L'Esperienza di Jesi (Marche)

La Vallesina avrà tre centrali elettriche a metano, che peggioreranno la situazione ambientale della valle. La lunga lotta contro l'ultima, approvata nel 1999.
A Jesi, cittadina in provincia di Ancona (Marche), si è posto il problema della costruzione di una centrale elettrica nel 1999, con alcune differenze rispetto a noi: la centrale Turbogas sarebbe stata costruita all'interno di uno zuccherificio per garantirne l'alimentazione energetica, con una eccedenza di produzione venduta all'esterno. L'opposizione della popolazione, arrivata a occupare l'aula del Consiglio comunale, e i diversi aspetti della vicenda sono abbondantemente documentati nel sito web del WWF e di un privato.
Un referendum era stato bloccato dal TAR, dopo il ricorso della ditta.
La sinistra, che governava pure regione e provincia, ha accettato l'insediamento, perdendo tuttavia lungo il percorso Rifondazione e i Verdi.

La posizione assunta dal Sindaco di Jesi ha consentito la modifica di due progetti successivi, diminuendone l'impatto sull'ambiente e i rischi per la salute pubblica.

Ecco le richieste dei verdi, che appoggiavano la giunta di centrosinistra, prima del terzo, ultimo e definitivo progetto:
1) richiesta di campagne epidemiologiche annuali
2) la linea per il trasporto dell'energia elettrica avrebbe dovuto essere completamente interrata
3) messa a dimora di essenze arboree per una superficie di almeno 200 ettari
4) facoltà del Comune di sospendere "immediatamente l'attività della centrale elettrica in caso di superamento dei limiti inquinanti concordati", con possibilità di riapertura "solo nel caso di provata riduzione dei fumi"
5) salvaguardia dei livelli occupazionali concordati
6) istituzione di un osservatorio permanente cittadino, in rappresentanza delle circoscrizioni, "che vigili sul rispetto della convenzione e sulle ricadute igienico-sanitarie nei cittadini"
7) cessione gratuita al comune del vapore prodotto (che sarebbe comunque altrimenti sprecato)

Le richieste di Rifondazione:
il consorzio Edison-Sadam avrebbe dovuto farsi parzialmente carico, con 200 milioni l'anno, "degli oneri derivanti dall'espletamento delle funzioni dei professionisti addetti al controllo, analisi e gestione dei dati di rilevamento". Quanto al capitolo delle contropartite a favore dell'ambiente che il Comune di Jesi chiedeva per ospitare la centrale, al Pdci sembravano pochi i due miliardi in cinque anni che il consorzio Edison-Sadam avrebbe dovuto girare al Comune per installare in edifici di sua proprietà pannelli fotovoltaici per l'utilizzo dell'energia solare. Si chiedeva di elevare la somma a cinque miliardi e di destinare parte del finanziamento per incentivare i privati all'utilizzo dei pannelli solari per il riscaldamento dell'acqua domestica
Il progetto avrebbe dovuto contenere anche altri punti: le misure contro l'inquinamento acustico, che nel caso delle turbine sono una spina nel fianco e una rete di misura contro l'inquinamento elettromagnetico, perché non basta misurare l'inquinamento atmosferico.

Il WWF chiedeva alla Regione Marche la rapida approvazione di un Piano Energetico Regionale che non privilegiasse la sola produzione di energia ma fosse finalizzato al risparmio energetico, all'aumento dell'efficienza energetica e all'incremento dell'uso delle fonti rinnovabili.

Il giro di affari e la possibilità di facili guadagni è ovviamente enorme, il tutto in nome della tanto richiesta produzione di energia. Nelle Marche era partita da tempo la corsa delle aziende private alla produzione di energia, oltre alla centrale Turbogas della Sadam di Jesi, è già prevista la centrale API di Falconara Marittima, mentre è stata bloccata la centrale Turbogas di Comunanza nella Provincia di Ascoli Piceno. Altre aziende sarebbero pronte a presentare progetti analoghi in altre aree della regione
Un ricorso al TAR Marche, contro la Regione Marche, è stato avviato dai Comuni di Cossignano, Castignano, e Montalto Marche per ottenere la sospensiva contro l'esercizio della centrale elettrica a biomasse nel Comune di Offida.

Il sindaco di Jesi era riuscito a far accettare all'azienda un valore delle emissioni più basso di quello previsto per legge, "perché non si può valutare l'impatto ambientale di un impianto dalle sole emissioni del proprio camino senza considerare la somma complessiva degli impatti ambientali presenti sul territorio". Tuttavia la convenzione fra il Comune di Jesi e il consorzio Edison-Sadam per tenere sotto stretto controllo la nascita e il funzionamento della centrale termolettrica rischiava secondo alcuni di valere come un semplice pezzo di carta, con impegni scritti, ma sempre derogabili.
"La convenzione è una sorta di scrittura privata, ma un domani nulla esclude che chi ha in esercizio la centrale possa decidere di aumentare il livello di emissioni riferendosi ai limiti del decreto 203 dell'88, quello che fissa per legge i valori massimi delle emissioni".
Si chiedeva pertanto di rimediare con un emendamento allo schema di convenzione, secondo cui tutti i parametri relativi ad emissioni e prelievi indicati nella convenzione come valori non superabili avrebbero dovuto integrare quanto previsto dalla norma nazionale.

 

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