C: Catalyst
 
Il mondo dell’interattività: catalizzatore?
Ancora una riflessione sull’informazione: l’aspetto della comunicazione si è visto già dalle prime lezioni, è centrale. Parliamo di architettura molte volte come METAFORA; come SIMBOLO, ....come GRIDO?
L’architettura è profondamente legata al paradigma informatico, e del resto sempre di più l’informatica sta diventando il modo principale per produrre architettura. 
Sempre di più si assiste a cicli produttivi in cui dal computer si passa direttamente al prodotto finito.
Un'altra parola chiave:
“Artigianato informatico”  per capire la specificità di questo processo.
Vedi la tecnica per cui la macchina dal 3d elaborato con il calcolatore crea un plastico, un braccio meccanico lavorando sulla casseforma produce un pannello portante che è pronto per essere montato in cantiere...

Allora:

dalla Standardizzazione e prefabbricazione >>> (elementi base del moderno)
si passa alla >>>>>>personalizzazione e singolarizzazionedell’evento architettura.
Il che già presuppone una certa interattività tutta incentrata nella fase progettuale.
Tuttoquesto appare quasi paradossale se si pensa all’INCUBO ORWELLIANO, nota dominante in molte considerazioni sull’informatica fino a poco tempo fa. Invece succede l’opposto, cioè un artigianto altro e alto personalizzabile.

Ma, allora, qual'è il vero problema, o meglio la vera crisi?

>>>dobbiamo farci delle domande mirate<<<

>>>Può il paradigma informatico innescare la nascita di una nuova estetica? 
>>>>Le risposte sono date? 

Questa è la crisi, o meglio le domande a cui dare risposta, anche se dei punti fermi sono già incasellati.


Cerchiamo di rifare allora velocemente delle considerazioni già fatte:
Ricorda Taut e il padiglione di vetro, ovvero l’intuizione che attorno alla trasparenza sarebbe accaduto qualcosa (1914). Anche se sarebbe divenuta catalizzatrice solo più tardi col Bau Haus.

 Ripercorriamo allora per parole chiave un possibile percorso della storia dell’architettura:
Il groma, lo strumento senza il quale una strutturazione spaziale come quella della città romana sarebbe stata impossibile, pensiamo al popolo dei numeri romani I,II, III, IV… così scomodi per effettuare operazioni matematiche… Di fatto i romani ragionavano non tanto in termini di operazioni matematiche scaturite dalle cifre arabe, quanto in termini di GEOMETRIA e PROPORZIONI, rapporti fra le parti….

Il medioevo>> con una logica del modello, non matematico ma fortemente simbolico e trascendentale;

Il Rinascimento>>>, con l’uomo che pensa di misurare il mondo tramite la sua rappresentazione prospettica, un’architettura fatta per essere “PROSPETTIVIZZATA”, posta nella piramide visiva;

Il Barocco>>>>, dove il cielo è materia architettonica resa tale grazie al compasso;

Il ‘700>> dove le proiezioni di Monge implicano la rappresentazione astratta dell’edificio e la sua purezza si gioca tutta sulle forme primarie;

Il moderno>>> con l’industria che si occupa dell’oggetto che funziona, e l’architettura tale vuole essere, macchina per abitare, macchina oggettiva, comoda e funzionale…

E poi nel ‘900:

Spazio organico e spaziosistema, ovvero il percorso ottimale funzionale organicamente diventa materia architettonica nel primo caso, o la manipolazione della forma nel secondo caso che genera molteplicità dunque più forme per più utenti allontanandomi da quella monolitica.
E ora?
Gehry, che prefigura forme e lavora poi col computer,
Oppure Eisemann, che fa coincidere le variabili di prefigurazione con le variabili di progetto…

Insomma è quasi chiaro che il catalizzatore è oggi l’INTERATTIVITA’;

 e come si sta reificando?

La torre dei venti di Toyo Ito, che interpreta certe caratteristiche ambientali e reagisce, 
quindi interattività del segnale urbano interconnesso e reagente,
architettura che diventa un altro elemento della città quasi un elemento sofisticato e semaforico...
Calatrava che pur partendo da presupposti non così espliciti, arriva alla fine a conferire movimento alle sue strutture antropomorfe prendendo come scusa il perseguimento di un obiettivo pratico (ottimizzare la zona di ombreggiamento).
O Markos Novak che lavora sull’apparentemente impossibile ovvero rendere visibile lo spazio invisibile, partendo dalla semplice verità che lo spazio è il frutto di un’epoca , di una cultura, di un modo dipensare…L'architettura incuriosisce lo spettatore e lo porta naturalmente in questi nuovi mondi.
Oppure il Padiglione Svizzero del 2002, che in questo percorso rappresenta un punto d'arrivo, un'architettura che interagisce leggendo i dati climatici e fornendo risposte di nebbie, vapori, una nuvola, che c'è e non c'è: l'architettura ci interroga così attraverso l'interattività sul significato del suo essere al mondo.

Il tutto come a dire che:
nulla esiste sino a quando non interagisce trasformandosi,
e...il ghiaccio e l'immobilismo sono sostanze tipiche delle cose morte...

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