LA
PUBALGIA
di Guglielmo Cerullo
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Per
pubalgia, o meglio sindrome rettoadduttoria, si intende quella patologia
dolorosa degli sportivi che si manifesta a livello della zona pubica e\o
inguinale. Tale sindrome non è rara in alcune discipline sportive come la
pallamano, l’hockey su ghiaccio e prato e gli sport in cui si utilizzano i
pattini, lo sci di fondo, il rugby, ma è nel calcio che raggiunge la sua più
alta incidenza, proprio perché è in questo sport che si verifica una enorme
sollecitazione delle strutture osteotendinee della regione pubica. Quindi quando
parliamo di pubalgia non intendiamo una patologia traumatica acuta, bensì di
una sindrome da sovraccarico, il cosiddetto “over-use” degli anglosassoni.
A livello dell’osso pubico si inseriscono mediante i loro tendini i muscoli
retto dell’addome e grande obliquo, gli adduttori lungo e breve e il muscolo
gracile (Fig. 1).
Nello sport del calcio, fatto essenzialmente di scatti brevi, accelerazioni,
finte e tiri, questi muscoli vengono utilizzati in maniera vigorosa,
determinando notevoli sollecitazioni nel punto dove i loro tendini si
inseriscono sull’ osso pubico (giunzione osteotendinea), fino a poterne
provocare una infiammazione, responsabile della sintomatologia dolorosa.
I fattori favorenti l’insorgenza della sindrome rettoadduttoria, oltre al
sovraccarico, possono essere una non adeguata preparazione atletica
eventualmente associata al sovrappeso dell’atleta, i terreni troppo duri,
quelli troppo pesanti (fango) o quelli sconnessi, i tacchetti molto rigidi.
La pubalgia si manifesta con dolore a livello della regione pubica o inguinale,
che insorge quando le strutture infiammate vengono messe in tensione, quindi
durante l’attività sportiva, nell’atto di calciare o di compiere uno scatto
od un cambio di direzione in corsa. Nei casi più gravi vi possono essere
fastidi anche a riposo. Il dolore si può anche irradiare verso la regione
interna della coscia, verso il testicolo, verso la regione addominale o
perineale. Per tali motivi sarà bene sottoporsi ad un controllo specialistico
per escludere la presenza di altre patologie che possono simulare una sindrome
rettoadduttoria.
La terapia della pubalgia si basa sulla sospensione della attività sportiva,
sull’assunzione di farmaci antiinfiammatori non steroidei e sulla fisioterapia
antalgica (p.e. laserterapia, ionoforesi). Nei casi più resistenti risultano
efficaci le infiltrazioni locali di corticosteroidi.
Un aspetto tipico delle sindromi rettoadduttorie è l’andamento alternante del
dolore con fasi di remissione che permettono la ripresa dello sport, anche se,
come accade spesso, è sufficiente una sollecitazione più intensa per
risvegliare acutamente la sintomatologia che sembrava scomparsa. Ecco perché
una volta che pensiamo di essere guariti, è bene procedere molto gradualmente
con i carichi di lavoro per ottenere un buon recupero fisico.
Alla base della prevenzione della pubalgia vi è lo stretching dei muscoli
adduttori e l’evitare impegni sportivi troppo gravosi in terreni non idonei (Fig.
2).
Legenda
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Figura
1: I muscoli della regione pubica e inguinale;
Figura 2: Gli esercizi di stretching consigliati per la prevenzione e la cura
della pubalgia (la posizione va mantenuta per almeno 10 secondi, ripetendo ogni
esercizio per almeno 3 volte).