AMANTEANI NEL MONDO

C’era una volta …

Le Radio Libere
Radio Amantea

 

 

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L'IDEA

Era il 1976… ed il numero di radio libere aumentava ogni giorno cercando di guadagnare qualche chilometro in più di raggio d'ascolto.

L'amore per l'elettronica, e per la Radio in particolare, l'avevamo avuto da sempre, ma le possibilità economiche di giovani studenti e disoccupati, si sa, non sono mai state congrue a sostenere spese come quelle richieste dal nostro progetto e noi non potevamo acquistare le apparecchiature che ci offriva il mercato, dovevamo autocostruirle.

Era giunto il momento di esprimere tutte le nostre capacità, non potevamo restare indietro: anche la nostra città doveva avere la sua Radio Libera.

Leopoldo Matta (2002)

Leopoldo Matta (2002)

L'estate era alle porte, perciò dovevamo sbrigarci se volevamo riuscire ad allietare con le nostre rubriche i giorni caldi dei concittadini e dei turisti che avrebbero scelto la nostra città come meta di vacanza.

E, come in un qualsiasi momento di difficoltà si cerca l'amico disposto a darci una mano, ecco che il mio pensiero vola verso il caro, “vecchio”, Leopoldo Matta.

Chi meglio di lui ci avrebbe potuto dare una mano, indubbiamente non economica, ma certamente tecnica?

Leopoldo Matta nel suo “laboratorio” (2002)

Leopoldo Matta nel suo “laboratorio” (2002)

Andai, quindi, a fargli visita nel suo angolo‑laboratorio ricavato nello scantinato dove i componenti elettronici e gli strumenti di misura condividevano l'esiguo spazio con le bottiglie di pomodoro in conserva e le cassette di patate.

Proprio una di queste, vuota e che, a causa di qualche macchia di rosso sbiadito, mi faceva pensare di avere contenuto le già nominate bottiglie di pomodoro durante la lavorazione, mi servì da sedia.

Nel sentire la mia proposta, Poldino, senza alzare la testa, ma guardandomi al di sopra dei suoi occhialini, manifestò la sua approvazione brandendo con la mano destra il saldatore ancora fumante di stagno caldo.

Era fatta!!!

Elio con la sua “velocissima” 500

Anche perché “il Poldo” era appena tornato da un soggiorno in Emilia dove si era adeguatamente approvvigionato di materiale elettronico e da dove aveva portato con sé anche l'idea di realizzare una radio libera sul modello di quanto aveva potuto constatare in quei luoghi.

Eravamo “sintonizzati” sulla stessa lunghezza d'onda ed, “elettrizzati” entrambi dall'idea, iniziammo immediatamente la ricerca di uno schema elettrico che ci permettesse di costruire rapidamente il trasmettitore e, grazie al passa parola di un gruppo di amici CB, riuscimmo presto a reperirne uno, già sperimentato da un amico proprietario di un'altra radio libera in quel di Serra San Bruno, che raggiungemmo “velocemente” a bordo della mia FIAT 500.

LA COSTRUZIONE DEL TRASMETTITORE

Il “laboratorio”

Dovevamo assolutamente trovare tutti i componenti necessari alla costruzione del trasmettitore e dell'amplificatore e sempre, comunque, all'insegna del risparmio.

Iniziò un'attenta ricerca fra migliaia di componenti di recupero stipati nei cassetti del laboratorio di Leopoldo mentre qualche vecchio televisore in disuso, facente parte della serie “non si butta nulla”, ci fornì qualche valvola ancora funzionante.

L'assemblaggio dei componenti fu cosa semplice, ma lo fu molto meno la messa a punto del trasmettitore considerando che non avevamo strumentazione di controllo adeguata allo scopo.

In tal senso “usammo” alcuni amici che nel frattempo venivano a curiosare, infatti la notizia del progetto “Radio Amantea” fece rapidamente il giro della città e ben presto il “rifugio” di Leopoldo divenne meta degli “amici della radio”.

Vincenzo Andreani

Vincenzo Andreani

Rino Baldacchino

Rino Baldacchino

Enrico Caruso

Enrico Caruso

Ricordo, in particolare: Rocco Sconza, Cenzino Andreani, Rocco Alecce, Attilio Bruni, Osvaldo Graziano ed i compianti Rino Baldacchino e Pietro Scalise.

Tutti quanti erano animati da quello spirito del “fare” come se insieme avessimo dovuto intraprendere chissà quale epica impresa, ma era anche giustificato quell'entusiasmo che aveva preso ognuno di noi.

Confesso che trascorremmo diversi giorni e notti facendo le ore piccole per riuscire ad accelerare i tempi dell'uscita in “etere” e, spesso, restavamo soli io e Leopoldo che una mattina (alle 3 e 30 circa) si accorse che forse era giunta l'ora di riposarci un po’, dopo l'ennesimo e, purtroppo, vano tentativo di raggiungere la sintonia perfetta della diabolica apparecchiatura.

Tornai a casa con gli occhi gonfi di sonno e per non svegliare nessuno salii le scale scalzo, in punta di piedi, portando le scarpe in mano, ma ahimè ebbi la classica sorpresa: era mio padre ad aprirmi la porta di casa mentre io, a luci spente, tentavo di infilare la chiave nella serratura al chiarore della luna piena che filtrava attraverso un lucernario.

Dopo le scuse di prammatica e la “buona notte” (erano già le quattro del mattino) andai a letto un po’ deluso, ma con tanta fiducia di fare meglio l'indomani.

E fu così che il giorno dopo, alla fine di un pomeriggio già molto caldo, riuscimmo infine ad esclamare a gran voce: “FUNZIONA !!!!!” …; questo fu il grido unanime di gioia quando riuscimmo a far sentire le nostre voci nelle autoradio degli “amici” appena nominati che recandosi con le proprie auto in località limitrofe ci inviavano i rapporti di ascolto, mentre Enrico Caruso, maestro in pensione ora non più tra noi, che occupava gran parte del suo tempo libero allo studio della radio, lo faceva dalla sua abitazione distante poche centinaia di metri.

“Cchiù supra”, “ ’nu pocu cchiù sutta”, “n’atru giru”, “n’atru mienzu giru”, “basta u’ la toccari cchiù”, erano le indicazioni che i già nominati collaboratori ci fornivano per mettere a punto la bobina del trasmettitore ed ottenere il massimo della potenza: pensate solo 6 watt, ma per noi erano più potenti della stessa RAI.

LE APPARECCHIATURE

registratore Geloso

giradischi

trasmettitore

mixer

Volete conoscere i potenti mezzi a nostra disposizione? Eccoli:

- il mio vecchio registratore Geloso a bobine;

- la radio della Scuola Radio Elettra, costruita da Leopoldo, che faceva da monitor;

- il mio vecchio giradischi acquistato con i risparmi all'epoca del Liceo;

- il trasmettitore autocostruito;

- l'amplificatore RF autocostruito;

- il mixer autocostruito.

La nostra discoteca? Il meglio dei dischi dismessi dai juke box dei bar locali, di cui i proprietari ci facevano omaggio, e quelli donati da Franco Simone, cantautore dell'epoca conosciuto in occasione dell'inaugurazione di un'altra radio libera messa a punto da noi a Pizzo Calabro.

LA SEDE

Ben presto, però, nacque l'esigenza di un locale più ampio del laboratorio di Leopoldo.

Ci serviva più spazio e fu così che Radio Amantea venne trasferita a casa di Rocco Sconza che ci permise anche di istallare l'antenna in posizione più elevata e di poter irradiare il nostro segnale molto più lontano.

Intanto trovammo i primi sponsor e con i modesti proventi della pubblicità riuscimmo a migliorare alcune apparecchiature e ad acquistarne delle nuove; gli Studi di Radio Amantea stavano prendendo un aspetto tecnicamente più “professionale”.

I PROGRAMMI

Molti giovani frequentavano la sede della radio che era diventata un luogo d'incontro e di partecipazione alla conduzione dei programmi, in prevalenza a tema musicale.

Era un’opportunità per socializzare e per esprimersi in modo spontaneo ed estemporaneo che diede alla radio una forma definita oggi “talk and music”; infatti, un folto pubblico ascoltatore di ogni età era sempre presente, per mezzo del telefono, con l'entusiasmo di farsi sentire in onda, ma ovviamente i giovani erano i più numerosi.

Molti ricorderanno certamente le famose “dediche” delle canzoni richieste che diventavano messaggi portatori di emozioni e sentimenti, forse mai altrimenti espressi.

Io nel frattempo avevo dovuto lasciare ad altri amici la conduzione del mio programma perché ero occupato fuori sede, ma mantenevo sempre i contatti ricevendo informazioni sulla vita della radio.

Intanto col passare del tempo il numero delle emittenti in Italia diventava sempre più numeroso e fu necessario fare un po’ d'ordine alla bagarre che si era creata nell'etere. Iniziarono, quindi, i controlli delle autorità preposte alla vigilanza sulle emissioni radiofoniche; cosicché, anche la nostra radio fu soggetta alle ispezioni di rito che avvennero senza problemi.

IL FURTO

Ma le trasmissioni di Radio Amantea, purtroppo, non ebbero lunga esistenza, infatti, la vita ci insegna che le cose belle spesso sono destinate a durare poco e, così, anche quella nostra felice realtà fu resa squallida da un deplorevole atto compiuto dai soliti ignoti che rubarono la maggior parte delle apparecchiature che erano state trasferite nella nuova sede di Via Dogana da dove speravamo di ottenere una crescita professionale.

FINE DELLE TRASMISSIONI

D’un tratto gli sforzi di noi tutti furono vanificati ed i progetti futuri svanirono nel nulla.

Si doveva ricominciare da zero, ma nessuno volle più gravarsi di un tale impegno per fare riascoltare la voce di Radio Amantea, sui 101 MHz, che cessò le trasmissioni nel disappunto di quanti chiedevano notizie circa un suo possibile ritorno in onda.


Elio Magnone (I 8 XJA)

eljos@libero.it