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    José Luandino Vieira "La vera vita di Domingos Xavier" Tullio Pironti Editore
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       

    Scritto nel 1961 ma pubblicato soltanto nel 1974 per motivi di censura, “La vera vita di Domingos Xavier” ha conosciuto una diffusione clandestina ed è diventato, come scrive Livia Apa nella prefazione al libro, “il simbolo della vergognosa quanto ormai anacronistica crudeltà del potere coloniale […] e di una guerra coloniale spietata che mieterà migliaia di vittime anche tra gli stessi portoghesi”. 
    José Luandino Vieira, figlio di portoghesi poveri, è nato in Portogallo ma vive, dall’età di un anno, in Angola, dove ha conosciuto la povertà, la vita delle musseque, le bidonville che si arrampicano attorno alle città, alle ville dei coloni ricchi, fatte di baracche di alluminio, di cartone, di fango, ma anche la forza e la dignità di un popolo che ha lottato contro il dominio straniero, ha subito la prepotenza, la tortura, il razzismo, ha visto giovani morire nelle carceri e nei campi di concentramento per difendere l’idea di libertà e di indipendenza. 
    Attraverso il protagonista del romanzo, Domingos Xavier, il giovane alto e magro, impegnato nel movimento clandestino anticolonialista e che preferirà morire piuttosto che denunciare i compagni di lotta, entriamo nella vita povera ma orgogliosa del popolo angolano, tra i giochi dei bambini e i profumi dei cibi cucinati dalle donne, tra le feste che diventano un momento di unione e di resistenza, con i canti di libertà, e i terribili temporali che in poche ore riescono a travolgere le povere case della periferia di Luanda. Attorno alla figura di Domingos Xavier e alla storia del suo arresto, Vieira racconta del vecchio Petelo, del piccolo Zitinho, del giocatore del Botafogo Xico, di Maria, la moglie di Domingos, e di quella rete di solidarietà, di affetto, di amicizia e di complicità che ha reso possibile la resistenza e ha portato a compimento la lotta per l’indipendenza. 
    Vieira fu arrestato nel 1961 dal regime di Salazar e, come ricorda l’amico e critico letteraio Carlos Everdosa, “con noi quel giorno rimasero oltre all’angoscia e a un dolore immenso, Linda inconsolabile e Xexe nell’innocenza dei suoi tre mesi, estraneo al dramma che stava avendo luogo. Ma riuscimmo a salvare il manoscritto de La vita vera di Domingos Xavier, concluso pochi giorni prima”. Vieira rimarrà in campo di concentramento fino al 1972 e lì scriverà la maggior parte della sua opera.  
    A trent’anni dalla pubblicazione in portoghese, il libro di Vieira viene pubblicato anche in Italia, permettendoci di conoscere un testo importante della giovane e ancora poco conosciuta cultura angolana. 
       
    gabriella bona 

   
 
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