Un viaggio in Terrasanta può trasformarsi in tante esperienze diverse: turismo, archeologia, cultura biblica, attualità sul Medioriente, ecc. Perché diventi un pellegrinaggio mi pare indispensabile che sia un vero itinerario biblico, approfondendo alcuni temi fondamentali e cogliendo quel filo conduttore ed unificatore che è la storia fatta da Dio per il suo primo popolo, Israele, e per tutti gli altri popoli che, in Cristo, sono ugualmente suoi. 
   E’ quanto abbiamo cercato di fare nel pellegrinaggio dei giorni scorsi, sia il gruppo che dal Sinai è risalito fino a Nazaret e poi a Gerusalemme, sia il gruppo che ha approfondito la conoscenza di Gerusalemme e dintorni. Con questo secondo gruppo ci eravamo incontrati prima della partenza, per mettere a tema il ruolo di Gerusalemme nella storia della salvezza di ieri e di oggi. Col primo gruppo abbiamo attraversato i seguenti temi: 
   — il deserto, nei due giorni dedicati al Sinai; 
   — il Progetto di Dio nella storia del popolo di Israele, da Giosuè al giudaismo fino a Gesù: dalla Gerico di Giosuè a quella di Zaccheo, passando per Massada, Qumran e la Valle del Giordano; 
   — la contemplazione del volto divino di Gesù, partendo dalla vita quotidiana ed ordinaria di Nazaret e salendo al Tabor; 
   — l’utopia delle Beatitudini ed in particolare della pace; 
   — come preparare la via al Signore: Giovanni Battista, i pastori, i monaci del deserto di Giuda; 
   — il nuovo sacrificio gradito a Dio: dal Monte degli Ulivi alla spianata del Tempio al Golgota al Cenacolo dell’Eucarestia e della Pentecoste; 
   — “Non è qui: è risorto’’: la tomba vuota ci rimanda sulle strade del mondo, per essere annunciatori del Risorto. 
   Pur con i limiti di tempo e con i condizionamenti inevitabili di un viaggio organizzato e programmato, mi pare che l’itinerario sia stato fruttuoso ed arricchente, per avvicinare maggiormente piccoli e grandi al Libro della Parola di Dio, aiutandoli ad aprirlo con maggiore fiducia e familiarità. 

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