Stefano Benni: "Dottor Niu"
- editrice Feltrinelli
Recensione
di Gabriella Bona
Un tempo, quando c’era qualche cosa
di nuovo, si parlava di nuove mode o si usava il prefisso “neo” come per
il neoclassico. Oggi, qualunque cosa nuova, e a volte anche quelle vecchie
a cui si è soltanto cambiato il nome, diventano “new”. E “new” si
pronuncia niù, come il cognome del personaggio del primo racconto
del nuovo libro di Stefano Benni: è l’uomo della “new profession”,
della “new economy”, della “new way of life”, tutte cose semplici e facilmente
raggiungibili, finalmente moderne, a patto di avere alle spalle un solido
“old conto corrente” per pagare tutto con il solito e vecchio denaro.
Tutti i racconti del libro, già
apparsi sulle pagine di “Repubblica” tra il 1997 e il 2001, hanno come
tema la ricerca del nuovo: peccato soltanto che esso non sia, spesso, che
il camuffamento di vecchie cose, la ricerca spasmodica di nuove mode che
si rifanno all’antichità, a vecchi ed estinti mondi, soltanto per
soddisfare assurdi desideri superficiali e ridicoli con offerte di primitiva
genuinità e di stupefacenti risultati mai dimostrati.
“Nel Duemila gli uomini avevano un sacco
di cose […] ma malgrado possedessero tutto questo, la loro vita cominciò
a peggiorare. […] Il clima e l’ambiente impazzirono, ma gli uomini sembravano
quasi contenti di battere ogni record di caldo e di freddo. […] L’agricoltura
era sconvolta, ma gli scienziati pensavano a costruire sedani a tre stadi
e maiali col manico”, racconta un papà molto particolare al suo
figlioletto. Ma, prosegue, “avevano inventato una parola magica: emergenza”.
E come si può non arrivare regolarmente all’emergenza se in campagna
elettorale si usano le parole ‘vincere, abbattere, eliminare’ molto più
di ‘salvare, ricominciare, aiutare”?
Si parla in inglese, si parla ogni giorno
di Internet, di borsa, di telefoni cellulari e l’ambiente, la guerra, la
fame, la violenza sui bambini diventano notizia soltanto quando si arriva
al limite, alla disgrazia, al disastro. A che cosa serve una domenica a
piedi se rimane l’unica misura per contenere l’inquinamento? A che cosa
servono i titoli sparati contro la pedofilia quando ditte specializzate
continuano a organizzare viaggi di divertimento sessuale nei paesi poveri?
Che senso ha l’allarme su “mucca pazza” se non si interviene sugli “allevatori
delinquenti”?
Con il solito stile diabolicamente semplice,
con l’ironia di cui è maestro, portandoci in mondi assurdi e in
modernissimi incubi, Benni denuncia, senza perdono per la destra né
per la sinistra, la drammatica situazione del mondo attuale, le nuove vacanze
e le nuove religioni, i nuovi calendari e le nuove guerre, la nuova scuola
e la nuova Storia: tra incubi e risate il libro di Benni tocca ogni argomento,
con quella scrittura apparentemente leggera che riesce a incidere profondamente
sui nostri pensieri.
gabriella bona
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