Centrali Termoelettriche:
orgia di ciminiere o “opzione zero”
CENTRALI
PROGETTATE
Richieste
di connessione al 31 dicembre - Fonte: Gestore di rete
|
Impianti
termoelettrici
|
Impianti da
fonti rinnovabili
|
Totale
|
|
N.
|
MW
|
N.
|
MW
|
N.
|
MW
|
Nord*
|
68
|
38.540
|
19
|
430
|
87
|
38.970
|
Centro*
|
57
|
32.012
|
149
|
4.138
|
206
|
36.150
|
Sud
|
48
|
26.908
|
175
|
6.666
|
223
|
33.574
|
Isole
|
1
|
360
|
129
|
5.546
|
130
|
5.906
|
Italia
|
174
|
97.820
|
472
|
16.780
|
646
|
114.600
|
Quello che vedete nella tabella è
il risultato della liberalizzazione del mercato dell’energia e
dell’approvazione del D.L.1125 definito “decreto sblocca
centrali”. Abbiamo veramente bisogno di costruire tutte queste
nuove centrali? Qual è l’attuale fabbisogno di energia
elettrica? Quant’è la produzione attuale, le importazioni e
quali sono le eventuali soluzioni alternative? Queste sono le
domande che tutti si pongono.
Ebbene, quattro sono le cifre ufficiali da cui partire per qualsiasi
ragionamento.
·
Il fabbisogno di energia, che a dicembre 2001 è stato di 52.000
Mw.
·
La capacità produttiva installata, che oggi ammonta a 76.400 Mw.
·
Le importazioni, che ad
oggi ammontano a 6.000
Mw.
Apparentemente, quindi, non
dovrebbero esservi problemi di alcun tipo; invece, ecco la
sorpresa.
·
L’energia effettivamente disponibile a soddisfare il fabbisogno
di punta è di 48.770
Mw.
Ben 27.700 Mw,
ovvero
il 36,25%,
della capacità produttiva è “indisponibile”.(fonte GRTN)
Se sulla grande stampa, sulle
televisioni nazionali, si aprisse una discussione vera, tutti
capirebbero
che recuperando anche solo
una minima parte di questa energia indisponibile, attraverso una attenta programmazione
degli “arresti di lunga durata”, della gestione delle “manutenzioni
programmate”
e delle “avarie”
degli impianti termoelettrici, si potrebbero recuperare all’uso almeno 5/6.000 Mw
di
quei 27.700 indisponibili.
Tutti saprebbero
che la sola riconversione
delle centrali esistenti, dal ciclo a vapore a ciclo combinato(CCTG),
porterebbe
ad una produzione aggiuntiva di oltre 10.000 Mw. (fonte FNLE-CGIL).
Tutti saprebbero che riconvertire
gli impianti esistenti costerebbe molto meno che installare nuovi impianti (il costo di riconversione,
stimato
dall’Enel
in 550 milioni di lire per Mw, è pari al 35/40% di quello di un
impianto nuovo).(fonte
FNLE-CGIL)
Tutti capirebbero che un maggior
utilizzo del parco centrali esistenti consentirebbe di incrementare notevolmente
la produzione di energia elettrica senza inquinare altri siti,
senza sfregiare altri territori, senza penalizzare altre
popolazioni.(
fonte FNLE-CGIL)
E il black
out
tanto enfatizzato dal Ministro Marzano?
Basta leggersi la relazione del GRTN
(Gestore
della Rete Nazionale)
nell’audizione del 28.02.02, alla Commissione Att.
Produttive, dove, a proposito delle azioni per garantire la
sicurezza
degli approvvigionamenti afferma, tra l’altro, …”Positive
sono le prospettive di rientro in servizio di impianti adeguati. Una via
certa per non degradare la sicurezza e la qualità del servizio è la ricollocazione
dei periodi di indisponibilità
lunga di impianti
sino all’entrata di nuova generazione”.
Oppure quanto afferma il Dipartimento
Energia-Ambiente Fnle-Cgil nel documento”Alcuni effetti del decreto legge sulle centrali”,
dove si dice, tra l’altro”…se
il problema è quello di
evitare rischi di mancanza di potenza in rete dovrebbe essere inserito con urgenza il
concetto di
obbligo a produrre
per tutti i produttori abilitati a rifornire la rete nazionale.
Tale obbligo scatterebbe nei casi di emergenza e nessun produttore
vi si potrebbe sottrarre per presunte questioni di mercato. …..per
evitare degenerazioni di
tipo californiano”.
In realtà un black out
è
in atto, ed è quello che i mass
media nazionali
stanno costruendo su questi dati scandalosi, inaccettabili, che,
occultati ad arte, consentono
al partito delle ciminiere
e alla
Casa... degli affari di sostenere la necessità
di costruire centinaia di nuove centrali, impedendo alla gente
comune di capire e chiedersi
perché
il
36,25%
della capacità produttiva di energia è indisponibile.
La nostra provincia è
pesantemente coinvolta in queste scelte demenziali. Ai confini con la Lombardia due centrali hanno già ricevuto
il via
libera,
quelle di Voghera
e di Sannazzaro dei Burgundi, mentre quella di Casei Gerola è in fase di stallo; la
più grande, quella di Spinetta Marengo , da 1.200 Mw, ha iniziato l’iter
amministrativo e quella di Novi Ligure, da 400 Mw, vicinissima alla città (ex area Ilva) è in fase
di studio avanzato. Dulcis in fundo, un’inceneritore da 120.000 t/a
di rifiuti urbani sta per essere localizzato tra Novi L. e Tortona, mentre
riprende vigore il progetto dell’Alta Velocità (Alta Voracità).
Le ciminiere di questi
impianti diffonderanno nell’atmosfera, sino a 40 Km di distanza,
migliaia di tonnellate di ossido di azoto (tossico), ossido di carbonio, le famigerate micropolveri(
dagli effetti mutageni e canceronegi), anidride carbonica, piogge
acide, ed il tutto andrà a sommarsi alle sostanze inquinanti già
prodotte dalle industrie esistenti. Queste sostanze si
depositeranno sui tetti, sui campi, sulle vigne, ma, soprattutto, nei nostri polmoni, provocando un aumento delle
malattie dell’apparato respiratorio ed in particolare le
allergie nei nostri bambini.
Seri
danni subirà il settore vitivinicolo che, con i suoi vini D.O.C. come il Cortese di Gavi,
è conosciuto in tutto il mondo, e rilevanti saranno anche i
danni di immagine delle numerose industrie
alimentari
presenti nella zona come la Novi, la Pernigotti, la Campari, la Mangini di Bosco Marengo.
Bisogna aver ben chiaro che ciò
che abbiamo di fronte è un grande business di centinaia di migliaia di miliardi che suscita
poderosi appetiti
nel mondo
industriale, finanziario e, ovviamente, politico. Le 646 richeste di nuovi impianti, però, sono la cartina di
tornasole che evidenzia una situazione parossistica, fuori
controllo, che genera proteste sempre più forti tra la
popolazione, e che sta suscitando contrasti e contraddizioni nel
mondo politico, anche all’interno della maggioranza di governo.
Il conflitto creatosi tra le Regioni ed il Ministro in
merito all’esproprio delle competenze regionali in
materia di energia operato dal decreto sblocca centrali ne è il segno più
evidente, e potrebbe
tradursi in un ricorso alla Corte Costituzionale per contestare la
legittimità del decreto stesso.
In questo quadro, un’ipotesi
che preveda
il
congelamento della situazione, il blocco di tutte le nuove
autorizzazioni e degli impianti già approvati in attesa della
definizione del Piano Energetico Nazionale
e dei Piani Regionali,
potrebbe essere un punto di incontro tra interessi diversi ma
convergenti, e coagulare consensi molto più vasti di quanto si
possa immaginare. “L’opzione
zero”
, quindi, può diventare un obiettivo concreto, tecnicamente sostenibile, conveniente sul piano
economico e politicamente praticabile, se saremo capaci di opporci con
decisione e intelligenza tattica, se riusciremo a far scendere in
campo le persone ed a costruire il più ampio schieramento
possibile per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Di una cosa si può essere certi: contro
la volontà della gente non si può andare e se i cittadini scendono in campo, convinti, determinati,
e lottano per difendere i propri diritti e i propri interessi, non
esistono decisioni che non possono essere cambiate.
Bosco Marengo 17.04.2002 Giulio
Armano
La localizzazione
delle centrali e dell’inceneritore corrisponde ai quadratini
inseriti nella mappa.
Le fonti dei dati segnalati sono:
http://www.grtn.it/, http://www.cgil.it/fnle/servizi/doc/marzano_nota.PDF |