Zen e pittura - Riflessioni su arte e scienza


Un'arte nuova

"Volgendo lo sguardo dopo più di mezzo secolo all'impulso dato all'arte da Rudolf Steiner" - scrivono Margrit Junemann e Fritz Weitmann nel loro libro "Dipingere e disegnare. L'arte come metodo didattico"(1) - "esso ci appare ancor oggi oltremodo fecondo. Quanto più chiaramente intorno a noi si profila la disgregazione di una cultura tradizionale, tanto più necessaria ci appare l'azione di questo impulso creativo, anche se il suo progredire non ebbe un corso esteriormente rapido. Il suo fondatore nel 1914 indicò il 2000 come il periodo in cui diverrà possibile una reale comprensione del nuovo impulso artistico. Verso la fine del XIX secolo anche Hermann Grimm, oggi noto soprattutto per i suoi corsi su Goethe e per le sue opere su Michelangelo, auspicava all'incirca per quella stessa epoca la possibilità di un giudizio complessivo su ciò che veramente conta in tutta l'opera di Goethe. Il fatto che l'impulso goethiano non sia tramontato durante il tempo trascorso, ma al contrario sia rimasto attivo e fecondo, fa apparire fondate le speranze che ad esso si ricollegano.

[...] "Nascerà un'arte nuova quando l'anima umana apprenderà ad immergersi profondamente in ciò che è elementare, ciòè vivente. Contro questo fatto si può polemizzare, si può credere che non sia cosa da farsi, ma è solo l'umana pigrizia a polemizzare; infatti o ci si immedesimerà con tutta la pienezza del proprio essere nelle potenze elementari, accogliendo del mondo esterno lo spirito e l'anima, oppure l'arte diverrà sempre più un lavoro da eremita della singola anima, il che potrà magari mettere in luce qualcosa di interessante sulla psicologia di questa o quell'anima, ma non permetterà mai che venga raggiunto ciò che solo e nient'altro che l'arte è in grado di raggiungere. Quando si trattano questi argomenti si fa un gran parlare del futuro, ma a questo futuro dobbiamo andare incontro con occhi resi fecondi dalla scienza dello spirito, altrimenti del futuro dell'uomo non vediamo che la parte morta e caduca [...] In futuro la vera guarigione del male a favore del bene consisterà per l'anima dell'uomo nel fatto che l'arte vera immetta quel fluido spirituale nei cuori e nelle anime umane, per cui, pieni di comprensione, quando siano spazialmente circondati da quanto si è realizzato come scultura architettonica ed altre forme, se sono inclini alla menzogna cessino di mentire, se sono portati al litigio cessino di turbare la pace degli altri uomini. Gli edifici cominceranno a parlare e parleranno un linguaggio che l'uomo oggi non suppone neppure"

"[...] Il complesso esteriore dell'opera di un'artista deve portare ad espressione la sua interiorità; in ciò che la natura produce vi sono alcune cose che rimangono dietro ad altre e tocca allo spirito indagatore dell'uomo riconoscerle. Così le leggi che l'artista persegue non sono altro che le eterne leggi della natura allo stato puro, senza l'influsso di alcun ostacolo. Alla base dell'opera d'arte non si trova dunque ciò che è, ma ciò che potrebbe essere, non il reale ma il possibile. Il contenuto di un'opera d'arte è assai più vero di qualunque cosa percepibile; "nella forma che l'artista gli da', c'è l'aspirazione a superare la natura nelle sue stesse tendenze... L'oggetto che l'artista ci pone dinanzi è più perfetto di quanto non sia nella sua essenza naturale; ma in sé non porta altra perfezione che la sua propria". "La natura viene elevata allo spirito, lo spirito si immerge nella natura".

"[...] L'altra sorgente originaria dell'elemento artistico sta nell'intimo rapporto dell'uomo con la natura che lo circonda. Essa cela in sé dei segreti che possono venir svelati dall'arte. La natura non è solo ricolma di infinita vitalità, in essa agiscono anche la morte e la distruzione; una cosa è attiva in natura, in quanto continuamente una vita viene superata e distrutta da un'altra. Ne è un esempio la figura umana che, nella sua forma, ha qualche cosa di misterioso. Questa forma esteriore apparirebbe del tutto diversa, se non fosse ad ogni istante uccisa dall'anima e dalla vita umana. Se la forma potesse seguire le proprie tendenze e la propria vita autonoma, ne nascerebbe qualche cosa di completamente diverso. Questa vita propria, celata in se stessa, non può evolversi in modo conforme alla sua natura, perché la vita superiore dell'anima e le forze vitali lo impediscono. E' prerogativa dell'artista di liberare dall'incantesimo questa vita nascosta rendendola visibile. Più concretamente Rudoff Steiner fa notare che nella figura umana sia il capo che il resto dell'organismo si articolano in modo che ognuna delle due parti appare come un tutto e ogni parte può venir considerata come una metamorfosi dell'altra. Uno scultore potrebbe prefiggersi di completare con fantasia artistica le due parti singolarmente. Nei due casi il risultato sarebbe completamente diverso. Partendo dalla forma delle ossa del capo arriverebbe ad una figura del tutto sclerotizzata. Al contrario, nel restante organismo, con tutti gli istinti e le brame che vivono in esso, la tendenza alla forma porterebbe ad una raffigurazione plastica assai dissimile dall'uomo. Lo stesso avviene nell'ambito del colore. In natura esso appare legato agli oggetti, ma ha una vita sua propria, che non ha niente a che fare col colore dell'oggetto. Questa vita può venir liberata dandole forma artistica. I pittori impressionisti rivoluzionari del XIX secolo seguirono questa via, liberando il colore. Il loro grande merito fu la riscoperta del colore in pittura e la sua liberazione dalla costrizione delle forme naturalistiche. Il colore venne riconosciuto come un essere creante, dotato di una propria primordiale forza espressiva. "Per il pittore solo i colori sono reali. Un quadro deve soprattutto non mostrare altro che colore ", diceva Cézanne.

Rudolf Steiner si riallaccia a questi argomenti: "Io credo che nelle diverse tendenze e correnti che sono sorte e poi rimaste ad una fase iniziale, e che si possono tutte ricondurre alla qualifica di "impressionismo", sia possibile sentire l'aspirazione del nostro tempo a scoprire veramente un siffatto mistero della natura, un siffatto elemento sensibile-soprasensibile e a raffigurarlo" E più avanti: "Quale significato incommensurabile viene ad assumere tutto ciò che i pittori dei tempi più recenti hanno tentato di fare, per studiare i diversi colori e la luce nelle sue varie tonalità, al fine di raggiungere quello che, fondamentalmente, vuol essere più di ciò che in realtà non sia, alla base di ogni effetto di luce, di ogni tono di colore, presente in un tutto dove viene soffocato da una vita superiore". E tornando alle due "origini dell'arte": Queste due esigenze dell'anima umana sono sempre state la sorgente dell'arte, ma nello sviluppo umano dell'immediato passato l'una fu seguita in senso espressionista, l'altra in senso impressionista. Il futuro che ci viene incontro si manifesterà probabilmente in maniera del tutto particolare. Queste due correnti - occorre ripeterlo a scanso di equivoci - non corrispondono affatto a qualcosa di morboso. Sarebbe anzi morboso per l'umanità se l'impulso alla visione, entro certi limiti sano ed originario per natura, non venisse soddisfatto dall'espressione artistica, oppure se ciò che il nostro inconscio compie continuamente, e cioè questo scomporre a natura nel suo elemento sensibile-soprasensibile, non venisse sempre più impregnato di una vita superiore mediante un reale affiato artistico e noi ci trovassimo nella situazione di imitare, nell'opera d'arte, ciò che la natura compie in modo creativo".

"[...] "Gli impressionisti hanno già detto la loro nella storia dell'arte. Nella stesura del colore, nella coloritura del paesaggio hanno creato qualcosa di nuovo, ma non bastava: essi hanno escluso l'uomo, e così questa corrente non poté evolvere e dovette cadere nel nulla. Gli espressionisti costruiscono solo su se stessi; aboliscono il mondo e alla fine divengono del tutto privi di fantasia, del tutto astratti. Come conclusione possono solo disegnare linee e forme geometriche. Dentro di loro arrivano in una sfera in cui regna la matematica... Se pure gli espressionisti hanno talvolta uno sguardo per lo spirituale, non si tratta che di frammenti, di attimi. Ma in un attimo non vi è nulla di artistico". A questo punto Steiner indica come un nuovo stile sia da cercare proprio a metà tra queste due correnti. Per la pedagogia artistica la conoscenza di queste due sorgenti dell'arte nell'anima umana comporta una seria responsabilità. L'uomo porta con sé, nel suo essere animico spirituale dalla vita prenatale, delle immagini interiori che, durante la vita dovrà rendere viventi. Tutte le saghe, i miti, le leggende sono espressione di questo mondo di immagini. Se all'anima umana viene negata l'esperienza vivente di questo mondo di immagini, non si avranno certo buone conseguenze. Di questo argomento Rudolf Steiner ha parlato in una conferenza del 1920: "Dobbiamo tenere ben presente che noi portiamo dal mondo spirituale, per lo meno come effetti, tutto ciò che in questo mondo spirituale abbiamo sperimentato. Proprio come quando si lascia un luogo per andare in un altro e si porta con sé nel nuovo luogo, oltre agli abiti, anche il proprio animico-spirituale, così dal mondo animico spirituale portiamo con noi in questo mondo, attraverso il concepimento e la nascita, le conseguenze e gli effetti di ciò che nel mondo superiore abbiamo compiuto...

Ora accade di solito che l'umanità si opponga a questa compenetrazione nelle immagini sperimentate vivamente prima del concepimento... L'uomo, in certo qual modo, respinge questa realtà... La prosaicità, l'aridità sono la caratteristica fondamentale dei tempi più recenti e ci sono oggi vaste correnti che si oppongono al fatto che l'educazione dia valore a ciò che veramente vuol emergere dall'anima. Vi sono persone di una aridità tale che vorrebbero escludere dall'educazione fiabe, leggende e tutto ciò che irradia dalla fantasia. [...] quando il maestro o l'educatore si comporta correttamente nei riguardi di un bambino gli offre delle immagini. Nel momento in cui il maestro offre immagini al sentimento del bambino, da questo sentimento guizzano quelle immagini o, per meglio dire, quelle forze di rappresentazione immaginativa, che sono state accolte prima della nascita o, diciamo pure, del concepimento.

Se tutto ciò viene soffocato, se l'educatore è arido e freddo, fin dalla prima infanzia offrirà al bambino qualche cosa che non gli è affine: le lettere dell'alfabeto. Le lettere, infatti, così come le abbiamo oggi non hanno più niente a che fare con le antiche figurazioni e al bambino in fondo risultano estranee; vanno riprese rifacendosi alle immagini [...] E che uomini ne conseguono? Ribelli, rivoluzionari, uomini insoadisfatti, uomini che non sanno ciò che vogliono, perché vogliono qualche cosa che non è dato sapere e che è incompatibile con ogni possibile organismo sociale; qualcosa che essi soli immaginano, che avrebbe dovuto penetrare nella loro fantasia, ma che invece è penetrato nelle loro sollecitazioni sociali...

Se oggi il mondo si rivolta, è il cielo che si rivolta, cioè il cielo che viene represso nell'anima umana e che poi non appare nella sua vera forma ma nel suo contrario, anziché in immaginazioni appare sotto forma di lotte e di sangue. Non deve dunque meravigliare se gli uomini che partecipano a quest'opera di distruzione dell'ordine sociale hanno davvero la sensazione di fare qualche cosa di buono. Infatti che cosa provano? In se stessi sentono il cielo; ma nelle loro anime esso assume un aspetto caricaturale. La realtà che dobbiamo considerare oggi è molto seria. Professare le verità di cui oggi si parla non dovrebbe essere un gioco da bambini, dovrebbe invece essere preso con la massima serietà".

"[...] Steiner tratta in numerose altre occasioni di questo rapporto tra arte e organizzazione sociale che fa del problema dell'arte un problema esistenziale dell'uomo nella società.

Il retaggio biblico della mancanza di immagini - "Non ti farai alcuna immagine" - si protrae fino ai nostri giorni. Ma, al di là dell'astrazione del puro comandamento, l'uomo deve riconquistare la capacità animica di costruirsi coscientemente delle immagini. In avvenire anche la vita sociale potrà infatti essere strutturata giustamente solo mediante immaginazioni. Nel passato, la regolamentazione della vita sociale ha potuto essere basata su leggi astratte solo nell'ambito dei singoli popoli, e la regolamentazione nazionale più eminente dal punto di vista sociale fu quella dell'Antico Testamento. La futura regolamentazione della vita sociale dipenderà dalla capacità di esercitare coscientemente la stessa forza che era insita, incoscientemente o semicoscientemente - in maniera atavica -nella facoltà di produrre miti. La gente si riempirebbe di istinti antisociali se si limitasse a diffondere leggi astratte. Attraverso la loro concezione del mondo gli uomini devono giungere all'immaginazione; allora, per mezzo di questa creazione cosciente di miti, sorgerà la possibilità che nella relazione tra uomo e uomo si formi l'elemento sociale. Ciò che irraggia dall'intimo dell'uomo, ciò che vuol diventare realtà, è, in un certo qual modo, l'immagine di quel particolare tipo di equilibrio che ogni uomo individualmente esprime. Da questo deriva l'aumentato interesse che l'uomo deve avere per il suo prossimo, l'interesse che spesso ho descritto come base di una vita sociale".


(1) M. Junemann & F. Weitmann, "Dipingere e disegnare. L'arte come metodo didattico", Ed Filadelfia, Milano 1981.