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Critica alla psicanalisi

 

 

Mi considero uno dei più pericolosi nemici della religione, ma essi non sembrano neppure sospettarlo.

 

I nazisti non li temo. Il nemico è la religione, la Chiesa Cattolica.

 

Il mio atteggiamento nei confronti di qualsiasi religione è di critica negativa.

 

Freud

 

“…Del resto si consideri l’atteggiamento che Freud riservò ai suoi continuatori: egli disprezzò i suoi allievi (che Jung giudicava un’accoz­zaglia di decadenti e di mediocri), qualificò Adler e Jung dopo averli tanto esageratamente stimati come pazzi odiosissimi, riconobbe che anche altri collaboratori, e tra i principali, erano proprio pazzi: il suo amico Weiss s’impiccò al ritorno dalla luna di miele; Otto Gross, tanto stimato, divenne assassino e morì suicida; Frink, tenuto in altissima considerazione, impazzì dopo il disastroso matrimonio caldeggiato dal­lo stesso Freud; Tausk, ritenuto tanto geniale, morì suicida sconvolto da una pazzia sconcertante, come diremo; una sorte analoga toccò a Federn (il maestro del triestino Edoardo Weiss, primo psicoanalista ita­liano); Rank stesso, il devotissjmo segretario di Freud, non poté sfuggi­re al suicidio, esito d’una pericolosa pazzia che lo devastò per vari anni; pazzo mori anche Reich; Stekel, cui erano state affidate alte re­sponsabilità nella promozione del movimento psicoanalitico, si meritò da Freud la definizione di “alienato morale”; Ferenczi, personaggio an­cor più autorevole, morì completamente pazzo... (Tacciamo di altri col­laboratori meno noti)….”

Dal libro “Critica alla psicanalisi” di Ennio Innocenti

 

 

Uno dei principali nemici della religione, come affermato da lui stesso, è stato il massone Freud. Mediante la creazione della psicanalisi che, secondo l'ottimo libro di don Ennio Innocenti "Critica alla psicanalisi", ha introdotto la perniciosa teoria che tutto, o quasi, debba riferirsi alla libido e all'attività sessuale. Secondo il volume in oggetto Freud era massone, cocainomane, omosessuale e con qualche problema psichico mentre alcuni discepoli sono morti suicidi.

Le teorie psicanalitiche che, secondo diversi autori, non sono scientifiche ma filosofiche in quanto, diversamente da quanto previsto dal metodo galileiano (base della moderna scienza), poggiano essenzialmente su ipotesi (infatti chi è in grado di dimostrare scientificamente l'esistenza del subcosciente, del super io dell'Es ecc.?) hanno minato il senso di colpa ed il libero arbitrio.

 

“…S’ingannerebbe e ingannerebbe gli altri se, per cancellare il sentimento di colpa, pretendesse che la colpa stessa non esistesse più ». Al contrario, insisteva Pio XII, è con la contrizione e l’assoluzione sacramentale che si estirpa la colpa. Pur­troppo, aggiungeva, « non è raro ai nostri giorni che in certi casi pa­tologici il sacerdote rimandi il suo penitente dal medico; in questo ca­so dovrebbe essere piuttosto il medico a indirizzare il suo cliente a Dio e a quelli che hanno il potere di rimettere la colpa stessa in nome di Dio ». Il Papa non mancava di negare recisamente che la psicote­rapia possa rimaner neutrale rispetto al peccato materiale. «Ancor meno la psicoterapia può dare all’ammalato il consiglio di commettere tranquillamente un peccato materiale, perché egli lo commetterà senza colpa soggettiva; questo consiglio sarebbe erroneo anche se una simile azione dovesse sembrare necessaria per la distensione psichica dell’am­malato e, perciò, per la finalità della cura ».

Nel 1954 Pio XII emanava una importante enciclica (Sacra Virgi­nitas) e ne coglieva occasione per ribadirvi la sua condanna: ((Prima di tutto e senza alcun dubbio volgono le spalle al senso comune, che la Chiesa sempre ebbe in onore, coloro che considerano l’istinto sessua­le come la più importante e maggiore inclinazione dell’organismo uma­no e ne concludono che l’uomo non può contenere per tutta la vita un tale istinto, senza grave pericolo di perturbare il suo organismo, sopra tutto i nervi, e di nuocere quindi all’equilibrio della persona­lità”.

Tuttavia, poiché l’influsso del freudismo non diminuiva all’inter­no della Chiesa e i suoi criteri venivano assunti perfino da moralisti cattolici, Pio XII sottoscrisse la condanna di Hesnard, del quale fece inserire vari libri all’Indice, e nel 1956 dispose che L’Osservatore Ro­mano ne spiegasse i motivi in un articolo intitolato Psicoanalisi e mitomorale (23-24) gennaio 1956)” (opera citata, pag. 154).

 

“Il medico (non il filosofo, non il teologo) Freud, paradossalmente, ignora che, per intraprendere Io studio dei fenomeni patologici della «psiche », avrebbe dovuto dimostrare l’anatomia, la fisiologia, ecc. del­la cosiddetta « psiche » normale, al fine di riconoscerne e curarne la malattia.

Invece, egli non si domanda che cos’è, scientificamente e sperimen­talmente, la « psiche »: materia? cervello? « Spirito »? E se « spirito »:

che cos’è lo « spirito »? Quali le sue relazioni col corpo? Ecc.

Il “grande” Jung scriveva: « Noi non sappiamo che cos’è la psiche, più di quanto sappiamo che cosa sia la vita. Si tratta di misteri che sì compenetrano a vicenda e ci lasciano nell’assoluta incertezza sulla que­stione di fino a che punto io sono il mondo e fino a che punto il mon­do è me ».

In conseguenza, il medico Freud, non conoscendo la psiche — da un punto di vista medico — non conosce l’uomo.

Su questa fondamentale ignoranza, Freud imposta la costruzione della sua «psicoanalisi», che pretende curare la malattia unica e pro­pria dell’uomo, la malattia della psiche.

Eppure, sulla scia di Janet, Freud sembrava avvalorare il potere autonomo della cosiddetta « psiche », ad es., nello scatenare la sinto­matologia delle psiconevrosi.

Solo per questa ignoranza scientifica della psiche e dell’uomo, Freud poteva mettere l’istinto e l’inconscio alla base della vita dell’uo­mo, creando, come vedremo, il falso dell’uomo.

Pertanto, siamo costretti a mettere a fuoco l’ignoranza scientifica di Freud.

Ma, sia ben chiaro: l’ignoranza è il male primo e più diffuso del­l’uomo. E noi ci riconosciamo altamente e culturalmente ignoranti, cer­to, più di Freud. Tuttavia, per doverosa affermazione di coscienza, per me e per tutti, è impossibile accettare l’ignoranza come sapienza.

Dunque, non siamo noi a sfidare Freud e i Freudiani di tutte le sette: è l’uomo, con la sua natura materiale e spirituale, a sfidare Freud…”

Prof. Giuseppe Vattuone – neuropsichiatria, dal libro “la Critica della psicanalisi”, pag. 183

 

Degne di profonda riflessione sono le seguenti considerazioni:

”Lei non fa mistero del fatto che bacia le sue pazienti e si lascia baciare », contesta Freud ad uno dei « santi fondatori » della psicoa­nalisi. Non sappiamo quale sarebbe oggi il suo commento imbattendosi in annunci economici dove si offrono — a pagamento assai profuma­to, s’intende — cure «psicoanalitiche » a base di trattamento erotico fra paziente (uomo o donna) e analista. Comunque è questo un fatto che solleva delicati problemi politici, come da noi ben mise in chiaro il laido caso del Braibanti, emerito plagiatore che, con maliziosa tera­pia, riusciva a soggiogare le coscienze delle sue vittime sulle quali tra­sferiva la propria bancarotta sessuale, psicologica, mentale e morale. Non è più solo Ugo Spirito a denunciare pubblicamente che non pochi giovani sono stati indotti al suicidio dal trattamento psicoanalitco. E’ Cesare Musatti che, in una intervista punto sospetta, afferma: « Certi psicoanalisti sono un pericolo pubblico.., certi pazienti si ammazzano durante la cura ».

A questo punto è la stessa professione psicoanalitica a porsi come problema per il politico. La valutazione di tale problema si fa ancora più urgente, secondo il nostro punto di vista, in considerazione del­l’attuale imperversare del demonismo, cui certi cultori del freudismo sembrano offrire temerari servigi. E’ stato fatto notare che, proprio in coincidenza con il successo dell’Enciclopedia Illuministica, la ristampa dei manuali magici conob­be un vero boom editoriale.Nel secolo seguente proprio in coincidenza con l’affermarsi del po­sitivismo, proliferarono dappertutto lo spiritismo e il teosofismo (mascherature aggiornate della mentalità magica): il successo dei conferen­zieri materialisti cedeva a quelli dei più celebri medium.. Fu in questo periodo che comparve la psicoanalisi.

Nel nostro secolo il trionfo del neopositivismo va di pari passo con una sorprendente resurrezione della magia, della astrologia e di varie forme di occultismo; in questo quadro si colloca anche la cre­scente inflazione psicoanalitica. E essenziale alla psicoanalisi la soprav­valutazione dell’elemento demoniaco, sotterraneo ed oscuro della psi­che (ossia l’Id). Non è tanto l’indicazione freudiana di « chiavi », che pur sembrano propriamente magiche, per interpretare i sogni a sugge­rirci questi accostamenti, quanto piuttosto il sospetto che anche in noi suscita l’insegna apposta su uno degli scritti freudiani sui sogni:

Flectere si nequeo superos - Acheronta Movebo: se non posso piegare i cieli, smuoverò le forze dell’inferno.

Il presidente dell’associazione più importante della psicoanalisi ita­liana, Emilio Servadio, è un emerito cultore di scienze occulte, che egli imparenta apertamente alla psicoanalisi, scienze che ambiscono giungere proprio là dove la magia (e non la bianca) ha sempre mirato, ossia a risolvere l’enigma dei rapporti fra spirito e materia (magari fo­tografando il pensiero!), a mettere in evidenza la possibilità di una azione diretta (in nostro possesso!) dell’intenzione e della .volontà sulla materia inerte, ad annullare la distinzione fra passato e futuro (ma­gari con l’appello alla metempsicosi) e a cancellare l’irripetibilità del­la persona (con la sua responsabilità individuale!). Illusioni? Ma se è proprio  Servadio a parlare di “realtà della magia” e di colleghi stregoni! Questo, a nostro avviso, ci invita a formulare la seguente do­manda: non sarebbe per caso la psicoanalisi una facilitazione per il pervertimento del sacro, una sollecitazione demoniaca?

Ecco una questione veramente interessante per il politico. Forse egli non resterebbe indifferente se si introducessero in Italia certi riti magici dell’Africa o dell’Asia o dell’Oceania (e che nemmeno qui è opportuno descrivere); sarà forse inerte di fronte alle insinuazioni ma­giche e demoniache della psicoanalisi? Moravia ha ammesso: « Quando Freud parla dell’Es, probabilmente allude ad una forza istintiva in cui c’è tutto, forse anche Belzebub ».

Certo è che la psicoanalisi dissolve il peccato, dà diritto di citta­dinanza alla colpa, manifesta il gusto di avvilire ciò che gli eroi, i mar­tiri e i santi hanno testimoniato come alto e spirituale. Ora se questo non è demoniaco, che cosa sarebbe mai il demonio?

Quando la professione psicoanalitica serve da copertura ad una nozione che disgrega la personalità, diventa essa stessa un problema pol­itico di urgente definizione. Ma non pochi pensano che la partitocrazia ormai diventata cinica complice dell’opera di avvilimento spirituale :ei popoli.

Per questo il sistema immunitario della società politica non reagi­~e a dovere contro l’aggressione del virus psicoanalitico.

(opera citata, pag. 116/117)

 

 Quanti preferiscono il sofà dello psicanalista al confessionale rimuovono il senso di colpa (e la fede!), ma non ottengono la remissione dei peccati. Non solo, ma le teorie psicanalitiche hanno ridotto il principio del libero arbitrio previsto dalla Parola eterna di Dio “Onestamente il Musatti riconosce che nella psicoanalisi della libertà rimane ben poco e tale da scarsamente accontentare giuristi, moralisti e teologi che di una libertà hanno bisogno per fondare razionalmente il concetto di responsabilità” (Opera citata pag. 135). Di conseguenza sia in campo cristiano sia in campo giudiziario la responsabilità oggettiva ha subito una pericolosa riduzione. Gli episodi di cronaca nera sempre più virulenti che hanno per protagonisti anche molti giovani "incapaci d'intendere e di volere" (solo nel momento dell'azione criminosa!) che sfociano in sentenze assolutorie o soft hanno per padre le teorie psicanalitiche riduttive della responsabilità individuale. Ecco spiegata la frase dello stesso Freud “Mi considero uno dei più pericolosi nemici della religione, ma essi non sembrano neppure sospettarlo”  Le sue teorie hanno supportato la liberalizzazione sessuale spiegando che la compressione dei desideri (anche di quelli illeciti) procura nevrosi. Le sue teorie hanno insidiato e stanno insidiando gli eterni insegnamenti della Parola di Dio,  garantendo indirettamente l'impunità a molti delinquenti che trovano nelle teorie psicanalitiche attenuazione e comprensione psicologica del loro operato. Per capirci, qualcuno ha coniato la battuta che se una persona ha commesso qualche azione riprovevole nella sua vita è perché nella sua infanzia molto probabilmente ha visto il padre in mutande o sul water!

Per una miglior comprensione del problema rimandiamo alla lettura dell'ottimo libro di don Ennio Innocenti "Critica alla psicanalisi"  che riporta anche il parere dei papi in merito ai pericoli della psicanalisi. Il volume può essere richiesto direttamente all'autore (Don Ennio Innocenti- Via Capitan Bavastro N. 136 -  Roma).

Del resto si sa, certi libri scomodi non compaiono di certo nelle vetrine del mondo che mostrano quanto invece piace al “principe di questo mondo”!

 

 Dopo la stesura dell’articolo "critica alla psicanalisi" lo scrittore Giuseppe Cosco mi ha inviato il seguente estratto.

Cordiali saluti.

 

Dal libro di Giuseppe Cosco “Il serpente e l’arcobaleno”, Edizioni Segno di Udine:

 

 

  <<Tra i padri spirituali del New Age si può annoverare anche lo psicologo Carl Gustav Jung. Scrive lo psicoanalista Aldo Carotenuto, il maggior studioso a livello mondiale del pensiero junghiano, che: “I motivi che legano Jung al New Age sono numerosi e degni di essere presi in seria considerazione. La nostra ipotesi è che l’influenza del pensiero psicologico di Jung su questo movimento sia tale da aver improntato di sé molti e non secondari versanti di esso” (Aldo Carotenuto, Jung e la cultura del XX secolo, Bompiani, Milano 1995, pag. 221.).

Carotenuto sottolinea che: “...una stretta relazione tra Jung e il movimento della New Age è da ravvedersi nel fatto che lo psicologo svizzero ha in qualche modo profetizzato l’avvento della New Age...” (Ibid., pag. 226), infatti “nel seminario sull’analisi dei sogni tenuto nel periodo 1928-1930, Jung si riferisce in modi inequivocabili alla successione delle età e all’Acquario (Jung 1928-1930, 405 sgg.) e, in modo particolare, nella seduta seminariale del 21 maggio 1930, fa riferimento specifico all’entrata dell’Acquario come all’avvento della nuova età...” (Ibid., pag. 227).

     Nel marasma acquariano si pratica, pure, un altro tipo di magia nera più subdola e pericolosa perché si nasconde dietro una valenza culturale, filosofica e psicologica. E’ la magia degli stregoni del subcosciente, che pretendono di sondare gli abissi ascosi dell’inconscio collettivo, per risvegliare simboli e archetipi, dietro i quali si nascondono gli antichi e feroci dèi. E che di magia nera si tratti non vi è alcun dubbio.

     Lo stesso Crowley annota: “In un voluminoso commento al Libro della Legge... <<Dobbiamo ringraziare Freud - e specialmente Jung -  per aver esposto questa parte della dottrina magica così pienamente... >> (Kenneth Grant, Il risveglio della magia, Astrolabio, Roma 1973, pag. 67)”.

     Ed eccoci ancora a C.G. Jung, considerato profeta ed esponente del New Age, nonché, uno dei padri del moderno satanismo. Egli “dopo aver discusso il significato della Trinità in termini di archetipi... ne propone un’interpretazione <<ricostruttiva>>  che di fatto passa da una teologia trinitaria a una <<quaternitaria>>. Un sistema completo di archetipi deve comprendere, infatti, quattro <<attori>>: il Padre (l’unità), i suoi due Figli (Cristo e il diavolo: il conflitto) e lo Spirito Santo (la riconciliazione o l’unità restaurata).

  Il suggerimento di Jung è che Cristo e il demonio sono emanazioni ugualmente potenti ma opposte del Padre, e che Satana deve essere inserito come quarta figura nella Divinità (trasformandola, appunto, da Trinità in Quaternità). Questa ricostruzione della Trinità ha anche una funzione terapeutica, all’interno dell’intero sistema junghiano che vuole portare alla luce l’<<ombra>>, l’aspetto <<oscuro>> (rappresentato appunto dal demonio) la cui cacciata nell’inconscio è stata responsabile di problemi di ogni genere (Cfr. Carl Gustav Jung, Psicologia e religione, tr. it., 4° ed., Edizioni di Comunità, Milano 1977, pagg. .88-111. Cfr. pure James Hillman, Il demoniaco come eredità di Jung, in Presenza ed eredità culturale di C. G. Jung, Cortina, Milano 1987, pagg. 93-102.). Idee di questo genere percorrono appunto il moderno satanismo manicheo...” (Massimo Introvigne, Il cappello del mago, SugarCo, Milano 1990, pag. 411).

     E’ incredibile, la psicologia analitica di Jung, come condizione per il superamento della nevrosi, chiede l’integrazione del divino con l’ ombra (il demonio).

     Osserva giustamente Maurizio Blondet che “Il sogno gnostico di ricostruire il pleroma originario, di integrare Apollo a Dionisio - il divino con la sua umbra, la sua parte maledetta per tornare nell’indistinzione-dissoluzione arcaica o fetale al <<di qua del bene e del male>> -, fu questo il vangelo di Jung” (Maurizio Blondet, Gli <<Adelphi>> della dissoluzione. Strategie culturali del potere iniziatico, Edizioni Ares, Milano 1994, pag. 161).

     In “Psicologia e religione” Jung afferma chiaramente: “Giunti a una nevrosi abbiamo da fare, invariabilmente, con un’ombra considerevolmente intensificata. E per guarire è necessario cercare in che modo la personalità cosciente e l’ombra (Satana, ndA) possano convivere. Questo è un problema serio per tutti quelli che o si trovano essi stessi in tali condizioni, oppure debbono aiutare degli ammalati a vivere normalmente. (...) La riconciliazione di questi opposti è un problema di altissima importanza...” (Carl Gustav Jung, Psicologia e religione, tr. it., 4° ed., Edizioni di Comunità, Milano 1977, pag. 108).

     La sua è una psicologia gnostico-satanica. In sostanza, Jung asserisce che la fine del Cristianesimo sarà terapeutica. Egli, infatti, afferma: “oggi, rimossi dalla civiltà occidentale monoteista, <<gli dèi sono diventati malattie>>, agiscono nell’inconscio come disturbi psichici” (Maurizio Blondet, Gli <<Adelphi>>..., cit., vedi nota 4, pag. 133).

     Jung predica che “il bene e il male sono principia. <<Principio>> viene da prius, quel che era <<prima>>, quel che è <<all’origine>>. L’ultimissimo principio pensabile è Dio. I principia, riportati alla loro origine, sono aspetti di Dio. Il bene e il male sono principia del nostro giudizio etico, ma riportati all’ultima radice ontica sono <<inizi>>, aspetti di Dio, nomi di Dio” (Carl Gustav Jung, Bene e male nella psicologia analitica, Bollati Boringhieri, Torino 1993, pag. 22.).

     Leggete ancora quanto egli scrive di Cristo e di Satana: “Questa coppia di opposti Cristo-Diavolo è originariamente contenuta nel creatore, e opera, come dice Clemente Romano, come sua mano destra e sua mano sinistra. Dal punto di vista psicologico, l’esperienza di Dio creatore rappresenta la percezione di un impulso strapotente che proviene dall’inconscio. Non sappiamo se questa efficacia strapotente debba essere chiamata buona o cattiva, sebbene non possiamo fare a meno di accoglierla o di maledirla, di darle un nome buono o cattivo... Così Yahwèh contiene entrambi gli aspetti...” (Ibid., pag. 38.).

     Lo stesso, più avanti, nel libro citato, non fa mistero della sua avversione al Cristianesimo e scrive: “Non m’aspetto da nessun cristiano credente che continui a seguire il corso di questi miei pensieri, che forse gli sembreranno assurdi. Io non mi rivolgo, infatti, ai <<beati possidentes>> della fede ma a quella moltitudine per cui la luce è spenta, il mistero sommerso, e Dio è morto” (Carl Gustav Jung, Psicologia e religione, cit., pag. 125)>>.