La teleferica dei Sassicari

 


Il sito estrattivo di calcare dell'Italcementi ai Sassicari (Monte Ferrara)

Nel 1925 entra in funzione la teleferica, della lunghezza di 6,1 chilometri, che congiungeva l'impianto estrattivo di calcare dei Sassicari situato a Monte Ferrara con l'impianto di lavorazione Italcementi di Civitavecchia. Il prodotto finito lavorato da questo stabilimento era cemento da costruzione.


La teleferica è un impianto di trasporto a fune area largamente impiegato per il trasporto di cose tra due località generalmente a livello diverso; l'analogo trasporto per le persone è la funivia.

Nelle teleferiche ci sono due funi più grosse, tese fra le stazioni da collegare, funzionanti da fune portante. Qualora occorra, queste sono sostenute in punti intermedi da cavalletti. Per mantenere la possibilità di movimento poggiano su scarpe mobili.
Le funi portanti sono ancorate alla stazione superiore e tenute in tensione in quella inferiore con contrappesi.
Su di esse scorrono le ruote di sostegno del carrello o vagoncino, il quale è mosso da un'altra fune, più sottile, flessibile e continua, detta fune traente che si muove sempre nello stesso senso.
Anche la fune traente è mantenuta in tensione nella stazione inferiore da contrappesi per compensare le variazioni dovute alla temperatura e ai movimenti del carico. Le teleferiche devono svilupparsi in modo rettilineo.

I carrelli sono posizionati ad una distanza di 50 o 100 metri l'uno dall'altro. Questi poggiano sulla fune portante per mezzo di carrelli a 2 o 4 ruote munite di gole larghe e profonde. Il maggior numero di ruote conserva la fune portante, perché ripartisce il carico e riduce la flessione nel punto di contatto.

Il collegamento dei carrelli alla fune traente si effettua con delle particolari ganasce che garantiscono il distacco e l'aggancio nelle stazioni.
Nelle stazioni estreme infatti i carrelli automaticamente abbandonano la fune portante passano su di una rotaia fissa e conseguentemente anche la fune traente. Qui vanno a scaricare o a riempirsi, tornando a passare sulla fune portante e rientrando in circolazione.
La cassa dei carrelli è girevole per permettere lo svuotamento per capovolgimento.

Per il movimento della fune traente c'è bisogno di un motore posizionato sempre nella stazione superiore, dove è presente un sistema di frenatura per regolare la velocità e l'arresto. In casi, dove il carico più pesante è quello in discesa e la pendenza è sufficiente, non c'è bisogno di motori.


La teleferica, si sviluppava in linea retta per quasi tutto il percorso ad eccezione del tratto terminale di circa 700 metri deviato da un angolo di 45° in prossimità della zona delle Casermette di Civitavecchia.

Dalla stazione superiore a 318 metri d'altitudine, la teleferica seguiva il profilo del versante ovest dei Sassicari per portarsi nella valle del fosso della Fiumaretta alla quota minima di 125 metri.

Quadro altimetrico delle teleferica dei Sassicari

Da qui lasciava il fosso della Fiumaretta e risaliva alla quota di 200 metri in prossimità di Poggio Sferracavallo.
Da questo punto la teleferica prosegue il suo viaggio con una discesa continua fino al termine del viaggio ritrovando la valle lungo il fosso della Fiumaretta. Alla quota di 150 metri veniva sovrapassata l'autostrada A12 e la strada per la Ficoncella con due ponti di protezione in cemento armato.
Poco oltre era situato l'impianto di rompitratta.

A 5400 metri del percorso ed alla quota di 30 metri c'era la deviazione di 45°. Da questo punto dopo 700 metri si arrivava alla stazione inferiore non prima di aver sovrapassato la via delle Casermette e via Ambar Adam con due strutture di protezione in cemento. La quota all'arrivo era di poco oltre i 20 metri sul livello del mare.

La teleferica era costituita da circa 40 cavalletti di sostegno a traliccio metallico o in cemento armato, 4 opere di protezione in corrispondenza di attraversamenti con strade e di un dispositivo rompitratta.

Parallelamente alla teleferica correva anche una delle due linee elettriche che alimentavano tutti i servizi presenti ai Sassicari: questa era a 25 KV trifase.

Il caricamento dei carrelli avveniva in una breve galleria situata al livello più basso degli impianti d'estrazione, nel cielo della quale si apriva la bocca di scarico delle tramoggie sulla cui sommità erano situati gli impianti di frantumazione del calcare.
L'apertura della bocca di scarico della tramoggie avveniva tramite griglie azionate elettricamente.

L'impianto della teleferica è stato in funzione fino al 1970, malgrado la cava dei Sassicari, anche se a regime ridotto, funzionò ancora per cinque anni o poco più.



I resti della teleferica oggi

Galleria fotografica 1
Oggi, da un'attenta ricognizione su quello che resta della teleferica, è possibile notare in primo luogo l'accuratezza nella sua costruzione, prima tra tutti la precisione nell'allineamento dei cavalletti.
A prima vista le travature metalliche sembrano essere un pò sottodimensionate per i carichi in uso, specialmente per quei cavalletti che sorreggevano le campate più lunghe.

E' da notare che negli anni di attività dell'impianto, è stato apportato un intervento di recupero su di una palificazione in cemento della linea elettrica: qui è stato impiantato un traliccio costruito sullo stesso asse del palo danneggiato non rimosso, ed ancora oggi esistente.


Galleria fotografica 2

Per quanto riguarda i cavalletti, è possibile vedere due interventi di recupero in prossimità di Poggio Sferracavallo: nel primo caso un cavalletto costruito interamente in cemento ha preso il posto di uno a struttura a traliccio (ancora oggi visibili le tracce del traliccio che fuoriescono dal basamento in cemento), mentre nel secondo caso, è curioso l'impianto di un particolare cavalletto, di piccole dimensioni ma con baricentro fuori asse.
Altra particolarità è l'impiego di cavalletti di sostegno diversi tra parte del primo e del secondo tratto: infatti qui compaiono strutture di cemento armato, al posto delle strutture a traliccio.

Anche la palificazione della linea elettrica è diversa tra i due tronchi. Da Civitavecchia parte una doppia linea disposta su doppi pali in cemento con mensole e relativi isolatori allineati in verticale.


Galleria fotografica 3

Sul secondo tratto, la linea diventa unica ed è costituita da singoli pali in cemento, con gli isolatori disposti su di un'unica mensola orizzontale, ad eccezione dell'isolatore di una fase elettrica disposto alla sommità del palo.

Della teleferica, oggi rimangono le sole strutture dei cavalletti di sostegno e di protezione stradale: queste sono tutt'ora presenti nella prima metà della tratta, mentre nell'altra, quella più vicina a Civitavecchia, sono state in gran parte abbattute per far posto alla nuova viabilità stradale, e all'edificazione e sfruttamento agricolo dei terreni.

Le funi portanti e traenti sono state tutte asportate, come pure le pulegge di tutti quei cavalletti più bassi. Nessuna traccia dei carrelli. Dell'elettrificazione, rimangono i soli pali di sostegno. L'accesso alla galleria della stazione superiore è stato murato.



 Testo e HTML Project
    
Stefano Foschi, Febbraio 2001

  Bibliografia
    
Enciclopedia UTET - Torino, 1969

 Fotografie
    
Stefano Foschi


 

Al fine di evitare spiacevoli inconvenienti di natura giuridica, si rende noto che senza autorizzazione scritta, i testi e le immagini contenute in questo sito possono essere acquisite ed utilizzate al solo scopo di collezione personale e ne viene vietato qualsiasi altro uso, compresa la loro pubblicazione su altri siti Internet. Per Internet è consentito, in modo libero, senza bisogno di autorizzazioni, il solo collegamento URL o link HTTP verso le pagine di ARCHEOIND Archeologia Industriale nell'alto Lazio.

Le informazioni (testi ed immagini) qui riportate potranno essere utilizzate anche per scopi tecnici e scientifici, didattici, universitari ed editoriali, solo dopo autorizzazione scritta degli autori dei testi e proprietari delle immagini, i quali dovranno necessariamente comparire almeno nelle note bibliografiche del progetto che si vuole realizzare.

In caso di inosservanza di quanto sopra esposto, gli autori o proprietari dei testi e delle immagini ricorreranno alle vie legali per la violazione del diritto d'autore sia in sede civile che in sede penale.



ARCHEOIND Archeologia Industriale nell'Alto Lazio