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    Lisa Ginzburg "Anita" Edizioni e/o
     
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
      
      
    La vita di Giuseppe Garibaldi , l’eroe dei due mondi, l’unificatore dell’Italia, è stata attentamente studiata e scritta in libri di storia, biografie e saggi. Anita è finora rimasta nell’ombra, moglie sudamericana, morta nella pineta di Ravenna, e poco altro si sa di lei. 
    Lisa Ginzburg, in un bel libro scritto in prima persona, ci porta a scoprire una figura speciale che avvalora il detto che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. 
    Brasiliana, discendente di emigrati dalle Azzorre, Anita era nata nel 1821 in una famiglia povera e numerosa. A dodici anni rimase orfana e a 14 dovette sposare un uomo molto più anziano di lei, alcolizzato e violento. Lo spirito indipendente e coraggioso, l’amore per le corse a cavallo e per la libertà la portarono a patire enormemente questa vita. Poi, un giorno, incontrò Garibaldi: era il 1839 e il generale si trovava a Laguna in seguito al naufragio della sua nave. La regione di Rio Grande era in rivolta e Anita si unì agli italiani che lottavano per l’indipendenza dello stato brasiliano. 
    Il matrimonio, quattro figli, le lunghe lontananze e il grande amore ma anche la passione per le battaglie dei popoli, il coraggio come combattente, il desiderio di crescere e di misurarsi in nuove esperienze, la morte a soli 28 anni: Anita Ribeiro da Silva appare, nel libro di Ginzburg, come una donna che ha saputo precorrere i tempi, sfidare il modello di vita che era imposto alle donne in quegli anni, che ha saputo, giovane e analfabeta – imparò a leggere e a scrivere da adulta, dopo l’arrivo in Uruguay – essere a fianco di un uomo colto, preparato e che quando si conobbero era già un riferimento per i rivoluzionari europei e americani ed essergli alla pari oltre che fedele ed entusiasta sostenitrice. 
    Soltanto dopo aver letto il libro di Lisa Ginzburg – giornalista di RadioRai, scrittrice e traduttrice – ci rendiamo conto del grave torto degli storici nell’aver finora trascurato un personaggio bello e importante della nostra storia. 
           
    gabriella bona 
      
 
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