Aereo contro Funivia


Si è fatto un gran parlare del terribile incidente occorso alla funivia del Cermis . Sterminati tutti i passeggeri del cabina precipitata per l'urto di un aereo USA contro le funi, il fatto troppo recente perché il dramma sia caduto nell'oblio, nell'oblio è invece caduto un incidente simile avvenuto anni fa alla Funivia dei Ghiacciai , tra punta Helbronner e la Aiguille du Midi. Nella rete non ho trovato alcunché, per quanto mi sia dato da fare con i motori di ricerca.
Per alcuni anni, vado a memoria, tra il 1952 ed il 1958, durante le vacanze estive, ero assunto dalla scola estiva del Monte Bianco come addetto allo skilift, quasi sempre alla stazione inferiore, qualche volta al motore, alla stazione superiore. Nel giorno dell'incidente, a mezza mattina sentii forte il rombo di un aviogetto, che volava poco sopra il livello del ghiaccio, poi come un'esplosione, che interpretai come il bang emesso passando a velocità ultrasonica. Ero alla stazione inferiore, della sciovia e non mi resi subito conto del disastro che stava avvenendo. Ero tutto preso dalle varie incombenze: disciplinare la fila, tranquillizzare gli utenti che non usufruivano della scuola di sci, che mal digerivano la precedenza data ai maestri di sci ed alle loro classi, staccare biglietti, perforare tesserini, porgere il gancio agli utenti, aiutare l'equilibrio dei meno esperti allo strappo tipico delle sciovie di allora, controllare la linea perché nessuno lasciasse il gancio, che richiamato violentemente dalla molla di ricupero si avvolgeva spesso al cavo, provocando lo scarrucolamento e danni ai piloni se non si avvertiva in tempo l'addetto al motore, ( avrei dovuto trattenermi fino a tardi per rimettere tutto a posto ). Quando ebbi un momento di tempo, alzati gli occhi, notai che le cabine erano ferme, sulle prime non mi parve preoccupante. La funivia dei ghiacciai non è composta dalle solite due cabine a va e vieni, ma da un succedersi di treni di tre cabinette, treni distanziati da un buon tratto di fune, che dovevano arrestarsi, alla partenza ed all'arrivo alle stazioni di ciascuna terna per permettere la salita e la discesa dei passeggeri. Ma l'arresto durava troppo, forse una mancanza di corrente od altro inconveniente di scarso conto, ... ... poi cominciarono a serpeggiare tra i maestri e gli sciatori, voci sempre più preoccupanti che poco a poco andarono a precisarsi. L'aereo che avevo sentito volare a bassa quota, apparteneva alle forze aeree francesi, probabilmente un Mistere IV, esibendosi in una criminale bravata aveva urtato la fune traente, con uno dei serbatoi ausiliari ancorati alle ali, tranciandola. Non più mosse alla giusta velocità e nella giusta direzione, dalla fune spezzata, le cabine presero a correre trainate dal peso della stessa fune. Gli addetti alla stazione, di Punta Helbronner, videro le cabine, da poco partite, ritornare indietro a velocità crescente, terrorizzati dalla catastrofe che poteva prodursi se avessero proseguito nella corsa fin dentro l'edificio, ma ciò non avvenne, provvidenzialmente, la fune traente, tranciata, si era avvolta alla portante bloccandosi. Ai dodici, mi pare, passeggeri di un treno di cabine trascinate attraverso il pilone aereo del Gros Rognon, non arrise la stessa fortuna, e loro cabine scarrucolate precipitarono con un volo mortale verso il sottostante ghiacciaio.
Nel caso delle funivie convenzionali, con due cabine a va e vieni, se accade un arresto lungo la linea, per soccorrere i passeggeri si immette sul cavo portante una cabina di soccorso, che trainata da una fune apposita, si accosta alla cabina principale ed effettua il trasbordo delle persone. E' sempre, inoltre, presente in cabina un addetto delle funivie, che ove l'altezza sul suolo e la sua natura lo consentano, può calare con apposita imbragatura, agganciata ad un cavo frenato, un passeggero alla volta.
Nel caso delle seggiovie o cabinovie a servizio delle piste, l'altezza del suolo è contenuta ed i piloni frequenti, da essi il personale di soccorso raggiunge facilmente i passeggeri, per calarli al suolo. Nel caso della funivia dei ghiacciai, quanto su detto non è possibile, per le stesse sue caratteristiche nonché per la notevole altezza, quasi ovunque in campata. Si ritenne che fosse troppo pericoloso usare gli elicotteri per la presenza dell'insidia delle funi, non restava che giovarsi delle capacità acrobatiche e del coraggio degli operai delle funivie, che raggiunsero le cabine spostandosi sulle funi.
L'operazione, non fu facile, né fu possibile portarla a compimento rapidamente, lassù sospesi per aria ben oltre i tremila metri di quota, c'era tanta gente, la maggioranza turisti , senza bevande e cibo, con un abbigliamento spesso inadeguato; era stata notata, alla partenza, un'indiana avvolta nel suo leggero saari di seta e con ai piedi nudi, solo un paio di sandali. L'indomani quando tornai al mio lavoro, le cabine erano ancora appese alle funi, e vi restarono per molto anche se gli occupanti a poco a poco furono soccorsi e riportati a terra. Si doveva agire con prudenza, avvicinare le cabine sospese più in alto, anche duecento e più metri dal ghiaccio, nel centro della valle, agendo su argani, senza provocare lo scioglimento della traente .
Alla fine l'operazione di recupero ebbe successo, non si aggiunsero altri lutti, ma una sciagura ancor più grave era stata evitata per poco.

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