AMANTEANI NEL MONDOIn primo piano |
|
UNO SQUILLO NELLA NOTTE |
|
|
Dedicato a Pasquale Osso |
Dicembre 2001 Sono passati cinque anni da quello “squillo”. Pasquale purtroppo non c’è più, stroncato da un male incurabile proprio l’anno in cui aveva deciso di tornare a rivedere la sua Amantea ... Da allora ho pensato che bisognava fare qualcosa per quelli che vivono lontano dalla nostra città, sia in Italia che all'estero. Ne ho discusso a lungo con gli amici e con i conoscenti, ed ora eccoci qua, con questo sito artigianale che ha visto la luce soprattutto grazie ad Enzo Bello che, da Roma, consiglia, rielabora i testi e cura la grafica. Siamo sicuri di poterci migliorare e di avere i mezzi economici per produrre un sito supportato da mezzi tecnici minimi, ma essenziali. Abbiamo cominciato un’opera che speriamo possa essere continuata nel tempo affinché in questa sede virtuale tutti gli Amanteani del Mondo, se vogliono, possano incontrarsi, conoscersi e riconoscersi, ma soprattutto ricordare in modo da contribuire a rivitalizzare ed a rinsaldare tutti quei rapporti di comunione, di amicizia e di appartenenza che il tempo, la distanza oppure l'indifferenza potrebbero cancellare in maniera definitiva. Pino Del Pizzo |
|
Al terzo squillo ho già raggiunto il telefono che rischia di svegliare tutta la casa. Persino il cane si è messo ad abbaiare furiosamente: ora è lui che rischia di svegliare tutto il quartiere ... - Pronto! … … - Sei Pino? Il mio sguardo assonnato cerca disperatamente nel buio del salone le lancette dell'orologio … - Si sono Pino: ma chi parla? Una voce che, al contrario della mia, è sveglia e squillante mi informa: - Sono Pasquale! Nel frattempo ho scoperto che ora è: sono le tre di notte!!! Affannosamente cerco di fare mente locale … Pasquale, … Pasquale … Quale Pasquale mi può chiamare nel cuore della notte, e per dirmi che cosa? Tuttavia non voglio fare brutta figura, perciò prendo tempo: - Scusami, Pasquale, non ti avevo riconosciuto … E, dall'altro capo del telefono, la voce sconosciuta: - Veramente sei tu che devi dirmi tante cose, perciò ti ho chiamato a quest'ora! … Che fai di bello? … E ad Amantea che si dice? … Com'è il tempo? … Interrompo quella valanga di domande. Non mi piacciono certi scherzi cretini, per lo più a quell'ora di notte. - La cosa più bella che stavo facendo era quella di dormire tranquillamente - sussurro seccato - ad Amantea tutti dormono tranquillamente e, per quanto riguarda il tempo … - Scusami, Pi’ … - mi interrompe mortificato - mi era sfuggito che da te fosse quest'ora di notte, qui è sera, una sera come tante altre ed io avevo tanta nostalgia di sentire una voce del mio paese, una voce di un amico … - poi con voce stanca, continua - … allora ho preso il coraggio a due mani, mi sono fatto dare il tuo numero dall'Italcable e ti ho chiamato. Dimmi la verità: non mi hai riconosciuto! Sono Pasquale Osso, ti chiamo da Caracas. Ti ricordi di me? Improvvisamente sono completamente sveglio: riconosco la voce e rivedo il suo volto di ragazzo, il volto del mio amico d'infanzia emigrato nel 1961 come tanti altri coetanei andati in cerca di fortuna in Sud‑America, negli Stati Uniti, in Canada, in Australia … Partiti, con il loro povero bagaglio di cose e il dolore nel cuore, verso terre sconosciute e un ignoto destino … Sono le tre di un mattino di dicembre: qui da noi, come in tutto il mondo sta per venire il Natale … anche laggiù, al di là dell'oceano è Natale, certamente un Natale più ricco di quello vissuto fra noi, ma Pasquale sogna la messa di mezzanotte nella chiesa dei Cappuccini, l'odore dei ceri e la fragranza dell'incenso che si alza nelle navate insieme ai canti delle donne, i presepi nelle chiese, le partite a “stoppa” con gli amici, le “passatelle” al bar di Gigino Curcio, le ragazze vestite a festa in Via Margherita … e noi due sulla mia "vespa" con l'impermeabile bianco ed il bavero di lana alzato per proteggerci dal freddo … - Scusami, Pasquale … Sto bene, anche se ho i miei problemi … Ad Amantea si dicono le solite cose, solo che adesso si parla di altre persone, il tempo è così, così … - e giù tutto un fiume di parole sui nostri amici comuni, sulle cose di un tempo lontano, sui nostri ricordi di gioventù. Non ho più sonno, adesso che ho ritrovato un amico e che lo sento più sereno e felice vorrei parlare, parlare, parlare per esaudire ogni suo desiderio di sapere. … … … - Ciao, Pino, grazie e scusami se ti ho svegliato. Auguri per il Natale e a risentirci presto. |