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E' stato chiaramente dimostrato che la mente umana possa essere controllata ed alterata dalla musica. Molti studi medici e scientifici hanno provato fortissimi effetti della musica sulla fisiologia e sull'anatomia umana. La musica può essere usata per abbassare la pressione del sangue, curare malattie mentali, la depressione, i ritardi mentali, l'insonnia e molte altre cose.
Il musicologo Julius Portnoy scoprì che la musica non solo "può cambiare il metabolismo, influire sull'energia muscolare, alzare od abbassare la pressione, e sulla digestione", ma "potrebbe essere in grado di fare tutte queste cose con maggiore successo di quei stimolanti che producono quei cambiamenti nel nostro corpo (Tame, David, The Secret Power of Music, p. 138).
I ricercatori clinici alla U.C.L.A. School of Nursing in Los Angeles, e alla Georgia Baptist Medical Center in Atlanta, scoprirono che i bambini prematuri possono acquisire maggior peso ed usare l'ossigeno in modo più efficiente quando ascoltano musica calmante. All'ospedale St. Agnes di Baltimora è stata usata la musica in unità di cura intensiva: "Mezz'ora di musica riuscì a produrre lo stesso effetto che dieci milligrammi di Valium".
Il grande pianista e compositore dell'800 Frederic Chopen, all'età di dieci anni, veniva spesso chiamato a suonare per il granduca Costantino, governatore della Polonia. Il duca aveva ricorrenti attacchi di pazzia che pare fossero controllabili solo dalla musica di Chopen. Quando il ragazzino suonava, gli attacchi diminuivano e il governatore poteva riprendere le sue normali attività, solo per richiamare Chopen quando la medicina musicale aveva esaurito i suoi effetti.

Secondo gli studi effettuati dal neurologo canadese Robert Zatorre, della Mc Gill University di Montreal, il cervello dell'uomo reagisce alla musica con l'attivazione di alcuni centri del piacere, una reazione che avviene anche durante le cosiddette "attività gratificanti", come l'assunzione di droga, mangiare o l'attività sessuale. Le reazioni alla musica sono ben definibili ed identificabili, in quanto alterano in modo percettibile il battito cardiaco e il tono muscolare. Ad un gruppo di studenti è stata fatta ascoltare della musica particolarmente "emozionante" in modo da provocare i brividi e la pelle d'oca. A questo punto l'attività cerebrale è stata esaminata con una tomografia a emissione di positroni (Pet), controllando anche altri parametri fisiologici del corpo, come il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, la temperatura della pelle e la tensione muscolare. È curioso notare che la musica è un'attività astratta, a differenza del cibo e del sesso, ed è quindi priva di uno specifico valore biologico. Per spiegare questa reazione si ricorre ad un motivo molto più antropologico che scientifico: oggi la musica è intesa come intrattenimento ma nelle società primitive la pratica musicale era legata alle esigenze primarie, quali sesso e cibo, poiché era usata in tutti i rituali, come quelli di caccia e quelli di iniziazione.

Per molto tempo si è sostenuto che il linguaggio attivasse l'emisfero cerebrale sinistro e la musica quello destro ma oggi si hanno informazioni che cambiano un po' le cose. Le reazioni sono molto più complesse, specialmente per quanto riguarda i musicisti. I diversi elementi che compongono la musica (tono, ritmo, armonia, melodia ecc.) si distribuiscono su entrambi gli emisferi cerebrali. Il cervello è però in grado di "riconoscere" la musica e la reazione è diversa da altri stimoli uditivi, come voci o rumori. Non risultano invece differenze fra le reazioni cerebrali stimolate da una sinfonia di Beethoven, una canzonetta e una musica proveniente da una cultura completamente diversa da quella dell'ascoltatore. Lo studioso Steven Demorest, dell'Università di Seattle, usando la risonanza magnetica ha dimostrato che un'antica melodia cinese produce nel cervello degli ascoltatori la stessa risposta provocata da un brano di musica classica.

 

emisferi celebrali

 

La musica si conferma come un linguaggio ed un'esperienza universale, accessibile a tutti. Secondo il francese Emmanuel Bigand, dell'Università di Digione, ci sono studi che dimostrano che i musicisti professionisti e dei semplici ascoltatori utilizzano gli stessi strumenti cognitivi per analizzare un brano musicale. Sembra che tutti i bambini al di sotto dei sei anni siano dotati in maniera naturale, anche se elementare, dell'orecchio assoluto, cioè della possibilità di riconoscere l'altezza di una singola nota. Quest'abilità viene persa dalla maggior parte delle persone durante la crescita. Però tra musicisti e semplici ascoltatori esiste qualche differenza nell'attivazione delle aree cerebrali. Secondo Marina Bentivoglio, dell'Università di Verona, in alcuni casi sembra che le "disfunzioni" di cui soffrivano grandi compositori abbiano influenzato la loro creatività. Tutto questo senza tornare alla teoria esposta in Genio e follia dallo psichiatra Cesare Lombroso, secondo la quale i criminali sono il prodotto di fattori ereditari ed atavici.

Queste ricerche confermano anche un luogo comune, cioè che la musica fa bene. La musica aiuta i bambini a sviluppare il linguaggio e a coordinare i movimenti. Secondo uno studio dell'Università di Sheffield un corso di musica può aiutare un bambino dislessico a superare parte delle proprie difficoltà, mentre alcuni ricercatori dell'Università di Liverpool arrivano ad azzardare che i musicisti, sviluppando particolarmente l'area del cervello relativa al linguaggio, riescono in questo modo a prevenire alcuni danni legati all'invecchiamento. Bisogna però fare attenzione a non considerare le tecniche di indagine come una moderna frenologia, la teoria scientifica, affermatasi nel secolo XIX e oggi abbandonata, secondo cui dalla conformazione del cranio era possibile risalire allo sviluppo di certe zone del cervello, sedi di particolari funzioni psichiche. Quando si studiano i cervelli non si può generalizzare, perché le variabili individuali sono tante.

 

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Perché la musica ha potere su di noi

MUSICA e linguaggio sono due prerogative degli esseri umani. Sarebbe difficile immaginare un mondo privo dell’una o dell’altra cosa. “Tanto il linguaggio che la musica sono caratteristiche della specie umana che sembrano universali”, dice un libro. (The Musical Mind) Sono due aspetti del nostro bisogno di comunicare. Si potrebbe dunque dire che, come avviene con il linguaggio, quando la musica “parla” le nostre emozioni “ascoltano”.

 

natura morta

 

Perché e come la musica parla alle nostre emozioni? Per rispondere dobbiamo analizzare: gli elementi musicali stessi e il modo in cui vengono elaborati dal cervello;  la nostra costituzione emotiva e il nostro retroterra culturale, cose che influiscono sul modo in cui reagiamo alla musica;  il linguaggio, che può anch’esso influire sulla nostra reazione.

 

 

 

 

Musica, testi e voi

Prendete anche la descrizione che abbiamo fatto del suono del corno francese e della tromba. Forse non siete d’accordo nel definire “solenne” il corno francese. Può darsi che a voi sembri chiassoso o allegro, mentre la tromba vi sembra più malinconica. In ciascuno di noi c’è un mix di emozioni unico che la musica può far affiorare; pertanto, ciascuno reagisce alla musica a modo suo.
La musica aiuta ad associare parole o idee a emozioni. Per questo è molto raro che un annuncio pubblicitario televisivo o radiofonico non abbia un accompagnamento musicale. Spesso le parole non hanno molto senso. Ma se la musica in sottofondo è quella giusta, l’annuncio farà leva sulle emozioni degli ascoltatori. È proprio vero che in genere la pubblicità spinge a comprare facendo leva sulle emozioni anziché sulla ragione!
Mentre la pubblicità può avere ripercussioni negative sul portafoglio della gente, la musica e i testi delle canzoni esercitano il loro potere anche in modi ben più preoccupanti. Stando a una rivista specializzata, con i testi ripetitivi delle loro canzoni, gli autori insegnano agli adolescenti a non tener conto delle opinioni altrui e a “tener duro”. (Journal of Youth and Adolescence) Secondo un’altra fonte, i messaggi trasmessi da “testi rap discutibili . . . , più espliciti dei testi heavy metal”, possono influire profondamente sulle emozioni dell’ascoltatore e dar luogo a comportamenti antisociali.

 

Cover Dark Celebration Festival, Milano, 2007

 

È possibile evitare gli effetti negativi limitandosi ad ascoltare la musica e ignorando i testi? Ebbene, bisogna ammettere che in genere nei brani rap e heavy metal le parole non si distinguono bene. Spesso sono coperte quasi completamente dal volume esagerato della musica. Ma, con le parole o senza, il messaggio della musica non cambia, e viene trasmesso dal ritmo martellante e dalla melodia ripetuta!

Com’è possibile una cosa del genere? Ebbene, certi titoli evocano di per sé delle immagini. Inoltre, spesso il messaggio consiste nel tipo stesso di musica. Di che messaggio si tratta? Una rivista per giovani dice: “Si direbbero immagini di energia, potenza e conquista sessuale”. Un’altra dice: “I temi fondamentali . . . sono ribellione totale, violenza, droga, alcool, promiscuità sessuale, perversione e satanismo”.

Certi giovani dicono che sì, forse le cose stanno così, ma che su di loro questo tipo di musica non ha effetti negativi. Anzi, a sentir loro questa musica sarebbe utile perché li aiuta a ‘scoprire se stessi’. È così? Una rivista osserva: “La rabbia, i temi polemici e il senso di potenza con cui alcuni ragazzi si identificano ascoltando la musica heavy metal possono risultare particolarmente graditi, alla fine della giornata, a ragazzi che vanno male a scuola e che in classe si sono sentiti ripetere tutto il giorno che sono incapaci”. E aggiunge: “Quello che lascia perplessi è che per gli adolescenti la ricerca di un’identità più certa e autentica passa attraverso l’utilizzo di un mezzo di comunicazione pubblico, condiviso con altri. Anziché fare esperienze davvero uniche a livello personale, gli adolescenti ricercano immagini preconfezionate provvedute da un’industria commerciale”. (Journal of Youth and Adolescence) In altre parole, qualcun altro dice a questi giovani cosa pensare e come sentirsi.
Parliamo ora dei concerti rock. Che effetto hanno sulle folle di spettatori? Un libro risponde: “Non c’è nessun dubbio che, eccitando le emozioni della folla e facendo in modo che raggiungano il culmine all’unisono anziché disgiuntamente, la musica può contribuire moltissimo alla perdita della capacità critica, a quel cieco abbandonarsi all’impulso del momento che è una caratteristica così pericolosa del comportamento collettivo”. (Music and the Mind) Certe scene di sfrenatezza ai concerti rock confermano che le cose stanno proprio così.

 

Come può una musica essere "buona o cattiva" ?

La musica non è forse solo note ed accordi, ecc.? Tim Fisher, ex professore di musica e fondatore del Sacred Music Services, presenta questa eccellente analogia nel suo libro The Battle for Christian Music: "Forse qualcuno fra voi si farà la domanda: Ma come può una nota musicale essere in sé stessa buona o cattiva? Le note non sono forse una variazione di tono, vibrazioni tonali, compressione e decompressione dell'aria? Sono domande giuste, ma consideriamo la cosa più da vicino. Anni or sono ascoltai un nastro di un uomo che difendeva la neutralità della musica in un culto pubblico. Andò al pianoforte e suonò un accordo di Do maggiore. Chiese poi all'uditorio se quello era un Do maggiore buono o un Do maggiore cattivo. Dopo qualche risatina divertita del pubblico, disse: Vedete, non esiste una musica buona e una musica cattiva, ma solo musica. A quel punto egli aveva fatto però un ovvio errore nel suo ragionamento: un accordo in Do maggiore non è musica! Si tratta solo di un "mattone" nella costruzione della musica, e qui sta tutta la differenza".
Prendete per esempio la lingua italiana. Se io scrivo: "la lettera E è una lettera buona o una lettera cattiva?". No, la lettera E non è né buona né cattiva. Come mattone per costruire una lingua è un'entità neutrale. Però, se io, come scrittore creativo, la metto in congiunzione con altre lettere e scrivo qualcosa come: "Sia lode al Signore!", oppure "Io odio Dio", in entrambi i casi abbiamo preso lettere neutrali e le abbiamo messe assieme per comunicare qualcosa. Quello che io ho comunicato, però, non è assolutamente neutrale, e le mie intenzioni sono state chiaramente trasmesse" (Fisher, Tim The Battle for Christian Music, pp 60-61).

 

I due estremi: La musica Metal e la musica Classica

Lo stile Metal…

Immagino che tutti, più o meno, conosciamo lo stereotipo di metallaro che si agita nell’immaginario comune di ogni madre: maschio, capelli lunghi e scuri, vestito di nero, pieno di borchie, catene, simboli satanici, piercings e tatuaggi, decisamente un tipaccio pericoloso. Dai giornali, la musica metal – che da appunto nome a questi individui – è comunemente indicata come musica da satanisti, da gente che ammazza vergini sugli altari di chiese sconsacrate. Esagero? Mah, neppure troppo. Sappiamo tutti cosa dica l’immaginario comune. Ma quanto di questo è vero, e quanto è invece solo “leggenda metropolitana”? La risposta è: molto poco è vero. Lasciate dunque che, nel mio piccolo di non metallara, vi guidi nel dare uno sguardo al complesso mondo di queste persone.
Cominciamo dall’inizio: cosa rende un metallaro ciò che è?
In realtà la risposta è complessa, perché l’etichetta di “metallaro”, in realtà, viene applicata su un buon numero di personaggi differenti. Si può dire che, anzitutto, il metallaro ascolta musica metal. Tuttavia, ascoltare metal non è tutto, ed è per questo che io, pur sentendo fra gli altri generi anche musica metal, non mi posso definire metallara. Si può dire che, quindi, l’ascoltare musica metal è condizione necessaria ma non sufficiente.
Non c’è, in realtà, una vera figura ideale e generica di metallaro. Sotto tale etichetta, in ogni caso, si riuniscono per la maggior parte persone che reagiscono alle frustrazioni e ai dolori della vita con una carica più o meno grande di rabbia. C’è chi di fronte alle delusioni siede e piange, e chi invece, come il nostro “metallaro ideale”, stringe i pugni e si arrabbia di fronte all’ingiustizia. Si può quindi dire che il metallaro – in linea generica, non valente per tutti – è arrabbiato col mondo, e desidera “fargliela vedere”, desidera quindi rivalersi, e quando può, secondo i suoi gusti, lo fa vestendosi in un modo socialmente poco accettato, come per gridare al mondo: “Non mi vuoi? Beh, non credere che io voglia te!”, e ascoltando un genere di musica molto forte, come se volesse, attraverso la musica che ascolta, coprire il “rumore” del mondo. Il metallaro è, in genere, una persona profondamente idealista e, se vogliamo, a modo suo anche romantica. Spesso – anche se non sempre – desidera una società migliore, un mondo meno ipocrita e più schietto. Tuttavia, qui bisogna fare una distinzione abbastanza netta fra i metallari di vecchio stampo e quelli più giovani, fermo restando che sono categorizzazioni che nella realtà dei fatti sono molto più labili di quanto appaiano sulla carta. I primi sono quasi sempre uomini sopra i 25 anni, hanno di solito una netta preferenza per i gruppi più “classici” del metal e sono spesso stati tipici anticonformisti nell’adolescenza o nella gioventù; sono insomma, come già detto, persone prettamente idealiste, che desiderano cambiamenti sociali e politici. I secondi, invece, spaziano spesso fra i generi e i gruppi più nuovi e moderni, sono di solito compresi fra l’adolescenza e i vent’anni, seppure siano anche loro idealisti, di solito il loro, fino a che non raggiungono una certa età, è un idealismo più personale, basato sull’infelicità personale. Spesso il metallaro delle nuove generazioni viene confuso un po’ con la figura dei “dark”, che si distinguono invece per un calcare quasi esasperato della loro infelicità anche nell’abbigliamento e per un genere musicale differente. Peraltro fra i metallari più giovani le ragazze sono più frequenti. Che le differenze siano dovute a una naturale evoluzione delle generazioni, al panorama musicale che è mutato da vent’anni fa, o semplicemente al fatto che la semplice infelicità del singolo è una tappa da attraversare per diventare qualcosa di simile al metallaro di vecchio stampo non si sa esattamente, anche se viste le varie sfumature fra i due “tipi”, si può immaginare che talvolta sia proprio ciò che succede.
Per il suo aspetto ed il suo modo di pensare il metallaro è di solito una persona solitaria, con poche persone che possa dire davvero care, frustrata nelle sue aspettative (quali che esse siano: riguardanti l’amore, la società, la vita), che non si sente compresa da chi ha attorno ma che, piuttosto che ammetterlo e chiedere aiuto, desidera con tutte le sue forze farcela da sola.
Insomma, il metallaro è, in definitiva, una persona che combatte. Non c’è quindi da stupirsi che, a dispetto dei pregiudizi della gente, i metallari che si drogano siano nettamente meno dei cosiddetti “discotecari” che lo fanno, sia per una mentalità più rigida dal punto di vista morale, sia per minor frequentazione di locali che danno l’occasione di ottenere droghe occasionali, sia perché sono fondamentalmente persone che desiderano essere autonome e, talvolta, anticonformiste. Sorprendentemente, il metallaro è solitamente una persona più affidabile della media dei suoi coetanei. Non per nulla fra i metallari stessi, ironizzando su ciò, si dice talvolta scherzosamente che “un vero metallaro ascolta la mamma”.
Non tutti i metallari, peraltro, scelgono di seguire il tanto criticato “look” che comprende capelli lunghi, borchie, abiti neri e via elencando, anzi! Una buona parte trascura il lato dell’apparenza, pur mantenendo un certo terreno comune in fatto di modo di pensare. In ogni caso, fra chi sceglie di vestirsi nel tanto criticato modo, si possono distinguere due categorie: quelli che scelgono un’apparenza che metta a disagio il prossimo come forma di protesta, di affermazione della propria personalità e/o del proprio gusto, e quelli che lo scelgono col solo scopo di essere ammirati, i cosiddetti “poser”. Questa seconda categoria è generalmente disprezzata dagli altri metallari, e c’è da chiedersi quanti di coloro che si definiscono metallari lo facciano unicamente per il fascino del “bello e dannato”, sminuendo così persone che, generalmente, sono piuttosto autonome nel modo di pensare.
C’è comunque da specificare che non sempre quelli che vengono definiti poser lo sono realmente, talvolta sono solo persone con un peculiare gusto per lo stile d’abbigliamento, che vengono additate come tali pur non essendolo realmente. Talvolta fra i poser vengono indicati anche i metallari che ascoltano nu-metal, il cui stile sconfina nel punk e nel dark (tanto che molti ritengono debba essere considerato uno stile a parte).
Tuttavia, non è la musica a influenzare il ragazzo che comincia ad ascoltarla. Si può dire che sia questione di carattere: metallari si nasce, quindi? Non esattamente. Si nasce con una mentalità che può diventare da metallaro, ma sono poi le scelte e le piccole e grandi disavventure della vita a determinare il genere di musica che il giovane ascolterà, poiché è ovvio che scelga un genere che si adatta alle emozioni che prova. Ma come arriva il ragazzo ad ascoltare metal, considerando che è un genere generalmente poco orecchiabile, per il suono della musica e per le voci? E’ questione, principalmente, di occasioni. Il metallaro si avvicina al metal per varie ragioni: qualcuno attorno a lui lo ascolta, è incuriosito avendone sentito parlare, desidera ascoltare qualcosa che lo distingua dai suoi coetanei, o più semplicemente, comincia con canzoni più “commerciali” (come vengono definiti, ad esempio, i famosi Linkin Park o Slipknot), per poi esplorare fino ad arrivare a musica più pesante.

 

Metallica - Mission Impossible Theme (Heavy Metal Remix)
Linkin Park - Numb
Slipknot Feat Kittie Mudvayne & Soulfly - Prozac


Peraltro, vorrei sfatare la falsa convinzione che il metallaro ascolti solo ed esclusivamente metal: spesso e volentieri ascolta musica classica, e pur evitando alcuni generi (quali pop, dance, hip-hop, tecno, house e simili) è abbastanza flessibile nel suo gusto musicale. Tuttavia, vi chiederete, perché il volume così alto, perché quelle musiche così chiassose, quelle chitarre elettriche, quelle batterie così pestate, quelle urla e quei bizzarri versi simili a ruggiti? Si può dire che sia un modo per chiudere fuori il mondo. Il metallaro alza il volume per non sentire il grigiore e la banalità del quotidiano, si tuffa in suoni diversi dallacosiddetta norma per dimenticare i tartassamenti dei ritornelli estivi e delle pubblicità, finisce per sentire quasi esclusivamente metal, pur di tenersi lontana una certa categoria di persone, ovvero: coloro che si lasciano spaventare dai suoi piccoli trucchi.

Dopo questo excursus sulla psiche del metallaro, non si può evitare di parlare della musica che ascolta: il famigerato metal. Bisogna anzitutto sapere che il metal è suddiviso in una grande varietà di generi e sottogeneri, alcuni dei quali sono distinguibili in maniera abbastanza netta, ma che solitamente si fondono fra loro in maniera molto flessibile. Il metallaro di rado ascolta d’abitudine tutti i generi, spesso – ma non sempre – è orientato su due o tre, solitamente abbastanza simili fra loro. Peraltro, nonostante la sonorità piuttosto aggressiva e potente, i gruppi metal contengono spesso elementi molto validi dal punto di vista musicale, tanto che i virtuosismi messi in atto durante gli assoli di chitarra elettrica – un classico delle canzoni metal – sono talvolta stupefacenti anche per chi, come la sottoscritta, non si può certo definire un esperto musicista. Anche alcuni cantanti sfoggiano voci sorprendentemente buone, a dispetto del “mito” che vuole la canzone metallara come prettamente urlata o “ruggita”.
I temi trattati nelle canzoni sono solitamente cupi, cinici o comunque piuttosto pessimisti, toccando temi classici come l’amore, il dolore e l’infelicità, ma anche temi più profondi come la società, la vita, la morte, l’ambiente e persino la politica, con una grande varietà di temi che spesso cambiano anche a seconda del genere di metal.
Le radici più profonde del metal giacciono nella fine degli anni Sessanta, nell’hard rock, che mescolando rock e blues, diede vita a un nuovo genere, piuttosto pesante, incentrato su chitarre e batteria. Il confine fra hard rock e quello che divenne l’heavy metal è, per la verità, piuttosto labile ed impreciso; in ogni caso, negli anni Ottanta il genere ebbe un picco di popolarità, e si crearono buona parte degli attuali sottogeneri. Non mi dilungo sulla storia del metal, in parte perché conscia di non poterne dare, da profana quale sono, una visione precisa, ed in parte per non annoiare il lettore. In ogni caso il genere, come già detto, è molto variegato nei suoni e nelle tematiche; fra i generi esistenti, i più comuni, e quelli da cui derivano buona parte dei sottogeneri, sono i seguenti:


Come già detto più sopra, non tutti i metallari vestono secondo il modo tanto stereotipato – anzi, si buon dire che una buona fetta vesta in maniera perfettamente normale – anche se non si può negare che vi sia una sorta di moda. Questa predilige quasi sempre il nero o comunque i colori molto scuri per l’abbigliamento; i jeans sono la norma, assieme a magliette nere con i loghi dei gruppi o le immagini degli album – peraltro spesso realizzate da disegnatori di grande talento –, accessori di vario genere quali catene, collari o bracciali con borchie e spunzoni, capelli molto lunghi sia per i maschi che per le femmine, e in generale un look cupo e variamente minaccioso a seconda della scelta del singolo. Look che, in definitiva, pare studiato per allontanare proprio il genere di persone che più ne rimangono colpite: persone con scarsa apertura mentale, bigotti, persone eccessivamente religiose o dedite a seguire la moda, di solito (anche se è indubbio che questo genere di look non incoraggi nemmeno chi è semplicemente timido).

La ragazza metallara, molto rara in passato ma in aumento negli ultimi anni, di solito predilige i generi come il Gothic, il Power, il Progressive o il Nu, ed ha un look più vario, che può essere una versione femminile del tipico modo di vestire maschile, con felpe e maglie coi loghi dei gruppi, jeans o pantaloni scuri e via dicendo, oppure può ispirarsi al look gothic, quindi con trucco nero, capelli lunghi, lisciati e scuri, gioielli in argento, e comunque, nonostante tutto, con una certa eleganza. La presenza femminile nel metal è nettamente aumentata negli ultimi anni, visto che, come già accennato più sopra, il metal era in principio un modo di essere molto duro e maschile, prettamente pensato per gli uomini e che quindi, in buona parte, escludeva le donne.
Non è raro che il metallaro sia anche lettore di fantasy e fantascienza più o meno accanito, e talvolta anche giocatore di ruolo, seppure non si possa prendere ciò come una regola. Questo probabilmente è dovuto al fatto che come già detto, in linea di massima, il metallaro è una persona che odia la sua vita e soprattutto il mondo in cui vive, e ne desidera uno differente e “migliore”. Non c’è quindi da stupirsi che ogni cosa che gli consente un po’ di evasione sia spesso ben accolta. Tuttavia, mi sento di spezzare una lancia anche riguardo al gioco di ruolo, che non è certo il nemico della cristianità che si vuol far credere, considerando che secondo molti giornalisti – per lo più gente disinformata, peraltro – pare istigare all’occultismo, il satanismo, l’assassinio e chissà che altro. A parer mio, da saltuaria giocatrice di ruolo e conoscente di molti giocatori, è una sciocchezza. Ritengo che la crisi della cristianità – specialmente intesa come progressivo distaccarsi dei giovani dalla chiesa – sia imputabile a ben altri fattori che il metal ed il gioco di ruolo; difatti, se la religione non fosse in crisi per suoi motivi, nessun genere di ideologia pseudo-religiosa potrebbe intaccare in qualsivoglia modo la fede di chi vi gioca. Peraltro i metallari e giocatori di ruolo credenti non sono poi così rari come si potrebbe pensare, senza contare che la letteratura fantasy da spesso una divisione buoni/cattivi molto più netta di quella della vita reale, anche se, soprattutto negli ultimi anni, la descrizione psichica dei personaggi è diventata sempre più sfaccettata, cosa molto apprezzata dai lettori di questo genere. Peraltro ricordo alle madri che imputano al metal o ai giochi di ruolo un’improvvisa reazione di ribellione del loro figliolo, farei notare che spesso questo genere di musica e questo passatempo cominciano ad essere apprezzati durante l’adolescenza, periodo della vita che, a prescindere da ogni influenza esterna, è naturalmente turbolento e ribelle.

 

Copertina di un album: che sensazioni vi trasmette?

 

Droga e musica Heavy Metal

Carl A. Raschke , direttore dell’istituto di studi umanistici dell’Università di Denver, ha scritto: “Non è un caso che droga, [musica] heavy metal, brutalità e violenza gratuita siano diventate i macabri vessilli che sventolano sulle miserie umane mentre ci avviamo verso il terzo decennio dell’Era di Satana”. E ha detto anche: “Si potrebbe dire che il rock heavy metal è per il sedicente satanismo quello che il gospel è per il cristianesimo. Pochissimi si convertono al cristianesimo solo perché ascoltano musica gospel alla radio. Ma l’heavy metal ha un effetto psicologico molto potente. Giustifica le azioni disgustose che i ragazzi già commettono”.

Questa è una chiara accusa contro quelli che tanti giovani d’oggi considerano semplici mezzi per sfuggire alle ansietà della vita: la musica heavy metal e la droga. È un’accusa giustificata? È possibile che droga e musica heavy metal siano potenziali sintomi di satanismo? Notate i commenti di chi ha toccato con mano la violenza dei satanisti e di chi ha studiato questo fenomeno.

“Il messaggio trascinante della musica heavy metal è — e non c’è da sorprendersi — ‘religioso’, nel senso che proclama che l’universo è retto da una potenza superiore. Questa potenza, però, non è Dio”, ha scritto Raschke in un suo libro (Painted Black). “È . . . manovrata dal Demonio stesso”. Egli ha detto inoltre: “La potenza e la violenza del satanismo sono elementi che possono attirare facilmente i giovani senza speranza e senza coscienza. . . . I giovani che hanno problemi o hanno subìto abusi, a causa di una specie di insidioso imprinting comportamentale, credono che la Potenza Superiore debba essere malvagia. L’heavy metal sostiene questa ‘teologia’ e la istituzionalizza nella musica”.

Secondo il dott. Paul King, dell’Università del Tennessee, il quale ha testimoniato davanti al Senato degli Stati Uniti a proposito della musica heavy metal, il genere di musica che piace a un gran numero di giovani affetti da turbe psichiche tocca “temi inconsueti di violenza, odio, ribellione, sesso selvaggio, abusi nei confronti delle donne ed esaltazione di Satana. Quando nella vita di un adolescente entra la droga, diventa ancora più probabile che egli abbia questi gusti musicali”. La musica heavy metal glorifica ed esalta la potenza del male, ha detto King. Secondo lui nella musica heavy metal “la glorificazione di azioni malvage raggiunge nuove vette nei concerti”.

 

Notate, nelle seguenti notizie, quali frutti ha prodotto il messaggio subliminale della musica heavy metal.

L’anno scorso, nel New Jersey (USA), due ragazzi quindicenni hanno ucciso brutalmente una cagna di razza labrador di nome Princess. “È stato un sacrificio a Satana”, hanno detto. Hanno appeso la cagna per la catena, l’hanno uccisa a calci e le hanno strappato la lingua per usarla in un rito satanico. Poi hanno trafitto il corpo mutilato dell’animale con un grande gancio metallico e l’hanno appeso nel giardino di un vicino. Sulla testa della cagna sono stati ritrovati simboli satanici, e sul terreno sotto il suo corpo c’era disegnato un pentagramma (un simbolo satanico consistente in una stella a cinque punte inscritta in un cerchio). La sera dell’uccisione i due ragazzi ascoltavano i Deicide (che significa “deicidio”, ovvero “uccisione di Dio”), un gruppo death metal il cui leader si vanta di torturare e uccidere animali.

In California un giovane e la sua ragazza — entrambi adolescenti e, a detta dei loro amici, ossessionati dal satanismo — hanno ucciso barbaramente la madre di quest’ultima accoltellandola e colpendola con una chiave inglese. Nella stessa zona un altro giovane ha rivolto una preghiera a Satana e poi ha sparato al padre, uccidendolo. La polizia che ha svolto le indagini sull’omicidio ha concluso che la colpa va data alla musica heavy metal. “Fondamentalmente, questa musica insegna che non è necessario ascoltare i genitori, e che si può vivere come si vuole”, ha affermato una funzionaria di polizia.

In Inghilterra alcune donne che erano state aggredite e poi violentate da una banda di malviventi hanno riferito alla polizia che uno degli stupratori portava tatuato il simbolo di un gruppo heavy metal le cui canzoni esaltano lo stupro e la violenza.

In una zona rurale dello stato americano dell’Arkansas un adolescente ha attentato alla vita dei genitori con una mazza per poi farli a pezzi con un coltello da macellaio. La polizia ha trovato nel suo registratore una cassetta puntata su un brano heavy metal intitolato “Altar of Sacrifice” (Altare del sacrificio), il cui testo dice, anzi urla: “Il sommo sacerdote attende, con il pugnale in mano, versa il sangue della pura vergine. Strage di Satana, morte cerimoniale, ubbidisci a ogni suo comando. Entra nel regno di Satana . . . Impara le sacre parole di lode: ‘Ave Satana’”.

Quanto ai testi di altre canzoni urlate dai cantanti di gruppi heavy metal — e spesso ripetuti dai fan scatenati durante i concerti o ascoltati in cassetta per ore e ore — che effetto hanno messaggi del genere su giovani facilmente influenzabili? Prendete, ad esempio, testi come questi: “Satana il nostro signore guida ogni nostro primo passo nella cruda e nefanda violenza”, e: “Versa il tuo sangue, fallo scorrere fino a me. Afferra la mia mano e lascia andare la tua vita . . . Hai versato il sangue. Io ho la tua anima”.

“Se accettiamo l’idea che la pornografia potrebbe indurre un ragazzino alla violenza sessuale”, ha scritto Carl Raschke, “perché non pensare che i testi di canzoni in cui si urla ammazza, mutila, storpia, tortura, cancella dalla faccia della terra possano effettivamente spingere qualche squilibrato a compiere proprio tali azioni?”

In ogni parte del mondo i ricercatori ritengono che droga e satanismo vadano a braccetto. L’ex investigatore David Toma afferma di non aver “mai incontrato un satanista che non si drogasse”. La droga, riferiva la rivista ’Teen, complica le cose per gli adolescenti “che si danno al culto del Diavolo, poiché rende sempre più difficile distinguere la realtà da ciò che sembra reale solo quando viene osservato attraverso i fumi della droga e dell’alcool”.

“L’heavy metal è per chi si droga quello che le lotterie sono per chi è schiavo del gioco”, ha detto Raschke. “L’adolescente tossicodipendente adotta uno stile di vita fatto di arroganza, brutalità, furto ed eccessi sessuali, tutte cose che vengono ulteriormente esaltate dai guaiti e dagli urli dei gruppi heavy metal”.

 

La Musica Buona: Principi base della Musicoterapia

Nel trattare la musicoterapia, non si può fare a meno di evidenziare alcune interessanti scoperte che numerosi autori hanno eseguito sugli effetti della musica sulla mente dell’uomo.
È un dato certo che la comunicazione avviene attraverso l’attività del nostro cervello (K. Popper) ed è stato accertato che, nei soggetti destrimani, è l’emisfero destro che si è specializzato in questo senso, mentre il sinistro è deputato al trattamento delle informazioni. Di fatto, nei pazienti con lesioni riguardanti l’emisfero destro del cervello, si registra la perdita della capacità di fare esperienze musicali e cioè di percepire e di eseguire musica.
È stato accertato, inoltre, che la stimolazione acustica è in grado di eccitare vaste aree dei lobi frontali e parietali del cervello e, mentre per il linguaggio sono coinvolte le aree di Broca e di Wernicke, oggi si può affermare che strutture cerebrali complesse vengono utilizzate e condivise sia dalla comunicazione audio-vocale, sia dalla musica. L’esperienza dell’ascolto musicale provoca notevole attività dell’emisfero destro e anche il passaggio di informazioni nervose all’emisfero sinistro. Questi percorsi neuronali (i neuroni sono le cellule nervose) conducono gli stimoli anche al sistema limbico ed all’ipotalamo (le aree profonde del cervello emotivo) e sono in grado di fornire delle emozioni che sono proprio legate alla musica stessa.
È stato verificato che, dai primati fino all’homo sapiens, non si sono verificati significativi cambiamenti evolutivi dell’apparato acustico e ciò spiegherebbe come la musica possa essere capace di attivare le aree più primitive del cervello che, alterando la coscienza ad un livello più profondo, faciliterebbero le funzioni fisiologiche che stimolano la comparsa delle emozioni (Castrovilli-De Lucia).
Per questo, è corretto dire che l’esperienza musicale è un’esperienza prettamente psicologica, perché in essa vi è una grossa implicazione mentale che comprende processi affettivi e cognitivi.
Infatti, com’è noto, chi compone una musica o una canzone, al di là di alcune componenti generali che la possono far rientrare nel genere classico, lento, leggero, sinfonico… non si pone il problema di una oggettiva decodificazione del proprio messaggio musicale. Ne consegue che l’ascoltatore è libero di decodificare tale comunicazione in modo del tutto personale, senza rapporto semantico con l’autore, sulla base della ricezione di elementi vaghi, astratti e pluristratificati. In questo risiede uno dei poteri curativi della musica, e cioè proprio sui diversi significati inconsci che ciascun suono, insieme di suoni, musiche e canzoni possono rappresentare, in maniera diversa, per ciascun individuo, in relazione alle vicende emotive che lo hanno riguardato, dalla nascita, per tutto il corso della sua vita e fino al momento dell’ascolto musicale stesso.

Quella che segue è una definizione “ufficiale”: La musicoterapia è una tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo, mente, e spirito. Oggi vi sono diversi approcci alla musicoterapia, diverse metodologie, che hanno prodotto diverse musicoterapie, con un ampio spettro che va dall’approccio pedagogico, a quello psicoterapeutico a quello psicoacustico.

La musicoterapia viene impiegata in diverse campi, che spaziano da quello della SALUTE, come prevenzione, riabilitazione e sostegno, a quello del BENESSERE al fine di ottenere un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.
 

Come funziona la Musicoterapia?

Dobbiamo pensare che da ancor prima della nascita si sedimentano in noi dei suoni che costituiranno poi il nostro “Io sonoro”.La musicoterapia tradizionale, che è quella di tipo psicoterapico, utilizza un codice alternativo rispetto a quello verbale, (basato sul principio dell'ISO - identità sonora individuale) per cercare di aprire attraverso il suono, la musica, e il movimento, dei canali di comunicazione nel mondo interno dell'individuo. Gli operatori di musicoterapica cercano cioè di sbloccare questi canali attraverso l’espressione strumentale sonora.Vi sono però altri approcci, molto diversi da quello appena descritto, che sfruttano le potenzialità del suono e della musica come mezzo terapeutico. Uno dei più interessanti è quello che fa riferimento alle teorie psicoacustiche.
I suoni sono fenomeni fisici in grado di influenzare tutte le cose con cui vengono a contatto.Suoni di particolari frequenze, possono ad esempio rompere un vetro; mentre, altri, impercettibili all' orecchio umano, possono essere utilizzati per dare ordini ad un cane. Studi recenti sostengono che persino la crescita delle piante può essere influenzata dal tipo di musica che si suona nelle vicinanze. Se vogliamo rappresentarci visivamente la propagazione del suono, pensiamo ai cerchi che si formano nell'acqua allorché gettiamo un sasso. I suoni acuti sono generati da vibrazioni molto rapide, quelli bassi corrispondono a vibrazioni lente; l’orecchio umano e' in grado di percepire suoni con una frequenza compresa tra 30 e 20.000 vibrazioni al secondo (Hertz o Hz). Ma dove viene elaborata esattamente la musica nel nostro cervello? Innanzitutto dobbiamo distinguere la fase dell’udire i suoni come fenomeno periferico legato all’orecchio e al nervo acustico, una fase del sentire che si collega soprattutto a funzioni talamiche, dove il suono viene filtrato. Se il talamo consente il passaggio dell’informazione, essa giunge al lobo temporale, in centri che si trovano in prossimità di quelli del linguaggio (l’area di Broca), e qui si verifica finalmente il processo dell’ascoltare, con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso e delle funzioni psichiche ad esso connesse. Si dice che il suono musicale viene cioè intellettualizzato.
Uno dei massimi studiosi delle proprietà del suono, Isabelle Peretz dell’Università di Montreal, ha supposto che, in linea di principio, la metà destra del cervello elabora la musica in maniera complessiva, mentre quella sinistra in modo analitico. Possiamo quindi supporre che l’emisfero destro sia quello che, in un primo momento afferra una struttura approssimativa della musica sulla quale in seguito l’emisfero sinistro esegue una analisi più precisa.


 La musica è un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in grado di esprimere idee, concetti, sentimenti propri di ogni individuo. Come il linguaggio verbale, anche la musica è uno dei fondamenti della nostra civiltà. L’uomo costruì i primi strumenti oltre 35 mila anni fa: tamburi, flauti, scacciapensieri. Ma perché i nostri antenati incominciarono a fare musica? Quali vantaggi ne ricavavano?

Oggi gli antropologi mettono in primo piano la capacità della musica di cementare una comunità, scandendone i ritmi e rinsaldando i legami fra i suoi membri. Essa garantirebbe la coesione sociale e la “sincronizzazione” dell’umore dei componenti di un gruppo, favorendo così la preparazione di azioni collettive. Esempi attuali dell’utilizzo della musica in questi termini sono ad esempio le marce militari, i canti religiosi, gli inni nazionali.
 
Il potere della musica: le emozioni

I primi studi sulle risposte emotive alla musica risalgono al 1936, quando la psicologa e musicologa Kate Heiner dimostrò che vi sono due elementi essenziali che il nostro cervello utilizza per elaborare una risposta emozionale alla musica: il MODO, cioè la tonalità (Maggiore/minore), e il TEMPO, cioè la velocità di esecuzione (Veloce/lento). Si è così notato che dalla combinazione del modo e del tempo l’uomo ricava delle emozioni che possiamo definire UNIVERSALI.

La chiave di lettura è la seguente:

 

Che queste risposte emotive siano comuni a tutti, è dimostrato da un altro importante esperimento compiuto in tempi più recenti all’università di Montreal da Isabelle Peretz: questa studiosa ha registrato le modificazioni indotte dalla musica su vari parametri fisiologici, come la pressione del sangue, la frequenza cardiaca e la conduzione elettrica della pelle (la cosidetta reazione elettrodermica).

In questo esperimento un gruppo di soggetti è stato sottoposto all’ascolto di diversi brani musicali che erano classificati come allegri, sereni, paurosi, tristi.Ebbene, si è dimostrato che le musiche producevano il medesimo effetto in tutti gli ascoltatori, indipendentemente dal giudizio soggettivo sul tipo di emozione suscitata.Ad esempio i brani classificati come paurosi erano quelli che determinavano la maggiore reazione cutanea, caratterizzata da un rilevante incremento della sudorazione.

Il fatto che queste risposte fisiologiche siano indipendenti dai giudizi soggettivi dimostra che l’ascoltatore non è necessariamente consapevole dell’effetto che la musica esercita su di lui e ci fa intravedere quale potere la musica abbia sui nostri comportamenti.
 


L'"effetto Mozart"

Up Wolfgang Amadeus Mozart - Galleria d'Ascolto

Mozart - Piccola Serenata Notturna in Sol+ KV5251 - Allegro
Mozart - Piccola Serenata Notturna in Sol+ KV5252 - Romanza, Andante
Mozart - Piccola Serenata Notturna in Sol+ KV5253 - Minuetto, Allegretto
Mozart - Piccola Serenata Notturna in Sol+ KV5254 - Rondo_ Allegro
Mozart - Divertimento in re+ KV1361 - Allegro
Mozart - Divertimento in re+ KV1362 - Andante
Mozart - Divertimento in re+ KV1363 - Presto
Mozart - Concerto per Corno in re+ K4121 - Allegro
Mozart - Concerto per Corno in re+ K4122 - Allegro
Mozart - Divertimento in fa+ KV1381 - Allegro
Mozart - Divertimento in fa+ KV1382 - Andante
Mozart - Divertimento in fa+ KV1383 - Presto

 


Nel 1993 è stato dimostrato con un famoso esperimento pubblicato sulla rivista scientifica NATURE che la musica di Mozart è in grado di migliorare la percezione spaziale e la capacità di espressione.

Ottantaquattro studenti furono suddivisi in 3 gruppi e sottoposti all’ascolto di 3 musiche diverse: il primo gruppo ascoltò musica easy-listening, il secondo ascoltò una sinfonia di Mozart, il terzo non ascoltò musica ma solo silenzio.

Subito dopo l’ascolto i 3 gruppi furono sottoposti a una prova di ragionamento spaziale tratta da un test di intelligenza riconosciuto internazionalmente, lo Stanford-Binet. I risultati furono stupefacenti: il gruppo che aveva ascoltato Mozart prima del test, ottenne un punteggio mediamente superiore di 10 punti rispetto agli altri. Tale effetto aveva però una durata di soli 15 minuti dopo l’ascolto. Si parla perciò di EFFETTO MOZART.

Uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, il francese Alfred Tomatis è stato il primo a sostenere che la musica mozartiana è in grado di produrre un miglioramento delle abilità cognitive dell’individuo, attraverso lo sviluppo del ragionamento spazio-temporale.

Ma perché proprio la musica di Mozart risulta essere la più adatta? L’ipotesi formulata da Gordon Shaw, uno degli autori dell’esperimento appena citato, è che oltre alle incredibili doti logiche, mnestiche, e musicali di cui era dotato Mozart, il musicista componeva in giovane età, sfruttando al massimo le capacità di fissazione spazio-temporale di una corteccia cerebrale in fase evolutiva, cioè al culmine delle sue potenzialità percettive e creative.

Tomatis sostiene pertanto che l’ascolto della musica mozartiana è in grado di favorire l’organizzazione dei circuiti neuronali, rafforzando i processi cognitivi e creativi dell’emisfero destro.

Di seguito un esempio tratto da una notizia ANSA recente:

LONDRA - La musica di quel genio naturale di Mozart va presa e messa di peso nel prontuario medico: sembra funzionare meglio di molti farmaci e in apparenza cura persino una malattia grave come l’epilessia. A Londra gli esperti dell’Istituto di Neurologia si sono convinti delle qualità taumaturgiche del compositore austriaco quando si sono trovati alle prese con un paziente di 46 anni che soffriva di terribili attacchi epilettici e non aveva reagito in modo marcato né a sette diverse terapie a base dei più avanzati farmaci e nemmeno ad un intervento chirurgico al cervello.

Sembrava un caso disperato ma all’improvviso il malato - in media vittima di sette attacchi epilettici al mese e incapace di controllare moti giornalieri di riso convulso - ha incominciato a stare vistosamente meglio e, indagando sul perché, i medici hanno fatto a quel punto una scoperta davvero curiosa: l’uomo si era messo ad ascoltare Mozart - in genere quaranticinque minuti al giorno - e tanto era bastato per dargli un nuovo, vincente vigore nella battaglia contro quella grave sindrome neurologica. Sulla scorta di questo caso (uno analogo, riguardante un bambino affetto dalla sindrome di Lennox-Gastaut, una rara forma di epilessia, è stato segnalato dai neurologi dell’università dell’Illinois) il quotidiano ‘Independent’ se l’é sentita oggi di cantare senza riserve le lodi del ‘Mozart Effect’ che non è proprio una panacea ma ci va vicino. Significativo il risultato di un esperimento fatto sottoponendo un gruppo di cavie all’ascolto della sonata K448 per piano del grande Wolfang: quella musica ha fatto aumentare temporaneamente di 8-9 punti il quoziente intellettivo degli ascoltatori. Una buona dose di Mozart aumenta le capacità matematiche e visive di un individuo, riduce lo stress e il dolore di origine artritico, ha un impatto benefico sul cuore e sul feto (ne stimola lo sviluppo cerebrale). Non lascia indifferenti nemmeno i topi (che acquisiscono maggiore senso dell’orientamento spaziale nei labirinti) e le carpe (che diventano più sane e più felici se attorno a loro risuonano le note di ‘Eine Kleine Nachtmusik’). Non è chiaro perché tutto ciò avvenga ma molti esperti sono convinti che la zona del cervello dove si recepisce e processa la musica è la stessa della percezione spaziale e per qualche ragione ne nascono quindi interazioni estremamente benefiche per l’attività della sostanza grigia. La complessa, raffinata musica di Mozart - in particolare la citata sonata K448 - avrebbe un impatto paragonabile alle pulsazioni elettriche e metterebbe ordine tra le cellule nervose malfunzionanti.

Ma continuiamo a chiederci: perché Mozart e non invece Verdi, Beethoven o Brahms? Anche qui non ci sono certezze scientifiche ma gli esperti sospettano che il compositore austriaco agisce da farmaco per la sua peculiare tecnica di costruzione musicale, basata su temi richiamati a intervalli fissi con il ricorso a note spesso diverse da quelle originali.


 
La musica subliminale

Come si è già detto, l’orecchio umano è in grado di percepire suoni con una frequenza compresa tra 30 e 20mila vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).

Gli infrasuoni sono suoni con frequenza inferiore a 30 Hz, quindi, cadendo in una frequenza non percepibile a livello cosciente dal nostro udito, restano in una zona di percezione detta “subliminale”.

Gerald Oster, un ricercatore del Mount Sinai School of Medicine di New York, nel 1973 elaborò una tecnica che consisteva nel sovrapporre infrasuoni a della musica convenzionale. Presto si vide che i campi di applicazione della musica subliminale erano molteplici: oltre ad avere una particolare influenza sul rilassamento, essa era in grado di sviluppare capacità creative, e poteva risultare utile nella terapia delle emicranie, per la cura dell’insonnia, per la eliminazione di ansia e depressione.
Per comprendere i principi su cui si basa la musica subliminale è necessario accennare alla attività elettrica del nostro cervello. L'elettroencefalogramma è utilizzato per misurare le correnti generate dalle cellule della corteccia cerebrale (neuroni corticali piramidali). Applicando degli appositi elettrodi sulla superficie del cuoio capelluto è possibile rilevare tali impulsi, e la loro forma (variazione in ampiezza) si correla specificatamente con eventi fisiologici (stimolazioni sensoriali, sonno, ecc.) o patologici (epilessia, ecc.)
Il tracciato che ne risulta contiene, solitamente, frequenze al di sotto dei 30Hz.
 Le onde cerebrali si possono classificare in 4 tipi, e risultano indicative di quattro stati fisiologici:

 

 

Un altro elemento di fondamentale importanza per comprendere il funzionamento delle tecniche subliminali fa riferimento ad un fenomeno fisico chiamato “risonanza”.

Nel 1665 il fisico e matematico olandese Christiian Huygens, (tra i primi a postulare la teoria ondulatoria della luce), osservò che, disponendo su di una parete due pendoli, uno posto di fianco all’altro, questi tendevano a sintonizzare il proprio movimento oscillatorio, quasi volessero “assumere lo stesso ritmo”. Questo fenomeno viene oggi chiamiamo “risonanza”.

Nel caso dei due pendoli, si dice che uno fa risuonare l'altro alla propria frequenza. Allo stesso modo se si percuote un diapason, che produce onde su una data frequenza e lo si pone vicino a un secondo diapason “silenzioso”, dopo un breve intervallo questo ultimo comincia anch'esso a vibrare.

La risonanza può essere utilizzata anche nel caso delle onde cerebrali. Infatti, se il cervello è sottoposto a impulsi (visivi, sonori o elettrici) di una certa frequenza, la sua naturale tendenza è quella di sintonizzarsi. Quindi, se uno stimolo esterno è applicato al cervello, diventa possibile mutare la frequenza delle sue onde.

Per esempio, se una persona si trova nello stato Beta (allarme) e il suo cervello riceve uno stimolo esterno di 10Hz, che come visto precedentemente corrisponde allo stato alfa (rilassamento), allora è probabile che la sua frequenza vari, sincronizzandosi a quella dello stimolo esterno.
Quando lo stato del cervello è già vicino alla frequenza dello stimolo applicato, l'induzione agisce più efficientemente. Il fenomeno e' detto “risposta in frequenza”.
 

Dato che l'orecchio umano non riesce a percepire onde sonore con frequenza inferiore a 30Hz, è necessario “ingannarlo”, utilizzando delle tecniche speciali, chiamate, "Binaural Beats" (termine che, in italiano, può essere tradotto come "Battimenti Biauricolari"). Se ad esempio applichiamo all'orecchio sinistro un tono costante di 495Hz, e all'orecchio destro un tono costante di 505Hz, questi due toni verranno riunificati dal cervello, che - in tal modo – percepirà quella loro differenza di 10Hz, venendone “influenzato”.Ciò deve avvenire necessariamente attraverso delle cuffie stereo, affinché i suoni destro e sinistro non si fondano prima di essere percepiti.

Esperimenti a riprova dell'influenza della musica sulla psiche

Un esperimento famoso, realizzato per la prima volta dal fisico tedesco Ernst Chladni nel XVIII secolo, e ripreso nel corso delle più approfondite ricerche in materia dallo scienziato svizzero Henry Jenny, fu il seguente. Cosparse uno strato sottile di sabbia su una lastra di metallo, fissata nella cassa armonica del violino in modo che fosse orizzontale. Poi prese un archetto di violino, e strofinandolo sulle corde notò con estrema meraviglia che , non appena la vibrazione relativa si propaga per il metallo, i granelli di sabbia cominciano a muoversi, fino a organizzarsi all'interno del foglio in una configurazione altamente ordinata.
Jenny scoprì che variando opportunamente i materiali sparsi sul foglio di metallo e le frequenze a cui era esposto il sistema, variavano le configurazioni, rivelando bellezze insospettate, collegate con forme presenti in natura: emergevano la struttura pentagonale della stella marina, quella esagonale delle cellette degli alveari e dei fiocchi di neve, le spirali del nautilo, tutte chiaramente evidenziate con precisione matematica.

Un'intensa serie di studi condotti dal dott. Dorothy Retallack di Denver in Colorado, dimostrarono gli effetti della musica su una varietà di piante domestiche. Gli esperimenti furono soggetti a strette condizioni scientifiche, e le piante erano state contenute in grandi vetrine chiuse su ruote in cui la luce, la temperatura e l'aria erano regolati automaticamente. Tre ore al giorno di rock acido, suonato per mezzo di un altoparlante a lato della vetrina, si è rilevato come abbia arrestato la crescita, danneggiato e soffocato le piante, filodendri e cereali, in quattro settimane. La Sig.ra Retallack aveva fatto suonare la musica di due differenti stazioni radio di Denver a due gruppi di petunie, la prima rock e la seconda classica. Il Denver Post aveva commentato: "Le petunie che ascoltavano la prima emittente si erano rifiutate di fiorire, quelle che ascoltavano la seconda avevano sviluppato sei bei boccioli
Alla fine della seconda settimana le petunie che ascoltavano la musica rock si erano piegate cercando di volgersi lontano dalla radio e mostrando una crescita irregolare. I boccioli di petunia che ascoltavano musica classica si erano voltati verso l'emittente sonora. In circa un mese le piante esposte alla musica rock erano morte. In un altro esperimento, condotto per la durata di tre settimane, Dorothy Retallack aveva suonato la musica degli Led Zeppelin e dei Vanilla Fudge ad un gruppo di piante di fagioli, zucche, cereali, e altre; aveva pure suonato musica atonale d'avanguardia ad un secondo gruppo, e, come controllo, nulla ad un terzo gruppo. In dieci giorni, le piante esposte ai Led Zeppellin ed aiVaniulla Fudge si erano voltate via dall'altoparlante. Dopo tre settimane la loro crescita si era arrestata e stavano morendo.
I fagioli esposti alla "nuova musica" si erano voltati di 15 gradi dall'amplificatore ed è stata riscontrata una crescita delle radici solo di metà di quello che avrebbe dovuto essere.

Inoltre si scoprì che le piante alle quali era stata suonata musica dolce e religiosa non solo erano più alte di quelle lasciata in silenzio, ma si erano pure voltate verso l'altoparlante (Tame, David The Secret Power of Music, p. 142 - 144).
Tutte le piante che erano state poste accanto alla musica rock si erano voltate dagli amplificatori cercando di sfuggire a questa musica. E per mostrare che non era tanto il rumore stesso a disturbarle, le piante esposte alla musica classica si erano voltate verso gli amplificatori, cercando così di stare più vicine ad essi. Alla fine, tutte le piante che avevano ascoltato la musica rock erano morte!

 

Gli studi di Masaru Emoto su come la musica possa infuenzare i cristalli d'acqua

Il ricercatore giapponese Masaru Emoto nei sui studi sui cristalli d'acqua, ha potuto notare che quando si espone l'acqua (in questo caso distillata) a musica di vario genere, incredibili sono le differenze che si manifestano nella qualità dei cristalli ottenuti, a seconda del genere di musica impiegato. Il disegno dei cristalli sembra "dare forma" ai sentimenti espressi da un determinato brano musicale. Tutto il lavoro svolto da Masaru Emoto è in grado di mostrarci chiaramente non solo gli effetti della musica sull'acqua, che come ben si sa è una sostanza estremamente ricettiva alle informazioni che le vengono inviate, ma anche come i nostri pensieri o le nostre emozioni, influiscono sulla struttura dell'acqua. Questo dimostra doppiamente quanto sia efficace l'utilizzo terapeutico musicale, tenendo anche conto che i nostri corpi sono formati in maggior parte da acqua: la musica è in grado di agire sui nostri fluidi interni, e se utilizziamo anche musica appropriata in grado di armonizzare il nostro livello emotivo; le nostre emozioni, a loro volta, influiranno beneficamente sull'acqua e quindi sulla materia (visto che il pensiero è in grado di modificare la struttura organica ). Ecco qui sotto alcune bellissime immagini.

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"Sinfonia nr. 40 in Sol Minore" di Mozart.
Questa sinfonia é un'aria appassionata che sembra perseguire la bellezza più di ogni altro lavoro di Mozart. Un brano di profonda meditazione, che sembra quasi una preghiera alla bellezza. Questa musica lenisce gentilmente il cuore degli ascoltatori. Il cristallo é talmente bello e aggraziato, che é come se parlasse per conto dei sentimenti del compositore.
"Pastorale" di Beethoven
É una delle più famose sinfonie di Beethoven, e si tratta di un brano brillante, fresco e gioioso. Questo meraviglioso cristallo conferma il fatto che la buona musica incide positivamente sull'acqua
Danza popolare Kawachi
La canzone di una danza popolare che si é tramandata nella regione Kawachi per oltre 800 anni. Questo é un cristallo dell'acqua esposta a tale canzone. L'idea fu suggerita dal signor Kawachiya Kikusuimaru, che ha anche provveduto a cantarla lui stesso. Per centinaia d'anni questa musica é stata conservata e cantata da molte persone, e in virtù di questo potrebbe avere qualche potere terapeutico.
Una musica Heavy Metal
Questa musica é intrisa di rabbia e sembra condannare il mondo. Di conseguenza, la ben formata struttura esagonale di base del cristallo si é rotta in pezzi perfetti. L'acqua sembra aver reagito negativamente a questa musica. Non stiamo dicendo che l'Heavy Metal sia cattivo, ma solo che in questo caso dev'esserci stato un problema con i testi. Questo é semplicemente un esempio.  
"Canzone d'Addio" di Chopin
Questo brano di musica per pianoforte é talmente famoso che quasi tutti se lo ricordano dopo averlo sentito una volta. Non mi sono mai sorpreso tanto come quando ottenni questo cristallo. La sua particolare forma é dovuta a "Canzone d'Addio"? La forma di base del cristallo é quasi perfettamente suddivisa in piccole parti che sono diventate "separate" l'una dall'altra. L'ingrandimento del microscopio é identico ad altre foto

 

Mozart - Op. 40 in Sol minore
Beethoven - sinfonia n. 6 op. 58 Pastorale, Allegro
Nakamura Mitsuko - Danza Giapponese Kawachi
Metallica - Mission Impossible Theme (Heavy Metal Remix)
Frederic Chopin - Valzer Op 69 Nr 9 In La m Magg. Op 69-1 Valzer dell'Addio

 

 

 

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