HORROR FEAST
“Questa notte non avrete bisogno di droga, amici…Notte mitica, notte di tregenda con l’unico d.j.plurilaureato d’Italia, Killer Roy che vi darà emozioni mai provate…”
“Hai sentito?” gridò Valeria per sovrastare la musica.”Che dici, sarà vero?”
“Cosa? Emozioni mai provate?” rispose Stefano, sempre gridando.
“No…il d.j.plurilaureato…”
Stefano diede un’occhiata distratta al giovane alla consolle, fascia nera sui capelli cortissimi, orecchino, collana con zanne, croci e amuleti, giubbotto nero.
“Ma figurati…Intanto è troppo giovane…Lo dice per fare personaggio.”
“Musiche registrate da un’autentica messa nera…Forza, ballare! Danza macabra per la nostra Horror Feast…”
Il ritmo insostenibile della techno era mixato a tamburi incalzanti, su cui calava, appiccicosa e avvolgente come una nebbia, un’oscura litania.
Sabina disse:”Non andrà avanti così tutto il tempo, spero…Questa musica mi dà ai nervi”. Carlo sogghignò: “Discoteca All’Inferno, Horror Feast con emozioni mai provate, cosa ti aspettavi?”
“Però, è carino”, disse Sandra, “Uno dice: ma va’ all’inferno, e “All’Inferno” è la discoteca…originale, voglio dire…”
“Potevano chiamarla “A Casa del Diavolo”, visto dove si trova”, disse Dario. “E se v’interessa saperlo, per completare l’effetto isola selvaggia il cellulare non dà rete…”
“Forse ne faranno una “A Quel Paese”…Dove vai questo week end? A Quel Paese”
“Fanculo, allora...Dove vai questo week end? A Fanculo”
“Balliamo al ritmo di Satana…Killer Roy vi accompagna nel vostro incubo più reale coi tamburi del voodoo…Salute o Satana, o Ribellione…”
Sabina tese le orecchie, guardando con più attenzione il d.j.
Chi sa perché uno che ha studiato se ne sta in un’assurda discoteca di provincia vestito da stregone dark a sparare cazzate.
Chi sa perché IO me ne sto in questa assurda discoteca a sentire cazzate e a farmi scoppiare la testa con questa musica che odio.
E la risposta è:”Per essere come gli altri. Fare parte del gruppo. E’ questo che conta, no? E’ questo che conta, no?”
Il martellare della domanda si insinuava nella musica faceva parte del ritmo era tutt’uno con il ritmo come i tamburi come le luci colorate che si accendono e spengono si alternano Si No rosso azzurro nel fumo denso impalpabile come un disagio non detto.
“Più spazio alla notte!”, gridava Killer Roy.
“E adesso il clou della festa riservato a pochi eletti…Emozioni a numero chiuso…Allora i fortunati estratti passeranno una notte diabolica. Siete pronti ragazzi? Allora rullo di tamburi tanto per cambiare…Allora tavolo uno, tavolo sei, tavolo ventisette. Gli altri sarà per un’altra volta”. Da uno dei tavoli qualcuno protestò “Un momento, noi siamo di fuori, non possiamo tornare” “Mi dispiace , un po’ di disciplina, amici…L’ho detto subito che stasera la parte finale era riservata ai fortunati estratti….Spero che siate tutti maggiorenni ragazzi perché assisterete a un autentico rito satanico, completo di sacrificio umano…”
Sabina si alzò.
“Andiamo via, non mi piacciono queste cose”
“Cazzo, Sabina, mi pare chiaro che sta scherzando”
“Non mi piace scherzare con queste cose”
“Senti, sei voluta venire, adesso rimani e per favore senza rompere le palle”
“Quelli là sono stati estratti ma se ne vanno”
“E allora?”
Il locale si andava svuotando, tra le risate e i commenti. Il d.j. aveva messo su un pezzo dei Doors ed era sparito.
“Beh, pare che siamo padroni del campo”
“Già, se è per questo non c’è nessuno neanche al bar”
“Perfetto, servitevi da soli”
Sabina si sedette, sconfitta. Del resto, il d.j.era tornato.La sua fronte era lucida di sudore, sotto la fascia nera. Aveva in mano una mitraglietta a canna corta.
“Preoccupati, amici? Eccomi di ritorno, state tranquilli che non vi lascerò ancora soli. Porte chiuse, telefono fuori servizio,compresi i cellulari …cosa c’è di meglio per una notte all’Inferno?”
Non ci fu altra reazione che qualche risatina nervosa.
“Raggruppatevi tutti insieme al fondo della sala”, urlò Killer Roy al microfono. “Tutti al fondo della sala o vi faccio saltare le cervella, come si dice nei film di Stallone”
“E’ questa la notte di emozioni?”, gridò Luciano, sfottente.”Perché se è così…”
“Questo è solo l’inizio, amici”
Sabina sentì un brivido. Stando al gioco, tutti si raggrupparano al fondo della sala. Le luci colorate proseguirono i loro effetti speciali sulla pista vuota.
Il qualcosa di strano che sentiva, era che la musica era cessata. Le luci mutavano nel silenzio, si, no, si, no, e questo chi sa perché le metteva paura.
“Adesso Killer Roy farà un gioco con voi, amici…Un gioco molto speciale.”
“Che cosa si vince?”, chiese Rosy, eccitata.
Killer Roy si mise teatralmente il microfono vicinissimo alla bocca e vi sussurrò dentro: “La vita”.
“Forza, sbrighiamoci”, gridò Alberto anche se non c’era più bisogno di parlare gridando, “sono le tre, è ora che facciamo qualcosa di decente perché il tuo fucile giocattolo non è che ci impressioni molto”
“Vuoi scherzare, amico. E’ una mitraglietta autentica, magari non nuovissima ma molto efficiente. Ho anche una pistola. L’ho già usata. Ho ucciso un tipo con una maglietta con su scritto Rave Party. Rave Party, capite. Nella toilette. Gli ho chiesto cosa significava Rave Party. Non ci crederete ma non lo sapeva. Si è messo a ridere. Così gli ho sparato. E’nella toilette degli uomini, potete andare a controllare se volete. Ah, notate che vi ho fatti riunire proprio in prossimità delle toilettes nel caso che…Apprezzate la finezza. Rave Party. Andava in giro con una scritta sul petto senza sapere cosa vuol dire.”
“E’ Franco che ha questa maglietta…sta parlando di Franco”, disse Sandra. E si diresse verso la toilette, ma Dario la trattenne. “Non ci andare, non dargli questa soddisfazione…non vedi che lo fa apposta?” “Dov’è Franco, allora?” “Sarà alla toilette degli uomini,… vivo, naturalmente”
“Un po’ di silenzio adesso”, disse Killer Roy. “Una poesia di Rilke, ecco cosa voglio sentire. Mi bastano pochi versi. Pochi versi di Rilke, per vivere.”
“Rilke? E chi è Rilke?”, rise Luciano.”Senti, è meglio che rimetti la musica e posi quell’affare. Non è questo il genere di emozioni che…”
“Preferisci il rito satanico e il sacrificio umano? Perché no…magari più tardi. Adesso forza. Rilke. Ecco un esempio dell’utilità della poesia. Non siete tutti convinti che la poesia è la cosa più inutile che esista? Invece, surprise…”
“Senti Killer, tutt’al più ti posso recitare Leopardi, se si vince qualcosa di decente”, scherzò Carlo.
“No, grazie, non mi interessa quello che sei stato obbligato a studiare a scuola. Ho detto Rilke.”
“Adesso basta, mi sono stufato, voglio uscire”, disse Dario.
Killer Roy sparò sugli specchi e sui tavolini alla sua destra. Il rumore degli oggetti caduti e dei vetri infranti ebbe una risonanza lunghissima, un’eco vasta oltre la quale si precisò palpabile, concreto, insensato, il silenzio.
“Non vi muovete”, disse Killer Roy.
“E’ pazzo”, disse Luciano, e la sua voce non aveva più timbro.
“Ho intenzione di ammazzarvi tutti, amici. Quanto a me, non so ancora cosa farò. Forse resterò a farvi compagnia, forse uscirò dall’uscita secondaria chiudendovi dentro…anche se voi non la trovereste mai…non in mezzo al fumo…e alle fiamme…”
“Oh mio Dio…è pazzo…oh mio Dio…”
“Senti se è uno scherzo basta così…Le ragazze hanno paura”
“Ma non è uno scherzo. Non è per niente uno scherzo. Ho un bel po’ di bidoni di benzina…” “Basta!Basta!”, gridò Rosy premendosi le mani sugli occhi. ”Spegni quelle luci!Facci uscire!” Killer Roy volse lo sguardo intorno, dall’uno all’altro dei ragazzi.
“Si sta facendo tardi, amici. Devo desumere dunque che nessuno di voi conosce una poesia di Rilke. Povero grande Rilke, che spreco. Mi fate pena ragazzi. Morirete senza aver conosciuto una delle cose più belle della vita.”
Come in trance, Sabina avanzò di qualche passo.
“Io” “Tu cosa?” “Io conosco una poesia di Rilke” “Davvero?L’hai letta nella carta dei cioccolatini?” “Hai detto che ci lasciavi andare se qualcuno conosceva una poesia di Rilke.Hai detto…” “No, un momento. Non ho mai detto che lasciavo andare tutti. Lascerò andare te, se davvero conosci una poesia di Rilke, cosa di cui dubito. Avanti, sentiamo. Eccoti il microfono, angelo”.
Sabina prese il microfono. La sua voce risuonò stranamente limpida mentre diceva, a tutti, a nessuno, alle luci che s’inseguivano sulla pista vuota:
“Se anche rapido muta il mondo/come figura di nuvole,/ogni cosa compiuta ritorna/giù nell’origine./Non è riconosciuto il dolore,/non è appreso l’amore/e ciò che nella morte ci allontana/non è disvelato./Solo il canto sopra alla terra/consacra e celebra”
Si era voltata verso Killer Roy, lo guardava in viso, senza provare nemmeno più paura.
Anche lui la guardava. Con che espressione, Sabina non avrebbe saputo dirlo. Ma la guardava, non staccava gli occhi da lei, e l’attimo si sganciò dalla notte, e non ci fu che il vuoto, lo spazio, prima che il trapezista lanciatosi afferri le mani del porteur in attesa, è difficile ma io sono qui, il ritmo, segui il ritmo sono qui sono pronto prendi le mie mani, fidati di me, io ci sono, io…
Ma Killer Roy non le prese le mani. Fece un colpetto di tosse artificioso e disse: “Ma guarda. Dovrei essere senza parole, ma ho proprio una battuta appropriata alla circostanza. Che ci fa una ragazza come te in un posto come questo?”
“E tu?”, mormorò Sabina.
Killer Roy sorrise.
“Credo che ti lascerò andare, angelo.”
“Lasciaci andare tutti. Non diremo niente. Non hai fatto niente. E’ stato solo uno scherzo. Lasciaci uscire.”
“No. Tu sola”
“Non me ne vado senza di loro”
“Bravissima! Fai come vuoi allora. Nessuno si muova ok?”
“Sabina…”disse Dario, “Sabina, fa’ come ti dice…”
“Ha ragione lui” disse Killer Roy “potresti sempre avvisare qualcuno, se esci…qualcuno potrebbe arrivare in tempo. Però senza la borsa, magari ci sono le chiavi della macchina. Certo ci metterai un bel po’ ad arrivare in paese a piedi e trovare un telefono. Sempre che tu non ti perda. Ma con un po’ di fortuna…”
Scostò una tenda, indicando uno stretto corridoio dietro la pedana. “Per di qua. E’ l’unica uscita di sicurezza che porta fuori. Mi dispiace dirlo ma le altre non sono regolari. Non avrebbero mai dovuto collaudarlo, questo locale. Solite ingiustizie. Addio, angelo”
Sabina corse via. Killer Roy richiuse la tenda.
“Ok, ora possiamo cominciare. Verserò la benzina proprio qui in mezzo, in modo da tagliare la via per la porta…”
Dario scattò in avanti, verso Killer Roy. La mitraglietta sparò.
“Se qualcuno vuole ritentare…Del resto è meglio così che morire bruciati…all’Inferno. Credo che metterò un po’ di musica. Ci aiuterà. Questa musica è registrata da un’autentica messa nera…”
“C’era un casello”, pensava Sabina correndo nella notte,”mi ricordo che c’era un casello. Dovrebbe passare qualche macchina, no? Possibile che non passi nessuno? Dio,ma dove sto andando. Era vicino, dopo che abbiamo lasciato la provinciale. Abbiamo sentito il treno. E' troppo buio qui. C'è una luce da quella parte, dove si sente il cane. Ci sarà un viottolo. No, così mi allontano dalla strada. Al casello ci sarà un telefono. Ma forse non è vero niente. Forse è davvero uno scherzo. Un happening. Domani rideremo. Faremo querela. Domani…Se fosse così…Se fosse così…”
Ma il ricordo degli occhi grigi di Killer Roy non lasciava speranza.
E a un tratto davanti a lei inatteso un bagliore d’oro si insinuò nel cielo d’agosto, irridendo alla luna sottile. Sabina si fermò. Poi camminò lentamente, a caso, nel buio, entrando nell’incubo fino in fondo, diffidente e curiosa, riconoscendolo come un frutto da assaporare.
”Più spazio alla notte!”, disse, mentre le lacrime le scorrevano sul viso.”Più spazio alla notte!”, gridò.