angs.jpg (567 byte)

amadeux multimedia Amadeux.Atlantis      

angr.jpg (624 byte)

Index page  |  Amadeux info  |  Atlantide - Gli egizi, le piramidi ecc...


ATLANTIDE - L'Enigma del Continente Perduto

Un'affascinante ma inattendibile teoria, "dimostrata" con elementi di mitologia, controversi reperti archeologici, confuse teorie geologiche e ipotesi spaziali, ha fatto la fortuna di molti scrittori portati a identificare nel cosiddetto "muro di Bimini" le vestigia del continente perduto; (costituito da enigmatici lastroni di roccia nei fondali al largo della Florida che sembrerebbero essere stati sagomati dall'uomo).
Ma se l'ipotesi del continente perduto nell'Atlantico ha finito per dilagare sui giornali "popolari" o "esoterici",
con l'inevitabile corollario di scontri cosmici o esplosioni di navi extraterrestri, ben altra accoglienza ha avuto nel mondo scientifico la teoria che localizza Atlantide nel Mediterraneo occidentale, più precisamente nell'arcipelago delle Cicladi, in un'area occupata oggi dall'isola di Santorini.

Che Santorini fosse tutto ciò che rimaneva di un'isola molto più vasta distrutta da una catastrofica esplosione vulcanica, era cosa nota da tempo: si sapeva che dall'antica Thera erano stati eruttati ben 18 chilometri cubi di magma e che, come è successo in tempi recenti a Krakatoa, la sua esplosione non lasciò che uno spezzone di roccia annerita. Negli anni Settanta, però, il metodo del radiocarbonio ha permesso di datare, con un margine d'errore molto ridotto, un tronco rinvenuto sepolto nella cenere vulcanica: l'eruzione doveva essere avvenuta nell'anno 1456 a.C.

Questa data collimava con quella espressa in un'ipotesi elaborata qualche anno prima da Angelos Galanopulos: analizzando alcuni episodi riportati dalla Bibbia (i "tre giorni di buio", per esempio, i terremoti, o la divisione delle acque del Mar Rosso), il geologo greco era giunto alla conclusione che in quell'anno un'esplosione vulcanica doveva aver interessato tutto il Mediteranno orientale. Secondo Galanopulos, infatti, nelle numerose trascrizioni del testo di Platone si era verificato un errore che aveva moltiplicato per dieci le cifre originariamente riportate: l'area di Atlantide, quindi, finiva per identificarsi con quella di Thera e, leggendo 900 anni al posto di 9000 anni, anche il periodo della scomparsa di Atlantide finiva per coincidere con l'epoca dell'eruzione che aveva distrutto l'isola.

A dare ulteriore autorevolezza a questa ipotesi, venne il ritrovamento, a Santorini, di un misterioso affresco che giaceva sotto strati di cenere vulcanica: esso raffigura un'isola, verde di piante e di colture, ricca di animali, popolata da una civiltà ricca, con sfarzose città e un intenso traffico di navi, attraversata da corsi d'acqua concentrici.
E' una figura che ricorda molto la descrizione che Platone fa di Atlantide: ordinata in cerchi concentrici nei quali si alternavano i canali del porto e le strade che costeggiano sontuosi palazzi, ricca di commerci, e fiorente per la natura amica.

Dopo accurati studi, nel 1973 la geologa Dorothy Vitaliano sottolineò come la topografia di Atlantide descritta da Platone si adattasse perfettamente a quella che doveva essere la conformazione di Thera: una caldera creatasi a seguito di un'eruzione vulcanica di molti secoli prima.

Finalmente i tasselli del mosaico di Atlantide cominciavano a delineare un'ipotesi convincente: la distruzione di Thera, principale base navale dell'impero minoico, e il conseguente maremoto che si era abbattuto su Creta e sulle coste del Mediterraneo centro-orientale, aveva determinato dapprima il declino poi la scomparsa della civiltà minoica e della sua supremazia sul Mediterraneo, e la conseguente ascesa di Micene. Quest'evento vulcanico sconvolgente, avrebbe dato origine, insieme al mito di Giasone e del Minotauro, alla leggenda narrata da Platone, e a quelle citate nella Bibbia.

Va da se che i fautori del continente perduto nell'Atlantico contestano vivacemente l'identificazione di Atlantide con Thera. Le loro argomentazioni sono molte e, in qualche caso, convincenti. La principale è che la localizzazione nel Mediterraneo del continente perduto - ipotesi che degraderebbe Atlantide al rango di una banale isoletta - giustificata secondo il mondo accademico dal fatto che Platone poneva quella terra sotto la protezione di Poseidone ed Eracle (divinità associate all'Egeo), non risulterebbe credibile, come inverosimile sarebbe la pretesa di ridurre a un decimo le cifre riportate da Platone per far coincidere la data dell'eruzione con quella dell'Esodo dal-l'Egitto, un avvenimento che, tra l'altro, secondo recenti ricerche, avrebbe avuto luogo non già nel 1470 a.C. bensì 150 anni prima.

La stessa dinamica dell'eruzione di Thera, così come viene documentata dagli scavi archeologici, escluderebbe quella repentinità della catastrofe tramandataci da Platone: nelle case riportate alla luce a Santorini, ad esempio, non si sono trovati resti umani, nessun gioiello nè altri oggetti di valore, come se gli abitanti avessero avuto tutto il tempo di raccogliere i loro beni prima di fuggire.

Utensili e scorte di viveri sono stati invece rinvenuti negli scantinati di alcune case, forse messi lì per proteggerli dalle scosse: una circostanza che indicherebbe una certa dimestichezza degli abitanti di Thera coi terremoti.

Molto probabilmente l'eruzione fu preceduta da un progressivo e lento bradisismo e da terremoti protrattisi per settimane, forse per mesi, che spinsero la popolazione ad abbandonare progressivamente l'isola. Dopo questa prima fase, la crisi vulcanica deve essersi acquietata: questo deve aver attirato nuovamente sull'isola la popolazione che riparò i danni e riprese la vita di sempre.

Le testimonianze di questo ritorno sono ancora visibili negli scavi di Akrotiri, nella parte meridionale di Santorini: una via riaperta, macerie raccolte in ordinati cumuli, la cornice di una finestra ingrandita per farne una porta, un focolare improvvisato in una casa, la vasca per le abluzioni trascinata sin sul tetto, forse per raccogliere l'acqua piovana... L'opera di ricostruzione, però, dovette interrompersi a seguito della ripresa dell'attività vulcanica: verosimilmente, la popolazione abbandonò per sempre Thera, e probabilmente raggiunse Creta.

Fu a questo punto che iniziò la fase parossistica dell'eruzione, con un'impressionante sequenza di fenomeni che, ancora oggi, è possibile leggere negli strati di lava accumulati nella cava a sud della cittadina di Fira, al centro dell'isola. Dapprima l'eruzione produsse una pioggia di pomici, poi piovvero massi più rossi e infine la caratteristica pomice rosa che ha reso celebre Thera.

Quindi il vulcano esplose: un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera, lanciato verso l'alto a una velocità superiore ai 2.000 chilometri orari: i boati furono certamente uditi in un'area che va dall'Africa centrale alla Scandinavia, dal Golfo Persico a Gibilterra. In un raggio di centinaia di chilometri, le ceneri in sospensione trasformarono il giorno nella notte più cupa, e probabilmente alterarono albe, tramonti e condizioni meteorologiche in ogni parte del mondo.

La violenta espulsione di un'immensa quantità di magma aveva svuotato il gigantesco bacino magmatico sottostante l'isola, provocando il crollo dell'edificio vulcanico; miliardi di metri cubi d'acqua marina si precipitarono nell'abisso incandescente: la repentina vaporizzazione dell'acqua deve aver scatenato una serie di esplosioni titaniche che hanno scardinato ciò che restava dell'isola, sollevando immense ondate, montagne d'acqua alte - probabilmente - più di 60 metri, che attraversando tutto il Mediterraneo andarono a schiantarsi sulle coste di Creta, o sulle spiagge dell'Egitto, ancora più distanti.

Fu questa la fine di Atlantide? Non è ancora stata detta la parola conclusiva su questo mistero che da secoli affascina l'umanità, ma forse, possiamo far nostre le parole di un grande narratore: "E' bene che Atlantide resti un mistero. E' giusto che l'uomo, guardando l'oceano, si inquieti pensando a un lontano e imperscrutabile regno inghiottito in un giorno e in una notte dalle acque e dal fuoco. All'orgoglioso sogno di un'eternità infranta dal risveglio della Natura. Le civiltà nascono, crescono e, infine, muoiono. Prepariamoci a questo. Atlantide non è mai esistita. E' in ogni luogo".

"Da sempre si sono ripetute delle catastrofi [..] e ce ne saranno sempre anche in futuro, le più gravi per causa di acqua e di fuoco. Un tempo [..] al di là di quello stretto che voi chiamate le "Colonne d'Ercole" si trovava un isola, più grande dell'Asia e della Libia messe insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [..] Quest'isola di nome Atlantide [..], nel giro di un giorno e di una notte terribili, scomparve negli abissi".
I frammenti del testo di Platone che riporta una storia tramandata da Solone, il quale, a sua volta, l'aveva appresa da sacerdoti egizi, così come sono giunti a noi occupano meno di 20 pagine stampate;
eppure, fino a oggi sono più di 25.000 i libri pubblicati nei quali si cerca di decifrare il mistero di Atlantide, quale catastrofe ne abbia provocato la scomparsa (anche se, come abbiamo già accennato, non è ancora stata ancora organizzata alcuna seria ricerca interdisciplinare, o una spedizione scientifica degna di questo nome, per scoprire le vestigia del "continente perduto"). oi terremoti.

Uno dei motivi dello scetticismo del mondo accademico nei riguardi di questo argomento è probabilmente da ricercare nella fortuna editoriale che hanno conosciuto non pochi "divulgatori" di Atlantide, localizzata nei luoghi più diversi, in Svezia secondo Olaus Rudbeck, in Sudafrica secondo Gaspar Kirchmair, nel Mar Glaciale Artico secondo Silvain Bailly, in Armenia secondo Desliles de Sale, a Ceylon secondo Byron de Prorock, e in qualche caso presentata, addirittura, come la testa di ponte di una civiltà extraterrestre. Naturalmente non abbiamo la pretesa di dire la parola conclusiva su una questione così controversa; ci limiteremo, perciò, a presentare le due interpretazioni più plausibili e che riscuotono il maggior credito negli ambienti scientifici ufficiali: entrambe addebitano la scomparsa di Atlantide a un'eruzione vulcanica, un evento che può scatenare energie immense, basti pensare, per esempio, che l'esplosione del 18 maggio 1980 che spaccò in due il vulcano St. Helens nello stato di Washington, liberò in appena 9 ore un'energia equivalente a quella di 27.000 bombe atomiche del tipo di quelle esplose a Hiroshima, quasi una ogni secondo, per 9 ore di seguito.

E questa va considerata, tuttavia, ben poca cosa rispetto a eruzioni ancora più apocalittiche come quelle del Krakatoa, nel 1883, o del Katmai, nel 1912, che seppellirono territori vastissimi con coltri di ceneri e rocce alte centinaia di metri. Ma anche questi eventi sono soltanto piccoli esempi dell'energia che la Terra ancora possiede: il vulcanismo preistorico superò forse ogni nostra immaginazione e, verosimilmente, la nostra cultura È ancora troppo giovane per comprendere cosa sia veramente capace di fare un vulcano.

L'interesse del mondo scientifico per il continente perduto risale sostanzialmente al 1898: durante la posa della linea telegrafica transatlantica, uno dei cavi deposto a 2.800 metri di profondità su un fondale dell'Atlantico che da allora fu chiamato "platea del Telegrafo", si spezzò. Le sue estremità furono fortunosamente recuperate dall'abisso con particolari attrezzature che, per caso, portarono in superficie anche un pezzo di roccia.

Qualche anno più tardi, Paul Tremier, direttore dell'Istituto Oceanografico di Francia, tenne a Parigi una conferenza che fece scalpore: quella roccia amorfa, dalla struttura non cristallina, era di chiara origine vulcanica ma aveva una particolarità: non si era solidificata in acque profonde bensì all'aria aperta; doveva provenire, cioè, da un vulcano con uno sbocco al di sopra del livello del mare. Essa, inoltre, aveva bordi taglienti, non ancora smussati dall'erosione marina: analizzandone il profilo, Tremier aveva stimato che non dovesse avere più di 15.000 anni. Ulteriori prelievi sottomarini confermarono che lo stesso tipo di roccia era presente in un area vastissima di quei fondali atlantici.

La prima ipotesi su Atlantide prese così forma: seguendo pedissequamente le asserzioni di Platone, il continente scomparso si sarebbe trovato al di là dello stretto di Gibilterra, in quell'oceano che ne ha preso il nome; esso sarebbe stato lungo 550 chilometri, largo 370 e sormontato dal vulcano Atlante, identificato nell'attuale Pico Alto delle isole Azzorre. E' un'ipotesi che spiega molte coincidenze che ancora oggi lasciano stupefatti gli studiosi, come le affinità culturali, architettoniche, linguistiche e biologiche dei popoli che si affacciano sulle due sponde dell'Atlantico.

L'improvvisa scomparsa di Atlantide, poi, avvenuta, secondo Platone, intorno al 9000 a.C., giustificherebbe eventi di difficile spiegazione quali, ad esempio, la fine della glaciazione in Europa (non trovando più un ostacolo nel continente perduto, infatti, la calda corrente del Golfo avrebbe raggiunto le coste atlantiche europee determinando il progressivo scioglimento dei ghiacci) o la periodica migrazione delle anguille verso il Mare dei Sargassi (dove un tempo lontano avrebbe dovuto trovarsi l'estuario di un grande fiume).

Ben presto il mondo accademico si divise clamorosamente tra chi asseriva che si era finalmente trovata la prova scientifica dell'inabissamento di Atlantide e chi, invece, sosteneva che quelle rocce magmatiche ritrovate sui fondali atlantici provenivano dalle coste islandesi, inglobate da iceberg che si erano poi sciolti. La polemica si stava sedando quando le trivellazioni effettuate dalla nave oceanografica Gauss nella cosiddetta "fossa di Romanche" a sud delle Azzorre, a una profondità di 7.300 metri, rivelarono la presenza di strati di argilla rossa contenenti numerosi fossili di globigerine, cioè di protozoi microscopici che normalmente vivono in profondità comprese tra i 2.000 e 4.500 metri.

A rigor di logica, quindi, quello strato di sedimenti argillosi doveva essere sprofondato, in un'epoca relativamente recente, di almeno 2.800 metri: lo stesso valore trovato da Paul Tremier per la platea del Telegrafo. Da allora non pochi studiosi, analizzando altre caratteristiche dei fondali atlantici, hanno ipotizzato il recente inabissamento di un continente. Altri, tuttavia, li hanno seccamente smentiti: ribadendo la validità della teoria della tettonica a zolle, derivata dall'ipotesi della deriva dei continenti espressa da Alfred Wegener nel 1915, essi escludono categoricamente la possibilità che un territorio vasto come quello descritto da Platone possa essere mai esistito in quell'oceano.

In realtà l'improvviso inabissamento di un isola vulcanica di medie dimensioni avvenuto in un recente passato non è da escludere, anzi, è da ritenersi probabile: lo dimostra la repentina comparsa, nel 1931, di due isolette vulcaniche al largo del Brasile, inabissatesi già nell'anno successivo mentre le diplomazie internazionali erano all'opera per rivendicare diritti territoriali.

Problema di tutt'altra portata, invece, è la scomparsa di una massa continentale come quella descritta da Platone: in questo caso, un'eruzione vulcanica - almeno come la conosciamo oggi - non può essere considerata l'unica causa di un così immane evento. Bisogna spingersi più in là con la fantasia, e immaginare un qualcosa di ancora più catastrofico: l'impatto di un asteroide, per esempio, che squarciando la dorsale atlantica avrebbe fatto scomparire Atlantide nel sottostante mare di fuoco.

Links
La Mitica Atlantide
Novemila anni fa, nell'oceano Atlantico, oltre le Colonne d'Ercole...
Storia di Atlantide
Si narra che fosse più grande dell'Asia e che sprofondò in un'unica notte...
Oltre Eden
Per cercare di chiarirsi le idee...
La Riscoperta di Atlantide
Atlantide è esistita? E, se sì, che fine ha fatto ?
La Fine di Atlantide
Dalle origini a quel che diceva Platone, fino alle prove e controprove...
Il Grande Mistero d'Atlantide
Il sito dell'Associazione Culturale Archeologie e Misteri.
Il Mito di Atlantide
Ricostruzioni del continente scomparso nel nulla, racconti misteriosi ed inquietanti...
Atlantide Misteriosa
Il testo di Platone in cui se ne parlò per la prima volta.

Articolo tratto da: Cybertracks Records
adattamento di Marco Stefanelli

Index page  |  Amadeux info  |  Atlantide - Gli egizi, le piramidi ecc...

-----------

email:service@amadeux.net

Copyright  © 1997-2002 Amadeux - All Rights Reserved