AUTODIFESA-
SELF DEFENSE
Ottobre 2006 -Maggio 2007
PERUGIA, PROCURA della Repubblica.

Dopo Rovigo, Roma, Milano, Brescia, eravamo giunti a Napoli. La denuncia di Napoli fu trasferita per competenza alla Procura della Repubblica di Perugia. In quel periodo vivevamo in Umbria, a circa 15km da Perugia. Vi erano tutti i presupposti per poter parlare con il magistrato, e risolvere la questione,  ma questi ci rifiutò ogni possibilità di colloquio.  A Napoli l'acquisizione della pratica era stata veloce, ma una volta trasferita a Perugia questa  ricominciò a viaggiare con le arie di Roma...




Ottobre 2006
Perugia "primo atto"

A Perugia sembrano accadere le stesse cose che erano accadute a Roma, per le quali Perugia stessa sta indagando. Il magistrato si rifiuta di concederci un colloquio, non ci aiuta in nessun modo e spariscono alcuno documenti. La segreteria del magistrato ci prende pure in giro, chiedendoci se non abbiamo mai fatto un esposto, per chiedere protezione. Ma la nostra richiesta di protezione è scritta proprio nel testo della denuncia stessa! Il magistrato ci cerca in Veneto, sentendosi dire che là non siamo reperibili, quando vi è scritto ampiamente nella documentazione, che abbiamo dovuto filare da quei luoghi per non rimetterci la pelle.
Insomma, in Procura dicono che non siamo reperibili, mentre abbiamo passato giorni avanti alla sede, chiedendo in tutte le maniere un colloquio ed un aiuto, e non vogliono farci entrare. Emerge che non hanno le "carte" perchè passate alla P.G. e probabilmente non le hanno mai lette visto i discorsi che fanno. La segreteria ci spinge a chiedere con un nuovo fax una protezione. Ma dopo averlo inviato nemmeno più ci risponde. Allora  dopo alcuni giorni ritentiamo, questa volta attraverso la direttrice delle segreterie e ridepositiamo l'intera denuncia. Ma nulla si muove, mentre noi,  chiediamo aiuto a destra e sinistra. Chiediamo delucidazioni anche ai magistrati del D.D.A.:  per quale motivo a Perugia la nostra causa non è stata assegnata a loro, mentre a Napoli era il D.D.A. ad esserne competente. Non ci rispondono! Proviamo a telefonare dopo alcuni giorni: è sabato, e si prospetta passare la notte fuori. Al telefono troviamo l'ispettore Monori, che ci rimanda a lunedì, per parlare con il PM: all'ispettore sembra impossibile la nostra storia perchè il magistrato è considerato una persona eccellente. Come tutti non si interessa della nostra vicenda umana, anzi, secondo la segreterie del PM, la richiesta di protezione doveva essere fatta presso la Polizia.... Per carità cristiana, una famiglia ci ospita due giorni ad Assisi.




 Testo denuncia presentata a Napoli e trasferita per competenza a Perugia






10 ottobre 2006
Sono ormai passati più di trenta giorni, dalla presentazione della nostra denuncia a Napoli. E circa due anni dalla prima richiesta di aiuto formulata ai carabinieri; due anni dall'inizio della sottrazione ripetuta delle raccomandate e fascicoli presso la Procura di Roma..
In Procura a  Perugia, la signora allo sportello "primi atti" dice che ci vorranno almeno 15 giorni per conoscere il nome del PM al quale è stata assegnata l'indagine proveniente da Napoli. Per noi è troppo tempo. Così subito dopo essere usciti dagli uffici   inviamo una lettera email alla Procura della Repubblica di Perugia con richiesta di informazioni, seguita da un fax, che spiegava i motivi della richiesta del colloquio.
I motivi di richiesta colloquio, indicati nel nostro fax, e non presenti nella mail, sono: “E’ fondamentale verificare che tutto il nostro materiale sia stato inoltrato e che il CD allegato sia leggibile. E’ d’obbligo questa verifica visto quanto accaduto presso la Procura di Roma e presso il Prefetto (Sottrazione di documentazione art. 616 c.p.). Vi è da verificare inoltre se è giunta la documentazione successiva da Napoli.”

Vedi:  Nostro Fax .

12 ottobre 2006
Ci risponde il PM assegnato ed in risposta dichiara:
“Presentatami oggi la richiesta di colloquio, che dovrebbe indicare i motivi per cui è necessario, non può essere accolta perché il PM, se ritenuto necessario, sente le persone offese ex art. 362 c.p.p. o delega tale attività alla P.G. Si autorizza il rilascio della certificazione ex art. 335 c.p.p., se richiesta. Si comunichi con” … (il resto risulta illeggibile)

Vedi  Fax di Risposta

13 ottobre 2006
Ora abbiamo il nome del PM. Insistiamo chiedendogli se ha letto il nostro fax e i motivi della richiesta del  colloquio. Spediamo anche un lista del materiale che deve essergli pervenuto da Napoli.
Includiamo inoltre una sentenza della Cassazione che riteniamo importante per il caso in oggetto.
Vedi  Richiesta inviata al PM il 13 ottobre

17 ottobre 2006
Il PM non ci concede nessun colloquio e rimanda la nostra documentazione, per i controlli, alla segreteria.
Vedi  Risposta del PM del 17 ottobre

27 ottobre 2006
Inviamo una nuova lettera al PM per  chiarire eventuali dubbi, che possono essere sorti dall’interpretazione della pagina stessa che il PM ha spedito in segreteria per i controlli.
Vedi Lettera del 27 ottobre 2006

22 Novembre 2006
Sono passati 2 mesi e mezzo dalla denuncia considerata "urgente" a Napoli.
Sono passati più di due anni e un mese dalla prima richiesta di aiuto formulata ai carabinieri.

Il 22 di Novembre 2006 telefoniamo da piazzale partigiani, proprio davanti al palazzo della procura, in Perugia, alla segreteria del PM. Supplichiamo un colloquio con il magistrato e segnaliamo che ci sentiamo in pericolo e in stato di indigenza perché non abbiamo più sostegno.
Il colloquio telefonico evidenzia che il magistrato non ha letto le carte, perché ci ha cercato in Veneto, mentre nei documenti da noi depositati vi era il chiaro riferimento che eravamo dovuti fuggire dal Veneto per salvarci la pelle. Ci viene pure detto di presentare degli esposti per chiedere protezione. Ma questo è troppo! Significa che non hanno proprio letto i documenti: infatti vi è scritto chiaramente che è da anni che ci fanno sparire esposti e denunce ed è proprio per quello che il magistrato ha in mano la denuncia! La stessa richiesta di protezione è indicata nella denuncia.
Una cosa sola è certa: non ci è concesso di parlare con il magistrato.
Alla fine ci viene richiesto di presentare una richiesta di tutela e così produciamo il fax del 22.11.06 riportato.

Vedi: richiesta di protezione inoltrata su suggerimento della segreteria

24 Novembre 2006
Presentiamo un nuovo fax di otto pagine indirizzato alla segreteria del PM ed al PM: specifichiamo in forma scritta risposte e considerazioni sul colloquio telefonico del 22 novembre '06.

Vedi  Fax di specificazione del 24 novembre

28 Novembre 2006- Rideposito della documentazione
Nonostante le nostre richieste del 22 e del 24 novembre non otteniamo nessuna risposta. La Procura ci può interpellare via mail o via fax, come ha già fatto in ottobre, per comunicarci che non intende concederci un colloquio. Così il 28 Novembre '06 ci rechiamo in Procura. Tentiamo di parlare con qualcuno: dicono che siamo irreperibili? Eccoci qua a bussare di nuovo. Ci fanno parlare solo con la direttrice delle segreterie, che, comprendendo che qualche cosa non funziona, ci fa ridepositare la documentazione.
Vedi  rideposito del 28 novembre

29 Novembre 2006
Le nostre preoccupazioni esternate alla Lavezzari, direttrice delle segreterie della Procura perugina e lo stesso rideposito, non producono nessun risultato.  Inviamo così un fax ai due PM indicati come D.D.A. di Perugia. In particolare poniamo ai magistrati dell'antimafia alcuni quesiti sorti dopo il colloquio con la Lavezzari.
Vedi   fax inviato ai D.D.A.

2 Dicembre 2006
Proviamo a telefonare al D.D.A. per vedere se ha letto la nostra documentazione. Troviamo l'ispettore Monori. Chiediamo un aiuto, un interessamento, un indirizzamento. Ci rimanda al magistrato. Per Monori sembra impossibile quello che diciamo, perchè ci dice che il magistrato lo conosce bene ed è una brava persona. Ormai è sabato: Monori dice che dobbiamo arrangiarci con il PM. Pensare che la segreteria del PM, ancora durante  il colloquio del 22 novembre ci aveva indirizzato all'ispettore di polizia, che il quel momento non c'era.
Presso la segreteria del PM non c'è nessuno: fanno la settimana corta, ed il centralino, nonostante le richieste di parlare con qualcuno di turno, ci chiude la comunicazione in faccia.
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4/5 Dicembre 2006 fino al 19 dicembre 2006
Torniamo a Perugia. Non ci sono novità.
Proviamo a interessare un giornale, senza risultati.









Perugia secondo atto

Dunque ricapitoliamo. La segreteria del PM di Perugia durante il colloquio telefonico del 22 novembre 2006 ci aveva indicato di fare un esposto. Noi avevamo risposto se ci prendeva in giro, visto che era dal 2004 che avevamo fatto esposti e quei documenti erano ora proprio nelle loro mani. La Procura non aveva dato risposta alle nostre richieste, sollecitate tramite fax, mail e di persona: unica risposta è che non intendevano parlare con noi.  Nel frattempo avevamo dovuto spostarci ancora. Fu l'occasione per chiedere consiglio nuovamente ai carabinieri. Visto che le operazioni precedenti non avevano dato risultati tangibili, questa volta i carabinieri ci suggerirono di riscrivere tutti i fatti partendo dall'inizio. Ci fu messa a disposizione una squadra costituita da tre persone: il comandante della stazione e due carabinieri della Polizia Giudiziaria. Fu redatto un verbale di varie pagine che rimandava ad altrettanti allegati. La denuncia-querela era completata da altri documenti masterizzati su CD. Per sicurezza fu valutato di mettere il CD sotto sequestro con relativo verbale. Fu un'operazione laboriosa e molto lunga. I carabinieri poterono in quell'occasione avere sotto mano le ricevute e in documenti in originale che risultavano scomparsi. La denuncia veniva depositata in Procura a Perugia il 21 dicembre 2006 ed assegnata ad un altro PM.
Questo "secondo atto" non fece altro che dimostrare che Perugia non è in grado trattare casi complessi riguardanti la Procura di Roma e relativi magistrati. Probabilmente Perugia è troppo piccola per essere in grado di contrastare l'influenza dei magistrati romani. Di fatto, neanche questo secondo magistrato, ci concesse mai un colloquio. Ci chiediamo che razza di indagine si può fare senza mai sentire i diretti interessati. Il magistrato non si fece vivo nemmeno alle nostre richieste di aiuto "umano".
Ci chiediamo perchè il primo procedimento iscritto a Perugia trasferito da Napoli era con il modello 21, e quest'ultimo invece è con il modello 44. Ci chiediamo perchè il procedimento sia stato iscritto contro ignoti, quando invece è pieno zeppo di nomi e cognomi e reati. Alcuni di questi "misteri" vennero a galla molto più tardi, e precisamente il 23 maggio  2007.

Anche in questo secondo atto ci furono degli errori: il maresciallo che scrisse il verbale aveva indicato il nostro domicilio, seppur gli ordini del Capitano dei carabinieri erano di non indicare a nessuno dove ci trovavamo (nemmeno il Capitano lo voleva sapere, lo dovevamo dire a voce solamente al maresciallo). Il secondo errore, secondo la nostra opinione, è che il maresciallo con quello che aveva sentito e visto doveva da subito affidare l'indagine ad un'altra Procura (Firenze) o attivare altre procedure. In questa maniera ci fece perdere tempo prezioso e ci mise sicuramente in ulteriore pericolo.

Pochi giorni dopo fummo costretti a lasciare quel domicilio e forse fu meglio così. Scrivemmo delle lettere all'attenzione del Comandante e del maresciallo che aveva redatto il verbale. Lettere che non ottennero nessuna risposta. Provammo anche a chiedere aiuto al comando provinciale e regionale: nessuna risposta. Probabilmente i carabinieri non potevano fare nulla e si doveva solo aspettare il magistrato.

In Marzo 2007, grazie all'interessamento di alcune forze dell'ordine, fu pubblicato un articolo sulla nostra vicenda in un quotidiano. L'obiettivo dell'articolo era di smuovere il comune a darci una mano ed eventualmente smuovere i magistrati. La situazione fu riportata in maniera molto leggera, altrimenti nessuno ci avrebbe aiutato.
L'articolo fu notato da un giornalista della RAI, ci contattò e partecipammo ad una trasmissione in diretta televisiva. In realtà il giornalista, dall'articolo sul giornale, aveva percepito solamente l'aspetto umano della vicenda e questo l'aveva notevolmente colpito. Quando comprese i problemi con la magistratura fece marcia indietro. Ormai però la nostra apparizione in TV era già stata fissata e così il nostro intervento, di comune accordo, fu plasmato sulla ricerca di un interessamento umano, evitando di parlare di magistrati, procure e quant'altro etichettando tutti i nostri problemi sotto la voce "Burocrazia".
Qualcuno telefonò in trasmissione per offrirci un posto, ma non ne venne nulla di concreto.
Nonostante l'articolo sul giornale e l'apparizione in TV non si mosse nulla dal punto di vista socio-politico e nella magistratura.

Perugia terzo atto -Maggio 2007
Il 23 di Maggio 2007 (il giorno in cui si commemora l'attentato al giudice Falcone), ci arriva la comunicazione sul nostro internet fax. E' il  primo PM di Perugia che ci scrive. Ci  ribadisce, attraverso la Polizia Giudiziaria di Perugia, che non ci concede il colloquio da noi richiesto. Ci segnala che ha delegato tale incarico alla p.g. Sembra una risposta alla nostra apparizione pubblica, visto che il magistrato ci aveva già fatto conoscere tale decisione tramite fax, ancora nel 2006.
Dalla comunicazioni apprendiamo però delle novità.
La prima novità è che la Polizia Giudiziaria di Perugia delegata dal magistrato, aveva subdelegato a sua volta i carabinieri del paese di "XXXX". Si tratta di una grave incoerenza nell'attribuzione delle indagini, visto che dentro quelle denunce risultavano contestati proprio ai carabinieri
di "XXXX"  i reati di minacce, abuso d'ufficio, omissione in atti d'ufficio, comportamento contrario al regolamento, diffamazione.
Dunque Perugia ancora una volta si comporta in maniera incomprensibile visto che ci ha dato in pasto al  nemico. Perugia non ha nessuna scusante e tantomeno i due magistrati di tale procura, visto che i fatti riguardanti i carabinieri erano stati depositati a partire da marzo 2005. Tale documentazione era si sparita misteriosamente a Roma, ma era stata prontamente sostituita da una copia depositata a Napoli e successivamente ridepositata un'altra volta a Perugia. Il secondo magistrato di Perugia aveva inoltre un bel verbale scritto dai carabinieri del'Umbria in data 19.12.06,  che era incentrato proprio sui fatti incresciosi accaduti all'interno dell'Arma. E al punto 5 delle nostre richieste, alla fine di tale  verbale vi era scritto: "Che venga fatta chiarezza sull'operato del maresciallo XXXX in servizio presso la stazione dei carabinieri di
XXXX ...".
E non solo, all'interno di tale denuncia si fanno i nomi di altri tre carabinieri di tale stazione e si fa riferimento ad un altro carabiniere sempre di tale cittadina, che stranamente abbiamo trovato in servizio nel piccolo paese della lombardia dove avevamo tentato di rifarci una vita. Ma se tali carabinieri (uno forse era pure il comandante della piccola stazione) da noi denunciati hanno influenzato il comune di residenza e i comuni dove avevamo tentato di rifarci una vita fuori regione, non osiamo immaginare cosa possano aver fatto a livello d'indagine e come possano aver  influenzato  la stessa  Polizia  Giudiziaria di Brescia e di Perugia.
Ora i magistrati di Perugia, se ci avessero concesso un colloquio,  probabilmente non avrebbero commesso questi gravi errori. I magistrati invece hanno voluto solo ascoltare gli altri, chiudendo tutti i procedimenti senza che mai questi arrivassero ad un processo e senza mai sentirci e/o vederci in faccia. In questa maniera hanno infranto il nostro legittimo diritto alla difesa, hanno infranto cioè uno dei principi della giustizia, riconosciuto a livello internazionale e pure incluso nella nostra Costituzione. E poi hanno commesso questa grave incoerenza nell'attribuzione della pg competente per le indagini.

Apprendiamo anche un'altra cosa negativa. Il PM ci risponde ad una richiesta che avevamo fatto al secondo PM interpellato, quello al quale era stata assegnata la seconda denuncia querela e nella quale ci lamentavamo pure del comportamento del primo PM. Dunque il secondo procedimento è stato inglobato nel primo e il secondo PM messo a tacere. Chissà come farà questo primo PM a giudicare se stesso. Abbiamo la netta sensazione di essere stati presi in giro.




Dettaglio Perugia  "secondo e terzo Atto"


A Perugia commettono una grave incongruenza sull'assegnamento delle indagini.
Capitano cose da terzo mondo nella nostra Italia.
Analizziamo quanto accaduto.
Nella prima immagine riportiamo il fax del 23.05.07, inviatoci dal PM di Perugia.
Nella seconda immagine riportiamo a confronto copia della pagina conclusiva del verbale redatto dai carabinieri Umbri in data 19.12.06.
Nella terza immagine riportiamo il fax inviato al secondo PM di Perugia in data 27.12.06

Ecco le nostre considerazioni:
a) Si apprende dal fax del 23.05.07 che il magistrato di Perugia  con lettera del 25.11.06 ha delegato la Polizia Giudiziaria  di Perugia e quest’ultima  ha subdelegato i carabinieri di XXXXX (PD).
Questa è una grave incoerenza visto che le indagini riguardano, tra le altre cose, ben 4 componenti della stazione dei CC di XXXXX (non ci è chiaro se uno di questi fosse il comandante). Tra l’altro, onde evitare perplessità la questione è stata ribadita nella denuncia del 19.12.06 scritta dai carabinieri dell'Umbria.  Si legge, nella suddetta denuncia, al punto 5 delle richieste finali: “che venga fatta chiarezza sull’operato del Maresciallo Nome Cognome, in servizio presso la stazione dei Carabinieri di XXXXX, il quale con il suo comportamento ha influenzato l’operato del comune di residenza,gli organi di stampa ed altre Stazioni Carabinieri competenti sui comuni nei quali eravamo emigrati…”.  Ma i reati contestati a tali carabinieri, oltre a essere contenuti nel corpo del verbale, erano già contenuti in altri nostri esposti e/o denunce scritte a partire da Aprile 2005 e che non avevano avuto seguito perché tali documenti, come documentato dal PM di Roma , erano spariti (art 616 c.pen). Tale documentazione era stata comunque completamente ridepositata e pervenuta  ai magistrati di Perugia.
Per quanto riferito nel punto (a) chiediamo:
1)    Che venga sanata l’incogruenza e che si tolga ai Carabinieri di XXXXX la delega fatta dalla PS di Perugia.
2)    Che venga sanata l’eventuale azione negativa compiuta dai Carabinieri di XXXXX  per denigrarci e annullare la validità delle nostre dichiarazioni. In particolare ci preoccupiamo dei contatti che XXXXX può aver avuto con la Polizia Giudiziaria di Brescia e di Perugia e come possano aver influenzato a loro vantaggio le indagini.

b) si deduce che il  magistrato  che  aveva ricevuto il procedimento da  Napoli ha inglobato anche il secondo procedimento che era stato inizialmente assegnato per le nostre proteste ad un altro magistrato. Si deduce questo  perchè la comunicazione rigetta il colloquio ma anche le nostre  richieste di aiuto ed interessamento, che erano state rivolte al secondo magistrato di Perugia, con il  fax del 27.12.2006 (ultime tre righe).
Probabilmente ci hanno fatto stare buoni, mostrando che il nuovo verbale dei carabinieri era stato assegnato ad un nuovo magistrato, e comunque,con un certo sforzo, avevamo riposto nuova fiducia nei carabinieri e nella giustizia. Il nuovo PM non ci rispose mai.
 
c)All'inizio 2007  un'operatore della Caritas  Umbra ci rispose,  alla visione del nostro verbale: "tanto archivieranno anche questo" .
Insomma a quanto sembra Polizia Giudiziaria di Perugia, preti e carabinieri di  XXXXX   erano ben in contatto tra di loro e probabilmente già sapevano dell'inglobazione del secondo procedimento nel primo. Alcuni preti in particolare si sono sentiti paladini della giustizia nel dover stanare a tutti i costi i due veneti "rifugiati" in Umbria che a detta loro  si "godevano le ferie a spese della Caritas". Neanche i peggiori delinquenti si lasciano  morire di fame e di freddo.  Ma con i presupposti descritti nel punto (a) e (b) non vi è da stupirsi più di tanto delle reazioni di questi sacerdoti che, probabilmente in contatto con le forze dell'ordine, hanno creduto alle tesi di quest'ultime senza ragionare di proprio conto davanti all'evidenza di due persone che chiedevano pietà ed aiuto, sfinite dalla vita e dai pesi sopportati in questi ultimi due anni. Senza pensare che pure i carabinieri, polizia e preti sbagliano o possono essere collusi con la mafia. Insomma dovremmo proprio cantarla a queste persone: "prima di parlare .. Pensa..." dice Fabrizio Moro.

d)Il fax a noi comunicato il 23.05.07 è stato trasmesso dall'ufficio registrazioni il 17 aprile 2007. Ci chiediamo se la consegna avvenuta il 23 maggio abbia qualche significato, visto che potevano benissimo consegnarcelo molto tempo prima. Ricordiamo che i CC   avevano aspettato la vigilia di Natale 2005 per consegnarci delle carte, pur avendole da alcune settimane nel cassetto. Insomma che fosse stata la nostra "crostatina"?


Fax del 23 Maggio 2007
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Ecco una pagina del verbale scritto dai Carabinieri dell'Umbria
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In particolare il punto 5 chiede siano fatte delle indagini sul maresciallo XXXXX  e naturalmente Perugia ci mise subito nella bocca del nemico..




Fax del 27.12.2006 inviato al secondo PM di Perugia
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Altra documentazione:
Click per aprire il documento pdf contenente il carteggio "Napoli-Perugia"

Perugia insomma ci diede l'impressione di essere procura non voler gestire casi complessi, come quelli interessanti l'importante procura di Roma.
Il lavoro fatto da Perugia è sicuramente tutto da rifare. Perugia aveva assegnato le indagini alla polizia giudiziaria di Roma, ma in un caso come questo, come ci aveva spiegato Napoli, si doveva compiere l'indagine con forze esterne. Cioè partire, entrare in procura,  acquisire i fascicoli, e non aspettare le indagini di Roma su se stessa. Cosa potevano dire? Accusarsi da soli?

La puntata successiva si svolse nella procura di Firenze



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