Si è fatto un gran parlare del terribile incidente
occorso alla funivia del Cermis
.
Sterminati tutti i passeggeri del cabina precipitata per l'urto di un
aereo USA contro le funi, il fatto troppo recente perché il
dramma sia caduto nell'oblio,
nell'oblio è invece caduto un incidente simile avvenuto anni
fa alla Funivia dei
Ghiacciai , tra punta Helbronner e la Aiguille du Midi. Nella
rete non ho trovato alcunché, per quanto mi sia dato da fare
con i motori di ricerca.
Per alcuni anni, vado a memoria, tra il
1950 ed il 1958, durante le vacanze estive, ero assunto dalla scola
estiva del Monte Bianco come addetto allo skilift, quasi sempre alla
stazione inferiore, qualche volta al motore, alla stazione superiore.
Nel giorno dell'incidente, a mezza mattina sentii forte il rombo di
un aviogetto, che volava poco sopra il livello del ghiaccio, poi come
un'esplosione, che interpretai come il bang emesso passando a
velocità ultrasonica. Ero alla stazione inferiore, della
sciovia e non mi resi subito conto del disastro che stava avvenendo.
Ero tutto preso dalle varie incombenze: disciplinare la
fila, tranquillizzare gli utenti che non usufruivano della scuola di
sci, che mal digerivano la precedenza data ai maestri di sci ed alle
loro classi, staccare biglietti, perforare tesserini, porgere il
gancio agli utenti, aiutare l'equilibrio dei meno esperti allo
strappo tipico delle sciovie di allora, controllare la linea perché
nessuno lasciasse il gancio, che richiamato violentemente dalla molla
di ricupero si avvolgeva spesso al cavo, provocando lo
scarrucolamento e danni ai piloni se non si avvertiva in tempo
l'addetto al motore, ( avrei dovuto trattenermi fino a tardi per
rimettere tutto a posto ). Quando ebbi un momento di tempo, alzati
gli occhi, notai che le cabine erano ferme, sulle prime non mi parve
preoccupante. La funivia dei ghiacciai non è composta dalle
solite due cabine a va e vieni, ma da un succedersi di treni di tre
cabinette, treni distanziati da un buon tratto di fune, che dovevano
arrestarsi, alla partenza ed all'arrivo alle stazioni di ciascuna
terna per permettere la salita e la discesa dei passeggeri. Ma
l'arresto durava troppo, forse una mancanza di corrente od altro
inconveniente di scarso conto, ... ... poi cominciarono a serpeggiare
tra i maestri e gli sciatori, voci sempre più preoccupanti che
poco a poco andarono a precisarsi. L'aereo che avevo sentito volare a
bassa quota, apparteneva alle forze aeree francesi, probabilmente un
Mistere IV, esibendosi in una criminale bravata aveva urtato la fune
traente, con uno dei serbatoi ausiliari ancorati alle ali,
tranciandola. Non più mosse alla giusta velocità e
nella giusta direzione, dalla fune spezzata, le cabine presero a
correre trainate dal peso della stessa fune. Gli addetti alla
stazione, di Punta Helbronner, videro le cabine, da poco partite,
ritornare indietro a velocità crescente, terrorizzati dalla
catastrofe che poteva prodursi se avessero proseguito nella corsa fin
dentro l'edificio, ma ciò non avvenne, provvidenzialmente, la
fune traente, tranciata, si era avvolta alla portante bloccandosi. Ai
dodici, mi pare, passeggeri di un treno di cabine trascinate
attraverso il pilone
aereo del Gros Rognon, non arrise la stessa fortuna, e loro
cabine scarrucolate precipitarono con un volo mortale verso il
sottostante ghiacciaio.
Nel caso delle funivie convenzionali, con
due cabine a va e vieni, se accade un arresto lungo la linea, per
soccorrere i passeggeri si immette sul cavo portante una cabina di
soccorso, che trainata da una fune apposita, si accosta alla cabina
principale ed effettua il trasbordo delle persone. E' sempre,
inoltre, presente in cabina un addetto delle funivie, che ove
l'altezza sul suolo e la sua natura lo consentano, può calare
con apposita imbragatura, agganciata ad un cavo frenato, un
passeggero alla volta.
Nel
caso delle seggiovie o cabinovie a servizio delle piste, l'altezza
del suolo è contenuta ed i piloni frequenti, da essi il
personale di soccorso raggiunge facilmente i passeggeri, per calarli
al suolo. Nel caso della funivia dei ghiacciai, quanto su detto non è
possibile, per le stesse sue caratteristiche nonché per la
notevole altezza, quasi ovunque in campata. Si ritenne che fosse
troppo pericoloso usare gli elicotteri per la presenza dell'insidia
delle funi, non restava che giovarsi delle capacità
acrobatiche e del coraggio degli operai delle funivie, che
raggiunsero le cabine spostandosi sulle funi.
L'operazione, non fu
facile, né fu possibile portarla a compimento rapidamente,
lassù sospesi per aria ben oltre i tremila metri di quota,
c'era tanta gente, la maggioranza turisti , senza bevande e cibo, con
un abbigliamento spesso inadeguato; era stata notata, alla partenza,
un'indiana avvolta nel suo leggero saari di seta e con ai pidi nudi,
solo un paio di sandali. L'indomani quando tornai al mio lavoro, le
cabine erano ancora appese alle funi, e vi restarono per molto anche
se gli occupanti a poco a poco furono soccorsi e riportati a terra.
Si doveva agire con prudenza, avvicinare le cabine sospese più
in alto, anche duecento e più metri dal ghiaccio, nel centro
della valle, agendo su argani, senza provocare lo scioglimento della
traente .
Alla fine l'operazione di recupero ebbe successo, non si
aggiunsero altri lutti, ma una sciagura ancor più grave era
stata evitata per poco.