La patologia del tendine d'Achille nel calciatore

 

di F.Benazzo, G. Zanon

  II tendine d'Achille è una struttura anatomica nastriforme, costituita da fibrille collagene, interposta tra il tricipite surale ed il calcagno ed è deputato alla trasmissione degli impulsi meccanici derivanti dalla contrazione muscolare del polpaccio al segmento scheletrico realizzando un movimento articolare di fondamentale importanza: la spinta del piede.
Oltre a questo compito fondamentale esercita una funzione tampone nei confronti della contrazione muscolare volontaria e/o involontaria massimale, così frequente nei gesti sportivi, grazie alla presenza di fibre elastiche al suo interno.
Dal punto di vista ultrastrutturale il tendine appare costituito da una modesta componente cellulare differenziata (tenociti) circondata da abbondante matrice extracellulare formata da fibrille collagene di tipo genetico I, proteoglicani ed elastina.

Le lesioni tendinee possono essere classificate, a seconda della loro eziologia,
in traumatiche, microtraumatiche, atraumatiche su base dismetabolica e/o infiammatoria.
Le tendinopatie micro-traumatiche del tendine d'Achille
sono anche definite lesioni da sovraccarico funzionale in grado di determinare la patologia con un meccanismo diretto ed uno indiretto.
Gesti atletici specifici reiterati ed attuati con grande intensita possono determinare alterazioni micro-traumatiche dirette sulle fibrille collagene e sui tenociti, e quindi in ultima analisi attraverso questi sulla componente extracellulare.
II tendine d'Achille, inoltre, possiede di base uno scarso apporto ematico specie al suo terzo medio e, durante la corsa, è sottoposto a: trazione intermittente reiterata con effetto a "corda d'arco", torsione in esercizi che portano il piede in pronazione; anche la stanchezza muscolare favorisce la pronazione funzionale del piede specie al termine di esercizi prolungati effetto a "colpo di frusta" in quanto il tendine segue la pronazione naturale del piede, ma viene bruscamente richiamato in tensione dalla contrazione muscolare della fase di spinta. Questi movimenti causano una netta riduzione dell'afflusso di sangue proprio nel momento di massimo utilizzo funzionale del tendine e I'ischemia che ne consegue, danneggia le cellule e quindi la matrice extracellulare di fibrille collagene ed elastina.

Fattori intrinseci dell'atleta quali dismorfismi e/o difetti torsionali od angolari degli arti, dismetrie, squilibri muscolari tra agonisti e antagonisti, associati a imperfetta coordinazione motoria anche dovuta a stanchezza muscolare, e fattori estrinseci (sovraccarico funzionale, errori di allenamento, anomale risposte elastiche da parte di attrezzature e/o attrezzi sportivi - calzature, clima) facilitano i fenomeni sopra descritti, e causano a medio - lungo termine sofferenza del tendine achilleo.
Dal punto di vista clinico il sintomo comune è il dolore locale ad insorgenza acuta o progressiva esacerbato per lo piu dai movimenti del tendine all'interno della guaina infiammata, edema peritendineo e, in casi ormai cronici, dalla modificazione delle caratteristiche fisiche del tendine (dimensioni, forma, consistenza etc).

Dal punto di vista clinico e anatomo-patologico diversi sono i quadri che si possono presentare in un calciatore.

La peritendinite acuta coinvolge il peritenonio, il foglietto tissutale differenziato che riveste il tendine (formato rispettivamente dall'endotenonio e dall'epitenonio) ed il paratenonio che consente al tendine di muoversi liberamente nei confronti dei tessuti circostanti.
II dolore è acuto, con crepitio locale per deposizione di fibrina, e difficoltà ai movimenti articolari, accompagnato da edema ed ipertermia locale.
Dal punto di vista ecografico il tendine comunque appare circondato da una falda ipoecogena a carattere liquido.
Le peritendiniti in genere regrediscono dopo alcuni giorni con la sospensione dell'attivita sportiva, riposo relativo, gh locale e somministrazione sistemica di FANS.
Puo inoltre risultare utile associare un ciclo di fisioterapia mediante ionoforesi con farmaci antinfiammatori e correnti antalgiche.
Una volta superata la fase acuta, è opportuno iniziare un programma di riabilitazione (allungamento e potenziamento muscolare, esercizi propiocettivi) che ha il duplice scopo di stimolare ulteriormente i processi di guarigione e di prevenire eventuali recidive.
La terapia deve essere tempestiva ed efficace cosi da evitare possibili cronicizzazioni del processo infiammatorio (peritendinite cronica) con caratteristiche stenosanti. La peritendinite puo accompagnarsi a degenerazione progressiva del tendine stesso (peritendinite con tendinosi), che puo peraltro iniziare autonomamente senza sintomatologia acuta pregressa (tendinosi pura). II tessuto tendineo appare degenerato ed alterato nelle sue caratteristiche istologiche ed ultrastrutturali sia focalmente che estesamente.
Dal punto di vista anatomo-patologico, si osserva una variazione dei proteoglicani presenti (condroitin-solfato invece che dermatan e cheratan-solfato) con aumento del contenuto di acqua, dissociazione delle fibrille e perdita dell'impacchettamento fibrillare con sovvertimento delle qualita di resistenza meccanica.
Clinicamente il profilo tendineo appare chiaramente modificato ed irregolare ma caratteristicamente la sintomatologia dolorosa e modesta presentando periodicamente delle fasi di acuzie a fasi di risoluzione piu o meno rapida. In questi casi il programma terapeutico, fermi restando i principi generali della riabilitazione, basata sul recupero della distensibilita miotendinea e sul lavoro eccentrico, prevede I'uso di applicazioni locali di ultrasuonoterapia e, ultimamente, sull'uso di onde d'urto con litotritori.
Nei casi di completo insuccesso della terapia conservativa puo prendersi in considerazione il trattamento chirurgico allo scopo da un lato di eliminare i tessuti degenerati con eventuali calcificazioni, e dall'altro di stimolare una rivascolarizzazione del tessuto danneggiato e comunque stimolare una riparazione cicatriziale del tendine stesso.

La tendinopatia inserzionale dell'achilleo assume caratteristiche particolari sia per la presenza della fibrocartilagine della zona di transizione inserzionale (quindi con fenomeni degenerativi e proliferativi osteocartilaginei), sia per la presenza della borsa retroachillea con fenomeni di natura infiammatoria. Si caratterizza dal punto di vista clinico per dolore anche intenso a livello dell'area giunzionale interessata e allargamento e tumefazione della stessa per i fenomeni proliferativi sopracitati. L'impotenza funzionale è variabile ma in genere invalidante, e si puo arrivare a quadri di vera e propria rottura traumatica dell'entesi.

La rottura del tendine d'Achille, nel calciatore, è una evenienza di rara frequenza. Rappresenta comunque l'episodio acuto conseguente ad un processo degenerativo (tendinosi) che, decorrendo talvolta in modo quasi del tutto asintomatico, o preceduto e accompagnato da episodi di infiammazione dolorosa della guaina e coinvolgendo in maniera piu o meno estesa la compagine tendinea, ne determina una diminuzione della resistenza meccanica, che puo essere superata da una improvvisa sollecitazione anche non eccessiva.
La rottura del tendine achilleo puo avvenire anche per trauma contusivo diretto, per esempio durante un contrasto di gioco.
II quadro clinico è caratterizzato da dolore improvviso con sensazione di corda che si rompe o di sassata nella regione surale, e impossibilita immediata alla deambulazione.
Obiettivamente si riscontra una modificazione del profilo cutaneo con la presenza di un gap in sede di rottura mentre alla palpazione è possibile individuare la presenza di una soluzione di continuo del decorso del tendine di Achille. A distanza di qualche ora si assiste alla comparsa di una discreta tumefazione locale secondaria allo stravaso ematico e all'edema che rende piu difficile il riscontro obiettivo della lesione. In questi casi il Test di Thompson (in posizione prona con i piedi sporgenti dal lettino, la compressione del tricipite evoca la flessione plantare del piede) appare positivo.
Le rotture parziali o incomplete si presentano sintomatologicamente in maniera diversa, a seconda dell'entita della lesione. La rottura parziale puo essere longitudinale o trasversale, o una combinazione di entrambe. L'estensione della rottura puo variare da poche fibre a buona parte del tendine, a seconda dell'entita della preesistente degenerazione del tendine. II dolore è all' inizio improvviso, con sensazione di strappo, ed aumenta con la contrazione del tricipite surale, ma l'impotenza funzionale può non essere completa, per cui la diagnosi clinica può sfuggire, e necessita dell'indagine ecografica e/o di RMN per la conferma. La sede di lesione è nella maggioranza dei casi a livello del terzo medio del tendine, che è anche la zona meno vascolarizzata.
E' molto importante realizzare appena possibile una fasciatura compressiva dopo la rottura, per evitare un grande stravaso ematico, al fine di facilitare l'intervento chirurgico e limitarne le possibili complicanze.
II trattamento della rottura sottocutanea totale del tendine di Achille è chirurgico e consiste nella sutura termino-terminale del tendine associata (a seconda dell'estensione del danno tendineo e alle condizioni istopatologiche del tendine) ad una plastica di rinforzo utilizzando il tendine del plantare gracile quando è presente.
Lo stivaletto gessato che viene confezionato in seguito all'intervento chirurgico, deve portare il piede in equino e deve essere mantenuto per almeno 30 giorni. Tale fase dovrà poi essere seguita da un'accurata rieducazione funzionale comprendente esercizi di mobilizzazione articolare e potenziamento della muscolatura posteriore della coscia nonchè di ricondizionamento propiocettivo della tibiotarsica.

Istituto di Clinica Ortopedica e Traumatologica dell'Universita di Pavia
Centro Studi e Ricerche di Medicina e Traumatologia dello Sport
Universita di Pavia
IRCCS Policlinico San Matteo