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    Donatella Evangelista"Tifosa e basta" Stampato in tipografia
     
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
      
    È la prima: nessuna tifosa, almeno in Italia, aveva mai pensato di raccontarsi, di scrivere il proprio amore per una squadra di calcio, un amore nato nell’infanzia, trasmesso dal padre sarto e dall’emozione che il Milan ha saputo darle, nei racconti dei grandi prima, nelle partite ascoltate alla radio, il mitico “Tutto il calcio minuto per minuto” e in quelle viste allo stadio quando è stata abbastanza grande per poterli vedere davvero, i suoi eroi rossoneri. 
    Donatella Evangelista, Dodo per la famiglia e gli amici, racconta con entusiasmo la sua vita, tra le gioie e i dolori di ogni giorno, ma con il Milan come leit motiv di tutte le sue vicende: la famiglia, il matrimonio, la figlia Alice, gli amici, la politica, le radio libere degli anni ’70, i mille impegni ma anche il dolore per la morte dei genitori e di amici. Ma quando la partita è importante Dodo continua a guardarla con i genitori, li sente vicini, anche se non può più abbracciarli continua un dialogo fitto fitto con loro. La scatola dei bottoni e i ritagli di stoffa sono un classico di ogni ex bambina ora cinquantenne, figurarsi per la figlia di un sarto. La prima partita, la prima bandiera, l’album delle figu – celo manca -, nel libro di Donatella ho ritrovato momenti della mia vita a cui non pensavo da anni e mi ha commossa, l’ho sentita vicina come un’amica, mi ha fatto rivivere i derby politici tra Lotta Continua (lei) e Avanguardia Operaia (io), quelle radio scalcagnate con qualche disco e un piatto su cui farli girare, notiziari improvvisati e tante risate, tante birre, tanta gioia in un impegno che per noi era importante come il destino dell’universo. 
    Il libro di Dodo non è soltanto un’autobiografia o la storia di una tifosa: è un affettuoso e profondo modo per ricordare, al di là della retorica e dei giudizi, un pezzo importante di storia italiana, quelli di gente giovane che si sapeva buttare in imprese forse assurde ma sicuramente importanti e che troppi, in questi anni, hanno tentato di dimenticare e di far dimenticare. 
    Donatella non ha dimenticato e non vuole che questa bella e strana storia sia dimenticata. Ce la ripropone con un linguaggio fresco ed effervescente che nulla toglie alla profondità dell’analisi. 
           
    gabriella bona 
   
 
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