IN MOLISE

"Erano più di cento, i mietitori di Morutri e di Pietrafolca che erano andati a mietere nella Piana.. …Tornarono una sera al crepuscolo, in piccola processione. Montavano con passo affranto la costa che dalla piana porta al ciglione franoso dov'erano situate le ultime case di Morutri. I tre Marano erano cotti dal sole come tegole appena sfornate. Avevano le palpebre arrossate e i corpi secchi come sterpi."

Da "Le Terre del Sacramento" Ed. Einaudi)

 

In un tempo alle prime luci dell'alba bisognava essere già per la via dei campi: era tempo di mietitura. Ci si svegliava, nei nostri silenziosi paesi, allo sferragliare degli zoccoli degli asini sul selciato e al vociare degli uomini. Tutta la famiglia, quasi in processione, compresi parenti e amici, si avviava: c'era anche la piccola culla di legno con l'ultimo nato, portata con maestria sulla testa dalla mamma premurosa e attenta. Nonostante la pesante fatica che li attendeva si respirava un'aria di festa: era tempo di raccolto.

Qualcuno si faceva un segno di croce e s'iniziava, "sguainate" le falci. L'aria era ancora frizzante, le schiene curve, i gesti sicuri e rituali; i volti erano bruciati dal sole e segnati dalle fatiche ma su di essi spuntava un sorriso e le note di un'allegra nenia popolare si spandeva nell'aria. Le gialle spighe cadevano sotto le veloci falciate, venivano legate e i "mannocchje" venivano ammucchiati. Ogni tanto una donna si faceva strada tra le spighe e portava la "fiasca" d'acqua, per alleviare un po’ la calura. Si consumava, quindi, una prima colazione, ma frettolosamente: il lavoro era tanto e bisognava sbrigarsi prima del pranzo. A Oratino usavano gustare per rinforzarsi ed asciugare il sudore la zuppa di vino. Quando la fatica incominciava a farsi sentire insieme alla calura accecante del sole rovente, appariva, come in un miraggio, una donna che avanzava sicura con un grosso cesto sulla testa. Finalmente, distesi sotto l'ombra di un albero, si infilzavano le forchette nella "spasa" ricolma di sagne condite con lardo e peperoncino o di zite condite con sugo di salsiccia oppure soltanto salsiccia cacio e uova e, afferrando con avidità la fiasca di creta, si tracannavano abbondanti sorsate di vino rosso, prima di riprendere il lavoro fino a sera inoltrata, quando i campi rimanevano deserti.

Oggi, nei nostri abbandonati paesi, solo pochi vecchi contadini, rugosi come tralci di vite, mietono ancora a mano nei piccoli appezzamenti persi tra uno spuntone di roccia e le sponde di un vallone. Lì non possono arrivare le grosse macchine che con il loro rumoroso procedere nei campi, quasi a profanarli, hanno fatto fuggire l'allegria della festa di un tempo.

Zuppa di vino

Ingredienti e dosi:

1/4 l. di mosto cotto - 1 l. di vino - pane raffermo - 2 o 3 cucchiai di zucchero se piace

Preparazione:

Tagliare a pezzi grossi il pane, dovrebbe essere quello casereccio. Scaldare il mosto ed il vino insieme, aggiungere lo zucchero se si gradisce più dolce. Mescolare e servire freddo in una zuppiera unica da cui ognuno si serve.

Nota storica:

Questo semplice piatto costituiva la prima colazione dei contadini, quando andavano a mietere nei campi.

 

Salsiccia cacio e uova

Ingredienti e dosi:

1 kg di salsiccia fresca se non si ha quella di casa - 1/2 bicchiere di olio - 1/2 cipolla tritata finemente - 6 pugni di pane raffermo - 4 pugni di formaggio grattugiato (pecorino/parmigiano) - sale q.b.- prezzemolo finemente tritato - pepe q.b.- 3/4 uova intere (dipende dall'impasto) - 1 litro di salsa.

Preparazione:

Tagliare a tocchetti la salsiccia e farla rosolare nell'olio con il battuto di cipolla. Prima di ultimare la cottura aggiungere la salsa. Preparare il "caciaova" impastando tutti gli ingredienti. L'impasto deve risultare sostenuto. Fare delle pallotte allungate (tipo crocchette grandi) e buttarle nella salsa bollente. Farle cuocere per qualche minuto e servire insieme alla salsiccia.

Pizza onta di granone

Ingredienti e dosi:

1 kg. di farina di granone - acqua tiepida q.b. - un pizzico di sale - 1/2 cucchiaio di olio di oliva - 1 kg di polpa di maiale- 3 peperoni (peperolesse) sotto aceto- 2 pere sottaceto (zingare) - aglio vestito sei spicchietti

Preparazione:

Impastare la pizza che deve essere un po' alta, perché dopo viene tagliata a metà, e sistemare l'impasto in un ruoto unto. Cuocere in forno caldo fino a quando non si sarà formata una crosticina in superficie. Fare soffriggere la carne tagliata a grossi pezzi nell'olio; aggiungere, quando è rosolata, le pere e terminare la cottura. Se il tutto dovesse risultare asciutto, aggiungere un po' di acqua calda. Disporre le fette di pizza nel piatto e irrorare con l'intingolo (l'aglio deve capitare in ogni piatto).

"Come al solito, con la dolcezza della primavera, incominciava la fame per i contadini di Morutri. Uscivano tutte le mattine e si spargevano per i campi con un pezzo di pane bigio nella bisaccia, una cipolla o una testa d'aglio. Si recavano nei piccoli campi ai margini delle terre, e facevano dei lavoretti di sarchiatura. …Erano poderetti che in quei giorni venivano accarezzati delicatamente come per un lavoro di oreficeria."

Da "Le Terre del Sacramento" Ed. Einaudi)

Pane cuotte e cepolle

Ingredienti e dosi:

per 4 pers.1 kg di cipolle - 150 g. di pomodori - 4 fette di pane raffermo abbrustolito - 1 bicchiere di olio - sale - peperoncino

Preparazione:

Tagliare a fette sottili le cipolle, salarle e farle appassire a fuoco lento in un po’ d'acqua, olio e peperoncino; appena sono dorate aggiungere i pelati, un mestolo di acqua calda e lasciar cuocere 20 minuti.

Sistemare le fette di pane abbrustolito (il pane dovrebbe essere quello casereccio) nei piatti e versarvi il brodo con le cipolle. Si può arricchire il piatto con dadini di scamorza appassita o di caciocavallo.

Nota storica:

L'alimentazione dei contadini e dei pastori era essenziale: carne, pane, verdure, ortaggi, acqua, sale, olio. L'alimento principe era il pane, rimedio alla fame, alla miseria, fonte di vita. Nel caso dei pastori, durante la grande transumanza, nel contratto era previsto, oltre al salario, 1 kg. di pane al giorno e come provviste mensili 1 l. d'olio e 1 kg. di sale.

Il pane era considerato un bene prezioso, era il legame con la famiglia, con la casa, non se ne disperdeva neppure una mollica. In origine e fino ai primi decenni del secolo, il pane e le pizze erano di granone (era il cereale più diffuso, sia perché ha un ciclo di produzione molto breve, sia perché una volta i contratti agrari prevedevano che i garzoni potessero coltivare fave e granoturco sui poderi dei padroni dividendone poi il raccolto) o anche di cereali misti. Solo nelle occasioni il pane era bianco, fatto con la farina di grano. Più di recente (anni '40), grazie ad un maggior benessere raggiunto, il pane è stato impastato con farina di grano.

 

Nella storia del mangiare molisano si incontrano numerose versioni di pane, acqua e sale. Ad esempio il pane "mbusse" (pane secco bagnato in acqua, spesso in quella del fiume in estate) condito con olio e sale, o con qualche pomodoro o cipolla o aglio, o profumato semplicemente con origano o mentuccia. Un'altra preparazione tipica era il pane cotto, preferito la sera. Mangiato caldo, ristorava dopo una faticosa giornata di lavoro; talvolta era arricchito da patate o cipolle, legumi, verdure, condito con aglio, olio e peperoncino sfritti insieme; qualche volta era preparato con siero di formaggio e ricotta (in questo caso insieme al pane c'erano anche particelle di questi alimenti).

 

Precedente Home Su Successiva