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Per capire un periodo storico è necessario osservarlo in tutti i suoi aspetti e da varie angolazioni. Il libro di Marco Innocenti, giornalista e responsabile della redazione esteri del quotidiano “Sole – 24 ore”, ci aiuta a scoprire un lato poco studiato del periodo fascista. “Le signore del fascismo”, edito da Mursia, ci mostra che se “la donna è sottoposta all’uomo [e] ha più doveri che diritti”, se la maternità è incoraggiata, se “il lavoro femminile non è incoraggiato, tranne che sia attività domestica”, se “rare sono le ragazze che frequentano l’università”, se una delle frasi preferite di Benito Mussolini era: “la donna deve badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le corna”, ci furono però molte donne che non vollero sottostare alle regole e che, in vari modi, ebbero un ruolo importante in quel periodo di maschilismo e di misoginia. Il primo personaggio del libro è Edda Mussolini, moglie di Galeazzo Ciano, ribelle, estrosa, anticonformista, divisa tra l’amore per il padre, il marito e la propria libertà. Claretta Petacci, giovanissima amante di Mussolini, bella, paziente, innamorata, delicata pittrice, sopporterà le distrazioni, i tradimenti, le assenze dell’uomo che ama e che seguirà fino alla fine. Donna Rachele, moglie di Mussolini, prima massaia d’Italia, tipica donna fascista, “semplice, istintiva, silenziosa, riservata, appartata”, è ospitata, nel libro per dovere storico ma Innocenti non le dedica che poche pagine. Margherita Sarfatti, intellettuale, idealista, ribelle, amica di artisti ed intellettuali, per anni si rivela supporto fondamentale per il capo del fascismo di cui scrive anche la biografia prima di essere allontanata. Una parte del libro è dedicata alle regine: Maria José, moglie belga di Umberto di Savoia, la “regina di maggio”, anticonformista, inquieta, studiosa e che non riesce ad inserirsi nel freddo ambiente della casa reale italiana ed Elena, moglie montenegrina di Vittorio Emanuele, donna semplice, seria, spontanea e anche lei, naturalmente, poco amata dalla famiglia Savoia, rigida e gelida. La seconda parte del libro è dedicata al mondo dello spettacolo e della cultura con le attrici di Cicecittà, la Hollywwod italiana inaugurata nel 1937, dove spiccano Assia Noris, Maria Denis, Alida Valli, Luisa Ferida, Doris Duranti. Nella rivista troviamo Wanda Osiris, che inizia la carriera con Macario per poi proseguire con Dapporto e Rascel. Nel mondo del teatro è Dina Galli l’attrice più amata: inizia la carriera con Irma Grammatica ma presto avrà una sua compagnia e una lunga e fortunata carriera. Nella letteratura sono tre i nomi celebri: Liala con i suoi 80 volumi riuscì a “far leggere anche chi [era] allergico alla lettura”, Luciana Peverelli, 400 romanzi, si oppose al regime e diventò partigiana e Mura, giornalista e autrice di 40 romanzi. Nello sport è Ondina Valla a brillare con la medaglia d’oro negli 80 metri a ostacoli nelle Olimpiadi di Berlino del 1936, la prima medaglia d’oro femminile olimpica italiana. Infine, un capitolo è dedicato alle ausiliarie della Repubblica di Salò, a quel “femminismo nero”, alla volontà di essere protagoniste in un momento tragico della storia italiana. Donne che sono state famose e che sono rimaste nella memoria, donne dimenticate, donne senza un nome, che hanno tentato, alcune riuscendoci ed altre fallendo il proprio obiettivo, di ritagliarsi una vita diversa da quella che il regime tentava di imporre e la cui storia ci aiuta a conoscere meglio la nostra storia. gabriella bona
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