La Torre del Ceci

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Nel territorio di Montauro e precisamente in località Costaraba sono ubicati i resti di una torre antica. Anche se la superstrada per Reggio scorre ai suoi piedi, non è facile accorgersi della sua presenza poiché è inserita in un contesto di costruzioni rurali, o meglio insediamento nobiliare risalente al 1662: tale è infatti la data incisa su di un portale di granito del casale abbandonato, immerso nei rovi. 
La Torre è di forma tronco-piramidale, a base quadrangolare, con muri spessi fino a mt. 1,60; la torre al momento si presenta con piano coperto a livello di terra e con un sotterraneo oscuro; si sviluppa in altezza per mt. 12, ma sono evidenti i resti dei muri crollati che costituivano la sua originaria struttura. in prossimità del solaio di copertura del piano intatto è visibile un cornicione di granito di rilevante bellezza e fattura. 
Torre del CeciIn un angolo, all'interno illuminato dall'unica finestra quadrata, posta in alto ad Est, si arrampica una scala a chiocciola interamente in pietra granito, finemente intagliata. 
L'unico suo arredo è fatto di pietra: due macine perfettamente rotonde del diametro di mt. 1,20 sono poste una accanto all'altra; I'una con la faccia lavorata rivolta verso il soffitto, I'altra rovesciata con la parte rudimentale, grezza, posta di lì a poco; ed ancora una vasca, pur essa di pietra, delle dimensioni di mt. 1,60x0,80 con una profondità di cm. 10 e un foro di scolo: di certo, trattasi di una mola per la macina delle ulive, veramente primordiale. 
Le pietre possono essere state introdotte nella torre in epoca remota, attraverso l'arcata chiusa posta sulla parete Nord e prima che fossero costruiti i fabbricati adiacenti, cioè prima del 1662; non certo introdotte dalla stretta porta che è posta a Sud, ancora aperta, che introduce nella torre e permette la comunicazione con il vano adiacente. Quest'ultimo, mancante di parte della copertura in tegole e legno, era adibito a frantoio, con ancora intatte le macine di granito che venivano mosse da animali, la pressa, una delle prime metalliche mosse a mano, le vasche di raccolta scavate nel pavimento.
Le notizie ci sono state fornite da Rosario Casalinuovo presidente dell’ Archeoclub Italia sezione di Staletti.