Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------
Crea
Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 
 
Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------
Crea
Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 
 
Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------
Crea
Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 
 
Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------
Crea
Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 


CAROLA E IL SUICIDA FELICE


Quando Emilio decise di buttarsi giù dal terrazzo di casa sua (cinque piani) si sentì immediatamente sereno, libero, quasi eccitato.
(Sei sicuro di voler cancellare tutti i file?
Sì, sono sicuro.)

Lettere di addio, niente. Messaggi ne aveva dati tanti, e se non avevano capito quelli, non avrebbero nemmeno capito la lettera di addio.
In mancanza di motivi precisi, cioè delusioni d’amore, dissesti economici, droga e una brutta malattia, (le uniche categorie che potevano inscriversi nel grigio orizzonte mentale dei suoi parenti, conoscenti e amici), le ipotesi intorno al suo suicidio, complessa orditura di trappole, rovelli e labirinti, sarebbero state semplificate in: depressione che va bene sempre, e un attimo di follia che è ancora meglio.
Ma sì. Pur di uscire dal programma.
Sessione finita. Bella giornata per uscire.Una giornata di sole, con le rondini nere nell’azzurro. L’idea era di scavalcare il muretto di cemento, fermarsi sul bordo esterno della terrazza, raccogliere le forze, concentrarsi e via.
“Che stai facendo?”
Davanti a lui c’era Carola del 3° piano, sette anni, seconda elementare, occhi azzurri e capelli biondi, visetto paffuto da spot pubblicitario.
Certo che avrebbe potuto ignorare Carola e la sua domanda e mettere giù l’altra gamba e saltare. Ma era passato un secondo di troppo.
Si sedette sul muretto.C’era una così vera, intensa, ardita curiosità negli occhi di Carola che Emilio rispose, timido, sorridendo: “Voglio buttarmi giù”.
Carola disse:”Oh…”
Era la prima volta che Emilio sentiva un “oh” di stupore. Lo aveva letto nei libri, trovandolo estremamente artificioso. Anzi, aveva sempre messo in dubbio l’esistenza, nella vita reale, dell’ “oh”. Ma Carola lo disse, così, con naturalezza, con l’acca lieve come un respiro di vento.
Poi aggiunse, saggiamente:”Se ti getti di sotto muori”.
“Infatti. E’ proprio quello che voglio.”
(Non dovrei dire queste cose a una bambina. E questo dimostra che sto per fare la cosa giusta. Se aspetto ancora chi sa dove potrei arrivare.)
“Ma nessuno vuole morire. Alla televisione fanno vedere i bambini dell’Africa che muoiono di fame. Ma loro non vogliono morire e cercano di prendere il pane, i sacchi di farina…”
“E’ vero. Ma non è lo stesso. Immagina…Pensa se per esempio c’è un incendio. C’è un incendio grande, terribile, con le fiamme rosse, alte, il fuoco che brucia. Allora scappi verso il balcone. La terrazza. Ma quando le fiamme ti raggiungono, e stanno per bruciarti, ti butti giù.”
“Ma intanto di sotto ci sono i pompieri con i teli grandi, e quindi chi si butta non muore. E poi qui non c’è nessun incendio”.
“Questione di punti di vista.”
“Che cosa vuol dire?”
“Vuol dire che c’è e non c’è. Tu non lo vedi, e per te non c’è. Io sì. E’ qualcosa che riguarda me solo.”
“Lo vedi solo tu? Allora non c’è.Te lo immagini”
“Può darsi. Ma a volte le cose che si immaginano sono vere quanto le altre”
“Come i sogni”
“Brava. Come i sogni”
“Sei dentro un brutto sogno, le fiamme ti hanno raggiunto e devi buttarti anche se non ci sono i pompieri. Perché non vuoi morire bruciato”
“Proprio così. Sei una bambina intelligente”
“Non è difficile da capire”
“Davvero?”
(nessuno lo capirà)
“Guarda le rondini. Loro sanno volare. Nessun incendio può bruciarle. Anche Peter Pan sa volare. Se la fata Campanellino spruzza qualcuno con la sua polvere magica, lui può volare. Sarebbe bello sapere volare.”
”Già.”
“Le persone magiche sanno volare. Tu mi sembri un po’ magico. Non somigli alle altre persone.”
“Lo so. Ma non ho ali, lo vedi”
“Forse sono invisibili. Per un incendio invisibile, ali invisibili vanno bene”
“Non ci sono. Non ci sono più.Una volta…”
“Cosa?” “Una volta le avevo. Invisibili. Ma c’erano.”
“Quando?”
“Tanto tempo fa.”
“Le ali non scompaiono.” “Invece sì. O magari ci sono ma non sono più capaci di farti volare. Non hanno la forza. Possono portarti solo giù”
“Come mai?”
“Sai cosa significa tradire?”
“Tradire? Mia zia Tina viene sempre dalla mamma a piangere perché suo marito la tradisce. Alla televisione ho visto un film dove lui dava uno schiaffo a sua moglie perché diceva che lo tradiva. Poi lui l’ha uccisa. Credo che tradire è quando si bacia qualcuno con cui non si è sposati, ma la mamma dice di no. Comunque deve essere una brutta cosa.”
“Sì, è una brutta cosa. Ma ci sono tradimenti più gravi. Più importanti.”
“Non puoi raccontarmene uno?”
(Come no. Sto qui con le gambe penzoloni sul muretto della terrazza, dalla parte esterna. Deciso a suicidarmi. Sto per morire. Mi spiaccicherò di sotto e mi riconosceranno dai documenti. Ma sono felice , e sto a parlare con una bambina di sette anni)
“Ecco.Una volta quando ero piccolo si organizzava uno spettacolo per la fine della scuola. Alcuni bambini delle varie classi recitavano delle poesie, e poi tre di loro venivano premiati.A me piaceva molto una poesia che diceva così:

“Quando brillava il vespero vermiglio
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
così fatto è lassù, come un giardino.
Il bimbo dorme e sogna rami d’oro,
gli alberi d’oro, le foreste d’oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, fischia alla bufera.”


E così scelsi quella e la imparai a memoria. Ma quando la feci sentire alla maestra, la maestra mi disse che quella poesia non era bella abbastanza da essere premiata, e che era meglio sceglierne un’altra, un’altra più bella, che piaceva di più alle persone che dovevano votare”
“Alla giuria”
“Perfetto! Alla giuria”
(Scusa. Non credevo che sapessi cos’è)
“E com’era la poesia più bella?”
“Ah. Era così:

“Una mamma è come un albero grande
che tutti i suoi frutti ti dà.
Per quanti gliene domandi
sempre uno ne troverà.
Ti dà il frutto, il fiore e la foglia,
per te di tutto si spoglia”

……..Poi c’era una parte che non mi ricordo, e poi finiva dicendo che una mamma è sempre buona con te anche se tu sei cattivo con lei, e anche se la uccidi e le strappi il cuore, lei incontrandoti ti dice:

“Ti dice:dove vai, bel cavaliero?
Una mamma è questo mistero”

“Non capisco…se la uccidi e le strappi il cuore, come può dirti: dove vai? …La prima era più bella. Non la capisco proprio tutta, ma mi piace. Mentre la dicevi vedevo il vento, il bambino, il giardino d’oro. In questa invece non vedo niente. C’è qualche cosa che non va in questa poesia.”
“Lo so”
“E tu quale hai scelto?”
“Quella che piaceva alla maestra”
“Ma perché?”
“Forse perché volevo accontentarla. Forse perché volevo vincere. La giuria comunque mi diede molti voti. Ebbi il secondo posto.”
“Non il primo.”
“No, non il primo.Quello lo vinse una bambina più piccola che aveva scelto una poesia ancora peggiore”
“E’ questo, tradire?”
“Sì. Dire di no a una cosa in cui si crede, a una cosa che per te è importante, è tradire. E le ali perdono forza, e non ti sostengono più”
“Ma si può fare qualcosa per renderle di nuovo forti”
“Io non l’ho fatta. Ho fatto altri tradimenti. Tradimenti che si fanno quando si è cresciuti. E ora sono confuso…cioè ero confuso. Fino a stamattina. Quando ho pensato di salire qui e gettarmi giù”
“Forse non cadrai giù. Forse le ali ti terranno.”
“Non credo. Ma non importa. E’ l’unico volo che resta quando non si ha la forza per gli altri. Ma è pur sempre un volo.”
“Forse le ali ti terranno”
“Ora vedremo”

Lo scriveranno sul giornale.
Occhiello:Tragico gesto di un grafico pubblicitario.
Titolo: SUICIDA SOTTO GLI OCCHI DI UNA BAMBINA.
Sommario: Si è schiantato al suolo dopo un volo di quindici metri.Una piccola vicina di casa testimone del dramma.

Emilio Dossena, grafico pubblicitario di trentotto anni, si è gettato stamattina dal terrazzo del suo appartamento, un’altezza di circa sedici metri. Testimone del tragico gesto una bambina abitante nel condominio, che era salita sul terrazzo, ha detto, per vedere le rondini. Il Dossena si è lanciato improvvisamente nel vuoto, andando a schiantarsi sul marciapiedi sottostante all’abitazione.
Uno spettacolo agghiacciante si è presentato agli occhi di soccorritori e passanti: un cadavere orribilmente sfigurato che ha potuto essere identificato solo sulla base dei documenti rinvenuti nelle tasche.
La piccola C.M.di sette anni che ha assistito alla tragedia è stata interrogata alla presenza di uno psicologo, ma non sembra essere in grado di fornire elementi utili alla ricostruzione dei fatti. Emilio Dossena viveva solo.
Non ha lasciato alcuna lettera per spiegare il suo gesto che ha colto di sorpresa quanti lo conoscevano. Sconvolti ed increduli, parenti ed amici si interrogano sui motivi del suicidio: ”Non sembrava depresso”, sono concordi nell’affermare, “Solo negli ultimi tempi era un po’ come indifferente, distaccato da tutti”. Indizi sottovalutati che ora pesano come macigni.


Lo scriveranno sul giornale. E la bambina? Avrà paura? E gli altri? Cosa le spiegheranno gli altri? Ma che me ne importa?
“Ora vedremo”
Emilio raccolse tutte le sue forze e si concentrò come un nuotatore prima del tuffo. Poi scese sul bordo del terrazzo , e saltò giù.
(E’ un attimo. L’ho fatto. L’ho proprio fatto. Non ci credevo. E’….)
-in estensione non avrebbe potuto pensare altro ma in profondità le ali si aprono invisibili, c’è un livello di profondità in cui l’acqua è scura più scura più scura e là non si vede la propria vita passata e non si ha paura di niente, non c’è più motivo di aver paura, essere o non essere andare e restare è lo stesso il pensiero si apre no non penso al sangue al corpo distrutto al viso sfigurato no questo era prima, era prima e non penso a Dio all’eternità alle ali agli angeli capelli biondi occhi azzurri, cielo azzurro, vuoto, così, vuoto, azzurro, felice.







home
back
next