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    Francesca Mambro "Il bacio sul muro" - edizione Sperling e Kupfer
    Recensione di Gabriella Bona
      
    “Ho quarant’anni. Per la prima metà della mia vita ho aggredito il mondo. Per la seconda metà, inevitabilmente, il mondo ha aggredito me. Oggi le cose vanno meglio: pur rimanendo reciprocamente diffidenti, io e il mondo viviamo in pace. Sono stata condannata più volte all’ergastolo. Quasi sempre giustamente. Sono rimasta in carcere ininterrottamente per 16 anni. Da due posso uscire per lavorare, quindi rimango in carcere solo la notte e la domenica”. Con queste frasi semplici e grammatiche inizia il libro “Il bacio sul muro” di Francesca Mambro edito da Sperling e Kupfer. Non è un’autobiografia né un saggio sul carcere ma una serie di brevi racconti che hanno per protagoniste le donne incontrate dietro le sbarre durante la lunga esperienza di detenzione. Donne di tanti paesi, donne con storie, caratteri, culture, reati diversi tra loro ma legate dalla stessa sorte, donne in attesa del giorno della liberazione, che vivono un presente totalmente proiettato nel futuro, che scoprono insieme “mille strategie diverse […] per non arrendersi alla noia”. 
    Francesca Mambro, ex terrorista Nar, ha saputo, con pazienza, dapprima superare “l’ordine del ‘campo’ […] di non familiarizzare con la fascista”, poi annodare rapporti forti di solidarietà e di amicizia con le altre detenute, fino a diventare compagna di cella e di progetti di Laura Braghetti, ex brigatista rossa, con la quale ha anche scritto, nel 1995, il libro “Nel cerchio della prigione”. 
    Attraverso le storie che Mambro racconta con uno stile piacevole e spesso allegro, riusciamo a vedere e a capire, almeno in piccola parte, che cosa succede dietro a quelle mura e a quelle sbarre, la maturazione delle persone, il bisogno di dare e di ricevere affetto, i sogni, le speranze, i progetti. Ma scopriamo anche le mille assurdità del sistema penitenziario, soprattutto quando si tratta di carcere femminile: “il carcere è una struttura inventata dagli uomini per gli uomini e solo raramente adattata, molto sommariamente alle donne”. Sono meno del 5 per cento della popolazione carceraria e le loro esigenze sono sempre poco considerate, le loro condizioni peggiori di quelle degli uomini. E’ così che le parole e il cibo diventano veicolo di affetto e consolazione. Troviamo tra le pagine del libro ricette raffinate e realizzate con gli ingredienti e gli strumenti, spesso poco adatti, a disposizione. Può essere difficile credere che torte e pizze possano essere cotte con ottimi risultati senza avere a disposizione che fornelletti a gas e padelle. Ma ci potete credere: ho mangiato torte e pizze cotte così, alle Vallette, cucinate da Gaetano nelle sezioni in cui faccio volontariato e sono perfette! 
    I racconti di Mambro sono accompagnati dai bellissimi disegni di Pablo Echaurren, pittore famoso e volontario a Rebibbia. 
    L’autrice, che oggi lavora all’Associazione “Nessuno tocchi Caino” che si batte per l’abolizione della pena di morte nel mondo, ci offre il racconto della sua esperienza come tema di riflessione, perché il mondo può essere migliorato anche partendo dalle esperienze di chi ha commesso gravi errori.    

    gabriella bona

 
 
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