Autoipnosi
e terapia
di
Antonio Bufano
(dal sito www.vertici.com)
PREMESSE
Esiste un'ampia offerta di libri con materiale e
istruzioni per sviluppare stati mentali alternativi a stati
ordinari e finalizzati all'autoguarigione, ma molti hanno
nessuna base sperimentale e una dubbia fondatezza scientifica.
Per di più sembrano presupporre una idea della mente non
ecologica e non integrativa e incoraggiano a instaurare un
rapporto direttivo e coercitivo con una parte di sé. E' stato
ormai ampiamente dimostrato che la mente umana è naturalmente
predisposta a entrare in stati di coscienza alterati.
Secondo alcuni Autori, viviamo continuamente in uno stato
ipnotico, in un mondo di apparenze, di come se (Watzlawick
1988).
E' stato anche osservato che il processo dell'apprendimento
costituisce un fenomeno vitale per l'essere umano ed è
significativamente stato-dipendente. Si può apprendere
accidentalmente e casualmente e spesso il supporto di uno
stato di coscienza autoindotto diventa determinante.
Nel caso in cui si intenda indursi una trance deliberatamente
risulta problematico ottenere autonomamente una
disorganizzazione o una discontinuità della consapevolezza
ordinaria.
C'è però da considerare l'importanza della disponibilità
mentale che ognuno si crea in riferimento all'accesso a
esperienze non pienamente controllabili con la mente conscia.
Entrare in trance significa accettare l'idea di far coabitare
dentro di sé una parte razionale e una parte non razionale.
E' importante sottolineare che per chi usa professionalmente
ed esplicitamente la trance diventa prioritario conoscere
tutte le potenzialità dello strumento ipnotico. In genere non
si è mai stata data adeguata importanza alla mente del
terapeuta fino a includere nel repertorio di abilità proprie
dell'Operatore di ipnosi una serie di impieghi autoipnotici.
La trance del terapeuta durante la seduta è stato per lo più
stata trattata come un evento possibile e incidentale
all'interno del lavoro terapeutico. Esiste una evidenza
statistica che indica che molti terapeuti alla fine del
percorso formativo in ipnosi abbandonano l'uso dell'ipnosi per
prediligere altri strumenti a causa della difficoltà di
gestire la propria trance (Wilbacher,1998).
Però la mente del terapeuta deve poter procedere in più
direzioni e deve essere dotata e allenata creativamente per
affrontare efficacemente tutte le fasi della terapia.
E' utile interrogarsi non solo se la terapia per il terapeuta
e il paziente si esaurisca completamente all'interno della
seduta, ma sostanzialmente come la sperimentazione degli stati
ipnotici vada ad arricchire la dinamica degli stati di
coscienza del soggetto nella vita quotidiana.
E' plausibile pensare che il processo ipnotico si estenda con
una continuità e con modalità sorprendenti nella vita di
tutti i giorni.
E' ipotizzabile che possano essere esaltati stati sonnambulici
in cui la dotazione di una alta concentrazione possa agevolare
l'esecuzione di compiti come guidare un automobile.
La mente conscia del terapeuta nell'approccio al paziente può
risentire di tutte le limitazioni proprie della sua natura,
anche se ci permette di tenere un contatto determinante con la
cosiddetta realtà condivisa.
Nel corso della stesura del presente lavoro ci siamo posti una
serie di domande che sono emerse spontaneamente e in questa
sede tenteremo di dare delle risposte che certamente non
potranno soddisfare tutti gli interrogativi di partenza. E'
necessario avere una vita di veglia insoddisfacente per
entrare in autoipnosi?
Quanti eventi con alterazione spontanea di stato di coscienza
possono definirsi autoipnosi? Ad esempio i sogni a occhi
aperti costituiscono una forma di autoipnosi?
Se è vero come sosteneva Erickson che tutti sono
ipnotizzabili, l'autoipnosi è un'esperienza realmente
accessibile a tutti?
Usare le suggestioni indirette in eteroipnosi come modo per
evocare un complesso sistema di risposte interne rappresenta
una via per generare impropriamente e indirettamente
autoipnosi?
Il cervello umano segue modelli di funzionamento che producono
automaticamente stati autoipnotici?
E' possibile praticare autonomamente autoipnosi senza avere
una idea definita di cambiamento?
Aver praticato autoipnosi per conto proprio ha un effetto
facilitante rispetto all'avvio di una terapia ipnotica e
viceversa aver avuto una esperienza eteroipnotica facilita l'autoipnosi
successiva?
Quanta terapeuticità è racchiusa nella pratica autoipnotica?
L'autoipnosi può costituire una necessità laddove la seduta
ipnotica non esaurisce gli obiettivi di questa?
In questo breve studio cercheremo di focalizzare tutta la
ricchezza dello strumento autoipnotico in special modo nel
contesto terapeutico tracciando, dove opportuno, le
differenziazioni con l'eteroipnosi.
Escluderemo tutta una serie di contesti non terapeutici dove
il fenomeno autoipnotico emerge per assolvere a varie
funzioni.Ad esempio nei campi di concentramento e in guerra
dove pure vengono prodotti stati di coscienza alterati per la
sopravvivenza dell'individuo.
Inquadreremo sostanzialmente l'incontro tra un professionista
e un paziente entro e fuori la cornice della seduta e basato
su un modello terapeutico in cui è esplicitato il primato
dell'ipnosi nel piano di trattamento.
Indagheremo la fenomenologia ipnotica sviluppabile
parallelamente e non nella mente del paziente e nella mente
del terapeuta e in particolare se e quali fenomeni ipnotici
compaiono in autoipnosi e con quale grado di profondità.
Tracceremo le linee teoriche che possono sostanziare meglio il
discorso sull'autoipnosi.
Infine individueremo le tecniche e i campi di applicazione
significativamente indicativi per noi.
Determinanti culturali della trance
Esiste una forma di trance abitualmente praticata a Bali
in situazioni ritualistiche e con precisi significati
religiosi.
Lo sciamano deve poter produrre per sé un forte stato
ipnotico per poter operare in modo credibile in relazione a un
contesto popolato da altri.
Nella Grecia antica la sacerdotessa del tempio di Apollo
dettava oracoli dopo essere andata in trance masticando foglie
di alloro.
Da oltre 1700 anni sul monte Athos i monaci ortodossi greci
praticano la Preghiera del cuore così chiamata perché le
parole vengono scandite in modo da ricalcare il naturale
battito cardiaco (Thomas,1976).
Da un punto di vista costruzionistico-sociale l'incontro
terapeutico si evolve in una co-costruzione di significati in
un ambiente socio-culturale ben determinato (Liotti 2001).
MODELLI TEORICI
Immaginazione e Ipnosi
E' bene operare una adeguata distinzione fra i due
fenomeni. Spesso si può incorrere nell'errore di assimilare
semplicisticamente la stessa autoipnosi all'immaginazione.
L'essere umano possiede la naturale capacità di produrre le
immagini mentali.con una spontanea predisposizione alla
componente visiva o a quella uditiva.
Come ricorda Erickson l'osso del piede è unito all'osso della
caviglia per cui la capacità di immaginare visivamente è
connessa alla capacità di immaginare uditivamente.
Immaginare è un modo non mediato linguisticamente.di accedere
a una attività creativa personale.
Immaginare non garantisce in assoluto la riuscita ipnotica, ma
può agevolare considerevolmente il processo ipnotico nelle
sue varie fasi.
Nei primi esperimenti sulla natura dell'ipnosi , Erickson
scoprì che visualizzare e immaginare una semplice azione come
prendere dei frutti, esaminarli attentamente e poi posarli,
sfociava in trance profonde con allucinazioni (Erickson,
1980).
Shone (1982) descrive il caso di una persona che incontrava
difficoltà nell'approfondimento della trance che risolse
immaginando di leggere un romanzo in cui un ipnotizzatore
ipnotizzava la protagonista.
Essere in grado di descrivere dettagliatamente e vividamente i
contesti a cui naturalmente reagiamo permette di intensificare
notevolmente le risposte. In base alla teoria ideomotoria
dell'ipnosi il pensiero può tramutarsi in azione a seconda
del livello di energia impiegato.
La Storia
Emile Coue, farmacista consegnava ai suoi clienti i
farmaci accompagnati da una serie di suggestioni da recitarsi
autonomamente. A un certo punto della sua carriera sposò un
approccio in cui abbandonò definitivamente la trance per
valorizzare esclusivamente l'autosuggestione.
Charles Baudouin (1921) arrivò a definire una teoria
articolata dell'autoipnosi. Il suo intervento si basava
essenzialmente nell'istruire minuziosamente il soggetto all'autoipnosi
in modo da consentirgli di rendersi consapevole delle proprie
autosuggestioni.
Aldous Huxley (Bandler, 1984) rappresenta un esempio di uno
studioso geniale che ha sviluppato autonomamente una forma
autoipnotica che ha chiamato Riflessione Profonda. Era in
grado di entrare e uscire da stati di coscienza alterati con
molta facilità mostrando una spiccata abilità nel
sonnambulismo profondo. Aveva fatto diverse esperienze
psichedeliche con la messalina. Huxley era molto interessato
all'ipnosi e Erickson all'approccio di Huxley ai problemi
psicologici e all'uso assai peculiare della sua mente
inconscia. Da questo nel 1950 nacque una interessante
collaborazione documentata in parte a causa di un incendio
avvenuto nella casa di Huxley a Los Angeles dove bruciarono
alcuni appunti di Erickson.
Erickson descrisse la riflessione profonda di Huxley come uno
stato di profondo di rilassamento fisico caratterizzato da un
profondo distacco dalle cose esterne, senza perdita della
realtà fisica, né amnesia o perdita dell'orientamento.
Huxley riferiva di riuscire a prendere appunti senza rendersi
conto dell'atto fisico.
Umadze e la teoria dell'Aspettativa
Intorno agli anni 60 il ricercatore russo Umadze (1966)
notò che l'aspettativa agiva inconsapevolmente in molti
aspetti della vita di una persona fino a rappresentare un
modello di funzionamento globale.
Identificò pertanto due livelli di vita mentale che hanno il
controllo dei comportamenti e che agiscono fuori della
coscienza. Nel primo livello il comportamento è completamente
condizionato, mentre nel secondo chiamato dell'oggettificazione,
la percezione è basata sull'aspettativa senza una reazione
diretta. Pertanto la teoria di Umadze rappresenta un modello
per capire tutta l'influenza che ha l'aspettativa nella
dinamica dell'esperienza cosciente.
Milton Erickson e l'approccio naturalistico
Nel campo dell'ipnotismo Milton Erickson rappresenta
l'esempio di uno studioso attento e curioso che è approdato a
vaste e profonde conoscenze sull'argomento grazie a ampie
esplorazioni su sé stesso.
Nel primo volume delle Opere, nello scritto 'Esperienze
autoipnotiche di Milton H.Erickson' (Erickson,1980), l'Autore
mostra come l'alleviamento del dolore mediante l'ipnosi
consiste semplicemente nell'utilizzazione e nell'estensione di
molte esperienze naturali tratte dalla vita quotidiana che
condizionano l'esperienza soggettiva del dolore.
Erickson descrive dettagliatamente le proprie esperienze
personali nell'alleviare il dolore.
Attingere al vasto deposito di apprendimento inconscio e
renderlo disponibile diventa la base per poter procedere
efficacemente con l'autoipnosi. Dopodiché occorre allenarsi a
ottenere una trance frazionata con l'idea che il dolore
rappresenta solo una parte dell'esperienza vivibile in ogni
momento.
Durante gli ultimi dieci anni di vita soffrì di artrite
cronica. Per alleviare il dolore durante il giorno era in
grado di usare efficacemente l'autoipnosi, ma la notte si
svegliava in preda al dolore più o meno ogni due ore.
Gradualmente fu in grado di ristrutturare il dolore
sperimentandolo inizialmente come un filo metallico
incandescente posto sulla superfice della pelle e poi come un
calore che si diffondeva in tutta la spalla. A questo punto fu
in grado di utilizzare questa sensazione per scivolare nel
sonno.
Come racconta la moglie Elisabeth non fu per niente facile
realizzare questo processo di apprendimento:
'L'inconscio
può saperne di più della mente conscia e bisogna lasciare
che elabori le sue nozioni senza interferenze, ma non sempre
le cose filano lisce e può accadere che affronti le questioni
in modo sbagliato. Alcune esperienze di Erickson sul controllo
del dolore sono stata caratterizzate da tentativi e errori,
con una buona dose di errori. Per esempio passava ore e ore
spossanti a esaminare verbalmente le sensazioni, muscolo per
muscolo, più e più volte, insistendo perché qualcuno (di
solito io) non soltanto lo stesse ad ascoltare, ma gli
dedicasse la più completa e concentrata attenzione,
indipendentemente dall'ora tarda o dall'urgenza delle altre
cose da fare. Lui non ha assolutamente alcun ricordo di queste
sedute e io non riesco ancora a capirle. Penso che fossero
vicoli ciechi, ma è probabile che abbiano comportato qualche
apprendimento inconscio. Oppure no. Ne parlo perché penso che
molti si scoraggiano quando l'inconscio si perde
temporaneamente in un vicolo cieco.Il messaggio è: Tieni
duro. Alla fine funzionerà'.
(Erickson, Opere Vol. 1, p.151)
L'Autore faceva spesso riferimento alla cosiddetta trance da
autostrada come forma autoinduttiva spontanea non
finalizzata.In terapia era convinto che il paziente instaura
sempre quel livello di ipnosi che gli è necessario. Inoltre
Erickson sottolineava che per poter essere utilizzata a fini
terapeutici uno stato alterato deve poter essere mantenuto per
un certo tempo. Anche per l'ambito autoipnotico, oltre che per
quello eteroipnotico, l'indicazione di Erickson è orientato
al pieno rispetto della libertà individuale e dell'inconscio.
La coscienza non sa entrare in autoipnosi, ma può solo
predisporre l'ambiente e rimanere nell'attesa che accada
qualcosa. E aggiunge:
'Chi
è affetto da insonnia sta a letto e dice 'Adesso devo
addormentarmi - devo addormentarmi - devo riposare un po'-
devo addormentarmi - devo addormentarmi - DEVO RIPOSARMI UN
PO' - HO BISOGNO DI UN PO' DI RIPOSO!. E che succede? Rimane
del tutto sveglio. Rimane del tutto sveglio perché sta
dicendo continuamente a sé stesso che cosa deve fare.
(Erickson, 1983, p.220).
In più punti della sua opera ha sottolineato l'importanza di
non essere coercitivi sugli apprendimenti da far realizzare
all'inconscio. Se entriamo in trance per imparare
l'aritmetica, finiremo per imparare la storia (Erickson,
1987). Anche la velocità di apprendimento non può essere
predeterminata.
Nella sua pratica ipnotica Erickson usava preferibilmente
suggestioni generali e aperte e amava interrompere il flusso
di suggestioni con lunghe fasi di silenzio per assecondare i
momenti di interiorità e generare più spazi creativi per il
paziente. Era convinto della necessità di far fare qualcosa
al paziente per assicurarsi di tenerlo attivo nella
risoluzione del problema.
Spesso affermava 'Né io né tu sappiamo cosa farà il tuo
inconscio' per suggerire la permanenza di uno stato alterato
speciale di reattività terapeutica dopo la seduta.
Erickson usava frequentemente la suggestione postipnotica come
indicazione per il lavoro autoipnotico successivo (Erickson,
1987).
Dopo la seduta lo stato autoipnotico viene innescato da
suggestioni postipnotiche e diventa necessaria per la
stabilizzazione delle cose apprese. A tal proposito diceva che
la strada asfaltata deve indurirsi per sopportare il traffico
pesante (Erickson, 1987). Sull'ampia libertà offerta
dall'apprendimento dell'autoipnosi Erickson ha scritto:
Nell'autoipnosi
potete entrare in trance in rapport solo con voi stessi
oppure, se volete, potete andare in trance in rapport anche
con X e con Y e con Z; potete anche fare in modo di essere in
rapport con la persona che viene alla vostra porta e suona il
campanello del tutto inaspettatamente - una persona che non ha
nessun ruolo particolare nella vostra situazione totale di
trance; potete andare in trance autoipnotica in rapport con il
telefono così da creare una risposta adeguata a coprire tutte
le possibili contingenze.
(Erickson, 1987, p.67)
L'Autore riteneva doveroso procedere a un addestramento
strutturato in autoipnosi nei casi di fondata necessità come
il dolore cronico o una pressione sanguigna gravemente
anomala.
L'Autore ha spesso impiegato le abilità ipnotiche della
moglie Elisabeth per fare ampie dimostrazioni pubbliche. La
frequenza con cui fu impegnata permise alla signora Erickson
di accedere rapidamente alle allucinazioni visive e uditive e
di provocare anestesia in ogni parte del corpo.
Non aspettava più tutte le istruzioni del marito, ma
riproduceva autonomamente il fenomeno ipnotico in questione.
Aveva sviluppato una competenza autoipnotica molto ampia.
Progressivamente imparò che poteva parlare ad alta voce e
descrivere minuziosamente i cambiamenti sensoriali senza
interrompere il proprio processo ipnotico.
Poteva addirittura esaminare un problema personale senza
rischiare di uscire dallo stato di trance in corso (Erickson,
1983).
Betty Alice Erickson, la figlia di Milton ha imparato a
entrare in una trance sonnambulica assai rapidamente.
Nei casi difficili in cui il paziente mostrava una scarsa
fiducia in sé stessa Milton Erickson faceva partecipare la
figlia Alice per avviare il lavoro terapeutico. In un caso di
una paziente oncologica che soffriva di nausea e vomito
intensi, chiese ad Alice di entrare in trance davanti alla
paziente e di fornirgli le suggestioni da adoperare. Dopo un
po' la figlia disse:
'So
rispondere. Ho fatto di me una malata. Prima ho provato
nausea; poi ho sentito tutti i muscoli dello stomaco contratti
come se stessi cominciando a vomitare, e quindi ho smesso. Ho
prodotto un interruzione proprio qui.. Ho perduto tutte quelle
sensazioni di nausea e ho smesso di contrarre i muscoli… Si
produce una anestesia; si dirige la propria attenzione
altrove, si cambia il modo di pensare.'
(M.H.ERICKSON, 1988,pag.65)
Richard Bandler, John Grinder e la Programmazione
Neurolinguistica
Tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80 si
sviluppa un modello integrato che studia la comunicazione
umana denominato PNL.
Bandler insiste sull'importanza di essere clinici flessibili
per agire efficacemente in base a quella che indica come la
legge della varietà necessaria. Più varietà comportamentale
possiede il terapeuta più sarà in grado di aiutare il
paziente prima o poi a fargli operare determinanti cambiamenti
(Dilts, 1980).
Nell'addestramento dei terapeuti gli Autori propongono lo
sviluppo di una competenza raffinatissima nell'osservazione e
nel ricalco.
Per osservare correttamente si richiede uno stato mentale non
saturo di rappresentazioni mentali interne.
Se non si fa una buona osservazione non si può ricalcare
efficacemente il comportamento del paziente.
Ricalcare ampliamente l'altro intensifica la sintonia
interpersonale e presuppone la capacità di gestire la
sperimentazione di stati mentali altrui.
Ernest Rossi e l'approccio ultradiano del sistema
mente-corpo
Tra gli anni '80 e gli anni '90 Ernest Rossi ha sviluppato
un ampia esplorazione sui ritmi ultradiani nell'essere umano
al fine di individuare le fitte connessioni nel sistema
mente-corpo.
Il corpo umano vive basandosi sul ritmo; battere le ciglia,
respirare,deglutire rappresentano modi biologici fondamentali
di essere.
Rossi (Rossi, 1993) ha potuto verificare che nell'arco della
giornata in cicli di 90-120 minuti esistono momenti in cui
attiviamo stati intermedi di consapevolezza tra la veglia e il
sonno e in cui diventiamo straordinariamente introspettivi così
che la finestra tra conscio e inconscio si dischiude.
Le persone usano automaticamente pause ultradiane che possono
durare anche solo di 5 minuti per staccare dall'attività in
corso e ristorarsi.
A tal proposito Rossi segnala tale fenomeno come risposta
ultradiana di guarigione In genere non sappiamo essere
completamente svegli e viviamo in una specie di zona d'ombra
in cui gli occhi sono aperti e il cervello è in parte
offuscato.
In questo quadro l'autoipnosi si configura come un evento
fisiologico necessario. Secondo l'Autore Erickson era solito
non a caso operare con sedute che duravano mediamente due ore.
Rossi propone un accesso creativo alla mente interna
attraverso il dialogo mente-corpo in modo da includere risorse
che in stato ordinario di veglia l'individuo non sa usare.
L' Ipnosi Moderna
L'ipnosi moderna dell'ultimo decennio è rappresentata da
diversi clinici come Jeffrey Zeig che si ispirano
fondamentalmente al lavoro di Milton Erickson e che hanno
sottolineato alcuni aspetti peculiari come l'evocazione e la
compresenza.
L'intervento terapeutico si sostanzia attraverso piccole
modifiche delle caratteristiche ipnotiche del soggetto che gli
permettono di sperimentare il cambiamento della realtà
problematica portandolo verso la scoperta delle proprie
soluzioni.
L'autoipnosi del paziente
Il trattamento ipnotico deve il suo successo
essenzialmente a quattro ingredienti fondamentali:
-
la
modificazione dello stato di coscienza ordinario
-
lo
stabilirsi di una relazione con caratteristiche peculiari
-
trasmissione
di idee accettabili per il paziente
-
la
modificazione della memoria procedurale
Nel
processo autoipnotico svincolato dalla terapia viene a mancare
tutta la ricchezza della situazione relazionale di cura e
accudimento e l'intera dimensione dello scambio
interpersonale.
Per questo diventa più produttivo inserire il lavoro
autoipnotico in una relazione terapeutica in corso. In genere
si può pervenire all'addestramento autoipnotico in una fase
avanzata della terapia allorquando il paziente ha già
mostrato la presenza di alcune capacità ipnotiche (capacità
allucinatoria, capacità ideomotoria…).
Esiste però l'abitudine di molti ipnotisti ad avviare il
paziente a un proprio lavoro autoipnotico già dalle
primissime fasi della terapia.
In molte forme terapeutiche la prima dimensione a essere
investita di esperienze trasformative è quella corporea.
Secondo la Gestalt la consapevolezza corporea
rappresenta la nostra esperienza primaria di essere-al-mondo.
Il soggetto impara ad accedere e riconoscere progressivamente
le proprie risposte interne e a usarle come sistema di
segnalazione.
Wolberg definisce l'autoipnosi una vera e propria trance
indotta dal paziente per effetto delle suggestioni
postipnotiche dell'ipnotista.
L'autoipnosi può realizzarsi con livelli di profondità
variabile tra il livello ipnoide e quello sonnambulico, ma
nella maggior parte dei casi il grado di profondità è
inferiore a quello raggiunto in eteroipnosi.
Esiste un limite di approfondimento non accessibile in quanto
sostanzialmente non è possibile depotenziare deliberatamente
e direttamente l'emisfero non dominante oltre un certo grado.
A meno che l'autoipnosi non sia oggetto di una istruzione al
comportamento postipnotico. L'approfondimento in autoipnosi è
tecnicamente realizzabile attraverso la dissociazione.
A meno che non si prevedano istruzioni dettagliate per non
accedere al sonno, è facile passare a uno stato naturale di
sonno.
Oltretutto si può verificare una confusione di livelli tra
chi guida il processo ipnotico e chi segue.
Di fatto la coscienza ha obiettive limitazioni ed è
problematicamente posizionabile a un livello meta da cui deve
guidare l'intero processo.
La riemersione in genere avviene spontaneamente senza
istruzioni dettagliate in merito.
Accade spesso che una persona possa riproporsi spontaneamente
porzioni del lavoro ipnotico avvenuto in seduta.
L'autoipnosi predisposta dal terapeuta in genere si colloca
sulla linea della modificazione della dimensione del
controllo. A tal proposito Weitzenhoffer (1957) suggerisce al
paziente:
Quando
lei sarà in stato ipnotico le cederò il controllo su se
stesso, in modo da farle provare che lei riesce a controllare
l'ipnosi dandosi le stesse suggestioni che le ho dato io.
Può accadere che un paziente entri in autoipnosi in modo
resistente per sfuggire al lavoro terapeutico (Erickson,
Rossi, 1985).Si può trattare di soggetti precatatonici o in
genere molto diffidenti verso l'ipnosi.
Esiste un caso interessante in cui una donna chiese a Erickson
di poter rimanere in macchina sotto la sua casa e poter
svolgere autonomamente la terapia. Riteneva di avere un
problema troppo terribile da raccontare.
Charles Citrenbaum (1987) nel suo lavoro con i disordini delle
abitudini crede nell'uso regolare dell'autoipnosi per
prevenire significativamente le ricadute. Harold Crasilneck
(1975) consiglia di far praticare giornalmente l'autoipnosi ai
propri pazienti e in particolare ai pazienti con disordine
dell'abitudine.
Rossi (1993) sottolinea la necessità di percepire i segnali
del primo stadio di stress ultradiano.
Tra questi ricorre il bisogno di sperimentare ricordi positivi
del passato e di fare fantasie gradevoli e lievemente
eccitanti come quelle sessuali.
Dal nostro punto di vista si può trattare di una attività
autoipnotica spontanea.
Nell'ipnosi moderna la terapeuticità dell'esperienza
autoipnotica smette di stare nella suggestione verbale e si
concentra nell'esperienza interna e più specificatamente
nell'apprendimento della fenomenologia interna.
L'autoipnosi del terapeuta
La mente del terapeuta è uno strumento di lavoro
preziosissimo e pertanto va tenuta sempre in buona forma.
Milton Erickson ha sempre sottolineato l'importanza di
allenare la mente del terapeuta e a stimolarla creativamente.
Nella formazione dei suoi studenti ha sempre posto ampio
spazio all'uso del sé in questo senso. A tal proposito era
solito dire 'Perché fare le cose in un solo modo?
La responsività del terapeuta deve potersi improntare su una
adeguata elasticità nel modo di prendere contatto con il
proprio modo di conoscere e con il modo di conoscere del
paziente. In relazione al primo contatto con il paziente,
Erickson sottolinea:
Quando
i pazienti entrano nel mio studio li accolgo a mente sgombra e
li esamino per vedere chi e cosa sono, e perché sono venuti,
senza dare nulla per scontato. Per esempio, guardo una
paziente e noto che ha due occhi e che uno dei due non è di
vetro; è ovvio, quindi che li usa entrambi. Le guardo le mani
perché, sai , mi sono trovato di fronte una ragazza che
teneva i guanti perché aveva un braccio di legno. Le guardo i
piedi e vedo che ha due piedi e i tacchi piuttosto larghi.
Cerco di vedere quanti seni ha, come muova i gomiti e il
braccio. Poi ascolto la sua voce per capirne il tono - il
tutto per accertarmi che si tratti di un essere femminile.
Perché dovrei partire dal presupposto che lo sia solo perché
ha un nome da donna?
(Haley, 1987, pag 79)
Lo stesso conoscere terapeutico rappresenta una dimensione
ricca di molte funzioni. Diventa pertanto importante operare
una modificazione di stati di coscienza in modo autoindotto
per sviluppare la mente dell'ipnotista finalizzato
all'affinamento delle funzioni terapeutiche:
-
per
raffinare la capacità di osservazione dei segnali minimi
-
per
preparare le induzioni e acuire le intuizioni nel corso
del percorso terapeutico
-
per
sviluppare un approfondimento diagnostico
-
per
approntare un addestramento strutturato di autoipnosi per
il paziente
Prima
di sviluppare la consapevolezza dello stile personale con cui
il terapeuta accede alla trance senza perdere terreno nel
processo terapeutico della seduta, è ancora più utile
prendere consapevolezza delle modalità di comunicazione
interiore (Simpkins, 2000).
Può far parte attiva della formazione del terapeuta
incrementare una ricca consapevolezza delle suggestioni
spontanee personali e dei modelli di risposta individuali.
Ad esempio la percezione di alcuni odori determina
automaticamente in ogni individuo stati di un certo tipo.
Per avviare e mantenere utilmente l'acutezza nell'osservare il
paziente deve potersi attivare uno stato di concentrazione
peculiare ed esclusiva sul paziente dato che il repertorio
comportamentale del soggetto in ipnosi tende generalmente a
ridursi. Per Erickson e Rossi (1979) devono potersi sviluppare
nell'allievo in formazione quattro livelli di capacità
osservative:
-
Relazioni
di ruolo
-
Strutture
di riferimento
-
Comportamenti
di trance quotidiana
-
Risposte
di attenzione
Nel
primo livello si tratta di percepire la qualità di congruenza
nella persona tra gli aspetti del comportamento verbale e non
verbale in rapporto alla copertura di un ruolo.
Nel secondo livello si tratta di identificare le strutture di
riferimento dominanti che guidano i comportamenti di una
persona.
Nel terzo livello si tratta di decifrare i momenti e le
modalità con cui una persona attiva una ricerca interna.
Nell'ultimo livello si tratta di percepire i momenti in cui la
persona è in grado di offrire la migliore attenzione
possibile.
Erickson propone l'uso della tecnica del mio amico John per
autoaddestrarsi raffinatamente e facilmente alla distorsione
temporale (Erickson, 1987). In 'La ristrutturazione della vita
con l'ipnosi' (1987) Erickson asserisce:
'In
trance penso più velocemente e più chiaramente che nel
comune stato di veglia'
(pag.55-56)
A tal proposito precisa la sua abitudine a riflettere sui casi
in trattamento mediante l'uso della trance. Erickson
consigliava l'uso di una stanza insonorizzata per addestrare
l'allievo al riconoscimento di segnali non verbali. Un
paziente in merito al modo di fare terapia di Erickson disse:
'Mio
fratello mi aveva scritto per chiedermi se il dottor Erickson
mi aveva fatto entrare in trance. Gli ho risposto di no, ma
poi gli ho anche detto: 'La risposta è si e no. Ma se vuoi
sapere la verità, il dottor Erickson entra lui stesso in
trance e io con lui'
(Haley, 1987, pag.247)
Nel corso dell'esperienza clinica la mente del terapeuta è
destinata a evolvere verso usi strategici sempre più
complessi del proprio sé e dell'uso accorto delle mosse.
Dan Short (1999) sottolinea l'importanza per il terapeuta di
coltivare una apertura mentale tale da non finalizzare
l'intervento terapeutico a risultati predeterminati, ma di
lasciare che il paziente scelga di percorrere di volta in
volta le proprie strade per realizzare la propria crescita.
L'assunto di base è che per ogni problema esiste più di una
soluzione.
L'Autore sottolinea anche che non tutto può essere sotto il
controllo del terapeuta e un buon servizio per l'ipnotista è
rendere possibile al paziente l'accesso a un risultato
significativo per questi.
Loriedo (2002) individua il colloquio responsivo come contesto
ideale di scambio dove sviluppare al massimo grado la
responsività del terapeuta aderente a quella del paziente.
La PNL ha sottolineato l'importanza di saper distinguere uno
stato mentale da un altro sulla base dell'accesso ai diversi
sistemi sensoriali (Dilts, 1980). Descrive, pertanto, lo stato
up-time differenziandolo dallo stato down-time come uno stato
di coscienza utile all'osservazione fine di segnali minimi.
TECNICHE AUTOIPNOTICHE
Le capacità ipnotiche possono raffinarsi grazie
all'esercizio e padroneggiare una tecnica autoipnotica
comporta un certo lavoro su di sé. Milton Erickson sottolinea
che sono occorsi tre anni di esercizio assiduo alla moglie
Elisabeth per diventare un esperto soggetto autoipnotico. Può
entrare facilmente in trance sonnambulica e discutere su ciò
che sente in quel momento senza perdere qualità ipnotica (Erickson,
1988). Crasilneck (1975) ha constatato nella sua pratica
clinica che non esistono limiti di età per praticare l'autoipnosi.
Indubbiamente fare autoipnosi presuppone la presenza di un
talento particolare. Sperimentare il proprio potere ipnotico
può avere un effetto diretto sulla propria autostima.
In generale è utile distinguere la specificità di una
tecnica dall'ispirarsi a un atteggiamento di fondo e i due
aspetti devono poter coesistere e integrarsi in ogni pratica
autoipnotica.
Alcuni Autori come Shone (1982) stimano che occorrono in media
trenta minuti per accedere in un soddisfacente stato
autoipnotico, ma sui tempi esiste una vasta variabilità
soggettiva. E' ragionevole aspettarsi che una procedura
ripetuta più volte possa essere ripercorsa in tempi
progressivamente sempre più rapidi fino a giungere a una
completa automaticità.
Ogni soggetto può caratteristicamente autoindursi con un
metodo che valorizzi le proprie qualità ipnotiche (capacità
allucinatoria o idrodinamica).
Esistono procedure che valorizzano direttamente la sola
immaginazione del soggetto e altre che utilizzano mezzi
sussidiari. Di fatto l'uso di ogni tecnica sviluppa
esplicitamente alcune abilità e implicitamente altre. E'
possibile dotare il soggetto della conoscenza di tecniche
oppure assegnare testi di suggestioni scritti rigidi da
ripetere. Ciò può determinare una diversità qualitativa di
apprendimento. Tutte le tecniche utilizzano la respirazione
come mezzo di base per far transitare il corpo verso il
rilassamento in diversi gradi.
Si può insegnare a un paziente una procedura badando a
mantenere un certo grado di aspecificità in modo da garantire
lo sviluppo di una abilità autoipnotica. Sono state descritte
anche tecniche che utilizzano procedure di tipo fisico.
Kretschmer nel 1949 propone di adottare prolungatamente la
posizione convergente degli occhi per ottenere uno stato
ipnotico profondo. I cambiamenti fisiologici possono essere
notevoli. Betty Alice Erickson, la figlia di Milton, è in
grado di ottenere agevolmente la dilatazione pupillare anche
differenziata dei due occhi (Erickson, 1988). Le procedure
induttive ricalcano pienamente quelle in uso in eteroipnosi.
Elenchiamo una serie di tecniche che utilizzano specifici
sistemi sensoriali di riferimento soggettivi e le attitudini
personali in generale.
Ogni tecnica utilizza caratteristicamente uno o più fenomeni
ipnotici: dalla dissociazione alla distorsione temporale.
Tutte le tecniche descritte possono essere opportunamente
combinate nella pratica.
Natura e forma delle suggestioni autoipnotiche
Prima di definire le suggestione è prioritario definire
l'atteggiamento di fondo che predispone il soggetto
all'accoglimento e alla stimolazione di certe risposte.
L'atteggiamento generale con cui disporsi all'autoinduzione può
essere produttivamente indiretto, anche se le suggestioni
possono risultare generalmente dirette con una tendenza
spiccata a forme linguistiche semplificate. La ridondanza può
essere utilmente assai alta.
La suggestionabilità è principalmente una funzione del campo
percettivo dell'individuo. La scelta di un atteggiamento
indiretto facilita la convinzione e l'affidamento
all'inconscio. Couè sosteneva che ogni suggestione è
autosuggestione. Baudouin (1921) operava una distinzione tra
suggestioni spontanee e indotte indicando nella prima una
somiglianza con la reazione riflessa incondizionata.
Un effetto interferente può essere reso dall'abitudine di
alcune persone di riprodurre automaticamente un dialogo
interno tendenzialmente negativo sul proprio sé.
E' consigliabile preferire suggestioni a finale aperto
presupponendo che a un certo punto del percorso l'intero
processo venga totalmente guidato dai bisogni inconsci (Simpkins
2002). Può risultare utile strutturare le suggestioni in
forma di domanda.
Si può concludere che rimane sostanzialmente più importante
il processo che il contenuto. Sul piano dell' apprendimento è
più interessante il viaggio che la destinazione.
Rossi (1993) scoraggia l'uso iperstrutturato delle suggestioni
in quanto queste appartengono alla logica stretta della mente
conscia e non permettono l'uso creativo del sé.
La Dissociazione
La dissociazione è definibile come un meccanismo di
difesa in relazione a eventi psichici emotivamente rilevanti e
minacciosi per l'integrità dell'io e determina una
alterazione della coscienza come esperienza di disconnessione.
Nell'impiego ipnotico può a ragione considerarsi una
meta-strategia per l'induzione e per l'approfondimento e può
esprimersi in più modalità. E' possibile vedere sé stessi
seduto su una sedia e impegnato in un rilassamento
progressivo. Si può inserire nelle istruzioni il proprio nome
('Ora John stai sprofondando…') al quale siamo
spontaneamente portati a reagire.
Erickson addestrava i suoi studenti facendo allucinare seduto
su una sedia un uomo che chiamava Joe e sul quale faceva
praticare la levitazione del braccio (Erickson, 1987).Una
volta toccato il volto, Joe chiudeva lentamente gli occhi,
faceva una profonda inspirazione e si addormentava
profondamente. Con l'esercizio il rapporto con il proprio Joe
si personalizzava e ogni praticante aggiungeva nuovi spunti
nelle suggestioni.Tale tecnica sfrutta a pieno il potere
ideodinamico allucinato.
L'Approfondimento
Si tratta di una fase peculiare di ogni trance ben
riuscita. In genere si usano mezzi immaginari come scale o
ascensori che rendono simbolicamente l'idea di andare in
profondità.
Il Sogno come forma autoipnotica
Il sogno rappresenta un modo di indursi ipnoticamente in
modo naturale. E' stato verificato che durante il sonno REM
l'afflusso di sangue al cervello aumenta e in generale
l'attività elettrica cerebrale assomiglia a quella da svegli.
Zeig sostiene che il sogno rappresenta un meccanismo
autocurativo automatico. Sul piano della fenomenologia
ipnotica il sogno è connotato dalla presenza di una forte
condensazione temporale.
Erickson ha usato in età molto giovane i sogni
autoipnoticamente correggendo i compiti di aritmetica.
Nell'addestramento dei suoi allievi li aiutava a entrare in
stati sonnambulici e amnestici durante il sonno notturno per
svolgere qualche attività.(Erickson, 1983). Nella moderna
psicoterapia l'orientamento generale è quello di restituire
al sognatore il sogno in modi da rendere il soggetto un attivo
rielaboratore.
Può costituire una parte del lavoro terapeutico quando è
suggerito in forma di suggestione postipnotica a conclusione
di una seduta.
Il sogno può essere opportunamente risognato e ricomposto più
volte in seduta così che si rinforzi come modalità
espressiva per sè. Il paziente ha la possibilità di
esplorarsi con un movimento a spirale fino a raggiungere con i
suoi tempi il nucleo centrale.
Talvolta può presentarsi spontaneamente durante la trance
etero e autoindotta.
Il metodo del Colore
L'esperienza cromatica fa parte intrinseca dell'esistere
umano. Nel Training Autogeno. si fa riferimento a un colore
preferito. Alexander Simpkins (2000) consiglia di suggerirsi
di vedere un colore, attendere la risposta e osservare come
evolve all'interno della ricerca personale.
Il metodo dello Specchio
Lo specchio è da sempre un oggetto magico ed è descritto
come uno strumento di trasformazione in molte fiabe. Nella
pratica autoipnotica può essere utilizzata nella versione
reale o allucinata. L'immagine specchiata si sé stessi può
realizzarsi mediante altri mezzi come stagni o altre superfici
e rimanda e suggerisce versioni modificate e modificabili di sé
stessi.
E' evidente il meccanismo dissociativo alla base di queste
evocazioni. Nel suo lavoro clinico Erickson ha fatto sovente
ricorso all'uso dello specchio reale per intervenire
strategicamente sull'immagine corporea del paziente. Poteva
servirsene in studio o suggerirlo come lavoro a casa.
Abozzi (1996) descrive un modo semplice per autoipnotizzarsi
in cui il soggetto si posiziona davanti a uno specchio
concentrandosi inizialmente sul proprio volto e poi fissando
un punto tra le sopracciglia fino al sopravvenire di uno stato
ipnotico.
Il Metodo della Levitazione
Si tratta chiaramente di una tecnica che usa abilmente la
dissociazione mente-corpo e corpo-corpo. Freda Morris (1976)
suggerisce di pensare al braccio fatto di leggerissima schiuma
di polestirolo. Si possono visualizzare un insieme di
palloncini pieni di un gas leggerissimo e legati al polso
oppure pensare che il braccio sia un palloncino. In caso che
non si generi una situazione adeguatamente reattiva si può
fare come se. La levitazione può dunque essere reale o
allucinata.
Il Metodo di Milton Erickson
Milton raccomandava un atteggiamento che potremo definire
di Aspettativa aperta:
'Bene,
eccomi qui. Ho un ora a disposizione e mi domando quanto tempo
passerà prima di sprofondare in una bella trance
autoipnotica'
(Erickson, 1988)
Una delle situazioni più emblematicamente paradossali è
quella dell'insonne che tenta di addormentarsi istruendosi a
farlo. L'indicazione di Erickson era di prestarsi
all'aspettativa in modo naturalistico per la realizzazione di
qualsiasi fenomeno ipnotico:
'Certamente
avete spinto il freno quando avete viaggiato sul sedile
posteriore di un automobile; certamente avete teso la bocca e
la gola e le corde vocali sentendo un balbuziente che cercava
di dire una parola; certamente avete spalancato la bocca tanto
da farvi male quando avete cercato di dare da mangiare a quel
bambino che non voleva aprire la bocca. Sapete tutte queste
cose ; pertanto potete veramente aspettarvi di effettuare la
scrittura automatica'.
(Erickson, 1987, pg 69)
Erickson ha anche più volte accennato alla facilitazione
dell'accesso allo stato alterato attraverso il ricorso alla
stessa poltrona. Bandler e Grinder (Dilts, 1980) hanno
descritto ampiamente l'uso dell'autoancoraggio.
Il Metodo di Betty Erickson
E' basato sul modello dei sistemi rappresentazionali di
Bandler e Grinder (1980). Si procede all'approfondimento della
trance attraverso uno schema che passa dalla descrizione
dell'esperienza sensoriale esterna come una luce accesa fino a
privilegiare esclusivamente l'esperienza interna.
Il Metodo di Gerald Edelstien
L'Autore consiglia sempre al paziente di impiegare un
breve tempo a casa in stato di trance autoindotta con una
semplice istruzione aperta in forma interrogativa del tipo:
'Perché dovrei avere ancora questa sensazione?' . Sostiene
che una risposta ottenuta con l'autosuggestione conserva una
durata significativamente più lunga (Edelstein, 1982).
Uso di Mezzi Sussidiari
Il nostro mondo fisico è ricco di elementi che hanno già
di per sé un valore significativo nella determinazione degli
stati di coscienza della vita di tutti i giorni. Il ticchettio
dell'orologio rappresenta uno stimolo sonoro che stabilisce un
ritmo. Allo scopo di generare o amplificare le risposte
ipnotiche si può ricorrere all'ascolto di una musica
opportunamente diffusa. Shone (1982) suggerisce la musica
classica barocca e in particolare quella di Hendel a tempo
largo.
Il meccanismo di funzionamento si basa su una sorta di
condizionamento. Lo stimolo sonoro va progressivamente a
sostituire quello verbale.
La musica rappresenta un insieme di stimoli altamente
evocativi che attivano intensamente le nostre parti emotive.
Anche l'uso di voci e suoni preregistrati con istruzioni
preordinate è molto diffuso. Il vantaggio evidente è quello
di liberare la mente conscia dal compito di impartire
istruzioni.
Nella prima fase induttiva si possono utilizzare oggetti su
cui fissare l'attenzione come candele accese o dipinti. Milton
Erickson usava abitualmente un cristallo al quarzo posto sulla
sua scrivania.
La Riattivazione
Costituisce una fase determinante in autoipnosi da
preparare opportunamente. Una volta raggiunto un grado
soddisfacente di trance, occorre ripartire da questo per
determinare il risveglio. Abozzi consiglia di usare un
percorso a ritroso per riemergere dalla trance riutilizzando
lo stesso mezzo usato per l'approfondimento come le scale o
l'ascensore. Può diventare utile preprogrammare con
precisione il momento del risveglio visualizzando un orologio.
CAMPI DI APPLICAZIONE
Le tecniche autoipnotiche si riferiscono generalmente a
usi in campo medico e non medico e possono mirare alla
autoguarigione, allo sviluppo di prestazioni particolari in
molti campi, nello sport e nell'apprendimento in generale. In
campo medico possono mirare ad attenuare in tempi rapidi
l'ansia disfunzionale prodotta da soggetti ansiosi
somatizzanti. L'addestramento all'autoipnosi può avvenire
proficuamente in trance (Crasilneck,1975). Ci interessa
approfondire le procedure utilizzate in alcuni settori
specifici come la preparazione al parto e la dismissione di
comportamenti dannosi come l'abitudine al fumo.
La dipendenza da nicotina
Fumare rappresenta un tipico comportamento strutturato in
abitudine che assolve paradossalmente alla funzione di far
rilassare. In realtà la nicotina è un eccitante del ritmo
cardiaco e il soggetto fumatore quando riferisce di rilassarsi
fa riferimento al bisogno di proporsi mentalmente una pausa
mentale che potrebbe essere assimilato a un bisogno
autoipnotico. E' proprio nel tabagismo che l'autoipnosi trova
un impiego assai esteso e importante. Si insegna al paziente a
seguire le proprie istruzioni in forma di suggestione diretta:
Ora
che sono in questo stato profondo ordino a me stesso di non
fumare più..di non danneggiare più il mio corpo interferendo
sulla funzionalità del cuore, dei polmoni, di non continuare
a distruggerlo sistematicamente con questa abitudine non
necessaria…Abbandonandola riacquisterò una respirazione
normale.
(Crasilneck 1975)
In questo modo si consente al soggetto di acquisire un proprio
senso di autocontrollo e si rimanda in secondo piano il
controllo del terapeuta. Citrenbaum (1987) propone ai pazienti
di dedicarsi costantemente all'autoipnosi chiarendo di non
ricorrere a suggestioni negative, ma lasciando un libero e
ampio spazio all'inconscio:
Il
semplice atto di stare in trance darà alla sua mente
inconscia l'opportunità di fare qualcosa di utile per lei. E'
importante sapere che la sua mente conscia può essere
coinvolta in ogni tipo di attività. Può prestare attenzione
a varie immagini, confuse o distinte, o può vagare da una
fantasia a un'altra. Ma il fatto davvero interessante è che
in realtà non importa cosa faccia la sua mente conscia perché
il solo atto di lasciarsi andare in trance darà al suo
inconscio l'opportunità di fare quel che è in grado di fare
nel modo migliore. Alla fine di quei cinque o dieci minuti si
troverà a emergere dalla trance e scommetto che si sentirà
piuttosto rinfrescato e sereno.
CITRENBAUM, 1987, pag. 64
Lo stesso Autore (1987) istruisce i fumatori all'autoipnosi
per ridurre i rischi di ricaduta.
All'inizio
quando cercherà di consolidare i suoi cambiamenti
comportamentali associati al dissuefarsi dal fumo, potrà
esserci nella sua testa una voce che dice: 'Non è la fine del
mondo fumare quella sigaretta', 'Non ti farà male', ecc.
Fintanto che quella voce continuerà a parlarle lei sarà
vulnerabile… L'autoipnosi è il mezzo adatto per rispondere
a quella voce. Vorrei suggerirle che, come modo di metterla a
tacere quando comincia a parlare e a dire: 'Non è la fine del
mondo', lei lo sfruttasse come segnale per fare autoipnosi
allo scopo di allungare sempre di più il periodo in cui non
fuma.
(CITRENBAUM, 1987, pag.95)
La preparazione al Parto
Il parto per una donna rappresenta un evento della vita
ricchissima di significati socioculturali di cui l'ipnotista
deve tener conto nel momento in cui opera. Il lavoro
preparatorio al parto deve necessariamente essere
sufficientemente articolato per consentire un alto grado di
efficacia. L'approccio diretto fondato semplicemente su
ingiunzioni del tipo 'Voglio che lei abbia un parto indolore'
non ha in genere buone speranze di successo. Con un approccio
decisamente indiretto e frazionato Erickson predisponeva un
ampio piano che mobilitava un vastissimo insieme di esperienze
estesiche personali e agiva sulla modificazione discreta delle
aspettative sul dolore evocando nella mente della donna l'idea
della dilatazione esemplificandola con comportamenti spontanei
e naturali.
Può
sentire o non sentire l'anello al dito o le scarpe ai piedi.
E' necessario soffrire nella peristalsi?
Aprire le dita delle mani fa male?
Come la prenderà quando aspettandosi di soffrire, non soffrirà?
(Erickson, 1988)
Nella preparazione al parto l'ipnotista deve accertarsi non
solo che la donna abbia effettivamente appreso l'uso della
tecnica, ma anche che condivida gli obiettivi del lavoro e si
sinceri dell'applicazione di alcune precauzioni.
In ogni trattamento che abbia a che fare con il dolore, questo
non può essere eliminato completamente.
Erickson (1982) riferisce di un caso in cui una donna
desiderava sentire a pieno tutta l'esperienza della nascita
senza essere distratta dal dolore. Voleva sentire
piacevolmente le contrazioni dell'utero come se avesse
inghiottito una ciliegia intera e la sentisse scivolare
comodamente lungo l'esofago.
Pertanto Erickson indusse inizialmente una anestesia completa
che poi trasformò nel tipo di analgesia richiesta dalla
paziente. Dopo di chè addestrò la paziente a sviluppare una
profonda trance postipnotica sonnambulica che si sarebbe
attivata all'inizio del travaglio e che le avrebbe permesso di
partecipare all'intero evento.
Ala fine del travaglio, una volta ritornata nella sua stanza,
sarebbe caduta in un sonno profondo e riposante per circa due
ore.
Dopo due anni, la donna tornò da Erickson in quanto aspettava
il secondo bambino. In questo caso bastarono tre ore di trance
profonda per ristabilire lo stesso apprendimento autoipnotico.
CONCLUSIONI
La questione autoipnosi può essere affrontato da più
punti di vista. L'autoipnosi può essere vista essenzialmente
come il prodotto di una precedente ipnosi e susseguente
suggestione post-ipnotica e dunque non esistere come fenomeno
autonomo. Viceversa si può essere convinti che l'ipnosi abbia
luogo solo a patto che il soggetto si renda disponibile a
produrre la propria autoipnosi e dunque è solo l'autoipnosi a
esistere.
Ad ogni modo avvengono nella fenomenologia della coscienza una
serie di eventi aspecifici, senza una intenzionalità
esplicita finalizzata alla produzione di una trance che non
sono facilmente collocabili e definibili.
La coscienza va incontro ordinariamente a un processo di
discontinuità in cui diventa operante il meccanismo
dissociativo. I cosiddetti sogni a occhi aperti non rispondono
a una casualità rintracciabile nella mente conscia, ma a
importanti bisogni del sistema mente-corpo.
Di fatto l'evento autoipnotico può avvenire all'interno o
all'esterno di una cornice terapeutica.
La stessa relazione terapeutica non è altro che una fitta
trama di stati di coscienza auto/etero indotti.
Ognuno può autonomamente misurarsi con un universo di
risultati desiderati e desiderabili per sè, ma in assenza
della supervisione di un ipnotista esperto può essere
difficile porsi obiettivi adeguati e appropriati.
Crasilneck (1975) cita una serie di esempi in cui persone non
educate al corretto uso dell'ipnosi possono fare richiesta di
un training autoipnotico finalizzato al raggiungimento di
obiettivi irrealistici e qualche volta non sani.
Un avvocato aveva fatto richiesta di imparare a dormire tre
ore a notte, mentre uno studente mediocre voleva assicurarsi
voti eccellenti.
In autoipnosi il saper fare è una dimensione intimamente
legata alle potenzialità soggettive presenti e non alla
fantasia di un fare straordinario.
Erickson (1987) ha sostenuto più volte il fenomeno
dell'interferenza di obiettivi apprezzabili da parte della
coscienza, ma in disaccordo con i bisogni dell'inconscio.In
tal senso sottolineava che l'insistenza a interferire
coscientemente con l'inconscio determina l'insorgenza di un
problema.
Ne possiamo trarre che fare autoipnosi senza una
consapevolezza di come dimensionarla correttamente può
produrre danni.
Al contrario nell'ambito di una relazione terapeutica si può
ragionevolmente concludere che a prescindere se sia fatto in
modo deliberato o no si sviluppa sempre una qualche forma di
autoipnosi nel soggetto in terapia anche non esplicitamente
ipnotica. Del resto Lankton (1984) ha dimostrato che gli stati
ipnotici sono presenti in molte forme terapeutiche e
coinvolgono pazienti e terapeuti.
Oltre a ciò occorre distinguere gli eventi di autoipnosi
spontanei da quelli strutturabili in un addestramento
esplicito.
Impegnare già nelle prime fasi della terapia il paziente in
un vero e proprio training autoipnotico significa operare
strategicamente e apertamente sullo svincolo e l'autonomia del
soggetto.
Per di più rinforza la convinzione di poter godere di un
controllo su aspetti inattesi della propria vita.
L'autoipnosi suggerita e sostenuta continuatamene mobilita il
soggetto verso una continua ricerca interiore e verso quella
autoesplorazione cara a Milton Erickson. Grazie all'autoipnosi
diventa possibile l'acquisizione di livelli elevati di abilità
in una integrazione mente-corpo.
Naturalmente l'autoipnosi svincolata completamente da una
relazione terapeutica non è assolutamente appropriata nel
caso di problematiche psicologiche gravi. Wilbacher
(comunicazione personale, 2002) consiglia l'uso dell'autoipnosi
come forma di terapia di mantenimento durante e in seguito a
una terapia ipnotica breve. Crasilneck (1975) suggerisce ai
pazienti di attenersi nella propria pratica autoipnotica a
insiemi di suggestioni legati strettamente al lavoro
terapeutico in corso. Nella ipnosi moderna viene ampiamente
valorizzata la responsività in luogo della suggestibilità in
una visione evocativa dei fenomeni ipnotici (Ducci 2002). La
pratica dell' autoipnosi fondata sull'accrescimento della
percezione di sé sembra porsi coerentemente in linea con ciò.
Non si può non concludere senza fare un doveroso accenno alla
formazione professionale in ipnosi clinica e ai modi più
opportuni per organizzarla intorno alla consapevolezza e allo
sviluppo delle capacità autoipnotiche dell'allievo. Tutto il
mondo formativo sta facendo un notevole sforzo per superare le
limitatezze del pensiero orientato agli obiettivi e
all'esclusiva attenzione alle tecniche (Short, 1999). Si vanno
proponendo metodologie indirette come il metodo della
narrazione, apprendere attraverso il raccontarsi, descrivere
le proprie emozioni in rapporto alla relazione con l'altro (Kaneklin,
1998).
Nell'ambito formativo strettamente ipnotico da una indagine
condotta da Wilbacher e Gandolfi (1998) risulta che un'alta
percentuale di allievi ritarda o abbandona definitivamente
l'uso professionale dell'ipnosi. Dopo una fase iniziale di
apparente sicurezza nel corso della formazione, alla fine di
questa l'allievo entra in una fase mentale di shock che può
portare all'abbandono dell'ipnosi in quanto si ritrova da solo
a gestire l'impatto emotivo del lavoro in trance. Il neo
terapeuta prova disagio per le sue risposte corporee e
emotive. L'atto di indurre la trance nel paziente produce
simultaneamente uno stato autoipnotico nell'ipnotista.
Diversamente dalle altre forme psicoterapeutiche dove
l'apprendimento emozionale del sé avviene in modo graduale,
in ipnosi l'impatto è immediato e inaspettato.
Nell'indagine emerge che gli allievi non riescono a fornire
una risposta soddisfacente in merito all'abbandono dello
strumento ipnotico in favore di altri approcci terapeutici, ma
solo se l'allievo attiva uno scambio emozionale con il
formatore riesce a entrare in una fase mentale di superamento
che lo aiuta a neutralizzare lo shock e a far funzionare la
mente sintonicamente e simultaneamente fra processi emotivi e
razionali.
Ricerca di fonti bibliografiche
Per la ricerca bibliografica si è proceduto compiendo
innanzitutto una ampia ricognizione dei riferimenti all'autoipnosi
provenienti dai testi in lingua italiana sull'ipnosi di
maggiore diffusione con particolare riferimento al lavoro di
Milton Erickson. Non si è proceduto a una accurata ricerca di
articoli tratti da Riviste del settore e pertanto ne
segnaliamo pochi significativi. Si è constatato l'esistenza
di una ristretta bibliografia di testi in lingua italiana
dedicata espressamente all'autoipnosi.
La
ricerca attraverso internet ha permesso di evidenziare una
disponibilità di indicazioni applicative di tipo divulgativo
e propagandistico poco approfondite sul piano teorico. Qui di
seguito elenchiamo 50 titoli:
-
ABOZZI
P., Manuale pratico di autoipnosi, L'AIRONE 1996
-
BANDLER
R. GRINDER J., I modelli della tecnica ipnotica di Milton
Erickson, Astrolabio 1984
-
BANDLER
R. GRINDER J., Ipnosi e trasformazione, Astrolabio 1982
-
BAUDOUIN
C., Suggestion and autosuggestion, Bodd Mead and Co. 1921
-
BUZAN
T., Use your mind, Bbc Publication 1974
-
CHEEK
D.B. LECRON L.M., Clinical Hypnotherapy, Grune and
Stratton 1968
-
CITRENBAUM
C.M.KING M.E. COHEN W.I., Il controllo delle abitudini
mediante l'ipnosi, Astrolabio 1987
-
COPELAN
R., Ipnosi e autoipnosi, Armena 1992
-
CRASILNECK
H. B., HALL J.H., Ipnosi clinica, Astrolabio 1975
-
DILTS
R. GRINDER J. BANDLER R. BANDLER L.C. DELOZIER J.,
Programmazione neurolinguistica, Astrolabio 1982
-
DUCCI
G. CASILLI C., La supervisione nella nuova ipnosi, Angeli
2002
-
EDELSTIEN
M.G., Trauma trance e trasformazione, Astrolabio 1982
-
ERICKSON
M.H., Opere volume 1, Astrolabio
-
ERICKSON
M.H., Opere volume II,Astrolabio
-
ERICKSON
M.H., Guarire con l'ipnosi, Astrolabio 1983
-
ERICKSON
M.H. ROSSI E.L., Ipnoterapia, Astrolabio 1982
-
ERICKSON
M.H. ROSSI E.L., L'esperienza dell'ipnosi, Astrolabio 1985
-
ERICKSON
M.H., La ristrutturazione della vita con l'ipnosi,
Astrolabio 1987
-
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M.H., La comunicazione mente-corpo in ipnosi, Astrolabio
1988
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WILBACHER
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WOLBERG
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Ipnosi e autoipnosi
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