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recensioni

da hainezine

da phonoteca

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tratto da phonoteca

--15 settembre 2002--

1° Antimtvday @ C.S. Fioravanti (exmercato 24)

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Scelgo, per non rendere interminabile l'articolo e per non farci il sangue amaro, di non parlare in questa sede di quanto sia cattiva mtv e tutte le varie britneispirz , di quanto l'antimtv day sia stato giusto o di quanto l'antimtv day abbia sbagliato tutto a livello (chiamiamolo cosi…) politico. Questo articolo vuole essere solo ed unicamente il solito vecchio, noioso e lungo live report. Non che la discussione non mi interessi o che non abbia un opinione a riguardo, anzi. Se vi fate un giro su un paio di msg board, vedrete che la questione ha animato più di un animo. Per adesso parliamo di musica…Se qualcuno è interessato invece ad una discussione del genere con il sottoscritto (il qual sostiene che la serata è stata un vero e proprio successone sotto quasi tutti i punti di vista) l'indirizzo rimane sempre quello: laghivaghi@hotmail.com
In una delle ultime domeniche di sole dove addirittura riesci a uscire in mogliettina, si ricomincia ad andare ai concerti, dopo la forzata pausa estiva. Anzi, addirittura un festival che parte dal pomeriggio finisce alla sera tardi con tanti tanti gruppi. Wow.
Si comincia all'incirca alle 18 con i Sumo, uno dei gruppi da più tempo attivi qui a Bologna. La gente non è ancora molta (anche se per essere le 6 di sera…) ma i Sumo non si fanno demoralizzare e ce la mettono tutta. Dall'ultima volta che li ho visto li ho trovati molto più incisivi e concreti, forse anche grazie al nuovo chitarrista. Il loro approccio musicale comunque rimane sempre quello di un tempo: musica scarna e aggressiva, stacchi e parti melodiche più che mai azzeccate e voce (in italiano) urlata. I Sumo sono un gran gruppo e anche questa volta l'hanno ampiamente dimostrato con quaranta minuti di ottima musica. Qualche errore, qualche imprecisione da parte di tutti qua e la, ma l'impressione che si ha vedendo un concerto dei Sumo è quella di un gruppo serio, incazzato, con coerenza da vendere e che soprattutto ce la mette tutta. I pochi (fortunati) che erano sotto il palco hanno apprezzato e sostenuto. Ricordo tra l'altro che dobbiamo sempre rendere grazie ai Sumo, vero gruppo hardcore, visto che organizzano (in modo stupendo) le serate all'Atlantide.
Si passa dopo poco al secondo gruppo della serata, gli Steady Ground . Siccome chi scrive è un po' un bambino pasticcione, se li è persi, visto che il giorno prima ha intelligentemente scaricato la batteria della macchina di un suo amico e quindi ha dovuto aiutare l'amico a rimediare al danno. Il bambino pasticcione è tornato giusto per vedere l'ultimo pezzo degli Steady Ground . Mi dispiace un bel po', anche se da quello che ho potuto vedere non mi sembravano particolarmente entusiasti di suonare davanti a poca gente…peccato, perché per loro c'era un bel po' di attesa. Comunque sotto il palco, oltre agli interessati, c'era un tipo sui cinquant'anni tutto 'mbriaco, con occhiali da sole tipo Alberto Tomba, che ballava e schioccava le dita a tempo con la musica. Idolo locale.
Dopo di loro salgono sul palco i Sette note in nero. E tirano giù tutto. Sono di una violenza inaudita: voce urlata, parte ritmica da panico e chitarre taglienti. Per dare delle coordinate (anche se con le debite distanze) i Dillinger escare plan i nostri mi sa che se li sono ascoltati un po' di volte. La gente comincia a farsi un po' più numerosa e si accalca sotto il palco bella incazzata…I Sette note in nero sono tecnicissimi e velocissimi e sul palco tirano fuori un aggressività e una presenza veramente fuori dal comune. Anche se non fanno esattamente il mio genere preferito, e forse hanno suonato un po' più del dovuto, la loro è stata una delle esibizioni più decise dell'intero festival (batterista e bassista from outer space). Secondo me se avessero suonato più in la in scaletta ci sarebbe uscita pazza un po' più di gente.
Ormai è quasi buio e il Ranzani si comincia a riempire seriamente. Al posto di fricchettoni con insopportabili bonghi e cani, il lato sinistro del centro sociale è pieno di distro che vendono un botto di dischi, spille, fanze. La situazione è più che mai rilassata: i gruppi suonano tutti bene, nessuno sfora sui tempi, il suono non è perfetto (fatto non dovuto al tecnico, Danilo, che ui saluto ringrazio bacio e abbraccio...siamo comunque in un centro sociale all'aperto), ma si sente che non è curato da uno preso a caso grazie alle sue doti da entomologo (cosa che purtroppo troppo spesso accade ai concerti al Ranzani), la gente è contenta di aver pagato 2 euro e poter vedere nove (!!!) gruppi, ecc.... Guardandosi in giro (dico per noi di Bologna) già non essere circondati da gente che tenta ogni tre secondi di scroccarti un panino o un sorso di birra, è già un successo. Ma il meglio deve ancora tutto venire.
Dopo poco salgono sul palco i Fiftyardsmore direttamente da Milano con tanto di Maio, ex cantante dei Sottopressione, in formazione. Il loro disco non mi fa decisamente impazzire ma dal vivo spaccano un bel po'. C'è tutto: aggressività, precisione, bella voce, musicisti capaci, presenza…forse l'unica cosa che manca è un po' di originalità. Non me ne vogliano i Fiftyardsmore, i quali hanno fatto uno dei live sicuramente più belli della serata, ma il modello a cui si ispirano (Fugazi e roba dischord in generale)è spesso fin troppo evidente. Altri gruppi, con molta meno esperienza e competenza musicale, risultano più originali di loro. Comunque sono il primo gruppo della serata ad attirare un bel po' di gente scalmanata sotto il palco, e questo non può far altro che immenso piacere.
E cominciamo a vantarci (leggi: quando la Phonoteca ci vede giusto): il numero doppio di luglio/agosto della vostra webzine preferita proponeva come demo del mese il lavoro dei Laghetto. Per chiunque l'abbia sentito, o si sia interessato al loro lavoro, questa era un ottima occasione di vederli dal vivo. Insomma, si presentano sul palco con la classica formazione (basso/voce, chitarra/voce e batteria) e con il jolly: Tuono Pettinato, l'uomo che non deve chiedere mai, l'uomo più sexy del west, l'uomo più chitarrista finto del mondo, l'uomo che da solo non riuscirebbe a fare quello che fa con altri, l'uomo che riesce ad accordare una chitarra finta, l'uomo dai capelli più tagliati del circondario, ecc…Va beh, i Laghetto macinano i loro pezzi con una foga e una violenza stupefacente. Ogni tanto scazzano, ma la cosa non fa che portare energia al loro set. In più il loro stare sul palco dovrebbe convincere più di una persona ad andare a cogliere le bacche. Si cantano i ritornelli, si poga, si ride e si piglia per il culo Silvestrin (che non fa mai male) e i Subsonica (che è bene). Quando attaccano Uomo pera, l'agitazione è massima è assistiamo anche all'unico stage diving della serata. Ciò che mi ha galvanizzato è che, oltre a noi amici invasati dei Laghetto, c'era un bel po' di gente che si è cantata tutti i pezzi. Tuono pettinato, oltre a suonare il clavicembalo per mancini albini, ha portato anche l'imprescindibile terza serie di adesivi Ninja che hanno allietato più di un animo. In Phonoteca, previa richiesta è anche reperibile uno dei suoi imprescindibili albi di fumetti. Fatevi un regalo (tra l'altro poco dispendioso: 0,50 euro), accattevelo. Comunque i Laghetto (tralascio il fatto che, dato che la serata l'hanno organizzata loro, dovrebbero avere delle statue in giro per l'Italia come Padre Pio…che tra l'altro non so a voi ma a me ricorda Obi Uan Kenoby…) sono veramente bravissimi. Semplicemente avanti. E come disse un uomo saggio una volta, sentitevi in colpa se non li conoscete. Ninjutsu power.
Subito dopo di loro, arrivano sul palco una della (almeno per me) rivelazioni della serata: i Fine before you came. Anche per loro il modello a cui si ispirano è più che evidente (Get up kids e emo caramelloso) ma la loro formula è decisamente vincente: melodie più che affascinanti, una voce capace sia di ottime parti melodiche che di urlazzi, strumentisti capaci e un ottima presenza scenica (qualche gags di troppo del cantante? Ci sta, ci sta…). In più sembra che dal vivo riescano a ricreare un'intensità, una convinzione, una complicità, che personalmente sul disco, comunque molto carino, non ho trovato. La gente è più che mai entusiasta e canta con tanto di ditino alzato e foga il più dei pezzi proposti dal gruppo. Io ero la prima volta che li vedevo e sono rimasto folgorato (essendo un bambino pasticcione ho anche un cuore più che sensibile a certe melodie…). Finito il concerto, noncurante di aver già speso un botto di soldi in birre e panini, sono corso a comprarmi il loro dischetto (oh, yes. L'ho trovate anche in Phonoteca, grazie al sempre ottimo Maurizio Lapenta). La sensazione di benessere diffuso dopo il loro live set è comunque sensibilmente aumentata. Se vi capita di essere dalle loro parti quando suonano non ve li fate scappare.
Dopo di loro sul palco salgono i Nativist. Mah, a me non è che abbiano detto un granchè…suonano un genere che già di suo non è che mi faccia proprio impazzire e in più di un occasione mi è capitato di confondere un loro riff con uno dei Deftones. Non lo so, in generale la gente ho visto che era particolarmente entusiasta. Io, forse a causa della stanchezza o della svogliatezza, li ho seguiti con un po' troppa distrazione. Non voglio riportare un giudizio negativo su di loro…forse è solo una questione di gusti.
Seconda, e madornale rivelazione della serata: i the Death of Anna Karina. Incredibili. Assurdi. Stupendi. Coinvolgenti. Violentissimi. Stacchi capaci di darti le vertigini. Immediati…insomma, tutto. Da quando salgono sul palco fino a quando lasceranno il posto ai Settlefish, non c'è un attimo di respiro. Un buco nero fragoroso che inghiotte tutto quello che passa a un chilometro di distanza da loro. L'uso delle tastiere, inoltre aggiunge qualcosa di ancora più affascinante alle loro canzoni. La gente sotto il palco impazzisce. Il cantante si da tutto (anche in questo caso, non stiamo a fare gli schizzinosi. Il fatto che si sia ribaltato più di una volta per terra ci sta, quando metti tutto nella musica) e gli altri non sono da meno. Il batterista (ma anche tutti gli altri) lo aspettano in Svezia per il Nobel. Un concerto hc come non ne vedevo da tempo. Pur suonando una musica violentissima e urlatissima sono piaciuti anche agli insospettabili; segno questo che i Death of Anna Karina hanno un'idea di musica più che intelligente e dinamica. Se crescono continuando così non so dove possono arrivare. Li rivedrei all'incirca ogni 20 minuti. Disco reperibile, con obbligo di ascolto, in Phonoteca.
L'ingrato compito di chiudere la serata, dopo tutti questi ottimi concerti (e soprattutto dopo i Death of Anna Karina ) spetta ai Settlefish (seconda parte di "Quando la Phonoteca ci vede giusto". Ricordate il demo del mese di gennaio?). L'attenzione del pubblico, ormai veramente numerosissimo, è tutta su di loro. C'è un po' di nervosismo. Attaccano, e tutto scompare. I Settlefish hanno dalla loro della canzoni che a me sembrano perfette. Emozionanti, intense, varie, dinamiche, intelligenti, originali…Non so cosa si possa desiderare di più da un gruppo. Potrebbero suonare svogliati o con poca convinzione (cosa che per altro non fanno mai…anzi, averne di gruppi che ci mettono così il cuore), ma quando si hanno dei pezzi così…
Forse qualche scelta non felicissima (pochi pezzi aggressivi e un pezzo lento in apertura), ma a mio parere rimangono uno dei gruppi più interessanti in Italia. Il pubblico applaude convinto e (soddisfazione) canta molti dei pezzi con il cuore in mano. Finale da lacrime. Anche loro potrei vederli cinque sei volte al giorno senza stancarmi. A questo punto aspettiamo con ansia il loro nuovo disco che, per chi non lo sapesse, esce su Deep Elm (tutto più che meritato, senza dubbio alcuno. Tra l'altro i Settlefish durante questo live proposto degli inediti veramente stupendi: se il disco è tutto così…).
Finito il concerto mi accascio pesantemente, stanco come pochi, su una sedia e mi fumo una sigaretta con i miei amici: nei loro occhi e nei miei la gioia e la consapevolezza di aver partecipato a quello che per me rimane uno dei festival più riusciti ed interessanti che io abbia mai visto. Gruppi validi, buonissima organizzazione, nessuno scazzo…non che voglia esagerare, ma siamo a Bologna; città dove chi ascolta questo genere di musica non è che proprio abbia tantissimi spazi, città dove una sera su due sei quasi costretto ad assistere all'ennesimo dj set di technotrancegoa o come cazzo si chiama, città dove da cinque anni a questa parte i concerti di pizzica e tarantella non ti lasciano tregua, città dove il gusto musicale imperante è scelto da gente che non ci mangerei neanche la zuppa assieme. Non fraintendete, non mi sto tramutando in Borghezio (vivi qui da cinque anni e conto di rimanerci ancora un po')…quello che più di tutto mi ha convinto della serata, è che l'AntiMtvday ha dato ancora una volta la prova che un certo tipo di approccio alla musica e all'organizzazione dei concerti, riassumibile con le parole HARD CORE, è realmente sovversivo. Una ragione in più per sostenere chi nella musica ci crede. Se non c'eravate vi siete persi qualcosa. Aspetto già oggi con ansia l'Anti Mtv Day 2. Grazie di cuore ai Laghetto che hanno organizzato e a chi, anche in minima parte, si è sbattuto per la riuscita della serata.

(federico bernocchi)
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