"Se si tratta di prendersi una libertà..."
per ricordare Giulia Stampacchia
intervengono:
Salvatore Alessandrì
Adele Filippo
Umberto Mazzotta
Cosimo Pagliara
introduce:
Ada Donno
Lecce, giovedì 27 giugno 2002
nell'Aula Magna del Liceo Ginnasio "G.Palmieri"
Profilo biografico
Il 29 giugno prossimo fanno due anni da che Giulia Stampacchia ci ha
lasciato.
Giulia è stata docente di letteratura latina nelle Università
di Lecce e di Pisa – una carriera accademica iniziata nel '66,
dopo circa quindici anni di docenza nei licei - e chi ha avuto la
fortuna di conoscerla ne ricorda la serietà e il rigore,
unitamente alla connaturata disponibilità e mitezza: tratti
del carattere che le creavano attorno un clima di rispetto e che
erano apprezzati come una sorta di eredità di famiglia.
La formazione e la ricerca sono state la sua vita. Ad esse si è
dedicata con la stessa perseveranza e capacità, facendo
sempre scelte coerenti con le proprie idee e convinzioni.
Come ricercatrice si è interessata in particolare della cultura e
delle ideologie della Roma tardo-repubblicana ed imperiale,
approfondendo la tematica della schiavitù nella società
antica e dei suoi riflessi nelle fonti letterarie. Al vario intreccio
di tradizioni sulla rivolta di Spartaco ha dedicato vari scritti,
testimonianza preziosa del suo coerente impegno scientifico e
culturale.
Come coordinatrice di un'équipe universitaria inserita nel
Groupe International de Recherche sur l'Esclavage Antique,
in collaborazione con l'Università di Besançon,
ha curato l'organizzazione di due importanti colloqui
internazionali che si sono tenuti a Lecce nel 1981 e nel 1983, sui
temi dell'ideologia dell'arricchimento e dell'ascesa
sociale nel mondo romano.
Della sua ricerca ci restano numerose e apprezzate pubblicazioni. Una
ricerca che considerava solo avviata e alla quale si accingeva , con
grande aspettativa, a dedicarsi a tempo pieno, dopo essersi ritirata
anticipatamente dall'attività di docenza. Ma la malattia ha
spezzato crudelmente il suo desiderio.
Di Giulia, però, bisogna nominare anche la passione politica.
Di lei abbiamo conosciuto la presenza certa e discreta in ogni
manifestazione studentesca o pacifista o femminista che si sia
tenuta a Lecce fin dagli anni sessanta; la sua puntualità nel
sottoscrivere appelli; la generosità perfino un po'
ingenua nel sostenere i movimenti giovanili; l'adesione sincera
alle cause di giustizia e di libertà: dai "fatti di
Lecce del settantasette", alla Palestina, alla cittadella
militare, al rimpatrio di Silvia Baraldini. Quest'ultima
vicenda, che seguiva con commovente apprensione, l'avvicinò
alla Wilpf, tramite la quale volle far pervenire a Silvia una
lettera, affettuosa e trepidante, mentre era rinchiusa a Dansbury,
negli Usa.
Giulia non si sottraeva mai al dovere di rendere testimonianza pubblica,
nelle grandi e piccole occasioni, ogni volta che le veniva richiesto:
sempre vi si preparava col consueto impegno rigoroso, ma anche con
ansia, e non sapremo mai quanto ciò le sia costato.
Raramente parlava di sé, era stata educata ad una riservatezza dalla
quale era esclusa questa possibilità. Quando le capitava di
farlo, sentiva di "prendersi una libertà"
eccessiva, e se ne scusava.
È stata presente fino a quando gli assalti sempre più cattivi e
frequenti della malattia non le hanno impedito ogni comunicazione
con l'esterno dell'antica casa di famiglia al numero 40 della via
che ne porta il nome, custode austera di cospicue memorie
otto-novecentesche, dove viveva con la madre e la sorella Liliana.
Cara Giulia gentile e schiva, ma anche capace di insospettati - pur se
rarissimi - scatti di caparbietà polemica, che la scuotevano
dalla testa ai piedi, quando era convinta di voler avere ragione
dell'arroganza altrui.
Cara Giulia coraggiosa e fragile, pensiamo che la vita sia stata avara
con te e non ti abbia reso quello che ti doveva.
Ci siamo rivolte a quelli che l'hanno conosciuta, non solo
nell'ambiente universitario, chiedendo di non dimenticare
Giulia Stampacchia e di adoperarsi perché l'Università,
per la quale lei ha vissuto, le renda in qualche modo ciò che
la vita non le ha reso.
Abbiamo ricevuto risposte di adesione da più parti e da questi primi
contatti è venuta una prima idea: dedicarle un'aula
nella Facoltà dov'è stata docente di latino.
Chiediamo ora a coloro che hanno lavorato con lei, che l'hanno avuta come
maestra, o come collega, o come compagna di passione politica, di
raccontarci Giulia così come l'hanno conosciuta, in modo
che le testimonianze e i ricordi, brevi o lunghi non importa, messi
assieme, ce ne restituiscano intera la figura.
Ada Donno
AWMR Italia - Associazione donne della regione mediterranea