Riflessioni su arte e scienza

La scienza e l'arte hanno lo stesso obiettivo: ricreare verità. In un caso, si tratterà di una verità logica, utile materialmente; nel secondo caso sarà una verità sensibile, utile all'anima.

Nel primo caso, la spiegazione dei fenomeni naturali apporta la soddisfazione di comprendere meglio il mondo, e la possibilità d'inventare mezzi performanti, controllarli e sfruttarli.

Nel secondo caso, anche l'artista agisce come mediatore tra noi e il mondo. Comincia col conoscere l'ordine delle cose, poi lo rifiuta e si serve dell'esperienza - che ha probabilmente destrutturato - per ricostruire un ordine nuovo che avrà segnato con la sua impronta. L'opera non avrà effetto su di noi se non offrendo questa mediazione tra ciò che già siamo e percepiamo e una realtà nuova, di un ordine differente, eventualmente ricevuta come superiore. C'è elevazione e arricchimento.

Questo arricchimento è universale: una società senza arte è condannata. L'efficacia dell'arte è magica, in altre parole noi non siamo capaci di spiegarla, mentre possiamo facilmente constatare che gli insetticidi salvano i raccolti e che l'informatica è in grado di semplificarci la vita.

Non di meno, resta che lo scienziato e l'artista sono entrambi due creatori, in passato spesso riuniti in un'unica persona. In futuro questa fusione si troverà sempre più frequentemente.

Questi personaggi non ci sono estranei, li portiamo tutti dentro di noi: a un primo livello, ciò significa esser capaci di comprendere "come funziona", e saper apprezzare, un'opera; a un secondo livello, metterci le mani, partecipare a gruppi di ricerca interdisciplinari, e contribuire a una scoperta tecnologica.

Danzare, cantare, dipingere, scrivere: creare un'opera. Sono compiti molto meno inaccessibili di quanto possa sembrare (Cfr. H. Jaoui, "La creatività, amore della vita", Ed. BUR, Milano, 2000).