La cava di calcare dei Sassicari
La cava di calcare dei Sassicari è situata a monte Ferrara, la
prima altura di una certa importanza che si incontra arrivando sui
Monti della Tolfa dal versante tirrenico.
La cava è stata esercitata fino a metà degli anni '70 dalla Società
Italcementi: serviva direttamente lo stabilimento per la produzione di
cemento situato a Civitavecchia.
Il calcare, dopo essere stato frantumato sul posto, veniva
trasportato allo stabilimento mediante una
teleferica lunga 6 Km.
In questa cava venivano coltivati una successione di strati di calcare
inclinati di 14° ed aventi potenza fino a 4 metri. Questi si trovano
alternati con strati di marna argillosa di colore cenere scura e con
strati di calcare bianco ricco di vene spatiche.
La particolarità di questa cava è l'insolita tecnica di coltivazione ad
imbuto, che consiste nel raccogliere i prodotti dello scavo in grandi fosse
scavate nel terreno, i cui fondi sono collegati ad una galleria d'estrazione.
La coltivazione ad imbuto
Da un pozzo si diparte una galleria G in cui vengono scavati, dal basso
verso l'alto fornelli verticali, paralleli, circolari, con diametro
di circa 2 metri, separati tra loro da un diaframma di roccia di 4 o 5 metri.
Vengono realizzati più fornelli per avere la possibilità di una lavorazione
alternata e conseguentemente un guadagno di tempo nella loro realizzazione:
quando si fanno blillare le mine in uno gli operai possono rifugiarsi negli
altri senza abbandonare ogni volta il sottosuolo.
Nel diaframma possono venire praticati dei cunicoli orizzontali a distanza
verticale di 6 o 7 metri per migliorare la ventilazione durante lo scavo nella
parte alta dei fornelli.
Giunti in superficie, viene abbattuto il diaframma di roccia tra due
fornelli, lasciandone almeno 10 metri nella parte bassa, per proteggere la
galleria sottostante. Alla base dei fornelli vengono montate delle
tramogge per controllare lo scarico del calcare accumulato nell'imbuto.
Si forma così, in superficie, una grande fossa, le cui pareti vengono
scavate e tenute a gradini per permettere agli operai di non cadere
nell'imbuto o nei fornelli. Il calcare scavato viene fatto cadere
nell'imbuto e raccolto nella galleria.
Lo scavo continua abbassando il fondo dell'imbuto fino alla galleria G,
ma prima di raggiungere quest'ultima, si approfondisce il pozzo P, si
apre una nuova galleria G' e si preparano i fornelli F' per poter così
coltivare la zona sottostante.
La galleria G può essere prolungata verso A se da quel lato il giacimento
continua verso tale direzione.
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Da sinistra: la cabina elettrica, la galleria della teleferica, il frantoio del calcare, gli uffici, i servizi per gli operai. |
Dopo un lungo periodo di abbandono, nel maggio 2002 con un progetto della Regione Lazio, la
cava è stata riaperta per l'estazione di materiale da riempimento principalmente
per i cantieri dell'ampliamento del porto di Civitavecchia. Il fronte di cava di
è esteso verso est.
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La cava interessata dall'attività ripresa nel 2002
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Testo e HTML
Stefano Foschi, Giugno 2001
Fotografie
Stefano Foschi, Dario Di Domenico, Fabio Corrias
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