto questa forma. I cinesi sono interessati e la
possibilità è concreta".
Che ruolo potrebbe giocare l' Italia?
"È nato un rapporto di collaborazione centrato sulla scommessa idrogeno. A settembre
le persone che abbiamo incontrato a Pechino verranno in Italia: si sono già dichiarate
disponibili a sperimentare in Cina l'autobus a idrogeno che stiamo mettendo a punto a
Torino". |
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